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Autore: Satasana_    01/05/2022    1 recensioni
Luana, 26 anni, vive e lavora nella Trento in cui è nata e cresciuta, fra la sua famiglia, i suoi amici e i suoi amori.
Ma, come per tutte le eroine dei nostri tempi, gli eventi non gireranno sempre a suo favore, spinta a dover affrontare ogni missione che la vita propone.
Questa è la storia di Luana, una normale ragazza, con normali giornate, un normale lavoro e una spiccata tendenza a trovarsi sempre nei guai, con la conoscenza inconsapevole che opinioni altrui e pensieri marci finiscono con il mangiarti dalla parte più profonda del tuo essere.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1: Sei una paranoica! 
 


Feel the path of everyday
  which road you taking?

Breathing hard,making hay
yeah,this is living

 

-Ho fatto una cazzata grande- ruppi il silenzio che aleggiava nella stanza continuando a tenere lo sguardo rivolto fuori dalla finestra. 

Non c'era una bella vista, le cime dei vecchi palazzi e l'autostrada semi nascosta dalla nebbia ricordavano il paesaggio post-apocalittico dei migliori videogiochi horror in commercio. 

-Si, immaginavo. Aspettavo impaziente questo momento- mi girai di scatto verso il mio amico e notai che non aveva minimamente alzato lo sguardo dallo schermo del suo smartphone, limitandosi a rispondermi annoiato. 

Sentivo il calore propagarsi nelle mie guance, nonostante il sole calante facesse spazio al freddo pungente della sera, 

-Ah si? Immaginavi? E come mai? Comunque se non hai voglia o non ti importa basta dirlo...-  risposi stizzita, assottigliando gli occhi rivolti nella sua direzione. 

Giacomo poggiò l'apparecchio con delicatezza sul tavolo, fece un sospiro profondo e alzò lo sguardo verso di me

-Lu, ti conosco da quando abbiamo 13 anni, siamo stati insieme, siamo amici inseparabili e viviamo un anno nello stesso appartamento. Se non mi accorgessi dei tuoi cambiamenti di stato d'animo sarei una persona morta no? Se poi vuoi rimanere qui a girarci intorno non ti pregherò per raccontarmi ciò che hai da dirmi-

Deglutii, la saliva nella mia bocca aumentava a dismisura e una fastidiosa pressione sul petto mi stava facendo impazzire. 

Mi accorsi solo quando mi accinsi a parlare che avevo trattenuto il fiato per tutto quel tempo 

-Eh, non so come dirtelo, cioè non ho proprio fatto una cazzata, io non centro in prima persona però forse l'ho fatto di proposito e quindi è anche colpa mia-

-Dai ho capito, Francesco ti ha baciata- alla pressione adesso si era sostituito il battito accelerato e convulso del mio cuore, misi una mano sul petto per paura che potesse uscire da un momento all'altro

-NO! No ma quando mai Giaco ma sei matto, ma per chi mi hai preso ma non potrei mai, ci siamo solo abbracciati calorosamente dopo aver parlato tutta la sera dei nostri problemi di coppia... Ma come fai a sapere che ero con lui? - 

Giacomo scoppiò a ridere e riprese in mano il suo telefono, 

-Ieri notte non si è connesso per giocare, e così stamattina mi ha scritto che ieri era in giro con i colleghi... Riguardo al bacio scherzavo, ma è comunque l'equivalente di una limonata fra voi due. Certo che l'hai fatto di proposito, guarda caso proprio ieri hai organizzato un'uscita con tutti i colleghi del pub! Ma fammi il favore, non vi potete vedere a vicenda, non siete mai usciti insieme, ma da quando è entrato lui torni a casa con il sorriso tutte le sere...vi sbavate dietro da quando te l'ho fatto conoscere e, facendo il calcolo, sono più o meno 13 anni che vi conoscete e che ti sprono a provarci... -

-Si, ci hai provato fino a due anni fa fino a che...-

-Fino a che non si è sposato con la ragazza con cui sta 10 anni? Dai non ci hai nemmeno messo tutto questo impegno...- finì la mia frase, si bloccò un attimo e continuò, 

-Sono stato anni dietro a voi due, vi siete sempre avvicinati di poco e poi ignorati. Quasi come due calamite opposte... Ma siete stati entrambi troppo idioti per dirvi ciò che provavate l'uno con l'altro. Lui ha trovato la sua moglie perfetta, tu salti da una relazione troppo duratura ad un'altra altrettanto lunga... Che vuoi esattamente da me? - sbuffai e mi alzai velocemente, camminando a testa alta e sbattendo i piedi sul pavimento, diritta verso l'uscita 

-Tanto finisce che adesso non vi calcolate più per mesi anche se tu vai a casa di sua moglie a parlottare come due comari, domani le tue paranoie saranno svanite e ti dimenticherai di questi periodi di masturbazione fissa pensando solo a lui! Sei una paranoica di merda!- mi urlò dietro Giacomo mentre sbattevo la porta della cucina. 

