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Autore: Scintilla19    13/04/2022    1 recensioni
Light Yagami era arrapato.
Ma non arrapato in modo sano, come si arrapa la maggior parte delle persone, alle quali basterebbe un po’ di autoerotismo o un’allegra scopata per trovare pace. No.
Light Yagami era arrapato in modo assurdo.
[linguaggio colorito]
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near | Coppie: L/Light, Matt/Mello
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: questa fiction partecipa alla Challenge Bastarda 😈, indetta e portata avanti da me medesima, di cui non troverete traccia né sul forum, né su Facebook, né altrove, perché tanto nessuno mi caga.
La Challenge Bastarda: 
chiedi a qualcuno di scrivere una storia che non hai il tempo, la voglia, ma soprattutto il fegato di scrivere, e scopri se sei più bastardo tu o chi la scrive.
Sfidante: 
Golden Locks
La Richiesta Bastarda: 
Light vuole essere scopato da qualcosa di molto grande, così va in giro a cercare di capire chi possa soddisfarlo. Cerca e cerca, ma tra i nullafagenti non c’è nessun candidato, nemmeno L. Scopre per caso che l’uomo che fa per lui è Mello (perché Matt è partito) e fa di tutto per convincerlo, ma Mello lo schifa
E voglio una scena con laito attaccato alla gamba di Mello che lo implora e lui che gli dà calci in testa
Esonero di responsabilità: 
Non chiedetemi perché Golden Locks voglia leggere certe cose, né perché io decida di scriverle. Leggete e non fate domande. E recensite. Buona lettura!




 

Baguette n. 2 del menù speciale con consegna a domicilio

 

Light Yagami era arrapato.

Ma non arrapato in modo sano, come si arrapa la maggior parte delle persone, alle quali basterebbe un po’ di autoerotismo o un’allegra scopata per trovare pace. No.

Light Yagami era arrapato in modo assurdo.

Erano settimane che non scopava: da quando L era partito per l’Europa, non aveva più avuto modo di sfogarsi e la sua libido era salita a livelli inaccettabili per un comune essere umano.

Intendiamoci: non è che si facesse mancare qualcosa. Una sega sapeva farsela anche da solo.

Il punto era che Light Yagami voleva essere scopato.

Ma non scopato in modo sano, come ad esempio lo avrebbe scopato L in una giornata in cui era un po’ depresso. No. 

Light Yagami voleva sfidare i limiti dell’anatomia ed essere scopato da qualcosa di grosso. 

Di molto grosso.

Ormai le aveva provate tutte: dalle dita ai sex toys, dagli ortaggi alla frutta, fino agli oggetti più disparati e impropri. Nulla, però, riusciva pienamente a soddisfarlo.

Perché il suo bisogno non era tanto fisico, quanto più psicologico: in pratica, Light Yagami voleva essere sbattuto su un tavolo e scopato violentemente da qualcuno che ce l’avesse spaventosamente grosso.

Anche più grosso di quello di L, possibilmente.

Così aveva iniziato la ricerca del candidato ideale tra la cerchia dei suoi conoscenti: aveva puntato prima Mogi, il quale però, nonostante i buoni presupposti, si era rivelato troppo timido per portare a termine quel compito; poi Aizawa, che però si era rifiutato perché era sposato; con Ide non ci aveva nemmeno provato perché si diceva che soffrisse di eiaculazione precoce; Aiber lo aveva scartato per via dei capelli biondi; e infine, anche con Mikami non aveva concluso nulla perché non ce lo aveva abbastanza grosso. 

Solo con Matsuda ci era andato vicino: egli era infatti abbastanza dotato e abbastanza decente da soddisfare le sue esigenze, ma arrivati al dunque, non era stato abbastanza rude da scoparlo come lui avrebbe voluto e si era tirato indietro tutto imbarazzato. Così tutto era finito con una sega in solitaria e amici come prima.

