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Autore: Huffelglee2599    26/04/2022    0 recensioni
Buongiorno a tutti! Eccomi qui con una nuova storia, un racconto che dà il via ad un progetto molto ardito. In realtà era stata la mia prima idea quando ho iniziato a scrivere, ma per fortuna non sono mai passata all'azione, dato che la mia esperienza a livello di scrittura era zero e probabilmente avrei fatto un disastro.
Comunque..il mio intento sarebbe quello di creare sette storielle ambientante nel mondo di Harry Potter, ma con i personaggi di Glee, in particolare la Dannata Trinità, che sarà il fulcro di tutte le storie, e soprattutto Santana, autentica protagonista dei racconti, ma ovviamente, a tempo debito, la necessaria presenza del Brittana.
Ora, veniamo al dunque.
La storia è ambientata 25 anni dopo la caduta del Signore Oscuro e vede come protagoniste Santana, Quinn e Brittany, intente ad affrontare il loro primo anno ad Hogwarts. Tuttavia, il periodo di permanenza all'interno della scuola, già abbastanza arduo da affrontare, soprattutto per Brittany, si rivela ancora più problematico, nel momento in cui qualcosa comincia a muoversi dentro ad una parete..
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Invasione


La bocca di Brittany si dischiuse, lasciando al calore del suo fiato la possibilità di accarezzare le sue labbra, in un greve sospiro, la cui intensa pesantezza faceva da testimone allo stato di tensione che attanagliava il suo animo.
Per un breve istante, malgrado la mente della giovane Tassorosso fosse a conoscenza del modo in cui i tavoli erano disposti all’interno della Sala Grande, la ragazzina dalle bionde trecce concesse al suo sguardo di vagare inesperto tra le estese file di panche che affiancavano le lunghe cattedre al centro del salone, dove la maggior parte degli studenti era intenta a gustare la propria colazione, alla ricerca di una famigliare figura.
Una violenta spirale di apprensione avvolse il suo stomaco, inducendo il suo respiro ad infrangere la corrispettiva regolarità, in un rapido ed inatteso incremento, al quale, venne accostato il solerte accrescere delle sue pulsazioni cardiache, nel momento in cui le sue azzurre iridi incrociarono i rigidi lineamenti del volto di Santana.
Dal fatidico pomeriggio, durante il quale, la casuale lettura da parte di Brittany delle parole incise su quel pezzo di carta aveva condotto il suo intelletto a designare la giovane Serpeverde come la reale ragione del mortale trambusto nella Foresta Proibita, erano trascorsi due giorni, a fronte dei quali, il cervello della piccola Tassorosso aveva lavorato duramente, nel tentativo di individuare la sequela di espressioni più adeguate, in maniera tale da riuscire a comunicare a Santana la sua condizione di pericolo, evitando di balbettare o venire fraintesa.
Tuttavia, a dispetto delle varie prove a cui il suo discorso era stato sottoposto, una serie di ripetizioni di cui la sua mente si stava facendo portavoce, il sentore di angoscia, nel quale il suo spirito risiedeva, non aveva accennato a ridurre la propria veemenza, logorando la sua anima.
Inoltre, la totale assenza di Quinn al suo fianco non faceva altro che peggiorare il suo malessere, portando il pensiero di Brittany ad interrogare sé stessa sulle motivazioni a cui aveva dato adito per decidere di compiere quella impresa suicida, concedendo così alla possibilità di ritornare sul proprio cammino l’occasione di sfiorare il suo volere, e sul criterio, in base al quale, il suo brillante intelletto le avesse suggerito di non coinvolgere la sua amica, nonostante fosse evidente, in riferimento alle giornate appena passate, che il suo stato di sconforto non sarebbe risultato di grande aiuto.
Oltretutto, il timore di una verosimile azione di intralcio nei confronti del suo azzardato intento non era una eventualità così assurda.
Di conseguenza, la giovane Tassorosso aveva preferito mantenere la sua congettura solamente a disposizione del proprio sapere.
Pertanto, malgrado il ritmo dei suoi battiti non risultasse conforme alla norma, in una continua condizione di accelerazione che aveva sospinto le sue labbra a dischiudersi, alla ricerca di ossigeno da incanalare, ed il suo corpo fosse soffocato da un persistente senso di inquietudine, le gambe di Brittany avanzarono lungo la corsia laterale sinistra della Sala Grande.
Ad ogni centimetro di pavimento a cui le suole delle sue scarpe cedevano il loro contatto, il nevrotico intreccio delle sue dita incrementava il proprio groviglio, accentuato da un fragoroso vociare, la cui provenienza trovava la sua origine nella zona conclusiva della estesa tavolata, esattamente dove sedeva la giovane Serpeverde, accompagnata dal suo gruppo di amici.
Per una frazione di secondo, lo sguardo di Brittany rimase immobile, osservando irrequieto il perfido quartetto a cui i suoi passi stavano rivolgendo la loro direzione, prima che alle sue azzurre iridi venne imposto di distogliere la propria attenzione, ritornando a contemplare la grigia superfice di pietra che segnava il solerte procedere del suo cammino.
Così, con una densa coltre di profonda preoccupazione a ghermire il suo timoroso animo, il progredire della giovane Tassorosso raggiunse la propria fine.
Ancora una volta, il suo corpo concesse alla relativa parte interiore un momento di necessario conforto, dove il petto di Brittany venne colmato da una essenziale dose di coraggio, indispensabile per riuscire a sostenere la crudele tenebra dei suoi occhi. 
In seguito, avvolta da una apparente sensazione di audacia, condusse il suo capo ad indirizzare la propria attenzione dinnanzi a lei, ritrovando sulla medesima linea del suo sguardo il viso di Santana.
Tuttavia, prima di attirare il suo interesse, la ragazzina dalle bionde trecce diede alla sua frequenza vocale la possibilità di riacquisire una certa intonazione verbale, notevolmente attenuatasi durante il suo tormentato tragitto.
-“S-Santana..”-
Il caotico ciarlare, a cui il suo udito era stato assoggettato dal momento che la sua figura aveva oltrepassato il confine con il corridoio centrale, accedendo così alla Sala Grande, venne interrotto.
Una sensazione di nauseante asfissia avvolse lo stomaco di Brittany, inducendo la cadenza delle sue pulsazioni cardiache ad incrementare la loro andatura e le aride pareti della sua trachea a contrarre la relativa distanza, in maniera tale da contenere quel senso di terrore.
Un imbarazzato ed intimidito calore tinse di porpora il suo viso, dalle pallide gote fino alla punta delle orecchie, dinnanzi ad una manciata di taglienti ed infastiditi occhi scuri, i quali, senza celare la loro indiscrezione, scrutavano con un velo di ribrezzo i lineamenti di colei che aveva osato infrangere il loro divertimento.
La gola della piccola Tassorosso venne oppressa da un soffocante nodo, di fronte al diabolico ghigno a cui le labbra di Santana non avevano tardato a concedere la relativa forma, obbligando la pelle di Brittany a rabbrividire di pura inquietudine.
Il lento movimento delle braccia della giovane Serpeverde, ad incrociare i suoi arti davanti al proprio petto, unito alla consueta elevazione del suo sopracciglio sinistro, diede allo sguardo di Brittany la riprova del suo imminente commento sarcastico.
-“Pierce..ma che spiacevole sorpresa. Ti sei forse persa?”-
Una leggera contrazione colse il ventre della giovane Tassorosso, accentuando la dolorosa ed opprimente morsa in cui il suo stomaco era costretto a sostare, mentre il suo udito veniva invaso dallo stridio di un atteso risolino canzonatorio, la cui diffusione sembrava cogliere il favore anche del tavolo dietro di lei.
