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Autore: Raffo_LaMasca    26/04/2022    1 recensioni
POV di Izzy Hands prima dell'inizio di tutto.
Quando Edward era solo suo.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Izzy Hands
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una bevuta come tante

 

Partì come una giornata come tante finché non scoprimmo che la nave che avevo avvistato appena un’ora prima era piena come un otre di rum di qualità disgustosamente alta.

Sprecato, tuttavia, per questa ciurma che non sarebbe in grado di distinguere l’acqua di un vaso da notte e quella di sorgente.

Schifosi vermi di mare, non se ne salvava uno.

Tranne Edward ovviamente.

Ma non è necessario sottolinearlo, il mignolo del piede di quell’uomo vale più di qualunque pirata, corsaro o marinaio abbia mai bagnato i suoi coglioni in mare e, per me, anche più del pregiato alcolico mai prodotto.

Ma sapevo avrebbe gradito il nostro bottino del giorno, ha sempre apprezzato le cose pregiate, un difetto, considerato il suo destino.

Presi un paio di bottiglie e, schivando quei puzzolenti ratti mentre si ammassavano per avere quanto più potevano, salii sulla torre di vedetta, sapevo che l'avrei trovato lì.

Avevo ragione.

Aveva un muso lungo, come da tempo succedeva quando facevamo razzie, e non mi guardò mentre mi sedevo accanto a lui.

“Ed, ti ho portato una bottiglia.” non mi guardava ancora, respirai profondamente “A quanto pare abbiamo assaltato la nave mercantile con il miglior rum dell’Atlantico.” 

“Hai.”

Mi girai di scatto per guardarlo interrogativo e lui, finalmente, mi guardò “Hai assaltato, io non ho fatto niente” disse mentre mi prendeva una bottiglia dalle mani e la apriva.

Roteai gli occhi “Ed, basta con questa storia, sei Blackbeard, il pirata più temuto della storia, cosa cazzo vuoi di più?”

Ed non mi rispose, stava bevendo, e subito dopo la sua faccia mutò espressione “Cazzo Izzy, non esageravi! Questo è davvero il miglior rum del Pacifico” e subito dopo ricominciò a bere come un poppate attaccato al seno materno.

Fissai la sua bocca succhiare velocemente l’alcol dalla bottiglia mentre la sua barba si impregnava di gocce che erano sfuggite alle sue labbra.

Me lo permisi solo per qualche decimo di secondo poi distolsi lo sguardo e sbuffai “Dovresti smetterla di dubitare di me” dissi cercando di tenere la mia voce bassa e stabile.

Vidi la bottiglia vuota volare in mare e un secondo dopo un alito caldo e odoroso sulla mia guancia.

“Scusami” Aveva la voce roca. Lo stava facendo apposta.

“Posso avere anche la tua?” disse mentre con la mano raggiungeva la mia bottiglia ancora chiusa al mio fianco, toccando appena la mia schiena nel frattempo, poi mi guardò negli occhi come ad aggiungere un “per favore” non verbale.

Sapeva cosa stava facendo e io lo lasciavo fare.

Abbozzai un "certo" distogliendo lo sguardo mentre lui ridacchiava e apriva la “mia” bottiglia.

Mi alzai prima che potesse parlare, sapevo cosa mi stava per chiedere.

“Ne prendi un altro paio Iz? Ti va?” chiese prima di riattacarsi alla bottiglia.

“Certo, capitano” risposi e così feci.

 

Scesa la sera io avrò bevuto un terzo di quanto aveva buttato giù Ed, ma mi andava bene così.

Quando era così ubriaco le sue guance diventavano tanto rosse da essere evidenti anche sotto la sua folta barba, i suoi occhi annacquati e il suo sorriso tremendamente rilassato anche se con un onnipresente ombra triste.

In quel momento ero meno cauto e mi stavo concedendo fin troppi attimi di indugio su di lui, mi giustificavo con l'alcol e con il fatto che così com’era non si sarebbe accorto di nulla.

La verità era che ero stanco, stanco delle briciole e degli sguardi rubati. Volevo di più. Volevo Blackbeard.

Ma lui non voleva me e lo sapevo.

