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Autore: Christine Cecile Abroath    15/04/2022    0 recensioni
[Crossover]
[Crossover]High School Story è una Fan Fiction interattiva adolescenziale che comprende i fandom di: XIII Apostolo, Bones, Friends, Senora Acero, Numb3rs, Gossip Girl, Without A Trace, The Good Doctor, One Tree Hill, El Chema, Dawson's Creek, The West Wing, El Senor de Los Cielos, Leverage e The Mentalist.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Svegliarsi di cattivo umore poteva capitare, svegliarsi sempre nervosi non andava bene eppure Andrea Antinori si stava abituando. Mentre mangiava svogliatamente i cereali che sua madre le aveva messo nel latte, osservò dalla finestra il sole che brillava alto in cielo. Di solito la metteva di buonumore il tempo così sereno, ma non accadeva più da quando si era trasferita. Questo se possibile alimentò maggiormente la sua rabbia. «Oggi vado a fare un po’ di spesa così domani possiamo avere una colazione americana di tutto rispetto» l’avvisò allegra sua madre. La cucina, come il resto della casa, era ancora invasa da scatoloni che non avevano ancora finito di sistemare, erano a Cedar Springs da appena un giorno ed Andrea avrebbe già voluto non averci mai messo piede. «Sei pronta per la scuola? Sarai emozionata per il tuo primo giorno»

La giovane emise un grugnito per risposta visto che l’emozione era l’ultimo dei sentimenti che provava in quel momento. Non avrebbe voluto trasferirsi in quella cittadina sperduta del Texas, le sarebbe piaciuto avere più voce in capitolo invece di dover seguire sua madre e il suo nuovo incarico. Claudia Munari era non solo un'ottima psicologa, ma anche una scrittrice atea che si affidava totalmente allo studio della mente. Questo le aveva permesso di avere un discreto successo, in Italia dove vivevano, ma per qualche strana ragione aveva accettato il ruolo di semplice psicologa del liceo, oltretutto lo stesso dove sarebbe andata Andrea, nemmeno nella grande e chiassosa Houston, ma in una cittadina di periferia.

Da Roma a Cedar Springs il cambiamento era stato enorme, soprattutto per il fatto che la giovane adolescente non ne aveva compreso minimamente i motivi ed in più non c’era stato modo di discuterne con la madre. Motivo per cui dall'oggi al domani aveva visto la sua vita essere completamente stravolta. «Andrea» l’ammonì la madre «So che è difficile per te, ti va di parlarne?» «Così poi potrai psicoanalizzarmi?» «Voglio solo che ti senta libera di parlarmi di qualsiasi cosa» rispose tranquilla Claudia. Andrea si chiedeva sempre come facesse a non perdere mai la pazienza facendo poi sentire lei in colpa di tutto. «Scusa» sospirò «So che ce la stai mettendo tutta e mi dispiace essere più lamentosa di quanto lo sia mai stata, ma mi mancano le mie amiche e questa nuova situazione è complicata da gestire tutta insieme»

«Lo so tesoro, ma vedrai che qui ci troveremo benissimo e lo so perché stasera ho una sorpresa» «Una sorpresa?» «Volevo aspettare per dirtelo, ma credo che farlo ora cancellerà il cattivo umore che ti accompagna da quando siamo arrivati. Padre Gabriel verrà a cena da noi» «Davvero? E’ qui anche lui? Wow come è possibile!?» chiese Andrea molto più contenta di quando si era svegliata. Padre Gabriel era una presenza costante nella loro vita e averlo in questa nuova città sarebbe stato bellissimo. Non era il classico prete di una certa età e insistente sulla predicazione del cattolicesimo, no lui era giovane e anche divertente e Andrea gli era sinceramente affezionata. In tutti i ricordi di lei da piccola c’era lui e vederlo sarebbe stato un po’ come tornare ad essere bambina.

«Sapevo che ti avrebbe fatto piacere e anche lui sarà felice di vederti» assicurò Claudia mentre si versava la seconda tazza di caffè della giornata. «È davvero una bellissima coincidenza che sia qui anche lui, strana, ma bellissima!» osservò Andrea e si stupì quando la madre annuì distrattamente evitando il suo sguardo. «Ehm hai ragione... quando mesi fa ci disse del suo trasferimento negli States non credevo sarebbe stato proprio qui, ma... ehm è bello averlo ritrovato no?» Andrea annuì, ma non poté notare il suo strano atteggiamento «Mamma...» «Vai a prepararti adesso o faremo tardi» la interruppe lei «Da domani andrai in autobus se preferisci, ma il primo giorno ci sono io e non voglio fare tardi anche al lavoro» «Va bene» cedette Andrea, ma promise a se stessa che avrebbe indagato ancora un po’ sulla questione. In camera scelse senza troppo entusiasmo l’outfit di quella giornata e mentre finiva di vestirsi fu distratta dal suono del cellulare che l’avvisava di una nuova notifica. Col sorriso sulle labbra guardò la foto delle sue migliori amiche che la salutavano con una sbuffa smorfia.