Sennonché, siccome tale cerchia di persone era anche la cerchia di L, e poiché alla gente piace parlare, le voci sulle sue recenti prodezze erano giunte fino ad L in Europa, che andò su tutte le furie e lo chiamò immediatamente.

«Light, si può sapere che vai facendo?» gli domandò al telefono. «Non puoi provarci con tutta la squadra, ma che cazzo?!»

«Scusa, L, mi dispiace…» rispose Light, fingendosi mortificato per l’accaduto.

«Mi hai messo in una situazione di grande imbarazzo, ti rendi conto?» lo accusò L.

«L, non era mia intenzione… è solo che… mi manchi troppo, capisci?» confessò mieloso, sperando che se la bevesse. «Lo sai che quando mi annoio faccio cose stupide, come andare a letto con Matsuda…» disse tutto contrito.

«Light, ma che hai capito? Non sono mica arrabbiato perché cerchi un po’ di divertimento. Sai che sono di mentalità aperta. Anzi, potevi dirmelo, se stavi così male.»

«Davvero?» disse Light sorpreso. «Ma se sei sempre così possessivo…»

«Suvvia, non esagerare… ormai siamo adulti, e non ti tengo più incatenato da un anno» disse orgoglioso del traguardo raggiunto. Peccato che, di anni, ne fossero passati dieci.

«Sul serio non ti dispiace se mi sfogo con altri?» disse cauto Light.

«Ma ci mancherebbe, Light… anzi, sapere che ti manco a tal punto… mi fa arrapare tantissimo» disse L abbassando la voce.

«Oh, L…» sospirò Light, «sapere che sei arrapato per quanto sono arrapato mi fa arrapare ancora di più…» rilanciò, come se si trattasse di una gara a chi era più infoiato. 

«Quando torni?» domandò poi, premendo di più l’orecchio sul telefono per percepire qualunque suono proveniente dall’altra parte, alla ricerca di indizi su nemmeno lui sapeva cosa. Con L era sempre tutto un mistero.

L sospirò.

«Tra qualche mese, le cose purtroppo stanno andando per le lunghe. Ma ascoltami adesso: non puoi distrarre così la squadra, sono già dei rincoglioniti senza che tu gli sbatta in faccia il tuo bel culetto… e purtroppo non ho altro personale in Giappone con cui coordinare le operazioni per il caso Kira…»

«Su questo hai ragione, L, e capisco il tuo imbarazzo… ma io non ce la faccio più ad aspettare…» 

«Lo so, Light, ma tranquillo… ho io la soluzione che fa per te…»

«Di che si tratta?» chiese Light incuriosito.

«Ascolta attentamente…»

Dieci minuti più tardi, Light riattaccò il telefono piuttosto perplesso.

L gli aveva dato delle precise istruzioni su come contattare una certa persona di sua fiducia con cui avrebbe potuto dare sfogo al suo impellente desiderio.

Era perplesso, primo, perché non si aspettava che L sarebbe stato così comprensivo con le sue esigenze; e secondo, perché il procedimento per ingaggiare questo tizio, a suo dire, “superdotato”, era piuttosto bizzarro. 

Ma, alla fine, decise di provarci: dopotutto, se anche si fosse rivelato un giochetto erotico di cattivo gusto, poteva servire come palliativo temporaneo in mancanza di meglio.

Inoltre, tra lui ed L, il più intelligente era senza dubbio lui: come sarebbe riuscito altrimenti a sviare le indagini su Kira per dieci anni, arrivando addirittura a mandare L in giro per l’Europa per seguire una pista fasulla? Poteva stare tranquillo: certo, era vero che L lo prendeva allegramente per il culo - quando lui decideva di voler essere preso per il culo, si corresse - ma era indubbiamente lui, Light, a tenerlo per le palle.

Così prese il telefono e compose il numero che L gli aveva detto di chiamare…

«Yummy’s House, come possiamo aiutarla?» rispose una voce fioca, che Light immaginò appartenere a un bambino.

«Salve, vorrei ordinare la… baguette numero due del vostro menù speciale, con consegna a domicilio» disse come L gli aveva detto di dire.

