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Autore: eddiefrancesco    03/04/2022    0 recensioni
L'umore di Christopher Marchnet è cupo come le nuvole nere che sovrastano la sua residenza.
Eppure quando un lampo illumina una damigella in difficoltà, lui si comporta da gentiluomo.
Per Kit comincia così un eccitante avventura insieme alla misteriosa Hero Ingram, alla ricerca di un libro scomparso da oltre un secolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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C'erano dei dettagli da sistemare e dei documenti da firmare, oltre naturalmente al resoconto dell'incendio a Raven Hill. Ma siccome Augustus Raven era stato noto per il carattere eccentrico e solitario, non fu necessario approfondire troppo l'accaduto. Poi c'erano le dichiarazioni dei domestici del Duca di Montford che erano stati appostati nei pressi di Raven Hill e, infine, la presenza di Hero nella residenza di Sua Grazia a confermare che la causa dell'incendio era stata del tutto accidentale. Quando tutto fu finito, era molto tardi e Fiskerton, non volendo che si trovassero per strada a quell'ora, propose a Hero e al suo fidanzato di passare la notte nella casa della duchessa vedova, che sorgeva in mezzo al bosco, a poca distanza dal castello. «Non ci sono domestici residenti, al momento, perché Sua Grazia è deceduta qualche anno fa, però ho chiesto alla governante di preparare delle stanze e di accendere il fuoco» annunciò il segretario, dando un'ultima sistemata ai fogli. Anche se Hero avrebbe desiderato visitare la dimora di suo padre, il legittimo erede sarebbe arrivato da un momento all'altro e, comprensibilmente, Fiskerton voleva evitare qualsiasi motivo di imbarazzo. Siccome l'alternativa era tornare a Londra, a casa di Charlie, sfinita com'era Hero avrebbe accettato di dormire anche sul pavimento. Non era tuttavia preparata al lusso che si trovò davanti. La casa della vedova non era imponente come la residenza principale, eppure era più grande di Oakfield Manor e splendidamente arredata. Mentre la cameriera finiva di accendere il fuoco nei caminetti, Hero esploro' il salotto, passando il dito sulla superficie impolverata di uno scrittoio dorato e sullo schienale ovale di una poltroncina. Trovarsi lì, nella dimora della donna che, secondo il racconto di Fiskerton, era stata responsabile del suo allontanamento quando era ancora in fasce, le causava un certo malessere. Forse non era stata la duchessa a decidere di affidarla a Raven, tuttavia aveva fatto in modo che Montford non conoscesse mai sua figlia. E dire che era stata sua nonna! Il pensiero era sconcertante, certo, ma poi Hero riflette' sulla possibile identità dei suoi nonni materni e di nuovo soffoco' una risata isterica. Non si diceva forse che il re fosse pazzo? Sembrava che lei non potesse sfuggire a quella macchia, ma era già abbastanza che non fosse stata comprata in un manicomio... e che non fosse in alcun modo imparentata con Raven. Essere cresciuta da lui era stato angosciante, ma le riusciva difficile immaginare un destino diverso per la figlia illegittima di un Duca. Vista da fuori, la sua situazione poteva sembrava la realizzazione del sogno di ogni orfana che si interrogava sulle proprie origini, ma riflettendoci Hero provò un disagio molto diverso da quello causato da Raven e dalle sue ossessioni gotiche. In effetti non le sarebbe piaciuto vivere con la macchia dell'illegittimità, nonostante potesse vantare dei genitori tanto illustri. Che razza di vita avrebbe avuto? Non avrebbe comunque potuto abitare con nessuno dei suoi genitori e di sicuro non avrebbe mai conosciuto sua madre, dato che le figlie del re potevano sì essere argomento di pettegolezzi, ma mai di scandali. E il suo tutore sarebbe stato migliore di Raven? Forse. Ma poi lei quale ambiente avrebbe frequentato? Sarebbe stata ricercata solo per le sue presunte origini e per la sua influenza? Hero non riusciva a immaginare di poter incontrare una persona come Kit in un ambiente del genere, qualcuno altrettanto gentile e onesto, che la desiderasse per ciò che era, senza nome e senza mezzi. Tutto ad un tratto i suoi genitori le sembrarono molto poveri, nonostante la loro