“Ci manchi Andrea, mi raccomando non dimenticarti di noi mentre vivi la tua vita laggiù” “Non succederà mai, vi voglio bene e mi mancate tanto anche voi” Avrebbe voluto aggiungere che sarebbe tornata presto a trovarle, ma non era nella condizione di far promesse e, non per la prima volta, le sarebbe piaciuto avere un’età più adulta così da poter scegliere da sola. «Sei pronta?» La voce della madre la indusse a sbrigarsi, afferrato lo zaino scese di fretta le scale per raggiungerla e stavolta si soffermò con maggiore attenzione alla grandezza della loro nuova casa. Le sarebbe piaciuto affermare di detestarla, ma avrebbe mentito anche a se stessa perché quella dimora era stupenda.

Sua madre non le faceva mai mancare niente, con il successo riscosso con i suoi libri avevano il lusso di vivere una vita agiata e senza problemi, ma quella casa era qualcosa che mai avrebbe immaginato potessero possedere. «Sono sicura che troverai tante nuove amiche a scuola» In auto Claudia continuò a sfoderare il suo sorriso solare che, come sempre, finì per contagiarla. «Non siamo in una di quelle serie americane mamma, sarà una semplice scuola e io una normale studentessa di cui neanche si accorgeranno» «Ne sei sicura?» Il tono dubbioso con cui la guardò fece venirle voglia di controllarsi di nuovo allo specchio. Aveva indossato una maglietta rossa e dei jeans, calzato le sue Nike preferite e messo tra i capelli un fermaglio rosso che forse avrebbe attirato di più l’attenzione, ma se faceva poca attenzione all’abbigliamento ci teneva che i capelli fossero sempre in ordine.

Adesso scendevano lunghi e rossi, perfettamente lisci dietro la schiena, erano il suo vanto più grande anche se di certo in quella scuola avrebbe incontrato bionde con occhi chiari che si sarebbe più fatte notare. «Lo sono» rispose alla madre convinta e poi accese la radio, le note melodiche della canzone di Maria José invasero la vettura. "Que la vida sin dolor no sabe igual... Adelante corazón, no llores más que el camino aún es largo para amar..." «Oltre l'inglese qui credo mi servirà tanto anche lo spagnolo, è praticamente una seconda lingua da queste parti!» «E chissà, magari potrebbe aiutarti anche per trovare l'amore...» suggerì Claudia con un sorriso complice. Stavolta Andrea la guardò malissimo e scosse subito la testa. «Hai visto com’è finita la mia ultima storia, ho chiuso con i ragazzi» «Le delusioni amorose fanno parte della vita tesoro, non chiudere il cuore ad altre possibilità. Sii invece grata che la vita non ti metta davanti a scelte impossibili e trova la felicità, è davvero complicata da raggiungere»

Andrea aprì la bocca pronta a replicare, ma si bloccò quando notò una leggera malinconia in quelle parole e restò in silenzio mentre la canzone proseguiva. Claudia Munari era ancora una bella donna e sua figlia era sicurissima che molti uomini aspettavano un suo solo cenno per starle accanto, ma lei si era resa inaccessibile a qualunque uomo da quando aveva perso il suo grande amore. Andrea non aveva mai conosciuto suo padre, morto quando lei era piccolissima, erano passati sedici anni eppure sembrava che sua madre ancora non l’avesse dimenticato. Come poteva essere bello un amore così devastante? Aveva provato più volte a spronare sua madre a uscire con qualcuno, pensava fosse giusto che si facesse una vita ora che era diventata grande, ma Claudia non ne voleva sapere.

