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Autore: NightWatcher96    07/04/2022    6 recensioni
Mikey è venuto a mancare e Raph non riesce a darsi pace ma per fortuna non è da solo.
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'Autrice

Torno sul Fandom solo perché il dolore per aver perso una persona importantissima è molto forte e non riesco a darmi pace. Papà, vorrei tu fossi ancora qui. 
Universo: 2003
Enjoy!




 

Raphael entrò nuovamente nella stanza di Michelangelo: il buio lo investì con un debole odore di pizza e di vaniglia. Entrò di qualche passo, la porta dietro cigolò rompendo quel profondo rombo di silenzio che persisteva in tutta la tana.

Il letto era fatto, Orsetto contro il cuscino con la testa un po' inclinata gli dava l'impressione di essere triste e sconsolato. Sorrise debolmente a quell'impressione, mentre si avvicinava alla scrivania e ne poggiava su il palmo. 

Era fredda, non c'erano scaglie della gomma da sempre usata per cancellare uno schizzo mal riuscito; non c'erano piccoli solchi da una pressione elevata con il compasso. Non c'erano trucioli delle matite temperate. La sedia da ufficio pescata dalla discarica e riparata da Donatello gli era dinanzi, completamente vuota. 

Fu tentato di prendere posto ma non sarebbe mai stato il suo. 

Mikey era stato ucciso una settimana e un giorno fa da un Foot Ninja, in una delle tante sere di ronda trasformate in una battaglia contro l'esercito di Shredder. Non aveva mai combattuto così bene, rifletté il rosso con un lieve sorriso, forse anche troppo tanto che si era sacrificato. 

Raph perse quell'espressione agrodolce e gli occhi gli si riempirono di lacrime. La mano sulla scrivania si chiuse a pugno, le lacrime gli annebbiarono quell'immagine di una stanza che mai più si sarebbe riempita di risate, luce, odore di colori e canzoncine stupide. 

Il suo fratellino gli era balzato dinanzi e una freccia dalla punta di diamante lo aveva trapassato dritto al cuore: era caduto contro il suo petto e la vita aveva abbandonato ferocemente i suoi occhi. Il corpo si era intiepidito con una velocità disarmante, complice il loro essere a sangue freddo ed era spirato con le palpebre socchiuse e il sangue lungo il labbro inferiore. 

Raph non trattenne le lacrime: ormai quella debolezza lo aveva perseguitato da giorni. Non si arrendeva da una parte, voleva trovare il bastardo che aveva posto fine alla vita del suo fratellino, di un ragazzino che avrebbe compiuto quindici anni a breve. Dall'altra sapeva che era tutto finito e spingersi in una missione suicida ed omicida avrebbe reso la morte di Michelangelo ancor più tragica.

Il quarto tartarugo era sempre stato contrario ad uccidere; era molto fedele al codice d'onore del Bushido.

-Mikey…- sussurrò con voce tremante.

Erano giorni che non dormiva: ogni volta che il sonno lo richiamava a sé e che lui sperava in quello definitivo, rivedeva gli ultimi istanti di vita di Mikey, quel battibecco sull'inutilità dei suoi scherzi e che…

-Mi dispiace- si lasciò sfuggire. 

Prese posto sul letto con Orsetto tra le mani. La stanza aveva assunto una leggera sfumatura bluastra proveniente dalla porta socchiusa e dalle luci accese nella stanza di Don, di fronte. 

-Perché non mi sono scusato con te? Ti ho detto delle cose orribili e pensavo che poi tu mi avresti perdonato. Invece sei scomparso. Io ho questo rimorso e non mi abbandonerà mai- ammise, in una carezza al foulard intorno al collo del pupazzo marrone. -Avrei voluto cancellare quell'espressione triste dai tuoi occhi e dimostrarmi un fratello migliore. Invece tu mi hai protetto e ti hanno portato via da me. Per sempre-.

Raph aveva il cuore pesante; aveva urlato a Mikey di essere un Castigo dei Kami e che tutti erano sempre stati costretti a sopportarlo. Poi, quegli occhi azzurri erano diventati prima smarriti, poi si erano velati di lacrime e dalla bocca non era uscito nulla, nemmeno un piccolo gemito.

Leo lo aveva degnato di un'occhiataccia e lui, Principe dei Sai, se ne era altamente sbattuto. Con le spalle rigide e le mani pruriginose per il forte nervosismo e un pizzico di senso di colpa, aveva lasciato per primo la tana. 