«Certamente, attenda un attimo in linea» disse la voce dall’altra parte.

Light batté nervosamente il piede per terra.

Poco dopo, il bambino tornò e gli chiese i dettagli dell’ordine, l’indirizzo e l’orario di consegna, che concordarono proprio come se stesse ordinando la cena.

Light riattaccò il telefono ancora più perplesso. Cominciava a pensare che fosse tutto uno scherzo di L.

Infatti, quando la “baguette” bussò alla porta e lui la spalancò con trepidazione, le sue basse aspettative furono confermate: un’oca bionda dai vestiti di dubbio gusto se ne stava spalmata in una posa sexy sullo stipite della porta.

«Oh, merda» imprecò disgustato. Quella tipa gli ricordava troppo la sua storica ex Misa Amane. 

«Scusa tanto, ho smesso di fare l’etero dieci anni fa…» disse facendo per sbatterle la porta in faccia.

«Ehi» disse l’oca dalla voce baritonale, mettendo il piede avanti per bloccare l’uscio. «Guarda che sono un maschio, coglione.»

Light riaprì la porta e squadrò lo strano tipo da capo a piedi: in effetti, ora che lo guardava bene, il generoso rigonfiamento all’altezza del cavallo era inequivocabile.

«Perdonami, mi sono lasciato ingannare dalla copertina» disse alludendo al suo aspetto che non avrebbe definito esattamente “virile”. 

«Prego, entra» lo invitò, facendosi da parte per farlo passare.

Lo strano tizio avanzò ancheggiando e scuotendo i capelli biondi, cosa che diede molto fastidio a Light, che detestava i capelli di quel colore per via del suo passato da sciupa femmine.

«Tu devi essere Yagami» disse il tizio guardandosi intorno. Poi fissò Light in viso. «Tsk! Uguale a Matt un corno!» borbottò tra i denti.

«Chi sarebbe questo Matt?» chiese Light.

«Non sono affari tuoi» rispose l’altro.

«Va bene, ma stai calmo, eh…» ribatté Light, cosa che fece infuriare il tizio. 

«Quindi tu sei la famosa baguette numero due?» continuò, e per qualche motivo il giovane sembrò incazzarsi ancora di più.

«Cos’è, non ti sta bene?» disse, offeso come se fosse stato insultato. «Devi sapere che alla Yummy’s House sono solo tre i tipi di baguette speciali: la numero uno, la numero due e la numero tre» spiegò orgoglioso, senza che nessuno glielo avesse chiesto. 

«Cosa significano i numeri?» domandò Light incuriosito.

«Ma allora sei coglione» sbottò l’altro.

«Senti, numero due, ora mi stai un po’ rompendo il cazzo» fece Light, «che ne dici se arriviamo subito al dunque, eh? Non dobbiamo parlare per forza.»

«Come osi chiamarmi così?!» 

Light alzò gli occhi al cielo, chiedendosi perché L gli avesse mandato un tipo del genere, ma comunque curioso di scoprire cosa avesse in serbo per lui.

«Come devo chiamarti, isterico del cazzo?»

«Io sono Mello, idiota!» urlò il tipo su tutte le furie. «Ma quindi sei coglione veramente.»

«Ascolta, non ti picchio solo perché mi sembri una donna e io le donne non le tocco nemmeno con un fiore» fece il galante Light, anche se in realtà lui le donne non le toccava perché gli facevano schifo.

«Tsk, devi solo provarci, fighetta che non sei altro…» lo minacciò Mello.

Light fece un respiro profondo per calmarsi: quel tipo era proprio strano e qualunque cosa dicesse o facesse, sembrava sortire sempre gli effetti sbagliati.

Per certi aspetti, gli ricordava L, e la cosa cominciò un po’ a stuzzicarlo, anche se… niente, quei capelli biondi lo atterrivano troppo.

«D’accordo, non ho intenzione di picchiarti, dicevo tanto per dire» fece Light alzando le mani, «ora: vuoi scopare, sì o no?»