Per un istante, le sue azzurre iridi restituirono il loro interesse alle sbiadite striature che ricoprivano il pavimento sottostante ai suoi piedi, turbate da quel comune sbeffeggio a cui il suo animo non era in grado di opporre alcuna resistenza.
Al contrario, dinnanzi al derisorio sottofondo, di cui lo spazio circostante si era fatto testimone, un sentore di autentico appagamento pervase lo spirito di Santana, compiaciuta dalla condizione di comunitario scherno alla quale aveva dato adito.
-“Mi pare di ricordare che il tuo posto non sia qui..”-
Le labbra di Brittany vennero accarezzate da un lieve sospiro tremolante, intanto che le sue palpebre tentavano di reprimere la violenta patina di calore in cui i suoi occhi si stavano immergendo, in un rapido e caotico sbattere, il cui ritmo, assecondava il palpitare irregolare del suo battito cardiaco.
Una lacerazione dilaniava il suo animo, una spaccatura indotta dalle parole di Santana, il cui accento era stato posto sul termine ultimo, in maniera tale da sottolineare la sua inadeguatezza, non solo nei riguardi di quel singolo pezzo di stanza, ma anche nei confronti della intera scuola e di tutto il mondo magico.
Malgrado, la sua affermazione non presentasse alcuna novità, il cuore della giovane Tassorosso non poteva fare a meno di rimanere contrito nella sua umiliazione, ancora una volta mortificato da quella sottile e crudele allusione.   
Tuttavia, a dispetto della profonda condizione di disagio a cui il suo animo aveva ceduto il proprio credito, uno stato di intenso malessere che spingeva ogni centimetro del suo corpo a desiderare di eclissare la propria esistenza, le azzurre iridi di Brittany trovarono la forza di restituire il loro sguardo alla beffarda smorfia di Santana, ardite nel relativo intento di mettere in evidenza una situazione di pericolo.
-“Ho..ho bisogno di parlarti..”-
Un tenue moto di sorpresa sospinse le sopracciglia della giovane Serpeverde ad elevare la propria arcata, intanto che il suo capo veniva inclinato verso sinistra, in un gesto di divertito stupore.
Per una manciata di secondi, le oscure iridi di Santana rimasero ancorate alle irrequiete sfumature di cui erano ricolmi gli occhi della mocciosa, incuriosite sulla possibile ragione che avesse potuto condurre i passi di quella insulsa Tassorosso a rivolgere la loro direzione sulla scia del suo tavolo.
Difatti, non era di certo una consuetudine avere la possibilità di scorgere la figura di uno studente, la cui toga non deteneva il nobile stemma della casata dei Serpeverde, accostare il proprio cammino alla medesima linea di quel verdeggiante bancone.
Di conseguenza, lo sguardo di Santana venne coinvolto in una rapida ed accorta occhiata allo spazio che circondava la sagoma della ragazzina, acquisendo la consapevolezza della insperata mancanza di una fastidiosa presenza.
Dinnanzi, alla totale assenza della Fabray, la condizione di lieve meraviglia, a cui i lineamenti del suo volto avevano convenuto le rispettive sembianze, venne rimpiazzata da un principio di confusione, derivato dal fatto che la mezzosangue non avesse mai abbandonato il fianco della babbana.
Dunque, era accaduto qualcosa, una insolita circostanza aveva alterato il consueto equilibrio a cui le giornate non avevano ceduto alcuna rimostranza, obbligando la piccola Tassorosso a cambiare la direzione del suo abitudinario tragitto.
Eppure, nonostante la mente di Santana si stesse interrogando sul contenuto della questione che la mocciosa avrebbe voluto affrontare con lei, la giovane Serpeverde decise di concedere al suo animo un ulteriore momento di necessario benessere.
Ancora una volta, un sottile e beffardo ghigno prese forma sulle sue labbra, in un canzonatorio sorrisetto che indusse il volto dei suoi amici ad accentuare la loro espressione di divertimento, pronti ad assistere ad un altro atto dello spettacolo.
-“Non vedi? Sto facendo colazione”-
Il braccio sinistro di Santana venne liberato dal proprio incrocio, in una lenta distensione in avanti, la quale, permise alle dita della sua mano di afferrare la forchetta di metallo, appoggiata sul tavolo imbandito, ed infilzare un pezzetto di uovo.
Una pungente fitta fece contrarre il cuore di Brittany, costringendo la sua bocca a dischiudersi, alla ricerca di un accenno di vitale ossigeno, mentre una serie di sogghignanti risatine accompagnava il momento in cui la punta degli acuminati canini della ragazzina dalla pelle mulatta affondava nel bianco e morbido strato di albume.
Per un istante, il corpo della giovane Tassorosso venne attraversato da una inquieta condizione di angoscia, dettata da una percezione che individuava nella sua figura una sorta di giocattolino, di preda, dinnanzi alla quale, nasceva un irrefrenabile desiderio di sadismo.
Tuttavia, la rilevanza delle informazioni in suo possesso, induceva la bambina dalle bionde trecce a mettere da parte il suo stato interiore, lasciando alle sue malevole parole la possibilità di ledere il suo animo.  
-“È..è importante”-
Un minuto di attesa venne elargito dalla mandibola di Santana, tempo essenziale per consentire alle sue arcate dentali di spezzettare nel modo corretto quella porzione di cibo, così da essere in grado di deglutire senza alcuna preoccupazione, prima che la pesantezza di un sospiro portasse le sue guance a gonfiare la propria dimensione di un annoiato alito.
Malgrado, la giovane Serpeverde fosse a conoscenza del probabile velo di smarrimento che avrebbe solcato il viso dei suoi compagni, a seguito della sua azione, il bisogno di colmare la propria mente di una qualsiasi risposta era troppo elevato per riuscire ad essere ignorato.
Pertanto, sospinse le sue gambe ad innalzare la relativa figura, in un crescere di centimetri che diede al suo piede sinistro la giusta occasione, attraverso cui, posare il rispettivo peso sulla dura superfice di legno del tavolo e raggiungere il lato opposto.
Il movimento di Santana, una volta affiancata la sagoma della Tassorosso, non venne interrotto, conducendo i suoi passi ad accumulare una certa distanza dal gruppetto dei suoi coetanei, in modo da celare il tema della conversazione.
In silenzio, la figura di Brittany cedette al suo volere, assecondando la sua decisione di lontananza.
Oltrepassato il paio di metri, il solerte progredire della giovane Serpeverde venne meno, soddisfatto del distacco ottenuto.
Di conseguenza, le sue oscure iridi non tardarono a condurre la loro attenzione alla presenza dietro di lei.
-“Hai trenta secondi”- il suo piatto ed austero tono di voce, associato al rapido intrecciarsi delle sue braccia, sottolinearono un obbligo di urgenza, di fronte al quale, la lingua della giovane Tassorosso non aveva alcuna intenzione di disobbedire.
Un violento tumulto avvolse il suo petto, risultato di un inevitabile incremento a cui la cadenza delle sue pulsazioni cardiache si era fatta testimone, ed una morsa contrasse il centro del suo ventre, mentre la sua bocca si socchiudeva, oramai in procinto di condividere la sua conoscenza.