Per lei il lavoro e sua figlia erano le priorità e Andrea si chiese se anche lei un giorno avesse conosciuto un amore così grande, forse visto l’effetto non ne era tanto sicura. «Puoi proseguire a piedi a questo punto, meglio che il primo giorno non ti vedano arrivare con tua mamma e sono sicura che lo preferisci anche tu» Come sempre la madre sapeva leggerle nel pensiero o più semplicemente era molto perspicace. Forse per il fatto di essere sempre state solo due contro tutti, il loro legame era forte e potente e Andrea sentì l’arrabbiatura che provava per lei da quando erano partite scivolare via. La strinse in un forte abbraccio pentendosi di essersi comportata in maniera così infantile. «Scusa mamma, sono sicura che domani andrà meglio»

Claudia amava sua figlia più di ogni altra cosa al mondo e vederla insofferente in quei due giorni le aveva fatto male al cuore. Aveva preso la decisione improvvisa di trasferirsi così lontana da casa spinta da una situazione che non era pronta a spiegare, ma fu felice che Andrea si stava dimostrando la ragazza giudiziosa e in gamba di cui era fiera. «Saremo felici qui, te lo prometto» Promettere qualcosa di così forte era forse un rischio, ma Claudia si sentiva pronta a mantenere quel giuramento. Ogni scelta che aveva compiuto nella vita era stata fatta con amore e sapeva che il suo cuore non aveva sbagliato nemmeno stavolta. «Qui fa già molto caldo, forse potrebbe essere l’occasione ideale per sfoggiare gli ultimi costumi che abbiamo comprato» osservò Andrea «E magari invitare le mie amiche qualche volta»

Claudia mascherò un sorriso di fronte a quel tentativo, per nulla sottile, di scroccarle un’altra promessa. «Appena ci sistemeremo per bene e se i loro genitori permetteranno loro di affrontare un viaggio così lungo… potranno venirci a trovare magari nel periodo natalizio, ma al momento dobbiamo rendere quella casa presentabile il che significa che servirà tanto olio di gomito» L’espressione di sua figlia cambiò espressione ma annuì scegliendo, saggiamente, di non replicare e Claudia ne fu grata. Anche se si era preoccupata di non far mancare nulla alla sua bambina, voleva che capisse qualcosa che lei aveva imparato sulla propria pelle: la vita non regala niente. «Buona scuola tesoro, io giuro che farò finta di non conoscerti!» Andrea annuì ancora prima di aprire lo sportello e quando le regalò uno dei suoi bei sorrisi, seppe che tra loro era tutto sistemato.

«Buon lavoro» Andrea percorse il breve tragitto che la separava dalla Oliver M. Berry Hight School. La scuola era immensa, molto di più delle foto che aveva visto on line. C’era gente ovunque, il loro abbigliamento variava per colore e stravaganza e per un attimo si sentì un pesce fuor d’acqua, ma era lieta di capire la lingua altrimenti sarebbe stato alquanto imbarazzante non comprendere nulla dei discorsi degli altri. Sua madre parlava correttamente l’inglese praticamente da sempre e fin da piccola era sempre stata bilingue. Quando erano sole, parlavano italiano, ma d’ora in poi l’inglese sarebbe stata la lingua predominante e doveva ancora capire se questa fosse una cosa positiva. Oltrepassò il parcheggio chiedendosi, distrattamente, se fosse l’unica in quella scuola a non possedere un’auto tutta sua. Mentre rifletteva come introdurre la questione con sua madre, dimenticò ogni cosa quando fu praticamente travolta e gettata sull’erba fresca da un armadio vivente.

Era questo quello che pensò mentre si massaggiava la spalla dolorante «Stai bene?» Non rispose subito a quella domanda, si tastò invece il braccio scoprendo con sollievo di averlo tutto intero. Per fortuna non aveva battuto la testa e lo zaino dietro le spalle era riuscito ad attutire l’impatto della schiena. «Non ti ho vista, stavo solo cercando di recuperare la palla» spiegò quella voce sconosciuta maschile. Stava tendendo una mano per aiutarla a rialzarsi e Andrea la afferrò con forza schermandosi gli occhi alla luce del sole mentre cercava di guardarlo meglio. «Di solito sono più attento» proseguì lui indicando quella che Andrea realizzò essere una palla da football.

Un attimo era tra le sue mani e quello dopo l’aveva lanciata con precisa velocità altrove, sentì distrattamente qualcuno urlare i complimenti per quel lancio perché la sua attenzione era tutta focalizzata su quel ragazzo che le stava di fronte e che doveva avere pressappoco la sua età. Non era biondo con gli occhi azzurri come aveva immaginato fossero tutti gli adolescenti o le persone da quelle parti. Aveva i capelli neri, ma occhi chiarissimi che non riuscì a capire subito vista la quantità di luce che c’era quel giorno. Grigi, forse verdi o magari erano blu? Dannato sole, possibile che... «E soprattutto ho buona memoria quando incontro una bella ragazza, sei nuova vero? Io sono Christopher Park» Andrea azzerò ogni suo pensiero quando notò una cosa insolita a cui era del tutto impreparata: due incredibili fossette ai lati della bocca mentre sorrideva e si presentava.

