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Autore: Meiko    09/09/2003    2 recensioni
Una mini-story dentro la mia big-story "L'angelo indifeso", perciò per capirla bisogna leggere prima l'altra. Mi raccomando, spero che mi commenterete la mia ff, ci tengo davvero tantissimo!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho freddo, tanto freddo.
Il mio corpo sta ghiacciando.
La mia pelle è bianca, e rabbrividisco
Freddo, ho freddo.
Aiuto, aiuto…
Ho freddo…
Freddo…

-Freddo…-
I suoi occhi si erano aperti delicatamente, rivelando le sue verdi iridi.
Rimase ferma, in quella posizione fetale, nella quale si sentiva al sicuro.
Al caldo…
Ma ora sentiva freddo.
Tanto freddo…
Era terrore…
E la stava ghiacciando…
Ascoltò attenta le melodie che le gocce producevano, appoggiandosi contro le varie superfici che incontravano.
Era forte, frastornante.
-Piove…-
erano sussurrate quella parole, mentre si voltava, trovandosi sdraiata, supina, una mano sulla fronte, alcuni ciuffi di capelli corvini l’ accarezzavano, mentre l’altra mano silenziosa giocchicchiava con il lembo del lenzuolo.
Sentiva ancora i piedi nudi freddi, come le dita delle mani.
Pian piano, il freddo le prese le braccia, raggiungendo la schiena, e tutto il corpo.
Un freddo invicibile, sinistro, malefico.
Ritornò in quella posizione fetale, le braccia abbracciavano le spalle, cercando calore.
No, non sarebbe servito a nulla.
Si alzò dal letto, i capelli neri scivolavano disordinati sulle spalle e sulla schiena.
Indossava la camicia bianca, i primi bottoni sbottonati rivelavano le curve del suo seno, mentre le spiegazzature varie svelavano la sua pelle pallida, creando giochi di chiaroscuri.
I suoi jeans mostravano l’ombelico, piccolo, delicato.
Si sistemò lievemente i capelli, alcuni ciuffi fastidiosi li mise dietro l’orecchio, mentre si voltava verso la finestra, aprendo delicatamente con le mani delicate le tapparelle, rivelando spazi di luce, che a poco si affievoliva, mentre la melodia della pioggia rimbombava nelle sue orecchie.
Da quanto tempo pioveva?
Le strade erano ormai ristagnanti, piene di pozzanghere e fango.
La città era deserta…
Solo…pioggia…
Un brivido freddo attraversò il suo corpo, e un suo braccio si avvolse intorno allo stomaco, mentre le dita dell’altra mano tenevano alzate l’unico spiraglio di luce, prima che lei lo lasciasse cadere, allontanadosi e uscendo dalla stanza, sistemandosi la camicia, legandola con un nodo, lasciando che mostrasse il ventre e il piccolo ombelico, e una parte della lunga cicatrice che le squarciava il ventre: un lontano ricordo.
Si guardò intorno, per poi scendere dalle scale, i suoi occhi verdi semichiusi a fatica sopportavano la luce, ormai abituati all’oscurità che l’avvolgeva.
Una oscurità che, però, adesso le era amica.
Una volta…non lo sarebbe stata. Una volta…l’avrebbe uccisa
L’avevano salvata, e per questo non sarebbe mai riuscita a ripagarli a sufficienza.
“Non ci devi ringraziare.”
“Tu hai fatto così tanto per noi”
“Basta che tu non abbia più quel sorriso di Hakkay. Gia c’è lui, uno basta e avanza”
“Sorridi, Kiko”
Sorridi.
Lasciò che dalle sue labbra scappasse un timido sorriso, felice, sereno, mentre i piedi nudi la portavano verso la fine delle scale.
No, non erano neanche al piano di sotto.
I suoi silenziosi passi venivano soffocati dal rumore della pioggia, che ora era diventata più forte.