«Eh?» fece l’altro, stranito. «Per chi mi hai preso, stronzo?!»

Light si morse la lingua: inutile, con quel tipo non ne azzeccava una.

«Per quello che sei: la mia baguette con consegna a domicilio» rispose Light velenoso.

«Questo non ha capito niente» disse Mello più a se stesso che a Light.

«Perché sei qui, allora?» chiese Light, incrociando le braccia e stufo di tirarla tanto per le lunghe.

«Perché il numero tre non poteva venire, ovviamente» sbottò Mello. 

«Il numero tre? E cosa avrebbe fatto il numero tre, se fosse venuto al posto tuo?» chiese Light, cercando di capirci qualcosa.

«E io che cazzo ne so?!» sbottò Mello. «Ognuno ha i suoi metodi, e poi di quel coglione di Matt non me ne frega più un cazzo.»

«Matt è il numero tre?» chiese conferma Light. «Dì un po’, il numero indica una grandezza?»

«Allora dillo che non ti sta bene un numero due, così ti spacco subito la faccia» saltò alle conclusioni Mello.

«Non ho detto nulla del genere» rettificò Light, che iniziava a spaventarsi sul serio. Quel tipo sembrava una granata senza sicura pronta a esplodergli in faccia, e tra i due non si capiva chi avesse più bisogno di farsi una sana scopata.

«E del numero uno, che mi dici?» chiese Light, sperando di aver finalmente ingarrato con l’argomento giusto.

«Ma allora tu vuoi proprio morire! Come ti permetti di parlare del numero uno davanti a me?!» 

Light si mise le mani nei capelli, cosa che non faceva mai per non sconciarli: quel tipo era impossibile da gestire e il suo charme irresistibile sembrava non avere alcun effetto su di lui.

«Sai cosa, ehm… Mello, giusto?» disse tentando il tutto per tutto, «non me ne frega niente dei tuoi numeri del cazzo, chiaro? Voglio solo scopare. Possiamo?»

«Scordatelo» disse Mello, «non ho intenzione di scopare con la brutta copia di Matt.»

Light digrignò i denti, mascherando la smorfia con uno dei suoi sorrisi capaci di sciogliere chiunque, ma non certo quel bizzoso numero due.

«Guarda, nemmeno tu sei esattamente il mio tipo» disse Light cercando di essere gentile, «ma non c’è bisogno di guardarsi in faccia per farlo, se capisci cosa intendo. Non mi importa se è triviale, anzi, lo preferisco: nessun coinvolgimento emotivo, solo sesso.»

«Ma che cazzo stai dicendo?! Sei scemo?» urlò Mello.

Light stava perdendo la pazienza.

«Sto dicendo che sono disposto a scopare con te, cos’è che non capisci?»

«Punto primo: tu non mi piaci per niente» rispose Mello, puntandogli contro un dito.

«Ma che cazzo stai dicendo tu, scusa?» lo interruppe Light. «Anche se non ti piaccio, si vede lontano un miglio che ce l’hai duro e vuoi disperatamente scopare.»

«Ti assicuro che non ce l’ho duro in questo momento, tanto meno mi verrebbe duro per te» rispose Mello stizzoso.

«Non ci credo che non ce l’hai neanche un po’ duro adesso. È così... grosso» fece Light, indicando la sua “baguette” e allungandoci sopra una mano. «Infatti, è durissimo…»

«METTI GIÙ LE MANI DA LÌ, YAGAMI!» urlò Mello, estraendo la pistola dal cavallo dei suoi pantaloni e puntandogliela alla fronte.

«Ma che… cazzo» sospirò Light, non trovandosi più nulla di quello che desiderava in mano.

«Yagami… se non stai fermo, giuro che ti pianto un proiettile in testa» disse Mello caricando la pistola.

Light guardò in basso, verso il cavallo ormai svuotato di Mello.

«Ma dai, non ci credo… sei femmina, lì sotto?!» piagnucolò schifato.