Un particolare che fecero rovinosamente precipitare le sue priorità perché lei aveva un debole per le fossette. Serie tv e libri erano pieni di questi stereotipi, ma lei non l’aveva mai visto dal vivo e adesso capì benissimo perché ogni ragazza si lasciava ammaliare da quella vista. Dovette staccare a fatica lo sguardo da quel sorriso così aperto e rammentò a sé stessa il motivo per cui aveva chiuso col genere maschile: Davide. Era stato il suo primo ragazzo e anche un amico con cui aveva condiviso tante cose, quando tra loro era finita era stato soprattutto l’amico a mancarle. Davide aveva preferito passare del tempo con un’altra ragazza trattandola come una scarpa vecchia di cui non vedeva l’ora di liberarsi e Andrea era stata malissimo a causa sua.

Consolata dalle sue amiche del cuore, aveva deciso di mettere una bella pietra sopra sull’intero genere maschile e si era attenuta a quella promessa senza alcun problema. Impegnandosi nello studio e passando il tempo libero con le amiche, era riuscita a trovare una sorta di stabilità e allora perché, la vista di questo bel ragazzo spuntato dal nulla le fece battere più forte il cuore? «Eh no, assolutamente stai fermo tu!» «Cosa?» chiese Christopher guardandola confuso. Arrabbiandosi con il proprio cuore, Andrea aveva parlato italiano e, a giudicare dalla sua espressione lui non doveva aver capito niente, ma era troppo assurdo e imbarazzante spiegare che stava minacciando il suo organo vitale di smettere di battere forsennato così minimizzò con un gesto della mano.

Ne approfittò per scioglierla dalla presa che stava cominciando a diventare troppo intima e cercò di non guardare quanto fosse alto e muscoloso e come quella maglietta valorizzava le sue spalle ampie. «Niente, lascia perdere e stai più attento la prossima volta che giochi a palla» Christopher la fissò disorientato quando la vide oltrepassarlo di corsa. In un’altra occasione avrebbe giudicato soltanto la maleducazione di quella strana ragazza, invece si scoprì a sorridere più apertamente e, aiutato dalle lunghe gambe, la raggiunse in fretta alle scale dell’entrata. «Italiana giusto?» chiese ricordandosi solo vagamente di aver ascoltato quella lingua in qualche serie televisiva. La vide sobbalzare mentre si rendeva conto di essere stata seguita, poi come vincendo la battaglia contro sé stessa decise di rispondere annuendo brevemente.

«Sì, mi sono appena trasferite da Roma…» spiegò con un inglese eccellente e di nuovo riprese a evitarlo forse credendo che in questo modo lui si sarebbe stancato in fretta, ma ancora non sapeva quanto potesse essere paziente. «Roma? Wow la Capitale e dimmi in Italia non ti hanno insegnato la buona educazione? Perché, se non l’avessi notato, io mi sono presentato ma tu non ancora» «Mi chiamo Andrea contento? Ora se vuoi scusarmi, dovrei andare» rispose lei fermandosi nel bel mezzo del corridoio incerta su dove proseguire. Il sorriso di Christopher aumentò. «Hai bisogno di una mano per caso?» «No, io... d’accordo» cedette guardandolo «Mi hanno detto di andare in presidenza a prendere l’orario, ma questo posto è un labirinto se mi dici dove andare faccio più in fretta»

«Guarda caso vado nella stessa direzione, quindi ti accompagno» decise d’impulso incamminandosi verso sinistra. Non si prese la briga di guardare se lei lo stava seguendo e infatti dopo un attimo d’incertezza, Andrea lo raggiunse velocemente. «Andrea e poi?» chiese quando superarono alcune classi e dopo aver ricambiato il saluto di qualche ragazzo. «Antinori» si decise a rispondere lei pensando che non ci fosse nulla di male ad essere educati «Grazie per l’aiuto, sei stato gentile, ma adesso credo di riuscire a cavarmela da sola» Aveva visto la scritta sulla porta chiusa e senza lasciargli il tempo di protestare bussò ed entrò l’attimo riuscendo finalmente a respirare con regolarità. Sbrigare le formalità richiese poco tempo, la segretaria della scuola si rivelò essere disponibile e paziente e Andrea cominciò a rilassarsi.