 

Mi buttai sul letto a coccolare il mio gatto. Giacomo non aveva tutti i torti, ma quando arrivava quel periodo dell'anno, la mia unica fissa poteva essere solo lui: i suoi occhi verde smeraldo, quei capelli ricci neri come la notte più buia e quella barba incolta che nascondeva il sorriso più bello che avessi mai visto. Francesco era sempre stato il mio amore proibito, per quanto ci conoscessimo e potessimo esser vicini, non ci eravamo mai avvicinati così tanto da esser amici. Ma lui mi eccitava più di qualsiasi altra persona al mondo, ed ero quasi certa di provocargli la stessa sensazione. Non la vivevo male però, la mia attrazione nei suoi confronti svaniva e tornava a periodi alterni.

 Negli anni avevo imparato ad apprezzarlo non come mio amico, ma come ragazzo di Giada, che poi col passare del tempo era diventata mia amica. Due anni fa si sono sposati, ed ero in uno di quei periodi in cui non m'importava di lui: fui veramente felice per loro, il matrimonio era stato uno degli ultimi momenti felici tutti insieme fra amici. Ma poi, ripensandoci in momenti come questi, mi assaliva una tristezza immane per non avere ormai più nessuna chance. 

Un altro motivo mi faceva sentire estremamente in colpa: il mio fidanzato, ormai insieme da quattro anni, era il suo migliore amico, nonché testimone. 

 

Mi sfregai gli occhi con le mani e mi rigirai nel letto, nascondendo la faccia nel cuscino. La suoneria del telefono mi destò dai miei pensieri malsani e mi riportò alla realtà: era il mio fidanzato, che mi avvisava che sarebbe passato tra meno di mezz'ora. 

Strisciai fino alla scrivania dove presi la trousse dei trucchi e continuai svogliatamente la mia routine del giorno libero che avevo interrotto per fumare e parlare con il mio caro amico. Il mio unico giorno libero alla settimana, da quel che ricordo da quattro anni a questa parte, era rimasto pressoché lo stesso: gita dalla mattina fuori dal paese con pranzo in agriturismo o aperitivo che poi prosegue con cena e bevuta post abbuffata. Quella sera avevo proprio tanta voglia di bere e accantonare i desideri proibiti nel mio cervello. 

 

 

-Sai che penso? Credo che dovresti venire a vivere con me- Davide mi guardava serio, in attesa di una mia risposta. Poggiai il bicchiere del vino e feci un tiro dalla sigaretta, 

-Sai che penso? Che ti ho proposto tante tante volte di andare a vivere insieme, ma ti prego rispetta la mia scelta di non voler fare la mia prima esperienza di convivenza in casa con tua madre- 

la voce mi uscì strozzata pronunciando le ultime parole, sapevo quanto gli dava fastidio questa situazione, ma sembrava non importargli quanto poteva dar fastidio a me 

-Ma ti ho detto mille volte che mia mamma non ci disturberebbe! E poi lo sai che non posso lasciarla sola, mia sorella è lontana e... -

-Sola? Non ti sto chiedendo di trasferisci sulla luna! Sai benissimo che le voglio bene anche io e non vorrei mai rimanesse da sola! Siamo nella stessa città! E poi dici tanto che non la vuoi lasciare sola però se fai tardi la notte dopo lavoro per andare a bere è ok, ma cercarci una casa insieme adesso che possiamo e lavoriamo tutti e due no vero?- alzai la voce, sapevo quanto gli dava fastidio e, come previsto, si alzò diretto verso l'entrata del bar. 

Finii di sorseggiare il mio vino, che iniziava a sapere di acidità di stomaco e mal di testa. Presi le mie cose e mi avvicinai anche io all'entrata del bar, ad aspettare che finisse il suo ultimo bicchiere per tornare a casa. 

Ultimamente le nostre serate miravano sempre a qualche discorso scomodo: che fossi io o fosse lui ad intavolarlo, finiva sempre nello stesso modo, con noi due in silenzio imbronciati che tornavamo o a casa sua o a casa mia a dormire schiena contro schiena. Le uniche differenze consistevano in due piccoli particolari: a casa mia tra di noi dormiva il gatto, a casa sua il cane e le voci provenienti dalla TV sparata a tutto volume dalla camera della madre. 

 

   
 
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