-Forse dovresti dirgli che sei stato molto duro. Sai che nessuno pensa questo di Mikey e il fatto che non abbia ancora reagito mi fa pensare che gli hai assestato il colpo di grazia-.

Le parole pacate di Don gli ronzavano ancora in testa, insieme a quello sguardo perduto che aveva visto riflesso in una pozzanghera d'acqua sul tetto di un edificio tra la trentasettesima e la trentanovesima.

-Che stupido…- sussurrò.

Abbracciò forte Orsetto ed ispirò a pieni polmoni quell'odore vanigliato di Michelangelo. In quei lunghi giorni aveva pensato a molti modi per tornare indietro nel tempo e di mettere fine alle sue colpe ma era stato sempre troppo vigliacco per dare un secondo lutto alla sua famiglia.

-Raph-.

Non alzò neppure gli occhi pesanti di lacrime che continuavano a rigare il suo viso pallido, non emise alcun suono di bocca quando la mano di Leo gli si appoggiò delicatamente sulla spalla. L'ombra di Don si allungò nella stanza ma la luce non fu accesa. 

-Mi manca disperatamente- disse. 

-Manca a tutti noi. Il Maestro Splinter è rinchiuso nella sua stanza e non si da pace in alcun modo- rispose Leo.

-Nessuno di noi può farlo- aggiunse Donatello, entrando completamente. 

-Non potete capire il mio senso di colpa; Mikey è morto proteggendo lo stesso fratello che ha osato dirgli quella cosa terribile. Ed io non posso redimermi, non potrò mai urlargli quanto mi dispiace, quanto mi manca e quanto gli voglia bene!- scattò il rosso, mentre la presa sul peluche diventava aggressiva. 

-Mikey ti aveva perdonato nel momento stesso in cui c'era stata la battaglia- rivelò dolcemente Donatello. 

-Non prendermi per il culo, Don- sbuffò amaro ed ironico Raph.

-Potrei mai farlo in un momento come questo?-. Passò la mano con un rumore raspante sulla scrivania e si fermò sulla copertina arancione di un piccolo album da disegno. Lo aprì, sfogliò un paio di pagine fino a fermarsi su un disegno incompleto raffigurante tutti loro. -Mikey è anche il mio fratellino, cosa credi? Non mi permetterei mai di insultare la sua memoria-.

Raph accusò il colpo di quelle parole appena percettibili, rassegnate, appena tranquille ma che celavano una collera ardente e crescente. Distolse lo sguardo puntandolo al muro.

Leonardo prese posto accanto a lui in silenzio, a fissare la scrivania e Don che faceva scorrere le iridi nocciola sulle pagine che rumorosamente sfogliava in pesante silenzio.

-La tana è vuota senza di lui, non lo possiamo negare ma star qui a sentirci in colpa non è ciò che vorrebbe Mikey-.

-Lo dici perché non sei tu quello che Mikey ha protetto pagando con la vita!- sibilò rabbioso Raph, guardandolo.

-Smettila con questo atteggiamento!- abbaiò il viola.

Leonardo deglutì, Raph si alzò in piedi senza però lasciar Orsetto.

-Che cazzo hai detto?!-.

-Mi hai sentito! Ne ho abbastanza del tuo carattere, Raph! Mikey non c'è più, fa male, molto più male di qualunque ferita e la cosa che di più mi è difficile accettare è che non c'è alcuna remota possibilità di riaverlo con noi! Pensi che gli faccia piacere sentire noi tre che ci punzecchiamo a vicenda? O il fatto che hai tentato di suicidarti nei due giorni dopo la sua scomparsa?!-.

Leonardo ne fu così scioccato da alzarsi dal letto per cercare lo sguardo dorato e madido di colpevolezza abbassato al pavimento. 

-Pensavi che non me ne sarei accorto?- riprese parola il viola. 

-Sono troppo vigliacco per uccidermi- ammise Raph con un filo di voce.

-E' Mikey che ti impedisce di compiere un gesto così sconsiderato! Nostro fratello è morto per proteggere te! Tutti sapevamo… no, sappiamo quanto tenesse particolarmente a te e che nonostante i vostri litigi eravate inseparabili, come gemelli. Mikey lo ha fatto senza esitare; il minimo che potresti fare è onorare la sua memoria, non cercare di stravolgere il suo onorevole sacrificio!-. Don fu vinto dalle lacrime e si lasciò andare a un pianto silenzioso tra le mani gelide contro il viso. Ci aveva provato ad essere forte ma era venuta meno la sua forza quando aveva scorto Raphael armeggiare con un kunai di fronte allo specchio del bagno con la chiara intenzione di recidersi la gola. E quando poi lo aveva visto fissare una soluzione di candeggina rubata dal suo laboratorio. E ancora, la peggiore, quando lo aveva visto studiare con fin troppa lucidità il cornicione di un edificio quand'erano usciti per una boccata d'aria. -Non avrei mai voluto perdere Mikey… lui era il mio migliore amico e nessuno me lo ridarà più!-.

