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Autore: fandani03    13/04/2022    0 recensioni
[Starzinger]
[Starzinger]Kitty aveva capito, da sempre. Lo lasciava stare nei suoi pensieri, o gli si rivolgeva con molta delicatezza.
Il Professor Doggert, invece, lo incalzava di continuo con delle frasi ormai ricorrenti:
- “Coogh, accidenti, prova a fare un sorriso ogni tanto! Cosa direbbe Aurora se ti vedesse così??” – e la risposta era sempre la stessa, caustica.
- “La Principessa Aurora non è qui e non può vedermi…e io sorriderò quando avrò un motivo per farlo!” –
Un breve storia per provare a immaginare cosa è successo...dopo.
Per chi, come me (ma siamo in pochi temo) ha amato questa storia, devo dire che, nonostante i messaggi positivi e i grandi valori, la grande tristezza nel finale di quasi tutti i protagonisti mi è sempre rimasta indigesta...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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8 - L’amicizia ci salverà

Il gelo di quel pavimento stava penetrando la sua pelle e le sue ossa. Aurora sapeva di trovarsi in quella posizione da un tempo indefinitivo che le parve lunghissimo.
Non riusciva a comprendere se avesse o meno ripreso i sensi, ma una parte del suo cervello captava suoni e sensazioni.
Sentiva suoni lontani, ovattati. Poteva solo sperare che l’energia galattica continuasse ad aiutarla, che il suo potere non venisse improvvisamente meno. Doveva resistere ancora. Evidentemente, fino a quel momento, era riuscita ad ingannarla.
Sentì un brivido percorrerle tutto il corpo, aveva freddo, aveva paura. Non sapeva cosa ne sarebbe stato di lei. Il suo cuore stava invocando i suoi cyborg già da molto, ma le cose non stavano più come un tempo. Loro erano lontani e probabilmente non avevano idea di cosa stesse succedendo. Non aveva idea se quel tentativo fosse riuscito, se Coog avesse potuto captare i suoi segnali.
Don Hakka continuava a percorrere la sala comando, avanti e indietro, ormai da molto.
Gorgo era partito all’inseguimento di Coog. Gli aveva spiegato velocemente i principali comandi per rimanere fuori da ogni intercettazione. Anche Hakka conosceva piuttosto bene la Regina del Cosmo, tuttavia molte attività le aveva svolte sempre e unicamente Gorgo.
Il suo principale compito era quello di monitorare la frequenza dell’energia galattica emessa da Aurora. Se la Principessa si fosse risvegliata, l’emissione sarebbe aumentata. E questo avrebbe significato pericolo imminente.
Hakka sentì chiaramente che il tempo a loro disposizione stava scadendo, che i suoi amici non sarebbero tornati così presto e che la vita della Principessa era appesa ad un filo.

Il sofisticato congegno messo a punto dalla dottoressa Kitty era stato creato con lo scopo di arrestare temporaneamente il computer della Regina Lacet. Una volta applicato a poca distanza dalla scheda madre, l’avrebbe reso inabile per trenta minuti. L’unico in grado di compiere quell’operazione era senza dubbio Gorgo.
Una volta giunti nell’orbita del Grande Pianeta, con la base spaziale, Kitty avrebbe potuto lanciare il comando in grado di arrestare momentaneamente il funzionamento del malefico computer.
A quel punto sarebbe stato possibile distruggere tutti i mostri spaziali, forse in breve tempo. Persino la Regina Lacet sarebbe molto probabilmente rimasta priva di forze o avrebbe potuto, addirittura, precipitare in un sonno pre morte. Esattamente come la principessa Aurora.
E quello sarebbe stato il solo momento giusto per colpire e ucciderla per sempre.
Lo scopo della dottoressa Kitty era quello, una volta uccisi i mostri e Lacet, di mettere mani al sofisticato computer del pianeta Lacet per riprogrammarlo in modo definitivo e renderlo utile ai loro scopi e al Grande Pianeta.
Il suo intento non era di distruggerlo. Già una volta, da pochi circuiti, era riuscito a rigenerarsi. Il solo modo era quello di impostare ogni sua funzione in modo da renderlo innocuo.
A questo punto era necessario che Coog riuscisse a raggiungere il Grande Pianeta, per consegnare al suo amico Gorgo il congegno che aveva con sé.