«Yagami, sta’ ZITTO» esplose Mello, «tu non puoi proprio permetterti di parlare!»

«Se non sei femmina, fai l’uomo, allora, e muoviti a scoparmi» disse Light, ormai al limite della sopportazione.

«Che hai detto?!» urlò Mello, schifato più che mai. «Non si era mai parlato del fatto che sarei stato io a dover scopare te!»

«Beh, ma era piuttosto ovvio, no?» disse Light mellifluo, «cosa credi che L ti abbia mandato a fare, qui?»

«L non mi ha mai detto di scoparti» disse Mello, stringendo più forte la pistola. «Al massimo, che potevo farmi scopare da te, se avessi voluto… visto che si è portato Matt in Europa.»

«Cosa?!» si strozzò Light, «L voleva che io ti scopassi? Tutto questo non ha senso.»

«Ci sei arrivato, finalmente, Yagami» lo derise Mello, «L ti ha preso per il culo tutto il tempo.»

«Non sarebbe una novità» sorrise Light, cominciando a pensare quale potesse essere il vero obiettivo di L con tutta quella montatura.

Fargli incontrare quel tipo che, per quanto pericoloso, non voleva comunque saperne di scoparlo e probabilmente non aveva neanche l’attrezzatura adatta a farlo, indicava solo una cosa: L voleva che Light andasse in bianco.

A questo punto, c’era solo una cosa che poteva fare per mandare a monte i piani di L: farsi scopare a qualunque costo, da qualunque cosa avesse tra le gambe quel Mello. Il problema era riuscire a convincerlo, ma per un diavolo tentatore come Light sarebbe stato un gioco da ragazzi: doveva solo trovare le argomentazioni giuste.

«Che c’è, non parli più?» fece a un certo punto Mello, vedendolo silenzioso, senza smettere di tenerlo sotto tiro.

«Perché, ora vuoi che parli?» sbottò Light. «Non ho più voglia di parlare, ho solo voglia di scopare, ma con un vero uomo.»

«Yagami, guarda che ti sparo davvero.»

«Non puoi, caro Mello, o l’avresti già fatto» disse Light, «perché L ti ha vietato di farlo.»

«Posso comunque farti molto male senza ucciderti.»

«Ma L ne sarebbe contrariato. Vedi, Mello, ho capito che L ha un certo ascendente su di te… ma tu devi sapere che io, ho un certo ascendente su L. In parole povere, lo tengo per le palle.»

«In parole povere, sei la sua puttana» lo corresse Mello.

«E se tengo per le palle L» continuò Light, ignorando a fatica l’insulto, «tengo per le palle anche tutta la sua banda, e quindi anche te

«Che cazzo ne sai tu di noi» sputò fuori Mello, «tu non sai proprio niente… hai sempre sottovalutato L e non ti sei mai accorto che c’è una schiera di eredi in panchina pronti a prendere il suo posto.»

«Sareste voi paninari i suoi eredi? Non farmi ridere…» lo prese in giro Light.

«Che hai contro i paninari? Finché L continua a scopare con te invece di darsi una mossa a catturare Kira, è ovvio che non subentreremo mai! E qualcosa dobbiamo pur fare nel frattempo. Un lavoro vale l’altro.»

«È vero, fare il paninaro è un lavoro più che dignitoso. Ma allora perché il numero tre è in Europa con L mentre tu sei rimasto qui a consegnare le baguette?»

«Non lo so e non me ne frega un cazzo di quello che fa il numero tre, ti ho detto.»

«Se vuoi metterla in questi termini, nemmeno a me frega un cazzo di quello che combina L…» ricalcò Light, «eppure, da quando mi hai detto che c’è qualcun altro con lui… qualcuno che mi somiglia… non ho smesso un attimo di pensarci.»

«Cazzi tuoi» ringhiò Mello.

«No, Mello, è qui che ti sbagli. Sono cazzi tuoi. Pensaci.»

E Mello ci pensò. Light poteva vedere il dramma dipingersi nei suoi occhi, frutto dell’orribile pensiero che gli aveva appena indotto. E poi, proprio come si aspettava, Mello abbassò la pistola, impotente. 

