Il piccolo Tim con le macchinine giocava
E i modellini degli alberi e delle case tutt’intorno sistemava.
In breve da una piccola cittadina si trovò circondato
E a guardarla dall’alto gli pareva d’esserne il padrone incontrastato.
Tal pensiero lo rattristò.
Basterebbe un colpo di troppo per distruggerla, pensò.
Piccola e fragile sembrava la città,
Esposta a ignoti pericoli, confinata nella sua statica tranquillità.
Il piccolo Tim su un aereo un giorno salì
E una scossa d’entusiasmo al decollo lo investì.
Dal finestrino guardò la terra allontanarsi
E si perse a guardare sulle strade quelle minuscole macchine rincorrersi.
Quello spettacolo lo rattristò.
Il mondo laggiù sembra debole e vulnerabile, pensò.
Gli ricordava il suo modellino di città,
Ma quella era la realtà, confinata nella stessa fittizia tranquillità.