Da ore viaggiava alla velocità fotonica, inseguito dal mostro spaziale.
Ma si rese conto che il suo corpo stava di nuovo cedendo, non aveva scelta che interrompere il viaggio. Era certo che, se non l’avesse fatto, il suo corpo di cyborg avrebbe potuto disintegrarsi.
Atterrò malamente su un piccolo asteroide, cercando riparo per non farsi intercettare. Ma sapeva di non avere scampo, era solo questione di tempo e il mostro l’avrebbe individuato. Il radar l’aveva già avvistato.
Doveva recuperare quelle poche energie in grado di consentirgli la astro trasformazione, consapevole che forse non ne sarebbe uscito vivo. Ma non aveva scelta. Se non avesse eliminato quel mostro, non sarebbe comunque arrivato salvo al Grande Pianeta.
Il combattimento con quel maledetto mostro dovette inevitabilmente ingaggiarlo in breve tempo, seppur al limite delle sue possibilità. Come previsto, il mostro l’aveva raggiunto e scovato. Non aveva forze sufficienti per uno scontro corpo a corpo. Tentò la tattica della difesa, utilizzando il tuono astrale che lo teneva a riparo da attacchi diretti. Il giavellotto astrale era una delle armi più potenti che fossero mai state messe a punto. Con il giavellotto astrale era sempre riuscito a spuntarla su ogni malvagia creatura che avevano incontrato sulla loro strada. Ma senza un corpo da cyborg, a sostenerlo, quel mostro avrebbe potuto disarmarlo facilmente.
E così accadde.
Si trovò a terra, la vista si stava annebbiando e sentiva le sue capacità cognitive rallentare. Non era certo di sapere dove si trovasse e cosa stesse accadendo.
- “Aurora.. mi dispiace..” - stava perdendo i sensi.
Il mostro volò verso il buio dello spazio, scomparendo dalla sua vista per un istante. Ma, nonostante le tenebre lo avvolgessero dentro e fuori, si accorse di quel puntino luminoso che, di getto, si scagliò verso di lui. Lo vide arrivare verso di sé a velocità fulminea. Era la fine.
- “Tridente spaziale!!” -
La voce di Gorgo si inserì in quell’attimo drammatico, riuscendo a ridestare i sensi di Coog. Il primo colpo servì per distogliere l’attenzione del mostro dalla sua preda.
- “Coog! Dannazione, appena in tempo!” – prese nuovamente la mira, ma stavolta doveva fare centro e raggiungere lo scopo.
- “Raggio di gelo sideraleee!” - quel colpo andato a segno riuscì ad immobilizzare il mostro, almeno temporaneamente.
Coog sentì il suo cuore riscaldarsi, rendendosi conto dell’arrivo provvidenziale del suo amico.
Gorgo atterrò rapidamente, saltò fuori dallo Star Kopper e corse verso Ian Coog.
Lo prese per le spalle, aveva compreso immediatamente che il corpo del cyborg stava crollando. Le sue energie erano completamente esaurite. Era al limite delle sopravvivenza.
- “Coog, ce la fai? Ci sono io, avanti..” -
Con un sussurro riuscì solamente a dire: “La Principessa…?” -
- “Sta bene. C’è Hakka sul Grande Pianeta, forza Coog…” -
- “Non ce la faccio, Gorgo, devi andare. Lasciami qui” -
- “Non provarci, non ti lascerò mai qui da solo. Dobbiamo farcela, forza! Dobbiamo distruggerlo!” -
- “Gorgo, ti prego, devi salvarla, è la cosa migliore che tu possa fare per me. Ti prego…” -
- “Lo farò, ma solo dopo aver abbattuto questa creatura mostruosa, e tu dovrai aiutarmi. Se non lo uccidiamo, quando si risveglierà ucciderà prima te e subito dopo raggiungerà me. E da solo non ce la farò mai, e tu lo sai. Abbiamo qualche minuto prima che si risvegli, devi riprenderti.” -
Pochi attimi prima dell’arrivo di Gorgo, Coog era certo fosse arrivata la sua ora. Ma non era stato così. Doveva trovare la forza per non soccombere. Riuscì a sollevarsi. Fu in piedi con l’aiuto del suo compagno.
- “Ascoltami Gorgo, non appena lo avrai scongelato, dovrai allontanarti. Proverò l’Astro Trasformazione.” - pronunciò queste parole come fossero le ultime prima del patibolo.
- “Che cosa? La trasformazione potrebbe ucciderti.” -
- “No, se riusciremo a distruggerlo in fretta. Dovrò tornare alla mia dimensione naturale in pochissimo tempo. Ma non abbiamo scelta. Con le nostre armi normali non ce la faremo mai. Quel mostro può arrivare alla velocità atomica.”
- “Dici sul serio?” -
- “Sì, per questa ragione dobbiamo attirarlo, perché se dovesse allontanarsi a quella velocità, stavolta non potrei inseguirlo.” -
- “E’ chiaro.” -
Un possente grido spaventoso li destò facendoli cadere nuovamente a terra. Il mostro si era liberato dalla coltre di ghiaccio e stava riprendendo forma.
Si dirigeva verso di loro. Istintivamente Gorgo si parò di fronte al suo amico, facendogli scudo con il suo corpo. Aveva ancora bisogno di tempo, qualche attimo affinché l’energia tornasse in lui, quanto bastava per la trasformazione.
Gorgo iniziò a scagliare tutte le armi in suo possesso. Il Tridente, i missili.
Coog capì che non poteva più attendere. Doveva tentare il tutto per tutto.
- “Gorgo, allontanati…ORA!..” -
Il giovane Gorgo fece un balzò indietro e la possente trasformazione di Coog si impadronì della scena e di quel piccolo asteroide.
- “Astro Trasformazioneeeee!” -
Il mostro indietreggiò. La lotta fu possente e intensa, ma di fronte alla Astro Trasformazione fino a quel momento nessun mostro aveva avuto scampo. Persino Satana Golgoa era stato sconfitto in fretta.
La forza di Coog era straordinaria. Ed ebbe la meglio anche in quel momento. Ma Gorgo era consapevole del fatto che, una volta terminato lo scontro, il suo corpo avrebbe ceduto nuovamente.