-“Quinn si sbagliava..”- un greve sospiro diede forma alle sue prime parole, faticose da pronunciare, dato il fatto che spalancavano le porte ad una presunta realtà a cui Santana non avrebbe conferito alcun credito -“..il meccanismo della parete non viene innescato tramite invocazione..ma attraverso la paura..”- il tremolio della sua frequenza vocale indusse il fiato di Brittany a riconoscere la necessità di una piccola pausa, conseguenza del penetrante ed affilato sguardo che la giovane Serpeverde le stava rivolgendo, a fronte di una sequela di informazioni, dinnanzi alle quali, i lineamenti del suo volto non potevano fare a meno di incrementare il loro stato di confusione -“..le creature hanno avvertito la presenza di un pericolo e sono emerse..”- un lieve momento di incertezza travolse le azzurre iridi della giovane Tassorosso, costringendo i suoi occhi ad abbandonare il gravoso contatto visivo con Santana, intanto che la condizione di angoscia in cui sostava il suo animo accentuava il proprio fervore, sospinta dalle attese conseguenze di cui la sua prossima affermazione si sarebbe resa una probabile artefice -“..la..la minaccia secondo loro..sei..sei tu”- concluse, trovando soltanto alla fine la forza di riportare la sua attenzione su quelle oscure iridi.
Per un lungo istante, lo sguardo della giovane Tassorosso rimase ad osservare il volto di Santana, alla ricerca di un qualche minimo cambiamento nella sua espressione, in maniera tale da essere in grado di cogliere la natura del suo stato d’animo.
Tuttavia, la rigida fisionomia del suo viso non lasciava trapelare alcun genere di emozione, dando a Brittany la sola possibilità di deglutire.
Dal canto suo, la giovane Serpeverde, a discapito della apparente mancanza di una reazione, non sostava affatto in una condizione di immobilità, almeno a livello interiore, dove il ritmo accelerato del suo battito cardiaco e la ferrea stretta nella quale il suo stomaco era stato contrito evidenziavano un moto di crescente collera, dovuto alla scandalosa insolenza che il suo udito era stato costretto ad ascoltare.
Difatti, in base alla dichiarazione di quella stupida ragazzina, lei, Santana Lopez, membro della nobile ed illustre casata dei Lopez, discendente di una delle famiglie più ricche dell’intero mondo magico, il cui modello di vita aveva sempre riscontrato i suoi valori nella legittima ideologia portata avanti dal Signore Oscuro, inducendo la sua stessa stirpe a combattere al suo fianco come Mangiamorte nella battaglia di Hogwarts, sarebbe stata la causa della comparsa di quella creatura, un mostruoso orco che aveva affiancato Voldemort nello scontro finale.
Di certo, la mente bacata della mocciosa non era riuscita a soffermare il suo vuoto cervello su quel fondamentale particolare, facendo la portavoce di una teoria a cui mancava la matrice di un degno supporto.
Con un violento scatto, Santana contrasse la sua mascella, mentre il movimento a negare del suo capo portava alla luce il suo rifiuto nei confronti di quella supposizione, la cui sostanza non era altro che il principio di un inammissibile affronto, il quale, designava la giovane Serpeverde come il risultato di una semplice e popolana dinastia, come qualcuno a cui il Signore Oscuro avrebbe dato la caccia e non annesso ai suoi ranghi, una banale e noiosa ragazzina da cui gli altri avrebbero tratto le loro canzonatorie risate e non subito il disagio della sua presenza.
-“Quanto sei stupida..”- il tono sprezzante della sua voce diede un brusco arresto al prolungato momento di silenzio di cui si erano fatte seguito le parole di Brittany, sospingendo il cuore della giovane Tassorosso a sobbalzare, colto alla sprovvista dalla veemente irruenza del suo accento, così tagliente e velenoso da indurre il respiro della bambina dalle bionde trecce ad arrestare la relativa cadenza -“..credi che io sia la vittima di un sortilegio oscuro? Io?!”- una dolorosa contrazione indusse lo stomaco di Brittany a soccombere nella sua asfissiante morsa, conseguenza di quel rabbioso ed improvviso incremento della sua intonazione vocale, la cui furente esplosione condusse il corpo della giovane Tassorosso a sussultare, spaventato dal suo aggressivo impeto, il quale, ebbe il potere di increspare la sua pelle di terrorizzati brividi.
Senza nemmeno rendersene conto, il suo piede destro aveva indietreggiato, allontanando di una manciata di centimetri il suo viso dal feroce sguardo di Santana.  
-“Se dipendesse da me..”- un deciso passo in avanti mise da parte la esigua distanza con cui Brittany era tornata a respirare, mentre il pungente polpastrello della giovane Serpeverde indicava il petto della ragazzina dinnanzi a lei, schiacciando su di esso il peso della propria ira -“..tu e la tua insulsa famigliola babbana verreste rinchiusi ad Azkaban e marcireste lì per il resto della vostra patetica ed inutile vita”-
Un intenso fremito travolse la bocca dischiusa della giovane Tassorosso, trascinando le sue labbra in un convulso tremore, la cui incontrollata forza indusse le pareti della sua gola a vibrare, colte dalla prepotenza di un singhiozzo, intanto che un denso strato di rossore contornava il bianco delle sue pupille, ricoprendo il limpido azzurro delle sue iridi di una spessa patina di umidità, la quale, non ebbe la fermezza di rimanere racchiusa nei suoi umidi occhi.
Con il cuore lacerato da stridenti pulsazioni cardiache, il corpo afflitto da violenti spasmi e le guance bagnate da una lunga scia di corpose gocce salate, Brittany corse via, allontanando la sua figura dalla soffocante presenza di Santana ed il suo udito dal principio di un derisorio eco.
 

 
Ancora una volta, lo sguardo di Quinn diede alle sue verdi iridi il giusto tempo di soffermare la loro attenzione sul vasto cortile interno, alla ricerca di Brittany.
Infatti, la giovane Tassorosso non aveva occupato il suo solito posto, al fianco della sua amica, nelle due lezioni mattutine, suscitando in lei un moto di preoccupazione.
Di conseguenza, nel momento in cui la campanella era suonata, determinando la fine della tediosa spiegazione del Professor Schuster, la giovane Corvonero aveva abbandonato la sua consuetudine di intrattenersi oltre il regolare orario, mettendo da parte il suo istinto di domandare un possibile approfondimento sul tema trattato, in maniera tale da condurre i suoi passi in direzione della porta di uscita senza perdere attimi preziosi.
Le labbra di Quinn vennero sfiorate da uno sconsolato sospiro, dinnanzi ad una attenta ispezione a cui, tuttavia, non era stato concesso alcun risultato: Brittany non era nemmeno lì.
Il preludio di una tenue fitta travolse il cuore della ragazzina, sospingendo il suo collo a chinare in avanti il relativo capo, in un gesto di profondo avvilimento che diede al suo stomaco una ferrea morsa nella quale asfissiare, ed i suoi denti ad affondare nella soffice ed umida parete interna della sua guancia destra, mentre la consapevolezza della sua erronea condotta attribuiva al suo animo uno stato di acuto malessere.
Difatti, durante i due giorni appena trascorsi, la mente di Quinn era stata completamente assorbita da una sequela di confuse ed indistinte domande, la cui essenza aveva richiamato alla sua attenzione la maniera, attraverso la quale, Santana e la Professoressa del Monico fossero riuscite a celare la presenza del sangue.
Tuttavia, le innumerevoli congetture, a cui il sagace intelletto della piccola Corvonero aveva offerto il loro adito, erano risultate vane, racchiudendo il suo essere in una condizione di perenne sconforto ed insofferenza, a fronte della quale, la comune indole di Quinn, loquace e briosa, era stata indotta a svanire, lasciando spazio ad un inquieto ed adirato silenzio.