Era quasi fatta, bastava solo un’altra piccola spinta.

«Sai cosa ci vuole in questi casi?» continuò suadente, per annientare definitivamente la sua vittima. 

Mello alzò la testa, come se stesse contemplando la realizzazione di un magnifico piano.

«Sesso per vendetta» esalò come se fosse già in estasi.

«Risposta esatta, Mello: sesso per vendetta» ripeté Light, mentre una gioia diabolica esplodeva dentro al suo petto: finalmente, si scopava. 

«Allora ti va bene se lo facciamo su quel tavolo?» continuò impaziente, dato che non ce la faceva più ad aspettare.

«Ma fai quello che vuoi» disse Mello, rimettendosi la pistola nella patta dei pantaloni e dirigendosi verso la porta. «Io vado a scoparmi Near.»

A quel punto, i neuroni di Light andarono in corto circuito.

«E NO, CAZZO» urlò afferrandolo per un braccio, «chi è questo Near, adesso?»

«Il numero uno, ovviamente. E mollami!» soffiò Mello, sgomitando per liberarsi.

«Col cazzo che ti mollo: sono mesi che non scopo, pretendo la baguette che ho ordinato!» disse Light che si rifiutava di demordere.

«Lo vedi che non hai capito un cazzo, Yagami?» replicò Mello facendogli uno sgambetto.

Light inciampò e cadde a terra, ma fece in tempo ad afferrare una gamba di Mello, che cadde a sua volta in avanti.

«NO, tu non hai capito un cazzo, Mello: è una questione di principio!» disse Light, conficcandogli le unghie nel polpaccio.

«Quanto sei insistente, Yagami! Ti ho detto di NO!» urlò Mello, tirandogli calci con l’altra gamba.

«Vuoi che ti implori?! Pensi che non sarei capace di farlo?» lo sfidò Light, «sarei disposto anche a uccidere, pur di vincere!»

«Finiscila! Trovati qualcun altro che voglia scoparti!»

«Ma che ti costa, si può sapere? Non vedi che sono disperato?! Abbi un minimo di pietà! E poi è solo per vendetta!» lo supplicò Light, con un’interpretazione degna di un Oscar.

«NO! Piuttosto vado con Near!»

In quel momento, la porta si spalancò.

«Dov’è che pensi di andare, Mello?»

Un ragazzo sorridente con dei buffi occhiali li guardava divertito sulla soglia.

«Matt! Pezzo di stronzo… Perché sei qui?» ansimò Mello, cercando di ricomporsi.

«Anche io sono felice di rivederti, Mels» lo salutò lo sconosciuto. «Ah, credo che tu abbia perso questo per strada…» disse mostrando una busta di carta marrone. «C’è qualcosa che vibra dentro…»

«È la baguette per questo coglione!» disse Mello. 

«Mels, quante volte ti ho detto di fissare i pacchi sulla moto quando fai le consegne? È ovvio che se non porti nulla la gente poi pretende altro da te!»

«Dagliela e levati dalle palle, Matt! Non ho tempo per le tue stronzate!»

«E dai, Mels, ce l’hai ancora con me? È il boss a decidere, lo sai… nemmeno volevo andarci, in Europa! …Ecco, tieni, da parte di L» disse Matt mettendo il pacchetto davanti a Light e facendogli l’occhiolino.

«Potevi dire di no» lo rimproverò Mello, furioso.

«Ehi, io non discuto gli ordini. Se vuoi, parlaci tu col capo, tanto sta arrivando.»

Qualche secondo dopo, infatti, il temibile boss fece il suo ingresso nella stanza, guardando la scena che gli si parò davanti a metà tra il divertito e lo schifato.

«Che cazzo è successo?» disse cercando di restare serio.

«Mello ha cannato la consegna» gli fece il resoconto Matt. «È negato per questo lavoro.»

«Beh, spero che riuscirà a fare di meglio come detective, perché io ho deciso di ritirarmi.»

