Serie TV > Our flag means death
Segui la storia  |       
Autore: Bethesda    30/04/2022    1 recensioni
"[...] Lo voleva morto.
Voleva che provasse in pochi minuti il dolore che lui stesso aveva subito dal momento in cui si era reso conto di essere stato abbandonato come un cane su quel maledetto molo."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Equipaggio della Revenge, Stede Bonnet
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Spiegami per quale motivo non dovrei ucciderti con le mie stesse mani».

 

«Perché sono l’unica persona che si muove in anticipo tanto quanto te. E su Bonnet sono sicuramente molto più accorto».

 

Edward conficcò il coltello con cui stava giocando nel legno della scrivania della sua cabina, sollevando lo sguardo verso il proprio braccio destro.

 

«Accorto? Pensavi davvero che non mi sarei mai reso conto del suo arrivo sull’isola? Lui?! Che profuma di lavanda e violetta e lascia una scia dietro di sé che neanche la più costosa delle puttane?!»

 

Israel digrignò i denti, indeciso su come rispondere, ma – ‘fanculo – optò per essere quanto più schietto possibile.

 

«Bonnet ti ha fottuto il cervello una volta. Se ho fatto quello che ho fatto è stato per risparmiarti di dover perdere tempo con quell’imbecille, vista la tua impossibilità ad ucciderlo. Non potevo permettere che succedesse di nuovo».

 

«Ne parli come se fosse una minaccia», rise Barbanera, buttandosi con la schiena all’indietro sulla sedia.

 

«E non lo è?»

 

«No. Non lo è mai stato, e credo che questi ultimi anni siano la prova che sono rinsavito e se pensi che un omuncolo come quello possa distruggere tutto quello che sono riuscito a creare allora hai meno fiducia in me di quanta ne vai blaterando».

 

Izzy parve perdere la lingua e se ne stette tranquillo, senza aggiungere altro.

 

«Per quando è previsto l’arrivo della sua nave?»

 

L’altro non aprì bocca.

 

«Izzy».

 

«È arrivato questa mattina».

 

Barbanera congelò.

Stede era lì.

Sull’isola.

 

«Dove?»

 

Izzy parve ritrovare il dono della parola e con aria quasi supplicante – quasi – si gettò con le mani sulla scrivania, a pochi centimetri da lui.

 

«Lascia che me ne occupi io. Possiamo cancellare tutto. Basta poco, un ordine. Ci penserò io stesso e tu non dovrai far altro che dimenticare».

 

Edward cercò negli occhi dell’attendente un qualsiasi segno che lo stesse prendendo in giro ma no, era serio, mortalmente serio, e se gli avesse detto di sì non aveva dubbi che si sarebbe presentato presto sulla nave con un paio di scarpe fatte con la pelle di un ben noto nobile decaduto.

Avrebbe potuto permetterglielo.

In questo modo non avrebbe dovuto fare niente, gli sarebbe davvero bastato bere fino a cancellare ogni singolo ricordo dell’altro. Ma ci aveva già provato ed era inutile.

Le sbronze invece di aiutare riportavano a galla memorie, profumi e sapori e la sola idea lo spinse sovrappensiero ad andare a toccarsi le labbra.

 

Sollevò nuovamente lo sguardo verso l’altro, scacciando ogni pensiero di tenerezza che per un attimo lo aveva colto di sorpresa.

 

«Dimmi dove si trova».

 

 


 

 

Dovette impiegare qualche istante perché gli occhi si adeguassero dalla luce esterna all’oscurità della prigione. Passo dopo passo, in modo felpato, cominciò a percorrere il breve corridoio che dava sulle varie celle, per buona parte vuote.

Solo una era occupata da un uomo imbavagliato, ma definitivamente non era chi cercava.

L’unica luce che penetrava veniva dalle poche grate ad altezza testa che davano sulla strada e sarebbe stato difficile per chiunque intuire le fattezze di eventuali prigionieri.

Ma non per lui.

Non gli serviva la luce per capire che l’uomo seduto per terra, a reggersi le ginocchia come un bambino impaurito, fosse Stede.

Lo avrebbe riconosciuto ovunque, nonostante gli anni e la rabbia.

Dovette fermarsi sui propri passi, timoroso di andare avanti.

Cosa aveva da dirgli?

Perché non poteva semplicemente risparmiarsi quel dolore e lasciare che Izzy facesse davvero il lavoro sporco?