Di conseguenza, malgrado il suo corpo non avesse mai effettivamente abbandonato il fianco della sua amica, continuando a seguire la normale ruotine come se nulla fosse accaduto, la sua presenza era stata oscurata da una miriade di assillanti pensieri, ai quali, non era riuscita a porre alcun freno.
Così, il mondo intorno a lei era scomparso, compresa Brittany.
Di nuovo, il suo caldo fiato diede alla propria bocca un accenno del suo avvilito sospiro, intanto che le sue gambe riprendevano il loro cammino, indirizzando il proprio progredire verso i sotterranei, nel tentativo di incrociare la sua figura nei dintorni della relativa Sala Comune.
Una manciata di metri era stata oltrepassata dal suo solerte avanzare, quando, il suono di un vago e lontano fragore raggiunse il suo udito, obbligando il rapido procedere dei suoi passi ad arrestare la sua leggera corsetta.
La direzione del suo sguardo venne rivolta alla soglia del corridoio di fronte a lei, appena un poco a destra rispetto alla sua figura, da dove quello strano ed ambiguo rumore sembrava essere risuonato.
Per un lungo istante, le sue verdi iridi rimasero ancorate al desertico varco di entrata, in attesa che la fonte di quel confuso trambusto si manifestasse.
Eppure, nonostante il riverbero del misterioso tumulto continuasse a riecheggiare tra le pareti del corridoio, uno stato di totale vuoto caratterizzava il punto di accesso di quella corsia, inducendo le sopracciglia di Quinn ad aggrottare la sua fronte, in una espressione di smarrimento a cui, tuttavia, non venne elargito il giusto tempo per consolidare le sue peculiarità.
Infatti, una condizione di assoluto sbigottimento travolse i lineamenti del suo volto, portando le sue labbra a dischiudere la propria paura ed i suoi occhi a sgranare il loro terrore, dinnanzi ad una folla urlante di studenti, il cui agghiacciante grido risiedeva nelle mostruose creature che incombevano alle loro spalle: orridi orchi ed enormi ragni, oltre ad un gruppetto di spietati ghermidori.
Un senso di panico invase il suo corpo, provocando un violento irrigidimento dei suoi muscoli, i quali, costrinsero le sue gambe a sostare immobili in quel punto ancora un paio di secondi, bloccate da un preludio di pura angoscia a cui il veemente accelerare delle sue pulsazioni cardiache aveva oramai offerto il proprio credito.
In seguito, malgrado la sua mente fosse offuscata da un profondo sentore di vertigine, la cui violenta diffusione aveva indotto la sua pelle ad accumulare la freddezza di un fastidioso calore, le sinapsi del suo cervello trovarono la forza di risvegliare la statica pianta dei suoi piedi, in un solerte ridesto che spinse la sua figura a scattare in avanti.
A dispetto della verosimile considerazione, a cui il pensiero di Quinn stava destinando parte del suo interesse, una supposizione, la quale, individuava nel meccanismo della parete, attivato da Santana e la Professoressa del Monico, la principale causa del terrificante clamore nel quale la scuola era stata costretta a soccombere, in quel momento, il motivo che aveva portato la giovane Corvonero ad orientare la sua corsa in direzione dei sotterranei non era affatto legato alla necessità di fermare la sorgente del pericolo, ma al bisogno di rintracciare Brittany.
Tuttavia, il suo disperato ed urgente intento di raggiungere la zona inferiore del castello, in maniera tale da avere una possibilità maggiore di riuscire ad individuare la sua amica, era in netto contrasto con il desiderio impellente dei suoi compagni di abbandonare Hogwarts.
Pertanto, il rapido progredire dei suoi passi venne obbligato a rallentare la propria risoluta andatura, di fronte ad una urlante ed affannata moltitudine di alunni che correvano nel senso opposto alla sua destinazione.  
Di conseguenza, nel giro di pochi istanti, il suo guardo non ebbe più alcun parametro di riferimento sul quale basare la propria avanzata, totalmente oscurata dalla presenza di numerosi allievi, la cui notevole altezza impediva alle verdi iridi di Quinn di cogliere il punto esatto nel quale la sua direzione sarebbe dovuta cambiare.
Ciò nonostante, sebbene la sua corporatura risultasse alquanto minuta, il considerevole senso di angoscia che ghermiva il suo animo indusse la figura della giovane Corvonero ad irrobustire la sua struttura muscolare, in maniera tale da essere in grado di allontanare dal proprio cammino eventuali ostacoli.
Così, tra lievi spintoni ed involontarie gomitate, i piedi di Quinn si ritrovarono a sostare sulla cima di una rampa di scale.
Per un breve istante, la ragazzina rimase immobile, concedendo al suo instabile respiro la possibilità di assimilare un essenziale quantitativo di ossigeno, prima di riprendere il dinamico procedere della sua irrequieta corsa.
Una volta raggiunto il centro del corridoio sottostante, ricolmo di una massa informe di studenti che tentava disperatamente di lasciare alle proprie spalle la mortale minaccia, lo sguardo della piccola Corvonero venne attirato dalla famigliarità di un paio di volti, dinnanzi ai quali, una rapida deduzione di Quinn sospinse il suo corpo a procedere verso di loro, nella speranza di ricevere una risposta sul luogo in cui Brittany avrebbe potuto trovarsi.
-“Tina! Mike!”-
Malgrado, la persistenza di un dirompente strepitio di assordanti grida facesse risultare parecchio complicato un intento di comunicazione, i destinatari di quel richiamo non ebbero alcuna difficoltà ad udire il loro nome, volgendo il proprio interesse in direzione di quella voce.
-“Quinn!”- una netta riduzione del loro frenetico progredire concesse alle gambe della ragazzina la possibilità di raggiungere i suoi amici senza compiere un ulteriore sforzo.
Il palmo della sua mano sinistra venne appoggiato alla fredda superfice di pietra che sostava al suo fianco, mentre dalla sua bocca dischiusa il fragore del suo affanno risuonava nello spazio limitrofo, in un fugace attimo di tregua.
-“Avete..avete visto Brittany?”-
Un rapido sbattere coinvolse le palpebre di Tina, intanto che nella sua mente affioravano i ricordi della mattinata appena trascorsa, nel tentativo di individuare un momento in cui fosse emersa la figura della giovane Tassorosso.
-“Stamattina a..a colazione..”- rispose titubante, indirizzando le sue iridi verso il volto di Mike, alla ricerca di una conferma della sua fragile memoria.
Dinnanzi, alle parole della sua amica, la corrugata fronte del ragazzo venne indotta a distendere il suo stato di riflessione, in un preludio di assenso a cui il suo capo diede il conclusivo adito, annuendo alla supposizione di Tina.  
-“Si..stava parlando con Santana..”- aggiunse, spostando la sua attenzione sullo sguardo di Quinn.
Per un istante, una condizione di smarrimento condusse le sopracciglia della giovane Corvonero ad incurvare il proprio lineare tratto, disorientate dalla inconsueta informazione di cui il suo udito era stato fatto testimone.
Difatti, il suo intelletto non riusciva a rintracciare una valida ragione, in base alla quale, la sua amica avrebbe dovuto intrattenere una conversazione con lei, dato il considerevole distacco caratteriale, accompagnato da una ricorrente sensazione di inquietudine, il cui principio, indicava come rispettiva fonte la sola consapevolezza da parte di Brittany della sua presenza.  
