Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: PerseoeAndromeda    24/04/2022    0 recensioni
“Aiutatemi!”.
È un’invocazione che sale dal cuore, sotto quella mano che lo artiglia, nel vano tentativo di alleviare l’agonia, quel cuore che vuole vivere e battere per loro, anche se quei battiti sono spesso troppo veloci, troppo dolorosi…
Sono i battiti di un cuore malato.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Fanfic scritta per la Whiteday challenge, del gruppo facebook Fondi di caffè – Il tuo scrittoio Multifandom
 
Titolo: Il coraggio di tornare
Fandom: Yoroiden Samurai Troopers
Autrice: Perseo e Andromeda
Personaggi: tutti e cinque, Shin centric
Genere: introspettivo, angst, hurt/comfort
Rating: giallo per presenza di sofferenze mentali e malattia
Note: una delle tante mie fic che ruotano intorno al mio headcanon secondo il quale il cuore di Shin è malato, per eredità di famiglia
 
 
IL CORAGGIO DI TORNARE
 
Voglio restare qui.
Pensa questo il ragazzo, immobile in quell’universo fatto di acqua.
Non sa perché è lì, non sa come ci è finito e neanche gli importa, in fondo.
È nel suo elemento, null’altro conta.
Se c’è l’acqua, lui sarà al sicuro.
Soprattutto saranno al sicuro gli altri da tutto il dolore che la sua esistenza procura: più nessuno dovrà soffrire per lui.
Solitudine, silenzio, acqua.
L’acqua non gli fa del male, respirare non gli serve.
“Forse ho smesso davvero di respirare, questa volta… forse è finita… finalmente…”.
Un vago pizzico a quel cuore che ha ancora un pulsare lieve, del quale non si era neanche accorto: se lui smette di respirare, cosa ne sarà di chi ha tanto sofferto per lui?
Staranno meglio…
Se lo ripete con insistenza…
Forse piangeranno un po’…
Ma poi saranno liberi.
Prova ancora a sforzarsi, a ricordare perché si trovi lì, ma non ci riesce.
Perché dovrebbe ricordare?
Può semplicemente smettere di pensare, liberarsi, abbandonarsi.
Si trova dove deve restare, dove sarebbe dovuto arrivare da tempo: abbandono, pace, inerzia…
Eppure, c’è quel senso di nostalgia che preme sul petto, che gli ricorda che il suo cuore batte ancora o, quantomeno, ci sta provando, anche se fa tanto male e Shin vorrebbe che smettesse, vorrebbe che si fermasse.
“Tu non appartieni a questo mondo” gli ripete quel rintocco di nostalgia. “Ti aspettano altrove”.
Cosa significa che non appartiene a quel mondo?
C’è l’acqua…
Di cos’altro può aver bisogno?
C’è l’acqua, c’è il silenzio, c’è la pace…
“Non è così, Shin… hai bisogno di loro. Loro hanno bisogno di te. Ti cercano, vogliono che ritorni, non possono lasciarti andare, se te ne andassi non starebbero meglio. Non sarebbero nulla senza di te”.
Loro chi?
Mentre lo pensa le sue guance si bagnano.
 
Certo che sono bagnate.
C’è solo acqua lì intorno.
Ma l’acqua che scorre lungo il suo viso è diversa, sgorga dal petto, da quel cuore che insiste a pulsare e che fa sempre troppo male.
La mano sale al petto e lui la guarda, quella sua mano così sola, che sembra aspettare qualcosa.
Cosa non lo sa eppure, all’improvviso, un senso di smarrimento lo coglie.
All’improvviso sente di non voler più stare lì, vuole tornare.
Non sa dove, non sa da chi, ma vuole tornare, perché il vuoto e il nulla, adesso, gli fanno paura, la nostalgia è insopportabile, non la colma quella pace da cui è circondato.
Lui non vuole la pace, vuole loro.
Loro sono la sua pace.
Fa malissimo quel cuore, ma vuole far male e riempirsi di loro, che tante volte lo hanno guarito.
“Se vi ritroverò… non farà più male”.
“Bravo Shin, hai capito. Hai bisogno di loro, loro di te. Non proveranno nessun sollievo se li lascerai, non puoi far loro una cosa simile, non puoi abbandonarli, non devi”.
“Aiutatemi!”.
È un’invocazione che sale dal cuore, sotto quella mano che lo artiglia, nel vano tentativo di alleviare l’agonia, quel cuore che vuole vivere e battere per loro, anche se quei battiti sono spesso troppo veloci, troppo dolorosi…
Sono i battiti di un cuore malato.
“Aiutatemi!”.
Una luce accecante gli ferisce gli occhi, ma quando li riapre, a fatica, ne distingue le vibrazioni palpitanti all’interno: blu, rosso, verde, arancio.
È così bello, così caldo che il suo corpo ghiacciato smette di tremare e persino i sussulti impazziti nel petto rallentano, leniti da una carezza gentile.
Quella mano, prima lì abbandonata, non è più sola: altre quattro la coprono, la avvolgono e la riscaldano.
“Vieni con noi”.
“Siamo qui, Shin…”.
“Non avere paura”.
“Non arrenderti. Resta con noi”.
Il calore si diffonde all’interno del suo corpo.
Sulla fronte, il kanji della fiducia si accende e l’azzurro vibra e corre incontro agli altri colori, che lo accolgono in un tripudio di luce e di gioia.
Non può vederlo il suo kanji, ma lo sente, perché la fiducia è lui, grazie ad essa si muove nel mondo ed ama…
Ama così tanto che il cuore scoppia di tutto l’amore, di tutta la fiducia che nutre verso quelle persone che lo stanno salvando e che continueranno a salvarlo, anche da se stesso.
 
 
 
   
 
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