Chissà quando avrebbe smesso…
Quando erano arrivati in quel villaggio, gia cadevano le prime gocce di pioggia.
Poi…durante la notte…il suo sonno fu turbato dal temporale…
Ora era diminuito, ma ogni tanto un lampo squarciava il buio, e lei mentalmente contava, fino a quando un rombo non faceva tremare la terra, quasi rompendole le orecchie.
Ma lei non aveva paura.
Una volta si spaventava per i tuoni, li odiava.
Una volta c’era la madre e…Hiyling…
Poi…aveva avuto di nuovo paura…e diffidenza…
Non le interessava più di niente, mentre il buio malvagio l’avvolgeva…
Adesso c’era la luce…
Loro erano la sua luce…
E niente più la spaventava…
Ritornò al piano di sopra, alcuni scalini scricchiolavano sommessamente, avvisando chiunque fosse stato li della sua presenza.
I capelli neri le accarezzavano dolci la camicia e i jeans, un ciuffo sulla fronte le copriva leggermente uno degl’occhi verdi, che si perdevano nel vuoto.
Il sonno ormai era svanito.
Ma con lui, purtroppo, non era passato il freddo.
Un freddo che l’attanagliava, che la sconquassava dentro, rendendola di ghiaccio.
Perché questo freddo?
Perché provava freddo?
Stava per aprire la porta della sua stanza, quando improvvisamente voltò il capo, fissando una delle altre due porte affianco a lei, quella alla sua sinistra…
Forse…li avrebbe disturbati…
….
La sua mano era incerta, timida, ma comunque, si appoggiò sul pomello della porta, mentre l’altra mano si appoggiava impaurita al ruvido legno.
Riucì ad aprire senza fare rumore, ma lo scricchiolare della porta la rivelò comunque, e si maledisse, pronta a tornare nella sua stanza.
Invece li trovò li, addormentati.
Due letti seaprati.
Ma le loro mani unite.
Sorrise dolce, intenerita da quella scena, chiudendo attenta la porta dietro di se, avvicinandosi silenziosa ai due.
Li fissò con dolcezza, osservando attenta i lineamenti dei loro volti, ascoltando i loro respiri calmi, quieti, di chi era tra le braccia del sonno.
Il suo sguardo era dolce e affettuoso, come una madre che guardava felice i suoi bimbi che dormivano…
Una madre…
Il suo sguardo si fermò su uno dei due ragazzi, e senza fare rumore si sedette su uno dei due letti. La sua mano, senza pensarci, sfiorò una ciocca di capelli rossi, assaporando il contatto morbido e liscio che ne ricavava.
Lentamente, le sue dita si spostarono fino alla fascia, sentendone il contatto morbido ma al tempo stesso leggermente ruvido del tessuto logoro.
Un dito scese fino alla fronte, la mano era nascosta in parte dalla manica della camicia all’apparenza troppo grande per lei.
Mise un suo ciuffo dietro l’orecchio, distrattamente, mentre i suoi occhi memorizzavano attenti il contatto delle sue dita fredde sulla fronte liscia, morbida e calda, le sue lunghe dita la esploravano, con carezze delicate, stando attente a non turbare il sonno del Kappa.
Lentamente, mentre la sua mente assaporava quel contatto, le dita scesero giù, esplorando la pelle leggermente scura della guancia, sfiorando il naso, accarezzando il mento.
Toccando le labbra.
Labbra carnose, morbide, e leggermente umide.
Sfiorò quelle labbra, per poi assaggiarsi le dita con la punta della lingua, sorridendo intimidita.
C’era un retrogusto di fumo, e avevano il sapore del sake.
Sorrise divertita, per poi sfiorare la fronte con le sue labbra, in un bacio silenzioso e timido.
-Dormi…piccolo mio…-
lo vide muoversi dolcemente, le sue labbra sembrarono tingersi in un sorriso, e sorrise anch’ella, mentre i suoi occhi verdi osservavano il braccio allungato, la sua mano unita a quella del compagno, le sue dita intrecciate con quelle di Hakkay.