Aveva un orario molto fitto che comprendeva anche attività extrascolastiche, ma le andava bene se riusciva a ottenere dei crediti aggiuntivi visto che il suo progetto era quello di alzare ancora di più la media alta che già possedeva. Dopo Davide, lo studio era diventato la sua ancora in salvezza insieme alle sue amiche e dal momento che non poteva avere queste ultime con sé, si sarebbe concentrata su altro. «Aula 45» lesse a voce alta il primo orario del giorno mentre usciva dall’ufficio. Fu tentata di tornare dentro quando una voce ormai non più sconosciuta la fermò. «Chimica! Che coincidenza, è anche l’aula della mia prima ora. Andiamo?» «Non sono strane tutte queste coincidenze? E poi cosa fai ancora qui?» «Ti aspettavo» rispose Christopher con disarmante sincerità. Di nuovo Andrea fu costretta a seguirlo e la tranquillità appena trovata lasciò di nuovo spazio all’agitazione, possibile che un ragazzo le facesse quest’effetto?

Era del tutto assurdo, doveva prendere il controllo dei suoi nervi o sarebbe impazzita a breve. «Allora chiariamo le cose. Non sono interessata» «A cosa?» «A te, ai ragazzi, a te» ripeté convinta Andrea «Voglio solo studiare e basta quindi anche se sei bello e gentile, con me non funziona» «Bello?» chiese con un sorriso allegro Christopher e Andrea si sforzò, senza successo, di non fissare quelle adorabili fossette. «Penso sia inutile negarlo, lo sai benissimo quindi non giriamoci intorno» «Perché ho idea che questo non sia un complimento?» «Perché è un dato di fatto» puntualizzò lei «Grazie dell’aiuto, ma finisce qui. Non sono interessata» «L’hai già detto eppure dovresti sapere che a noi ragazzi piacciono le sfide e ti confesso un segreto» Si avvicinò al suo orecchio quando furono vicini alla loro aula «Io non amo perdere e, infatti, vinco sempre ogni sfida»

Andrea aveva il cuore che batteva come un cavallo impazzito quando lui le strizzò l’occhio entrando per primo e dimenticò quasi di respirare mentre imponeva al suo corpo di smetterla di comportarsi come una stupida, eppure non poteva ignorare il brivido caldo che aveva attraversato la spina dorsale mentre la sua voce roca le aveva parlato in quel modo. Christopher Park sarebbe potuto diventare un vero problema, doveva stargli alla larga per la sua salute mentale e per il cuore traditore che sembrava voler agire per conto proprio. Occupò un posto vuoto in fondo all’aula e lo osservò cautamente mentre parlava e scherzava con i suoi amici. Prima non aveva esagerato a definirlo bello, in realtà era molto più di questo soprattutto perché non si vantava di esserlo, lo sapeva e basta e quella sicurezza poteva essere davvero preoccupante se non la gestiva bene.

L’insegnante entrò in aula pieno di grossi quaderni come tutte le volte, erano ricchi di appunti per i loro esperimenti e se di solito Christopher trovava divertente vedere quell’uomo pieno di entusiasmo mentre spiegava il progetto del giorno, adesso si trovò concentrato a osservare la nuova arrivata. Andrea Antinori. Non aveva mai avuto problemi con le ragazze, da quando era entrato nella squadra di football cadevano tutte ai suoi piedi senza che facesse nessuno sforzo e per quanto non si lamentasse dello status di popolarità che aveva ottenuto, era bello che per una volta nessuno lo conoscesse come il figlio di due grandi dottori, come il fratello minore di un uomo importante come Kellan o come il giocatore migliore della scuola. Per quella ragazza sconosciuta e di un’insolita bellezza, lui era una distrazione e di colpo Christopher desiderò esserlo in tutti i sensi.

💔Story By Susy Tomasiello💔

Lei non lo sapeva, ma aveva appena lanciato un’esca e lui era pronto ad afferrarla. Prima non aveva mentito: lui vinceva sempre. Cresciuto in una famiglia dove la competizione era all’ordine del giorno e vivendo in una città dove emergere era al primo posto, aveva imparato che arrivare secondo era sbagliato e lui non l’aveva mai fatto. Avrebbe cambiato il “non sono interessata” di Andrea Antinori e l’avrebbe fatto con calma, d’altronde era sempre stato molto paziente e poteva aspettare. Con un sorriso più rilassato adesso che aveva un piano ben in mente si concentrò sulla lezione lanciando ogni tanto qualche occhiata al banco indietro e si sforzò di non ridere quando quella bella italiana finse di non guardarlo a sua volte. Sarebbe stato stimolante e anche divertente farla capitolare.

   
 
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