Leonardo lo strinse in un morbido abbraccio senza emettere parola; anche lui aveva gli occhi ramati lucidi e le sue labbra premute insieme vibravano in un chiaro tentativo di combattere quel pianto che iniziava ad accrescersi nel suo petto. Raph si sentì improvvisamente in colpa, ancora frastornato ma decisamente molto più lucido di quanto fosse stato negli ultimi giorni. 

-Io… non l'avevo capito…-.

Don, che ancora singhiozzava e tremava tra le braccia di Leo lo guardò miseramente. 

-Non mi ero reso conto che togliermi di mezzo gli avrebbe dato un dispiacere immenso…-.

Il viola tirò Leo per un polso per un abbraccio di gruppo. Raph fu spinto in mezzo ai due, in quel calore che solo di poco scaldava il gelo nel suo cuore ma ne fu grato e si lasciò andare finalmente a un pianto non più solitario.

-Io voglio Mikey..! E' il mio fratellino più piccolo! Lo rivoglio indietro! Voglio scusarmi, dirgli che era importante per me e che non avrei voluto mai dirgli quelle cose!-.

Leonardo pianse in silenzio, con gli occhi puntati al soffitto. Aveva cercato di non farsi né vedere né sentire distrutto e piangente dopo che aveva preso l'onere di seppellire Mikey alla fattoria della nonna di Casey Jones, il suo posto preferito, sotto a un sempreverde enorme e secolare. Non aveva mai lasciato trasparire il dolore e la follia altalenante che l'avevano bombardato dopo che quell'immagine del viso senza vita di Mikey lo aveva perseguitato per giorni.

Splinter gli aveva permesso di piangere ma poi si era autoimposto, senza molto successo, di essere forte come una montagna e un sostegno sicuro per i suoi due fratelli minori.

Passare da tre a due con solo il pensiero, quasi involontario, gli fece sentire una nuova spaccatura sul cuore.

-Una persona la si apprezza quando la si perde- si lasciò sfuggire Don, la voce irriconoscibile come un lamento disperato e piccolo come quello di un bimbo rimasto solo al mondo. 

-Manca ferocemente a tutti noi e nulla sarà più come prima- aggiunse appena Leo. 

Il primo giorno senza Mikey era stato come un oblio dove il tempo si era fermato e le emozioni non c'erano state. Era stato come un limbo quasi piacevole. Poi lentamente il dolore era esploso, con tante e numerose lacrime, pensieri suicida, rabbia e rifiuto nell'accettare una perdita così improvvisa e terribile. 

April e Casey avevano detto loro, con tutta la delicatezza possibile, di non auto-distruggersi e di andare comunque avanti, anche nel rispetto e nella memoria di Mikey ma era impossibile. Se continuavano ancora a vivere, quasi colpevolmente, era solo a causa dell'istinto di sopravvivenza. 

Leo aveva desiderato essere al posto di Mikey quando aveva seppellito la salma in una bara bianca costruita da Don, in un momento di assoluta apatia. Aveva pregato ogni Kami e Dio per poter avere la possibilità di parlargli, abbracciarlo e soprattutto scambiare i posti. 

Mikey, però, avrebbe fatto di tutto pur di non permettere una cosa del genere. 

Anche Don aveva avuto un momento di follia nel non mangiare e bere per circa cinque giorni ma ancora una volta, Mikey che di notte faceva percepire la sua presenza con qualche rumore di passi improvvisi o piccoli colpi provenienti dal corridoio e dalla sua cameretta, lo aveva aiutato a non uccidersi stupidamente.

-Non sei ancora andato alla sua tomba, Raph- gli venne in mente a Leo.

-Non ce la faccio. Vederlo sotto il terreno è troppo sbagliato-.

-Ci siamo andati tutti e manchi solo tu. Mikey lo desidera- prese parola Don.

Il rosso tacque ma poi annuì.

 

Fissava la tomba con una bella croce di ferro e un pizzico di arancio e gli sembrava di vivere in un terribile incubo. Questa era la quinta volta che andava a trovare il suo fratellino e ogni volta stava sempre peggio. Lo stomaco gli faceva male, aveva voglia di urlare, piangere, ridere e di vomitare. 