«Cosa? Stai dicendo sul serio, L?» domandò precipitoso Mello, riuscendo finalmente a staccarsi dalle grinfie di Light, che aveva allentato la presa per lo stupore.

«Proprio così» disse L, tirando fuori un mazzo di chiavi e porgendolo a Matt. «Le chiavi del mio elicottero. Da questo momento, tu sarai il braccio destro del numero uno, che prenderà in mano tutte le operazioni per il caso Kira…»

«E no, L, anche questo no!» sbottò Mello, alzandosi in piedi. «Adesso mandi Near con Matt?! E io cosa dovrei fare?»

«Mello, vedi di fare un lavoro decente come numero uno, perché come paninaro sei stato una frana» disse L, «Near si occuperà di far fruttare il business della Yummy’s House, non credo che dopo dieci anni bloccati su un caso riusciremo mai a risollevarci, ed è ora di riprendere a fatturare in qualche modo.»

Mello guardò incredulo prima L, poi le chiavi, e poi Matt, che lo guardava con quell’aria complice e quel sorriso al quale avrebbe perdonato tutto.

«L, ti porterò la testa di Kira prima di quanto immagini! Lascia fare a me!» disse Mello pieno di un entusiasmo che forse non aveva mai avuto.

«Ci conto, ragazzi. Andate ora, e buona fortuna! …Tu sta’ fermo lì» disse poi rivolto a Light, che stava cercando di rimettersi in una posa più dignitosa.

L chiuse la porta e lo fissò col suo sguardo indecifrabile.

«Sei bello quando perdi così la dignità per me.»

Light sospirò.

«Cosa si deve fare per avere un po’ delle tue attenzioni» rispose, sbirciando poi dentro la busta di carta marrone. «Regali che vibrano? Pensavi di cavartela solo con questo?»

«Sono anche tornato, visto che ti mancavo. Come sta Matsuda? Vi siete divertiti?»

«È stato… decente» mentì Light.

«Domani lo licenzio» annunciò L, furente.

Light si morse un labbro, sentendosi un pochino in colpa.

«Sei incazzato con me?»

«Sono sempre incazzato con te, Light.»

Light sorrise, pregustando già il sesso violento che avrebbero fatto.

«È vero che ti ritiri? Che ne sarà del caso?» disse come se volesse davvero saperlo.

L gli si avvicinò, mettendosi anche lui carponi sul pavimento.

«Potremmo anche smetterla con queste stronzate, adesso.»

«Di quali stronzate parli?» fece lo gnorri Light.

«Tu che mi fai inseguire piste false e io che ancora ti assecondo.» 

Lo sguardo di Light si indurì.

«E cosa proponi di fare?»

«Per prima cosa, ti rimetto queste» disse L, tirando fuori il loro vecchio cimelio e ammanettandolo. «Poi ti scoperò così forte da farti pentire di avermelo chiesto.»

«Non te l’ho mica chiesto, L.»

«Me lo chiederai. Ora, vuoi che usi la tua nuova baguette, o ti basta la mia?»

«Non saprei, sono entrambe piuttosto grandi…»

«Non era quello che volevi?»

Light ci pensò un po’ su.

«Sorprendimi, L.»

Ed L lo sorprese. Lo sorprese talmente tanto, che tra i vari “scopami”, “toccami” e “baciami”, a Light scappò anche uno “sposami”, richiesta di cui ovviamente si pentì, come pronosticato da L.

Così i due convolarono a nozze e sparirono dalla circolazione per molto tempo; Mello e Matt continuarono a girare il mondo alla ricerca di un Kira sempre più sfuggente, e a Near toccò mandare avanti la baracca per sostenere le esuberanti spese dei loro interminabili viaggi.

A volte, però, qualcuno chiama ancora la Yummy’s House chiedendo una di quelle famose baguette del “menù speciale”, ormai andate fuori produzione, e Near sorride, perché sa che i suoi amici stanno bene e sono felici.



 
   
 
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