-“Santana?”-
Il velo di profonda incertezza, a cui il volto di Quinn continuava ad attribuire la fisionomia della sua espressione, venne costretto ad accentuare il proprio stato di spaesamento, dinnanzi al lieve cenno del capo che ricevette come risposta dai due ragazzini.
Ancora una volta, la mente della giovane Corvonero diede forma alle possibili motivazioni, di fronte alle quali, il costante timore di Brittany, nei riguardi della ragazzina dei capelli corvini, avesse potuto subire una sorta di repressione.
Il complesso intreccio di congetture, a cui Quinn stava sottoponendo l’attività dei suoi neuroni, non diede al suo sguardo la possibilità di prestare attenzione alla sofferente occhiata che Tina rivolse al suo amico, risultato di una reminiscenza, il cui trapelare, indusse la bocca della giovane Corvonero ad abbandonare un pesante sospiro.
-“Lei..”- immediatamente, le verdi iridi di Quinn ritornarono a rivolgere il loro interesse alla bambina davanti a lei, sospinte dalla eventualità di acquisire ulteriori notizie -“..è scappata via..piangendo”-
Una intensa contrazione prese forma nello stomaco della giovane Corvonero, soffocando nella sua asfissiante morsa le viscere del suo ventre, dinnanzi alla dolorosa immagine di cui il suo sguardo venne colmato, uno scenario che il suo intervento avrebbe potuto evitare.
Se solo fosse stata lì..
Di nuovo, un senso di rammarico invase il suo animo, portando le sue pulsazioni cardiache a stridere, avvilite da un preludio di colpevolezza, di fronte al quale, il suo addolorato spirito concesse il proprio favore.
Tuttavia, il tempo di meditare sulla propria inadeguata condotta non era di certo attinente alla pericolosa circostanza nella quale si erano ritrovati a sottostare.
Difatti, nel momento in cui una sequela di isteriche grida giunse al loro udito, riportando alla relativa attenzione il frenetico trambusto del corridoio, dove un gigantesco ragno nero avanzava spedito, alla ricerca di una preda da assaporare, i muscoli delle loro gambe non tardarono ad assecondare la folle smania che lambiva il rapido progredire dei rispettivi compagni.
Di conseguenza, il mingherlino corpo di Quinn venne inghiottito dalla violenza di una incontrollabile orda di impauriti studenti, il cui disperato bisogno di salvezza rendeva il loro tentativo di fuga un irrefrenabile ed irruento procedere che non lasciava spazio alla sorte dei rispettivi coetanei.
Ciò nonostante, malgrado il movimento dei suoi passi non fosse condizionato dal suo volere, ma trovasse il relativo agire nella incalzante e spasmodica pressione portata avanti da una soffocante presenza alle sue spalle, la necessità di attenuare la sensazione di angoscia, da cui il suo animo era ancora oppresso, indusse la giovane Corvonero a concentrare tutta la sua forza nei muscoli delle proprie gambe, in maniera tale da frenare la sua brusca avanzata e rivolgere la propria direzione verso sinistra, dove una lunga gradinata attendeva il suo passaggio.
Così, a dispetto delle innumerevoli difficoltà a cui il suo corpo dovette fare fronte, in particolare a livello di equilibrio, la gracile figura di Quinn ebbe la determinazione di sfuggire da quella infernale moltitudine di indomabile veemenza, colta da un impeto di adirato fervore, dettato dallo scorgere di una inconfondibile chioma di capelli neri, il cui dinamico movimento rasentava la fine di quella medesima scalinata.
Riacquisito il controllo sulla propria volontà di azione, la giovane Corvonero, sospinse i suoi passi a discendere con solerzia i numerosi gradini che la separavano dalla schiena di Santana.
-“Lopez!”- il suo furente grido, carico di collera e rancore, la cui potenza diede allo spazio circostante il riverbero del suo eco, giunse alle orecchie della giovane Serpeverde, la quale, nonostante il suo ultimo intento non avesse come proposito una superflua discussione con la mezzosangue, decise di rallentare il suo risoluto procedere, concedendo alla Fabray il tempo di una risposta.
Difatti, il principio di una evidente supposizione aveva colmato la mente di Santana, nel momento in cui il perforante strillo della piccola Corvonero era sopraggiunto al suo udito, una ovvia deduzione che vedeva in lei la diretta responsabile di ciò che stava accadendo.
Tuttavia, non era affatto come sembrava.
 -“Stavolta io non c’entro”- la sua concisa affermazione, sinonimo di una replica ad una implicita domanda, venne elargita senza rivolgere alcuna attenzione al rispettivo destinatario, conseguenza di una impellente urgenza di cui Santana non poteva di certo ignorare la rilevanza.
Pertanto, malgrado la sua coscienza la spingesse a credere nella venuta di una probabile richiesta di spiegazione da parte della seccante mezzosangue, la ragazzina dai capelli corvini non diede al suo camminare alcun motivo di arresto, lasciando alle sue gambe il compito di guidarla verso la parete.
Eppure, sebbene la sua figura avesse continuato ad avanzare, anche se ad un ritmo inferiore, il suo regolare progredire venne costretto ad interrompere la relativa marcia, ostacolato dalla improvvisa comparsa della figura di Quinn davanti a lei.
Un rapido movimento coinvolse le braccia della giovane Serpeverde, le quali, non tardarono ad incrociare la loro irritazione dinnanzi al suo petto, mentre la pesantezza di un sospiro abbandonava la sua bocca dischiusa.
-“Fabray..ti ho dett-“- tuttavia, il suo principio di nervosismo, determinato dalla brusca cessazione del suo necessario procedere, non ebbe la possibilità di concludere la propria attuazione, troncato dalla furente condizione di ira in cui sostava la giovane Corvonero.
-“Non me ne frega un accidente di te o del tuo stupido piano!”-
Per un istante, i lineamenti del volto di Santana rimasero ancorati alla sua precedente espressione di sdegno, talmente colti alla sprovvista dalla sua inattesa irruenza da non essere stati in grado di elaborare in tempo la reazione al suo furibondo grido.
In seguito, una notevole elevazione indusse le sue sopracciglia a trovare terreno nei pochi centimetri di distanza che le separavano dal preludio dei suoi capelli, accostata ad una consistente espansione delle sue oscure iridi, sconcertate dalla durezza del suo tono di voce.  
Un lieve cenno di smarrimento prese forma tra le pieghe della sua fronte, risultato del vivido rossore a cui il volto della giovane Corvonero aveva ceduto la propria superfice, in particolare sulle guance, dove una intensa manifestazione di livida rabbia faceva risaltare la furia del suo sguardo.
-“Che diamine hai fatto a Brittany?!”-
Di colpo, la condizione di perplessità, di cui la fisionomia del suo viso stava assumendo le sembianze, dato il persistere di una inconsapevolezza nei riguardi del suo adirato comportamento, a fronte del fatto che la causa della situazione circostante pareva non suscitare in lei alcun interesse, venne a mancare, sostituita da un tenue accenno di distensione, dettato dalla presa di coscienza a cui la sua condotta faceva riferimento.
Le labbra di Santana non poterono fare a meno di incurvare la loro lineare forma, dando adito al suo consueto sorrisetto, la cui perfidia divenne ancora maggiore, di fronte al ricordo delle sue lacrime, conseguenza di un dolore di cui lei era la sola responsabile.
