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Autore: eddiefrancesco    02/04/2022    0 recensioni
L'umore di Christopher Marchnet è cupo come le nuvole nere che sovrastano la sua residenza.
Eppure quando un lampo illumina una damigella in difficoltà, lui si comporta da gentiluomo.
Per Kit comincia così un eccitante avventura insieme alla misteriosa Hero Ingram, alla ricerca di un libro scomparso da oltre un secolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Kit scosse la testa. Gli riusciva difficile credere che una maledizione potesse trasmettersi anche a un falso, tuttavia doveva ammettere che in quel momento, in quel luogo, non si sentiva particolarmente lucido. Prima si fossero allontanati da lì, meglio sarebbe stato, riflette'. Hero era allo stremo delle forze e la piccola costruzione disabitata costituiva comunque un punto di riferimento in mezzo a quella nebbia. Si mise in ginocchio davanti a lei. «Vado a prendere il cavallo di Charlie. Voi restate qui ad aspettarmi. Non muovetevi, d'accordo?» Lei alzò la testa. «E dove potrei mai andare? Non ho più niente.» «Avete me» rispose dolcemente Kit. Le prese il viso tra le mani e la costrinse a guardarlo negli occhi. «Vi amo e credo che anche voi mi amiate.» Hero non negò. Per una volta, tutto ciò che provava era ben visibile sul suo viso. Sopraffatto dalla sua espressione intensa, Kit la bacio' con tutto l'impeto di una presa di possesso. Hero gli si aggrappo' e, quando lui si staccò dalle sue labbra, lo fece soltanto perché non c'era tempo da perdere. «Restate qui» ripeté. Uscì dalla casetta del custode e seguì il perimetro delle mura che delimitavano il cortile interno di Raven Hill, sollevato di non doverle scavalcare di nuovo. Mentre si dirigeva verso il bosco, cercando di orientarsi, udì uno schianto improvviso tra gli alberi e si nascose dietro un tronco. Era un cervo, spaventato dal fumo, e Kit riprese a correre, rallentando solo quando si trovò nel folto del bosco, dove fu costretto a procedere a tentoni. Alla fine udì un nitrito poco distante. Anche il cavallo di Charlie doveva aver sentito l'odore del fumo ed era irrequieto. Gli si avvicinò con cautela, temendo che qualcun altro avesse individuato l'animale, qualcuno che cercava di sfuggire all'incendio. Invece il cavallo era ancora dove l'aveva lasciato e lui lo slego' e lo condusse per le briglie verso il muro di cinta del castello. L'imponente barriera grigia rappresentava l'unico segno tangibile nel mondo sempre più avvolto dalla nebbia e Kit la seguì, anche se davanti a lui la massiccia parete sembrava scomparire nel nulla. Ora la nebbia era tanto fitta che Kit si ritrovò di fronte alla casa del custode quasi senza rendersene conto. Con un sospiro di sollievo, portò il cavallo di Charlie fin davanti alla porta aperta e chiamò: «Hero!» Quando non la vide comparire, si chiese se fosse tanto stanca da non riuscire neppure ad alzarsi in piedi. In effetti, non l'aveva mai vista tanto esausta. Si tirò dietro l'animale ed entrò in casa. Subito dovette soffocare un grido d'allarme. L'oscurità era quasi totale, ma non c'erano dubbi: sulla panca non c'era nessuno e una rapida ricerca gli confermò che la minuscola portineria era deserta. Come se Hero fosse svanita nella nebbia. Confuso, Kit scrollo' la testa. Chissà che non gli restituisse un po' di lucidità. Oh, certo, la tentazione di attribuire la scomparsa della giovane all'atmosfera soprannaturale di quel luogo era forte, tuttavia lui era sicuro che non si trattasse di un trucco di stampo gotico. Doveva per forza esserci una spiegazione logica se Hero non era rimasta lì dove lui le aveva chiesto di aspettarlo, e Kit cancellò subito l'ipotesi più ovvia, e cioè che Hero fosse voluta fuggire un'altra volta da lui. E poi lo udì. Uscì dalla portineria, una mano posata sul collo del cavallo per tenerlo fermo, e tese l'orecchio, il capo piegato su una spalla. Nel silenzio, distinse senza fatica un cigolio di ruote e tonfi soffocati di zoccoli. Strizzo' gli occhi per scrutare il viale d'accesso al castello, ma la nebbia era troppo fitta e Kit si rese conto che la sorgente del rumore poteva essere ovunque, tanto sulla strada che portava alle scuderie quanto in un punto qualsiasi della vasta