Rivedeva il petto sanguinante di Mikey, i suoi occhi senza vita. E Raph non riusciva in alcun modo ad accettarlo.

-Lo faccio per te- aveva detto numerose volte da quand'era arrivato in quel posto erboso e tranquillo.

La fattoria era alle sue spalle più minuta; quell'albero che accoglieva la tomba di Mikey era davvero imponente. I rami così fitti da non permettere facilmente al sole di filtrare ma in compenso era molto verde e offriva riparo a molti piccoli animali. 

-Mikey… volevo chiederti scusa. Non volevo finisse in questo modo- disse timidamente. 

Posò in terra il bouquet di fiori gialli che aveva portato. Leo e Don sorrisero un po'.

-Penso che ormai sarà diventato il suo mantra- commentò lievemente ironico il viola. -Lo ha saputo nel momento stesso in cui ha lasciato questo mondo schifoso-.

Leonardo deglutì alle ultime parole pronunciate con collera malcelata. Don era diventato molto più cinico.

-Voglio che tu lo sappia comunque- proseguì Raph.

Si levò una brezza di aria fredda che investì loro sui visi; Don piegò la testa da un lato e sorrise leggermente.

-A che pensi?- domandò Leo.

-Al fatto che Mikey ci abbia appena accarezzato. Non è un semplice vento: niente si muove. Né i cespugli, né i fili d'erba e né tantomeno il sempreverde-.

-Tu e le tue teorie del paranormale- sbuffò appena Raph, con un piccolo sorriso. -Però, hai ragione. Nella tana ci sono state tante cose inspiegabili e più ci pensavo più mi sembrava di pensare e rivedere Mikey-.

-Non sappiamo cosa ci attende o cosa ci sia dopo la morte ma gli spiriti possono interagire con la vita terrena e spesso darci un consiglio o un messaggio attraverso i sogni- spiegò Don, lo sguardo puntato al nulla dinanzi a sé. -Non è mai stata una teoria da prendere in considerazione per me ma mi va bene-. Guardò i suoi due fratelli con un'espressione quasi addolcita. -Non ho bisogno di indagare se il mio fratellino vuole interagire con me in qualche modo-.

Raph sospirò pesantemente, dando infine spalle alla tomba di Mikey. Gli era venuto il formicolio delle lacrime nel naso el non voleva piangere. Insomma, dinanzi alla tomba? Che figura ci avrebbe fatto?

-Andiamo. L'aria è fredda e ammalarci non mi sembra il caso- invitò morbido Leo.

-Per una volta sono d'accordo- commentò il rosso.

Don annuì con un sorriso appena accennato. 

Prima di andar via completamente, Raph si voltò verso la croce. Non capì il motivo di quel gesto non dettato dalla sua coscienza ma il suo cuore palpitò leggermente. Accanto alla tomba, con un sorriso e le mani dietro al guscio c'era Mikey. Non si mosse né chiamò gli altri fratelli; voleva essere egoista e assorbire quel momento solo per sé.

Mikey gli si inchinò leggermente di testa poi svanì e nel cuore di Raphael, dopo svariate settimane, poté finalmente uscire il sole e l'arcobaleno dopo una grande e difficile tempesta.

-Raph, vieni?-.

Il rosso si strofinò un paio di lacrime ma di gioia e annuì, raggiungendoli con una corsa. Era felice, era come se Mikey l'avesse ringraziato per quella libertà. Aveva dato al suo Otouto la possibilità di raggiungere la Luce.

Aveva dato ad entrambi la possibilità di essere finalmente sereni.

-Ehi, guardate il cielo!- indicò Don.

Raph non ebbe bisogno di spiegazioni; tra le nubi grigie c'era un raggio di sole e un arcobaleno. 

-Incredibile la traiettoria- commentò Leo, incredulo.

-E' come se la luce avesse baciato la tomba di Mikey-.

Raphael annuì alle parole di Don; era l'unico a sapere che finalmente il piccolo Hamato aveva raggiunto la pace eterna.

 

Non provare a raggiungermi, Raph. Hai capito?

 

-Stai tranquillo… ma dovrai aspettare molto prima di vedermi- rispose Raph, con un sorriso e gli occhi chiusi puntati al cielo.

Leo e Don non chiesero: mentre fissavano il cielo con un sentimento di sollievo nel petto compresero molto bene le parole del fratello. 

E non poterono che concordare.

 

The End


 
  
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