-“Bè..”- il caldo fiato di un annoiato sospiro venne rilasciato dalla sua bocca, ancora contratta nella sua crudele smorfia, intanto che un leggero restringimento delle sue spalle sottolineava il suo stato di totale indifferenza -“..le ho solo ricordato il suo posto in questo mondo”-
Un veemente scatto indusse la mascella di Quinn ad irrigidire i muscoli del suo volto, in un furioso digrignare di denti che diede alla rabbiosa espressione della giovane Corvonero una nota maggiore di follia, mentre le sue dita venivano accartocciate all’interno dei suoi palmi, offrendo alle proprie unghie un soffice terreno nel quale affondare.
Ancora una volta, una sensazione di soffocamento travolse le viscere del suo stomaco, accentuando la cadenza delle sue pulsazioni cardiache, in un preludio di rinnovata ira a cui il repentino aumento della sua temperatura corporea faceva da testimone, dinnanzi al pensiero della circostanza scaturita dalle sue parole, una situazione nella quale Brittany non aveva potuto fare altro che subire la sua perfidia, lasciando alla tagliente lingua di Santana il potere di umiliare il suo essere.
Malgrado, la violenta spirale di collera, in cui il suo animo era contrito, fosse talmente intensa da spingere la bocca di Quinn a desiderare di gridare in faccia alla giovane Serpeverde tutto il disprezzo che nutriva nei suoi confronti, di fronte alla beffarda e divertita espressione del suo viso, la cui brama di ricevere una indomita sfuriata emergeva dal fervido luccichio di attesa riflesso nelle sue oscure iridi, la giovane Corvonero impose alla sua condizione di incontrollato sdegno di rimanere ancorata al suo animo, in modo tale da lasciare spazio a ciò che, in quel momento, contava davvero.
Di conseguenza, lo stato di risoluta contrazione, in cui sostavano i muscoli del suo corpo, non venne protratto oltre, obbligato a sopportare un rapido processo di apparente rilassamento, attraverso il quale, il suo vigoroso e convulso respiro ebbe la possibilità di cedere al petto di Quinn un attimo di tregua.
In seguito, una volta accertato il declino della sua condizione di collera, la piccola Corvonero indusse il suo sguardo a soffermare la propria attenzione sulla sua tenebra, limitandosi a scuotere il capo.
-“Sei una persona spregevole. E non ho idea di come tu possa guardarti allo specchio”-
E così, senza attendere il preludio di una risposta a cui non avrebbe elargito alcuna considerazione,
la sua figura venne avanti, oltrepassando Santana e rivolgendo i suoi passi verso la Sala Comune dei Tassorosso, in una inattesa e silenziosa reazione che costrinse il corpo della giovane Serpeverde a restare immobile, lievemente turbato dalle sue parole.
Di nuovo, un impeto di angosciata frenesia avvolse le gambe di Quinn, sospingendo la cadenza del suo passo ad incrementare la relativa andatura, in una inquieta ed affannata corsa a cui, tuttavia, il fragore di un acuto grido costrinse ad un brusco arresto.
Per un breve istante, le piante dei piedi della giovane Corvonero non diedero adito ad alcun segno di movimento, rimanendo statiche al centro del corridoio, al contrario delle sue verdi iridi, le quali, cominciarono a vagare irrequiete tra lo spazio circostante, accompagnate dalla accortezza del suo udito, alla ricerca di un indizio sul luogo di provenienza di quel terrorizzato urlo.
Eppure, malgrado la zona dei sotterranei non fosse condizionata dal medesimo trambusto delle aree al livello superiore, dando così alle orecchie di Quinn la possibilità di distinguere le varie fonti sonore, il fatidico rumore non parve accogliere il favore della sagacia prontezza della sua percezione uditiva, inducendo la figura della piccola Corvonero a procedere in direzione di una indistinta meta.
Ciò nonostante, a seguito di un accidentale incrocio con la porta del bagno delle ragazze, situata ad una manciata di metri dalla Sala Comune dei Tassorosso, la solerte avanzata di Quinn venne indotta ad interrompere il proprio progredire, persuasa da un arcano sentore, il quale, esortava il suo corpo a rivolgere la rispettiva attenzione dentro a quella stanza.
Così, assecondando il preludio di una indeterminata necessità, la condizione di stabilizzazione della giovane Corvonero non venne prolungata oltre, portando il palmo della sua mano sinistra a posare la propria incertezza sul ruvido legno della porta di ingresso, mentre le sue dita sfioravano la sottile fessura della tasca destra della sua toga, lambendo il manico della propria bacchetta.
Il velo di timore, a cui le sfumature delle sue verdi iridi avevano concesso il loro riverbero, non diede adito ad un ulteriore istante, rimpiazzato da una densa patina di terrore.
Difatti, dinnanzi al suo atterrito sguardo, la massiccia e corpulenta figura di un ghermidore avanzava con inquietante lentezza, come un cacciatore desideroso di agguantare la sua preda, in direzione di Brittany, il cui tremante corpo, limitava le sue gambe ad indietreggiare, in un vano intento di fuggire dalla sete omicida dell’uomo.
Un violento sussulto travolse la figura della giovane Tassorosso, obbligando il suo irrequieto respiro ad accelerare la propria cadenza, nel momento in cui la sua schiena venne in contatto con la fredda superfice del muro alle sue spalle, in un improvviso impatto che sospinse la solerzia del suo battito cardiaco ad incrementare il relativo fervore.
Il calore di una solitaria lacrima discese lungo la sua guancia destra, rimarcando il leggero strato di umidità di cui le sue gote erano ancora intrise, a seguito del precedente pianto, di fronte al costante progredire di quel malvagio individuo, il cui bramoso sguardo non allontanava il proprio interesse dal volto spaventato della ragazzina, ansioso di assaporare ogni attimo in cui sarebbe stato stravolto dalla sofferenza.
-“Brittany!”-
Per un istante, il rapido fremere del cuore della giovane Tassorosso venne meno, bloccato dal suono di una famigliare voce, il cui inatteso giungere, indusse il suo animo a colmare la propria condizione di angoscia di una debole coltre di conforto, dettata dalla sua presenza.  
Le labbra di Brittany vennero dischiuse, lasciando andare un tremante sospiro, intanto che le sue arrossate iridi incrociavano il panico nello sguardo della sua amica.
Solamente, una manciata di secondi, concesse ai loro impauriti occhi la possibilità di soffermare il relativo sgomento sulle reciproche venature, prima che la bacchetta del ghermidore trovasse il suo bersaglio nella figura di Quinn.
Il preludio di un soffocante nodo prese forma nel centro della sua gola, costringendo la ragazzina a spalancare la propria bocca, alla ricerca di un barlume di essenziale ossigeno.
Tuttavia, dinnanzi al rapido movimento del polso, di cui il brutale cacciatore si era fatto testimone, segno ineluttabile del sorgere di un incantesimo, il fiato di Quinn venne a mancare, stroncato dalla consapevolezza di una imminente probabilità di morte.
Ciò nonostante, malgrado il tempo di reazione non fosse a favore della giovane Corvonero, data la sola frazione di secondo nella quale il suo corpo avrebbe potuto agire, le sue gambe non tardarono a scattare verso destra, nel momento in cui la bacchetta ebbe terminato la propria rotazione.
Le corde vocali della giovane Tassorosso vibrarono, scosse dal fremito di un angosciato grido, la cui origine risiedeva nella violenta ed improvvisa esplosione che aveva coinvolto la parete alle spalle della sua amica, una intensa deflagrazione, la cui portata, aveva indotto la solida superfice di pietra, caratteristica della struttura di Hogwarts, a sfaldare la sua robustezza, in una profonda spaccatura, a seguito della quale, la resistenza del muro era stata obbligata a cedere, abbandonando al suolo un cumulo di voluminosi macigni.