Il mostro era distrutto per sempre, ma il corpo di Coog crollò istantaneamente a terra. Aveva riacquistato le sue sembianze naturali e giaceva inerme. Aveva dato fondo ad ogni energia. Inoltre, una parte della sua scocca di cyborg si era sgretolata e un braccio era quasi perduto.
Gorgo si sedette vicino al suo amico. Lo sollevò con delicatezza. Non poteva fare nulla per aiutarlo, assolutamente niente. Potevano solamente attendere l’arrivo della Nave spaziale dalla Terra, era la sola speranza. Il Professor Doggert avrebbe saputo rimettere in sesto qualunque rottame. O almeno era ciò che sperava.
Lo adagiò nuovamente a terra. Si alzò di colpo e cominciò a guardarsi attorno. Individuò in fretta il luogo adatto. Sollevò di peso il corpo di Ian Coog caricandolo su una spalla.
Un piccolo anfratto tra le rocce avrebbero forse potuto tenerlo al riparo fino all’arrivo della Nave spaziale della Dottoressa Kitty.
Aveva ragione lui, la salvezza di Aurora veniva prima di ogni altra cosa. Se lei fosse morta Coog non glielo avrebbe mai perdonato. E qualunque loro sacrificio sarebbe stato vano. Doveva solo sperare che non ci fossero in giro altri mostri e che Coog potesse rimanere al sicuro ancora per poco.
Decise di infrangere il silenzio radar e corse verso lo Star Kopper.
- “Dottoressa Kitty, Professor Doggert, rispondete. Base spaziale della Terra, sono Gorgo, avanti, rispondete…!” -
- “Gorgo, ti ascoltiamo…cosa succede?” -
- “Finalmente. Sono insieme a Coog, è completamente inerme e non so dirvi se in giro ci siano altre insidie. Ma non è al sicuro. Non è in grado di difendersi. Fate presto.” -
- “Ascoltami, Gorgo! Farai quello che ti dico. Prendi il corpo di Coog e depositalo dentro lo Star Crow. Ti stiamo inviando le nostre coordinate, impostale sul computer e lo Star Crow lo porterà da noi. Hai capito bene?” -
- “D’accordo. Ho capito bene. Lo farò. Mi ha chiesto di correre al Grande Pianeta, è un suo espresso desiderio.!” -
- “Capisco perfettamente, devi fare ciò che ti ha chiesto. Non temere, ariverà da noi sano e salvo. Guadagneremo tempo! Ascolta, Gorgo, il congegno si trova nel vano interno dello Star Crow, devi recuperarlo e portarlo con te.” -
- “Cosa dovrò fare?” -
- “Dovrai applicarlo il più vicino possibile alla scheda madre. Poi dovrai semplicemente avviarlo. So che puoi farlo, Gorgo. Conto su di te.” -
- “Ce la farò!” -
- “Corri, Gorgo!” -
Il congegno era nelle sue mani. Lo depositò all’interno dello Star Kopper. Chissà cosa stava succedendo sul Grande Pianeta, chissà se Hakka se la stava cavando.