ricchezza, perché si erano preoccupati soltanto della propria posizione sociale, senza curarsi dell'amore o di ciò che era giusto. Guardò Kit, che stava parlando sottovoce con la governante, e si rese conto che il suo agricoltore gentiluomo valeva molto più di tutti gli aristocratici inglesi messi insieme. Come se si fosse sentito osservato, Kit alzò gli occhi e le rivolse un sorriso che scaccio' il gelo dell'aria. La casa della duchessa era fredda sotto tanti aspetti, pensò Hero, stringendosi nel pesante mantello. Per quanto di un lusso inimmaginabile, non c'erano né vita né calore e tutti i costosi arredi erano altrettanto scintillanti e inutile delle elaborate collezioni di Raven. «Avete freddo, signorina» osservò la governante. «Venite, vi accompagno nella vostra stanza, e anche voi, signore. Se avrete bisogno di qualcosa, vi basterà suonare il campanello. Lascio qui una cameriera, che dormirà nelle stanze della servitù.» La governante condusse Hero in una stanza da letto con il caminetto acceso e chiuse la porta, lasciandola sola al centro di quello spazio smisurato, dominato dall'imponente letto a baldacchino chiuso da pesanti tendaggi. Anche lì, come nel resto della casa, era evidente che la duchessa vedova era stata irrimediabilmente innamorata del più ridondante stile francese e delle doratura in generale. Nondimeno, con tutta la sua eleganza, quel posto non aveva il fascino della casa di Charlie Armstrong, e neppure dell'ospitale fattoria degli Smallpeace. Be', per una notte ci si sarebbe adattata, pensò, stanca morta, togliendosi il mantello. L'aveva appena deposto su un divano quando la porta si spalanco' e Kit entrò come suo solito senza tante cerimonie, un'espressione decisa sul bel viso. «Che cosa c'è?» gli domandò Hero mentre lui lanciava un'occhiata eloquente in direzione delle tende tirate. Per un istante lei ricadde nell'antica abitudine alla prudenza, ma poi si chiese chi mai potesse seguirli adesso. «Voglio soltanto verificare che non steste progettando un'altra fuga» le rispose Kit con un'occhiata scrutatrice. Hero gli sorrise e il disagio che l'aveva oppressa da quando era entrata nel territorio della vedova si dissolse. «Non intendo andare da nessuna parte.» «In ogni caso sono venuto ad accertarmene» insistette Kit, avvicinandosi a lei con un sorriso malizioso. Hero fece un passo indietro. La stanchezza era dimenticata e un brivido di eccitazione le corse lungo la spinta dorsale. All'improvviso si rese conto che erano praticamente soli in quella casa estranea, senza uno stuolo di domestici che avrebbero diffuso pettegolezzi per ogni dove. «Dovrete imparare a fidarvi di me, a costo di impiegarci tutta la vita.» «Ci conto, ma tanto per cominciare avrei pensato di legarvi a me con una catena. E un lucchetto, naturalmente» le spiegò Kit. Ormai era così vicino che Hero si ritrovò immobilizzata contro il baldacchino. Come poteva aver giudicato quella casa fredda e senza vita? Kit portava calore ed energia con tanta intensità che l'aria sembrava vibrare tutt'intorno a loro ed Hero fu pervasa da un'ondata di eccitazione. Kit la guardava da sotto le palpebre socchiuse mentre continuava ad avanzare. Ormai il suo corpo muscoloso era quasi a contatto con quello della ragazza. «Ma temo che, mentre cerco di procurarmi catena e lucchetto, voi ne approfittiate per sparire.» Quando Hero aprì la bocca per protestare che non c'era bisogno di nessuna catena per convincerla a restare con lui, Kit le posò un dito sulle labbra. E la sensazione provocata da quel contatto le fece smarrire del tutto il filo del ragionamento. «Potrei anche cercare di farmi rilasciare una licenza speciale, in modo che possiamo sposarci immediatamente, ma anche per questo mi manca il tempo. Dobbiamo partire al più presto per assistere al matrimonio di mia sorella» aggiunse lui. Con una leggera spinta fece cadere Hero sul materasso morbido e si chino' su di lei. «E così temo che dovrò ricorrere a una soluzione più drastica per essere sicuro che non mi lascerete mai più.» «Avete in mente qualcosa di preciso?» sussurro' Hero, nonostante avesse riconosciuto perfettamente l'espressione che gli incupiva lo sguardo.
   
 
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