Un veemente spasmo travolse il ventre di Brittany, asfissiando il suo stomaco in una inquieta spirale di supplizio, intanto che il sofferente movimento del suo petto decantava un inevitabile incremento del relativo ritmo cardiaco, risultato del futile vagare del suo sguardo atterrito tra la densa coltre di polvere determinata dalla irruenta caduta di una sequela di rettangolari blocchi di pietra, nel vano intento di scorgere la sagoma di Quinn.
Per un breve attimo, il corpo della bambina dalle bionde trecce venne sopraffatto dal sentore di un tragico presagio, la cui natura concentrava la propria attenzione sulle cause della sua impossibilità di riuscire ad individuare la fisionomia della giovane Corvonero, riscontrando nel brusco e fulmineo precipitare di quei massi una verosimile risposta.
La parvenza di un tenue singulto avvolse la sua sterile trachea, dinnanzi al disperato bisogno di una apparizione di cui, tuttavia, non vi era alcuna traccia.
Eppure, mentre il suo animo sprofondava in uno stato di irrefrenabile sconforto, il lieve cenno di un respiro affannato raggiunse il suo udito, spingendo le azzurre iridi di Brittany ad indirizzare il loro interesse alla destra di quel mucchio di macerie, da dove il leggero suono era scaturito.
Di fronte, al lento elevare della figura di Quinn, il cui peso trovava il proprio appoggio nella trave di legno che fungeva da primo stipite ad uno dei modesti gabbiotti presenti all’interno del bagno, ogni fibra del suo essere venne invasa da una autentica sensazione di sollievo, un inaspettato sentore di conforto a cui il suo spirito concesse tutto il proprio favore.
Tuttavia, il tempo di assaporare la fortuita condizione di ritrovato benessere non venne protratto oltre il millesimo di secondo, immediatamente spezzato dalla circolare movenza della bacchetta del ghermidore, sinonimo di un ulteriore attacco.
Difatti, nonostante la percezione di un esiguo dolore trafiggesse i muscoli delle gambe della piccola Corvonero, conseguenza del precedente ed inatteso scatto, il suo affaticato corpo venne costretto a lanciare il relativo stato di debolezza in avanti, in maniera tale da sfuggire alla rapida sequela di improvvise esplosioni che avevano cominciato a prendere forma nel momento in cui il sortilegio era stato scagliato.
Così, con le braccia incurvate sopra alla testa, in un misero tentativo di proteggere il proprio capo dai numerosi pezzi di legno scaraventati in aria dalla potenza delle detonazioni, e la vista appannata dal corposo strato di fumo e pulviscolo rilasciato dal fervore dei vari scoppi, il progredire incerto di Quinn ebbe la forza di raggiungere la figura di Brittany.
Per un fugace istante, la cognizione temporale parve arrestare il suo procedere, mentre le verdi iridi della giovane Corvonero soffermavano la loro attenzione sullo sguardo terrorizzato della sua amica, riconoscendo nelle sue arrossate sfumature la sua medesima paura.
In seguito, il corpo di Quinn venne indotto a subire una solerete rotazione, in modo tale da rivolgere i suoi intimoriti occhi al malevolo volto del ghermidore, sul quale solcava il preludio di un divertito sorrisetto di attesa, in un disperato intento di fermare il suo proposito omicida.
Eppure, nemmeno il barlume di un singolo attimo ottenne il permesso di convenire alla mano destra della ragazzina la possibilità di agitare il relativo polso, in una rapida privazione della bacchetta, di fronte alla quale, le tremanti dita della giovane Tassorosso si strinsero attorno alla manica della sua toga, alla ricerca di un appiglio.
Le pareti della piccola stanza riecheggiavano di un distinto rumore di respiri troppo affannati, segno di una condizione di angoscia ed inquietudine che individuava nel continuo avanzare del cacciatore una notevole ragione di crescita, in particolare nei riguardi delle loro pulsazioni cardiache, il cui incremento della relativa andatura colmava le loro tempie del fragore dei rispettivi battiti, e nella patina di freddo sudore a cui la loro gelida pelle aveva dato accesso.
Un debole singhiozzo venne abbandonato dalla bocca dischiusa di Brittany, dinnanzi al famigliare e progressivo innalzare di quella infernale bacchetta, sintomo del principio di un ennesimo incanto, il cui esito non avrebbe dato loro alcuna occasione di salvezza.
Di conseguenza, intanto che il ghermidore apprestava la sua lingua a formulare un oscuro maleficio, le azzurre iridi della giovane Tassorosso rintracciarono nel buio delle sue palpebre una condizione di attesa migliore ed i suoi polpastrelli un soffice terreno nel quale affondare il proprio terrore, al contrario di Quinn, il cui sguardo sgranato e le braccia leggermente sollevate, in uno sterile desiderio di proteggere sé stessa e la vita della sua amica, testimoniavano la presenza di un coraggio, al quale, era necessaria una valida motivazione per essere portato alla luce.
-“Petrificus Totalus!”-
Per un breve attimo, il fiato della giovane Corvonero non ebbe la forza di cedere adito alla propria mansione, lasciando il centro della sua gola sprovvisto della giusta dose di ossigeno, spezzato dalla inaspettata venuta della sua voce, un tagliente e risoluto suono che costrinse il corpo del cacciatore ad indurire la rispettiva struttura muscolare, fino al momento in cui, completamente immobilizzato, la sua figura cadde al suolo.
Ancora una volta, la risonanza di una irregolare respirazione avvolse il modesto spazio circostante, tuttavia, a dispetto della precedente occasione, il rumore che trovava credito tra le rovine del bagno non limitava la propria origine al cospetto di due fonti, ma rimarcava la partecipazione di una terza.
Difatti, a seguito di una solerte constatazione dello stato di totale messa in fuorigioco di quel crudele individuo, le verdi iridi di Quinn non tardarono a rivolgere il relativo interesse in direzione di quella inattesa sorgente.
Una tenue contrazione indusse le sopracciglia della giovane Corvonero ad arcuare la loro lineare forma, indice di un lieve accenno di confusione, il cui preludio individuava nel suo intervento la causa primaria della sua condizione di incertezza, mentre la parvenza di una leggera morsa ghermiva il suo stomaco, effetto di un remoto barlume di collera da cui il suo animo non era riuscito a liberarsi.
Di conseguenza, malgrado un insolito calore stesse prendendo forma nel suo petto, come il principio di un sentore di gratitudine nei confronti della sua provvidenziale comparsa, i lineamenti del volto di Quinn limitarono la relativa espressione, dando adito solamente ad uno stato di perplessità.
Ad una manciata di metri da lei, la figura di Santana concedeva alla fisionomia del suo viso uno strato di assoluta apatia, un velo della sua consueta durezza, in modo tale da celare allo sguardo indagatore della mezzosangue il motivo della sua venuta, una ragione su cui nemmeno la giovane Serpeverde era in grado di elargire una concreta risposta.
Difatti, a discapito della lieve incrinatura che il suo ego era stato costretto a subire, in relazione alla sfacciata sentenza enunciata con disprezzo dalla Fabray, le sue gambe non avevano indirizzato il loro cammino verso i sotterranei, dove era certa incontrare la Professoressa del Monico, autentica fautrice del ritorno alla vita di tutte quelle creature, ma erano semplicemente tornate indietro.  