Sollevò il corpo semi inerme di Coog e lo adagiò dentro al suo velivolo. Era al sicuro, lo Star Crow era stato progettato con le stesse tecnologie avanzate del Giavellotto astrale.
- “Coog, ascolta, sto per mandarti verso la Base spaziale della Dottoressa Kitty, non ci vorrà molto. Non fare sciocchezze, d’accordo? Corro al Grande Pianeta, ma so che mi raggiungerai. Fatti guarire, è la sola speranza che abbiamo, noi tutti. Non devi per nessuna ragione intraprendere un altro viaggio alla velocità fotonica senza essere prima tornato in sesto. Ti è chiaro, Coog?” -
La mano di Coog, sorprendentemente, strinse il braccio del suo amico.
- “So che la salverai…” -
- “Farò tutto quanto in mio potere, darei la vita se necessario, questo lo sai.” -
- “Lo so.” -
La mano di Coog stringeva ancora.
- “Cosa?” -
- “Se non dovessi farcela, Gorgo, io ti prego…” - faticava a parlare.
- “Cosa devo dirle?” -
- “Sai già cosa devi dirle…ma non solo. Rimani con lei, non lasciarla sola. Non dovrà mai più rimanere sola. Promettimelo, Gorgo!” - con le ultime forze rimastegli fece in modo di strappare questa promessa all’amico cyborg.
Il cuore di Gorgo sembrò andare in mille pezzi. Una lacrima si affacciò contro il suo volere. Non c’era niente altro al mondo, in quell’istante, che avrebbe desiderato di più della salvezza e della felicità dei suoi amici. Avrebbe fatto tutto quanto in suo potere.
- “Te lo prometto, amico mio. Puoi fidarti. Devo andare. Ce la farai Coog, ce la faremo tutti.” - gli strinse forte la mano. La loro amicizia aveva superato prove durissime, ma erano ancora lì, l’uno nelle mani dell’altro, sapendo di poter contare sulle reciproche forze e sulla reciproca stima. Con il solo desiderio di fare solo il bene dell’altro. L’altruismo che Aurora aveva insegnato loro, li aveva resi migliori e in questo frangente si accorsero di quanto fossero ancora legati, anche dopo molto tempo, pronti a dare tutto l’uno per l’altro. E per un bene comune.
Gorgo corse via, voltando le spalle al cyborg disteso a terra.
Correndo e saltando dentro lo Star Kopper lanciò un grido di disperazione, di dolore, di forza.
- “Star Kopper, decollo!” -

Il segnale della Regina del Cosmo iniziò di colpo ad emettere il suono tanto temuto. Le onde di energia galattica sembravano aumentate. Hakka corse verso il monitor, cominciò ad osservare e si rese conto che il segnala non faceva che aumentare, sempre di più. Quelle piccole emissioni divenivano sempre più intense, sempre più ampie. La Principessa si stava svegliando.
- “Corpo di mille torte, dannazione, che diavolo faccio ora?” – si aigitò così tanto che cadde a terra. - “Gorgo, possibile tu non sia ancora tornato. Sono passate più di dodici ore, accidenti…” -
Cercò di calmarsi, il tanto tempo trascorso su quell’astronave insieme ad Aurora e agli altri cyborg gli avevano senza dubbio insegnato che agire di impulso non era mai saggio. Ma stavolta gli era chiaro che forse, attendere, non sarebbe stato altrettanto saggio. Quanto ci avrebbero messo Coog e Gorgo a ritornare? Altre ore? Un altro giorno? E se non fossero tornati affatto?
Non poteva rischiare che la Principessa venisse finita da quella maledetta strega, la quale in breve tempo si sarebbe accorta del suo stato.
Sapeva esattamente cosa doveva fare. Nei brevissimi istanti in cui tutti questi pensieri avevano affollato la sua mente, si era già catapultato verso l’esterno. Il suo Star Bood non era stato messo nell’hangar, appositamente per non attirare l’attenzione. Era atterrato senza essere visto, ma per pura fortuna. Doveva essere prudente. Come poteva fare ad entrare nel palazzo senza essere visto?
Ma certo, che idiota. Lui era Don Hakka, fedele scudiero del pianeta di Fango. Non doveva far altro che seguire la sua natura e, come fatto in passato, avrebbe portato in salvo la Principessa finendo per essere il suo eroe. Alla faccia degli altri due bellimbusti che volevano solo conquistarla con la loro moine.
Ma che sciocchezze stava pensando? Non era il momento. Doveva concentrarsi.
Saltò dentro al suo apparecchio, con la consueta poca agilità e, attivando la modalità silenziata, iniziò a scavare sul terreno. Sarebbe riuscito nel suo intento? Le coordinate che aveva ipotizzato si sarebbero rivelate corrette?