Alzandosi dal letto, s’inginocchiò di fronte ad Hakkay, che si era addormentato di lato, verso la ragazza.
I capelli neri era tagliati in modo classico, rivelando la fascia che li teneva su.
Osservò attenta i tre orecchini che si portava all’orecchio, e il suo sorriso si spense, tingendosi in tristezza, mentre fissava quel viso dall’aria così innocente, così tranquillo all’apparenza.
Sentì gli occhi pizzicargli, ma non trattenne le lacrime, mentre il ricordo di quella notte si risvegliava nella sua mente, e il dolore che era dentro di lei si risvegliò, momenti terribili della sua trasformazione passavano veloci, quando al villaggio, aveva tentato di proteggere la sua famiglia per poi….diventare un mostro.
Le guance vennero innondate da lacrime salate, alcune raggiungevano lati della bocca, e lei le assaggiava, con la punta della lingua.
Tenne il capo basso, mentre timidamente prendeva la mano libera del ragazzo, e la strinse a se, senza metterci troppa forza, ma cercando di trasmettere conforto.
Si ricordò di una cosa che Hakkay le aveva detto, e sentì il dolore invaderla ancora di più, fin nel profondo del cuore, le lacrime scendevano copiose.

“Non sono riuscito a salvare il mio unico amore…con queste mie mani sporche di sangue, non posso più stringere nessuno a me…”

-Allora lascia che io ti stringa, Hakkay…-
sussurrò queste aprole, mentre teneva tra le sue mani quella del demone, alcune piccole lacrime scivolarono lungo la pelle di Hakkay.
La ragazza ripose la mano nella posizione di prima, e si spostò senza alzarsi, senza asciugare le sue lacrime, fissandolo ancora, mentre le ultime tracce della sua tristezza scivolavano via.
Con la manica della camicia, si asciugò, strofinandosi leggermente gli occhi arrossati, per poi sorridere felice, fissando senza parole le mani intrecciate dei due demoni.
-Così uniti…-
lentamente, si alzò in piedi, pulendo lievemente i jeans dalla polvere del pavimento, per poi allontanarsi, e uscire dalla stanza silenziosa, dando mentalmente il buon riposo a Gojio e Hakkay. Si voltò, davanti a lei un’altra porta.
….
La apro?
La sua mano fu più veloce della sua mnte, e con un liveve cigolio aprì uno spicchio di porta, per poi entrare e, con passo felpato, raggiungere gli altri due letti, questa volta erano lontani.
Si avvicinò a quello più vicino, e sorrise intenerita, Goku sembrava un bambino quando dormiva, così tranquillo e beato.
Lei si limitò a passare una mano tra il cespuglio di capelli, stando attenta a non toccar eil suo dispositivo.
Le faceva paura.
Dopo quel incidente, aveva evitato quell’argomento, e loro gentilmente avevano obbedito silenziosi, mentre lei li ringraziava mentalmente.
Li ringraziava per averli salvati, per averla aiutata.
Per tutto quello che avevano fatto per lei.
Baciò teneramente la guancia di Goku, assaporandone il calore e la dolcezza.
Sapeva ancora dei dolci che l’altra sera aveva mangiato, e il ragazzo era impregnato del loro odore.
Un odore buonissimo.
Quando si voltò, il suo cuore cominciò a battere più forte.
Forse…lui…era sveglio…
Camminò lenta e con incertezza, temendo che il bonzo si girasse e la cacciasse dalla stanza, oppure che glu puntasse contro la sua shureiju, o peggio ancora.
Che la guardasse in quel modo così freddo…
La ragazza prese il coraggio tra le mani, e si sporse, notando che il bonzo era girato di lato, stava dormendo, tranquillo.
Si era tolto la sua uniforme, mostrando il fisico magro e ben fatto in quella sua maglietta nera aderente.