tenuta che circondava Raven Hill. Forse Raven o Erasmus, se non entrambi, riacquistato un minimo di controllo, avevano abbandonato l'edificio in fiamme ed erano andati in cerca di Hero. Oppure un domestico si era offerto di soccorrerla... o l'aveva perversamente riportata indietro, verso l'incendio. Kit aveva solo pochi istanti per decidere, per fare la scommessa della vita. Monto' in sella e, in un baleno, si lanciò lungo il viale d'accesso lasciandosi dietro Raven Hill. Nella lussuosa carrozza che la trasportava, Hero era talmente stremata che avrebbe potuto perdere conoscenza da un momento all'altro. Gli eventi delle ultime ore, assommati alle settimane di tensione, di pericolo e di mancanza di sonno, avevano assorbito le sue ultime forze. E la sua capacità di riflettere. La razionalità l'aveva abbandonata completamente, altrimenti non si sarebbe trovata lì, a bordo di quel veicolo. Mentre era seduta nella portineria di Raven Hill, cercando di venire a patti con quello che era successo, la circospezione che l'aveva sempre supportata le era venuta meno. Anche se non fosse stata così sconvolta, Hero non avrebbe sentito il bisogno di essere prudente, con Erasmus e Raven entrambi... scomparsi. E così, quando delle figure in abiti scuri erano entrate nella casetta e l'avevano esortata gentilmente ad alzarsi, Hero aveva creduto che fossero dei domestici o dei vicini che avevano visto l'incendio. Stordita, si era lasciata condurre alla carrozza. A un certo punto aveva avuto la presenza di spirito di informarsi su Kit e la vaga risposta che aveva ricevuto aveva destato i suoi sospetti. Troppo tardi. Ormai era a bordo di una vettura eccessivamente elegante per appartenere a Raven, e lo sportello si era richiuso dietro di lei. Il responsabile avrebbe potuto essere Erasmus, riflette', se non che l'avido nipote di Raven aveva trovato la morte nel rogo del castello. O no? Se avesse lasciato che il suo mentore morisse bruciato per reclamare l'eredità, di sicuro non avrebbe esitato a sbarazzarsi anche di lei. Tuttavia, l'ultima immagine che Hero aveva di lui, quella di una figura inseguita dalle fiamme, era troppo fresca nella sua mente per poter pensare che l'uomo che per tanti anni aveva chiamato cugino fosse riuscito a scampare all'incendio. Per un attimo si domandò se Kit avesse avuto sempre ragione e le figure vestite di scuro fossero i presunti druidi che erano andati a rapirla. Ma neppure quella ipotesi agghiacciante riuscì a riscuoterla. Era troppo stanca per mantenere la facciata impassibile che Raven l'aveva obbligata a costruirsi, meno ancora poteva attingere alla propria riserva di energie, ormai esaurita. L'unico suo desiderio era di strisciare tra le braccia di Kit e restarci per sempre. Il pensiero dell'uomo che amava la colmo' di disperazione, perché Raven aveva portato con sé nella tomba la verità sulle sue origini. Non avrebbe mai saputo con certezza se i suoi genitori erano stati due dementi che l'avevano venduta a un forestiero di passaggio. E nonostante Kit avesse dichiarato che non gliene importava niente, per lei era indispensabile essere certa. Come avrebbe potuto sposarlo, sapendo che un giorno avrebbe potuto rivoltarsi contro di lui? Christopher Marchant, gentiluomo e letterato, meritava il meglio di ogni cosa, il che non comprendeva l'eventualità di diventare il tutore di una pazza. Hero abbassò le palpebre sugli occhi che bruciavano, soffocando un gemito. Non poteva correre il rischio di renderlo infelice o di diventare violenta con lui. Peggio ancora, un giorno avrebbe potuto vendere il proprio bambino in un attacco di follia, replicando la propria sordida storia. Degluti a fatica; avrebbe dovuto rallegrarsi che il destino l'avesse allontanata da Kit e dalla tentazione che lui rappresentava. Se Raven le avesse concesso una piccola rendita, se le avesse assicurato un futuro appena decente, lei avrebbe potuto cercare di costruirsi una vita da sola. Invece, non avendo altri al mondo che Kit, lei sarebbe stata tentata di cedere. Meglio così, di disse, anche se non aveva idea di come avrebbe fatto a trovare la propria strada nel mondo. Ma forse la sua preoccupazione sarebbe durata poco, pensò.
   
 
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