- “Sei una maldetta sciocca! Volevi ingannarmi? Come hai osato?” - un colpo tremendo scaraventò lontano il corpo di Aurora. La furia di Lacet rischiava di ucciderla. Un altro urto di quel genere e il suo fragile corpo umano abrebbe potuto riportare ferite molto serie.
- “Non mi avrai viva, non avrai l’energia galattica. Preferisco morire che lasciarti libera di prendere ciò che vuoi.” - sibilò la Principessa con la poche forze rimaste.
Le faceva male ogni parte del corpo. Aveva battuto violentemente una spalla. Probabilmente era rotta. Doveva resistere.
La folle strega si voltò verso il grande computer, cominciando ad inserire istruzioni e comandi affinché le cose potessero svolgersi come lei desiderava. All’apice di quell’enorme marchingegno era posizionato un puntatore dal quale iniziò a sgorgare una luce molto potente. Probabilmente era un laser. Se l’avesse colpita l’avrebbe uccisa in un solo istante. Subito dopo la capsula posta di fianco al computer avrebbe prelevato l’energia galattica rimasta in lei, anche se poca, per poi produrne sempre più e senza limite, autorigenerandosi. Il corpo di Aurora, una volta risucchiato ciò che in lei era presente, sarebbe stato gettato via senza pietà.
Questo scenario era assolutamente chiaro nella sua mente, il meccanismo parlava chiaro. Non aveva scampo. Chiuse gli occhi. Era davvero la fine.

Il raggio laser stava per sgorgare. Lacet premette il tasto di accensione. Un rumore sordo pervase l’ampia sala, il laser si stava scaldando e stava per scagliarsi contro di lei. Ma altrettanto forte e improvviso giunse un altro rombo, meccanico, che andò a sovrapporsi a quello già assordante del laser.
Le punte trivellanti dello Star Bood lacerarono la pavimentazione poco distante da lei. Aurora ebbe un sussulto riconoscendo immediatamente l’apparecchio che stava giungendo in suo soccorso. Ecco che apparve Hakka.
- “Hakka!!” -
- “Principessa! Sfera spaziale!!” - lanciò velocemente la sua arma contro il computer senza esito. Riuscì però a far cadere a terra la malefica Lacet e sferrò un nuovo attacco fino a colpirla in pieno. Cadde a terra dopo un grido doloroso, mentre il laser colpiva il suolo ad un passo dal corpo di Aurora.
Hakka si lanciò su di lei prima che si azionasse un altro raggio. La coprì con il suo corpo e subito dopo riuscì a sollevarla e ad allontanarla da lì.
caddero nuovamente ed entrambi i corpi rimasero a terra, privi di sensi, per alcuni istanti.
Fu Hakka a ridestarsi in tempo. Il corpo di Aurora giaceva accanto a lui. Le poggiò un orecchio sul torace, era viva. La osservò per un attimo. Il suo viso era pieno di segni di percosse. Il suo piccolo corpo aveva subito molto. Una morsa gli strinse lo stomaco. Ora gli era perfettamente chiaro cosa avessero provato, prima di lui, Gorgo e Coog. La consapevolezza che quella ragazza avesse subito tanta violenza poteva acciecare e rendere capaci di qualunque azione.
Una sola certezza albergava ora nel suo animo: non si sarebbe arreso per nessuna ragione.
Lacet doveva morire.
  
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