Era appoggiata con una mano alla tapparella della finestra, il rumore della pioggia sembrava essere svanito dalla sua mente.
Ad un tratto, il bonzo si girò, e lei le mancò un battito, mentre velocemente arretrava, pensando terrorizzata che l’avesse svegliato.
In effeti, una sua ciocca di capelli neri avevano quasi toccato il suo viso.
Per fortuna, il bonzo era ancora nel mondo dei sogni, se così si poteva dire.
Supino, sembrava rivivere il suo passato, un passato triste, orribile.
Lei lo guardò preoccupata, un fito spostò leggero una ciocca di capelli dorati, ammirando il chakra rosso che portava sulla fronte.
Il simbolo che lui era uno dei Sanzo.
Lo guardò attenta, la pelle chiara, morbida, leggermente umida.
Con fare gentile, la ragazza baciò il capo dorato, per poi alzare leggermente il viso, e spostare il suo sguardo.
La tentazione era forte.
Si inumidì leggermente le labbra, per poi avvicinarsi, chiudendo delicatamente gli occhi.
Le sfiorò appena, toccando quelle labbra vellutate, sottili, che mai mostravano un vero sorriso.
Ad un tratto, spalancò gli occhi, sussultando silenziuosa, ed arretrare, rischiando di inciampare all’indietro.
Che cosa aveva fatto?!
Tastò le sue labbra con le dita, per poi fissare spaventata il bonzo.
Con fare rapido ma silenzioso, uscì dalla stanza, riciudendo attenta la porta, per poi aprire la sua, e richiuderla dietro di se, appoggiando la schiena contro la porta.
Era stata…nelle loro stanze…
Li aveva toccatti…osservati….
Baciati…
….
Si leccò lievemente le labbra, avevano ancora quel sapore di sakè con un retrogusto di fumo…o meglio, di nicotina…
Si strinse le mani, assaporando ancora quel calore, la manica della sua camicia ancora umida delle sue lacrime.
La sua mente era ancora inebriata da quel profumo di dolci.
E le sue labbra…
Sapevano di nicotina, ed erano vellutate.
Avvertì all’improvviso una vampata di calore, il freddo improvvisamente le era passato.
Solo un rossore soffuso sulle sue guance.
La pioggia, lentamente, stava finendo.
Alzando lo sguardo dalla finestra e senza distaccare lo sguardo, si avvicinò al balcone, tirando le tende scure, spalancando le finestre.
Una ventata fresca portò con se il profumo di pulito, e un raggio di sole le scaldò lievemente la faccia, il rossore le era passato.
I suoi occhi verdi brillavano felici, e il vento leggero muoveva qualche ciuffo di capelli. Si sentiva così bene.
Si strinse le mani sul petto, per poi spostarle leggermente verso la sua destra, ascoltando silenziosa il battito del suo cuore, che ora si era calmato, ma che prima, durante la sua visita, aveva cominciato a battere con irregolarità.
Ancora una volta, un dolce rossore si profuse per le guance, e sorrise felice.
-A quanto pare ti sei svegliata-
la ragazza si voltò, incrociando lo sguardo e il ghigno di Gojio, per poi guardare il sorriso triste di Hakkay, e ammirando contenta la radiosità di Goku; dietro di loro, Sanzo borbottava quello che poteva essere definito un “buongiorno”.
-Buongiorno Kiko-
-Ciao!-
la ragazza si voltò, i suoi occhi brillavano di gioia, e mise le mani dietro la schiena, intracciando le dita, e sorridendo radiosa.
-Buongiorno!-

Ringrazio Raffa! Che ha letto la mia ff su Sayiuki “l’angelo indifeso”, e Cassidy, per l'idea che mi ha dato (grazie mille!)
Ringrazio chiunque leggera la mia ff, e lo prego di commentarla.
A Presto!
Meiko

  
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