Nessuno lo avrebbe biasimato, anzi.

Non aveva senso che il grande Barbanera si sporcasse le mani su una nullità come Stede Bonnet.

 

Eppure si ritrovò nuovamente ad avanzare, le mani in avanti a cercare le sbarre che lo separavano dall’altro.

Lo osservò senza fiatare.

Anzi, si ritrovò a trattenere il respiro mentre fissava la rosa dei capelli biondi e le mani intente a stringere la stoffa delle brache.

Non emise alcun suono ma per qualche ragione Stede parve rendersi conto di non essere solo e sollevò la testa, quasi spaventato.

Nonostante l’assenza di luce non gli ci volle che un istante per capire chi fosse l’uomo di fronte a lui, Ed glielo lesse negli occhi.

 

Eppure non una parola uscì dalle labbra di Stede, nonostante fossero dischiuse in un’espressione di muto stupore.

 

Edward voleva andarsene.

Non sapeva il motivo ma si aspettava che da un istante all’altro sulla bocca di Stede sarebbe comparso un sorriso sardonico e che ne sarebbero scaturite parole di puro veleno, ma così non accadde.

Il prigioniero si alzò, incespicando, e con timore e riverenza di avvicinò alle sbarre senza distogliere per un solo istante gli occhi dai suoi.

Ed avrebbe voluto fare un passo indietro ma si sentiva incatenato a quelle sbarre e a quello sguardo.

Solo quando sentì le dita dell’altro sulle proprie si ridestò da quell’incantesimo.

 

«Edward--»

 

Scostò le mani come se avesse appena toccato una fiamma viva e si allontanò di un passo, leggendo subito negli occhi dell’altro la paura di aver fatto qualcosa di sbagliato.

 

«Ed, ti ho cercato per tutto l’oc--»

 

Barbanera si mosse ancor prima di rendersi conto di ciò che stava facendo e quando vide che stava puntando la canna della pistola direttamente contro la fronte dell’altro quasi si stupì per la propria rapidità.

Le parole di Stede gli morirono in bocca e i suoi occhi per un attimo andarono ad incrociarsi per cercare di vedere il punto in cui la bocca della canna stava premendo contro la sua pelle, ma subito tornarono a cercare i suoi.

 

«Dammi – una sola ragione – per cui non dovrei ucciderti», scandì piano.

 

Stede aprì e richiuse la bocca più e più volte, incapace di articolare un pensiero sensato, e questo fece andare l’altro su tutte le furie.

Tre anni.

Aveva avuto tre anni per trovare qualcosa da dire qualora si fossero rincrociati e adesso quell’idiota non riusciva a dire una singola parola.

 

«Mi dispiace», riuscì infine a sputare.

 

«Ti dispiace?», sputò. «Di cosa ti dispiace, Bonnet?! Di essere finito qui in questa prigione? Di esserti ritrovato di nuovo sulla mia strada? Perché avevi paura che prima o poi sarebbe successo, vero?! Dio solo sa quante volte ho sognato di rivederti per farti pentire di avermi preso in giro».

 

«Dio solo sa quante volte ho sognato di rivederti. E basta», ripeté l’altro con un mezzo sorriso, completamente fuori luogo ed ancora più idiota.

Lo avrebbe ucciso, pensò.

Lì, subito.

 

Sentiva il dito sul grilletto fremere con trepidazione, pronto a quel minimo scatto che lo avrebbe liberato di quell’ennesimo fantasma. Voleva vedere sul volto di Stede l’espressione di puro terrore che tutti – tutti –provavano anche solo a sentire il suo nome.

Ma l’altro non vacillava.

Lo guardava dritto negli occhi non con timore ma con la curiosità e la reverenza di un bambino.

 

Edward abbassò l’arma, sconfitto, voltandogli le spalle, incapace di reggere quello sguardo che sembrava non portare dentro di sé alcun senso di colpa per ciò che aveva fatto.

Si allontanò, seguito dai richiami del proprio prigioniero che lo implorava di restare, sino a che non riuscì a gettarsi in strada, sotto il sole cocente di Tortuga, il fiato corto e le mani tremanti.

Voleva nascondersi ma la sua cabina sembrava lontana miglia e miglia mentre lì, in mezzo a tutta quella gente che gli passava accanto senza dargli troppo peso, si sentiva annegare.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Our flag means death / Vai alla pagina dell'autore: Bethesda