Il momento di stallo, dettato dal lungo persistere di un contatto visivo, di fronte al quale, nessuna delle due ragazzine sembrava intenzionata a cedere terreno, in una sorta di taciturna sfida in cui le verdi iridi di Quinn tentavano di imprimere nella mente di Santana la concezione che il suo gesto non avrebbe di certo messo da parte il suo deplorevole comportamento, al contrario, il tenebroso sguardo della giovane Serpeverde era concentrato in una abituale dimostrazione di indifferenza nei riguardi di tutto ciò che era accaduto, venne indotto a subire una improvvisa interruzione, dovuta ad un brusco accrescere della ferrea morsa in cui il braccio destro di Quinn era coinvolto, una risoluta presa, alla quale, le dita di Brittany convennero un istante di necessario aumento, determinato dalla visione di un paio di occhi neri, a seguito del dischiudere delle sue serrate palpebre.
Di nuovo, il silenzio divenne padrone di quel piccolo ambiente, lasciando alle loro diffidenti occhiate il compito di colmare il solito vuoto comunicativo.
Tuttavia, il favore del tempo non era affatto dalla loro parte, costringendo le oscure iridi di Santana ad indugiare sullo sguardo della mezzosangue ancora un altro giro di lancette, in maniera tale da persuadere i suoi passi ad assecondare la direzione del suo cammino, prima di dirigere il suo corpo al di fuori del bagno.
Per un breve attimo, la figura della giovane Corvonero rimase immobile, immersa in uno stato di profonda indecisione, in un dissimile bivio, a fronte del quale, la mente di Quinn avrebbe dovuto effettuare una scelta, prediligere il desiderio di allontanare la sua presenza dalla scuola, insieme a Brittany, alla ricerca di una possibilità di salvezza, oppure, orientare il suo interesse sulla strada dei sotterranei, oramai consapevole della situazione in cui sarebbe andata incontro.
Malgrado, le sue verdi iridi non avessero tralasciato la visione del tremante corpo della sua amica, conseguenza di una condizione di terrore a cui il relativo animo continuava ad essere soggiogato, il suo intelletto era a conoscenza del fatto che la legittima idea di scappare non avrebbe cambiato nulla, a meno di un effettivo intervento, la cui giovane Corvonero rifiutava di cedere alle ambigue mani di Santana.
Così, nonostante il germoglio della paura non facesse altro che fiorire nel suo ventre, alimentato dalla costante preoccupazione nei confronti di Brittany, le gambe di Quinn iniziarono ad avanzare, conducendo il suo corpo in direzione della parete.
 


Una volta svoltato il consueto angolo, il rapido progredire dei piedi di Santana venne obbligato ad arrestare la sua solerte andatura, risultato di uno scenario a cui il suo atterrito sguardo non era stato in grado di attribuire eventuali particolari.
Difatti, sebbene la sagacia della giovane Serpeverde avesse indotto il suo ragionamento a focalizzare la propria attenzione sulla fondata probabilità che il principio di quella imprevista invasione andasse riscontrato nella figura della Professoressa del Monico, la cui impulsiva azione era stata determinata da un crescente timore, indotto dal presumibile tarlo che la futile denuncia della mezzosangue aveva comunque insinuato nella mente del Preside, il suo acume non aveva soffermato il relativo interesse sulla reale circostanza nella quale si sarebbe potuta imbattere.
Pertanto, la tenebra delle sue iridi non aveva perso tempo a colmare le rispettive sfumature di un intenso sentore di sgomento, dinnanzi al conturbante profilo della docente di posizioni, il cui viso, sostava rivolto in direzione del soffitto di pietra, con le palpebre abbassate, mentre le sue braccia trovavano la loro posizione ai lati del suo busto, innalzate di quel tanto che bastava da sembrare alla disperata ricerca di un sostegno, e la sua lingua sbiascicava una sequela di incomprensibili parole.
Tuttavia, non era solamente la visione del suo stato di evidente possedimento a suscitare nel corpo di Santana una sensazione di inquietudine, ma soprattutto la conseguenza della silenziosa formula a cui la Professoressa stava cedendo il proprio fiato.
Le dita della giovane Serpeverde non poterono fare a meno di accentuare la loro presa attorno al manico della sua bacchetta, di fronte al gorgogliare della parete, un incontrollato ribollire di vivido sangue dal quale fuoriuscivano sfavillanti fiamme rosse che saettavano lungo il vasto corridoio del sotterraneo, intente a raggiungere il piano superiore.
Un tremante sospiro, proveniente dal fianco destro di Santana, indusse lo sguardo della ragazzina ad allontanare la sua attenzione dal centro della corsia, in maniera tale da orientare il suo interesse verso la fonte di quel debole suono.
Per una manciata di secondi, le sue incerte sfumature incrociarono le verdi iridi della mezzosangue, riscontrando nel loro intimorito riflesso la medesima condizione di paura che affliggeva il suo animo, nonostante un precario tentativo di nasconderla, mediante una fittizia risolutezza, al contrario della babbana, il cui violento ed instabile respiro, accompagnato da uno sguardo alquanto terrorizzato, davano una lampante riprova della sua angoscia.
Ciò nonostante, a discapito dello stato di turbamento a cui il loro corpo era assoggettato, il bisogno di porre un freno a quel devastante assedio risultava essere di vitale importanza.
Pertanto, a seguito di un necessario e profondo sospiro, la statica posizione di Santana concedette al suo passo il permesso di avanzare.
Eppure, nemmeno un paio di metri venne costretto a subire il passaggio delle sue scarpe, forzate ad interrompere il loro procedere, dal momento in cui, appena la sua figura era entrata in linea con la parte iniziale del muro, il veemente fremito del sangue non aveva fatto altro che incrementare la sua agitazione, incentivando la rapida uscita dei frammenti di sangue.
Di colpo, le palpebre della Professoressa del Monico furono indotte a sbarrare il loro sbigottimento, dinnanzi alla percezione di una irrefrenabile perdita di controllo del suo stesso sortilegio, a fronte della quale, la mano destra della donna diede inizio ad un solerte e convulso movimento, nel vano intento di riprendere il comando della situazione.
Infatti, nonostante la sua bocca stesse formulando una serie di incantesimi di arresto, nulla pareva affiorare dalla sua bacchetta, limitata nel suo potere dal travolgente vortice di sangue a cui le fulgide fiamme avevano dato vita, una impetuosa ed incontenibile spirale che si era avvolta attorno alla sua figura, cominciando a trascinare il suo corpo verso il muro.
Così, sotto lo sguardo inorridito e spaventato delle tre ragazzine, le corde vocali della Professoressa diedero adito ad un acuto ed intenso grido, mentre la parte inferiore della donna veniva inghiottita dalla parete di sangue.
Tuttavia, prima di essere risucchiata completamente, un lieve cenno del suo capo concesse alle sue iridi la possibilità di scorgere il viso sconvolto di Santana, arrecando al suo attonito sguardo un velo di ritrovata consapevolezza.
-“Allora sei tu”- il suo tenue mormorio non ebbe l’opportunità di aggiungere altro.
Per un lungo istante, il tempo parve assumere una dilatazione differente, come se stesse andando a rallentatore, inducendo così lo stato di confusione nella mente di Santana a rendere il suo udito ovattato.
Di conseguenza, nel momento in cui il solerte procedere di una dozzina di passi raggiunse il centro del corridoio, con il solo obbiettivo di estinguere la causa di quel letale assedio, le orecchie della giovane Serpeverde riuscirono ad avvertire soltanto un indistinto eco, offuscate dalla accozzaglia di domande a cui la sua testa stava dando credito.  
   
 
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