Arricciai il naso e mossi la testa di scatto perché quel pensiero aveva fatto male, lo notò.

“Izzy” Mi mise il braccio intorno alle spalle “Non trovi che la Luna abbia una forma buffa?” stava biascicando.

Roteai gli occhi “No, Ed, ha la forma di uno spicchio, come tutte le notti” risposi con sufficienza

“È questo il tuo problema Izzy” iniziò “La Luna non ha sempre la forma di uno spicchio. A volte è piena e a volte non c’è affatto, capisci?” disse in maniera biascicante e seria.

“Cosa dovrei capire Ed?” chiesi, il mio tono non era cambiato ma ero sinceramente curioso. 

“Le cose cambiano, Iz! A volte sono in un modo, altre volte in un altro e una volta che le hai viste in modo diverso rivederle come erano prima sembra strano. Perchè è strano. capisci?” si girò verso di me e mi distrassi.

Aveva un taglio sul labbro inferiore che non avevo notato, chissà quando se l’era fatto.

“Iz!” mi chiamò alla realtà e incrociai il suo sguardo, era serio e umido, merda. “Anche tu cambi, ma non te ne rendi conto, credi la Luna sappia come la vediamo?” biascicava di meno e non accennava a smuovere lo sguardo dai miei occhi.

Ero confuso, non stavo capendo di cosa parlasse, probabilmente avevo paura di capire, quindi provai a scappare, distolsi lo sguardo e feci alzarmi ma una mano calda e ferma mi prese il volto con forza. Merda.

Avevo di nuovo gli occhi di Blackbeard nei miei e questa volta ero costretto a sostenere il suo sguardo. 

Mi fissò per qualche secondo, troppi e poi abbassò lo sguardo sulle mie labbra.

“Lo sai che io lo vedo come mi guardi?” mi disse con quella voce roca continuando a fissarmi le labbra, ma quando le schiusi per rispondere sentii le sue.

Erano più morbide di quanto credessi, erano morbide per un pirata.

Chiusi gli occhi e respirai.

Sapeva di rum e salsedine.

Mi lasciai andare e risposi al suo bacio, con la lingua sfiorai il taglio sul suo labbro.

Fu dolce, non mi aspettavo da Blackbeard una tale delicatezza.

Quando si staccò fu crudele: “Dimmelo Izzy” ordinò guardandomi gli occhi.

Sapevo cosa voleva, ci misi un attimo a ricambiare lo sguardo, ma quando lo feci le parole uscirono dalla mia bocca senza permesso “Ti amo, Blackbeard”.

Mi rispose con una smorfia che si trasformò in un sorriso gentile e mi lasciò il volto.

“Fai tu da vedetta stanotte?” mi chiese guardandomi di nuovo con quegli occhi che dicevano “per favore”.

“Certo, capitano” risposi mentre si alzava, tanto non avrei dormito comunque.

Sorrisi in una maniera in cui non ricordavo di essere capace e passai la notte a lanciare occhiate di gratitudine alla Luna.

 

Lo andai a svegliare un po’ più tardi del solito il giorno dopo, non avevo fretta, avevamo tutto il tempo del mondo.

“Edward” sussurrai vicino al suo volto.

Si svegliò con un grugnito e fece una smorfia “Izzy, fammi spazio dai” si lamentò mentre le nostre facce si allontanavano.

Ridacchiai un po’ “Dormito bene?” chiesi in una maniera davvero non da me.

Edward sbuffò e grugnì un paio di volte prima di mettersi a sedere e guardarmi con due occhi gonfi e impastati “Immagino di si, anche se non ricordo minimamente come sono finito a letto” e continuò “A dire il vero non ricordo nulla dalla seconda bottiglia, quel rum era davvero buono!”

Il sorriso morì sulla mia bocca e sentii il cuore diventare un macigno e sprofondare nel mio torace.

Si girò “Dovevi dirmi qualcosa, Izzy?” mi chiese.

“No” risposi senza guardarlo e me ne andai.

La giornata proseguì come tante e di quella sera non fu fatta più parola, quando il rum finì se ne perse anche ogni traccia fisica.

Rimase solo il mio ricordo, una crudele maledizione, di quella bevuta come tante.

   
 
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