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Autore: agfdetre    02/05/2022    0 recensioni
Samantha Betz è un brillante ingegnere di rotta sulla nave interstellare USS Pardatchgrat che a tentoni cerca di tenere in piedi una vita fatta di fragili legami, una mente instabile ed una giovinezza tormentata.
Un'improvvisa missione segreta della nave forza Sammy a tornare in un luogo che pensava di aver dimenticato, sepolto nei ricordi di una vecchia vita. Sarà costretta a rivangare il suo passato ed affrontare l'orribile compito che le è stato imposto.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 3

La luce del giorno traspariva appena dalle tende socchiuse. Malgrado il buio, tanti piccoli puledrini schiamazzavano in giro per l’aula, rincorrendosi e giocando spensierati. Una piccola pony dal manto bianco come la neve e la criniera rosso fuoco si affacciò timidamente dentro la stanza. I suoi genitori dietro di lei la osservavano in silenzio.

La puledrina si voltò indietro incerta sul da farsi, incrociando il severo sguardo del padre. Gli aveva promesso che sarebbe stata brava, che avrebbe fatto amicizia. Perché lei voleva rendere felice papà, e se papà fosse stato felice loro tutti avrebbero vissuto bene nella loro nuova casa.

Improvvisamente la bambina sentì incombere su di lei la figura di una giovane ragazza pimpaina che le sorrideva «Buongiorno piccolina! Io sono la maestra Josy. Vieni con me, andiamo a conoscere i tuoi compagni» e la prese per la zampa guidandola nel corridoio centrale tra i banchi. Nel buio della stanza il proiettore acceso dipingeva sul muro la scritta ‘Benvenuti!’ con un pony che gonfiava palloncini sorridente sullo sfondo.

La piccola si girò di nuovo, ma i suoi genitori erano spariti. Voleva tornare a casa, ma doveva fare felice papà. La mamma sarebbe stata felice se papà fosse stato felice.

«Come ti chiami piccola?» chiese la maestra Josy ormai quasi arrivata alla cattedra sempre tenendola per la zampa. Improvvisamente cinque puledrini smisero di rincorrersi e si fermarono a guardarla, curiosi di conoscere la nuova arrivata. Lei era ferma, pietrificata a guardare un punto imprecisato del pavimento.

Doveva rendere felice papà. Fece un bel respiro «Mi chiamo…»

***

«Ingegner Betz! Samantha! È lì dentro?»

Il rumore di qualcuno che batte sul metallo era uno dei suoni che Sammy aveva imparato ad odiare nel corso della sua vita. Soprattutto se quel qualcuno bussava su una nave interstellare dove tutto può rimbombare quasi all’infinito. Era la prima cosa che veniva insegnata a chiunque mettesse piede, zoccolo o qualunque altra cosa su una nave: fluttua in giro, appoggiati ai sostegni per spingerti, va dove ti pare ma non cercare MAI di camminare o di dare colpi alle pareti se non vuoi che l’ira del resto dell’equipaggio torturato dal rimbombo si abbatta su di te. La pony perlacea aprì gli occhi per ritrovarsi a testa in giù davanti allo specchio del bagno della sua cabina: ecco cosa succedeva non legandosi, soprattutto se si aveva la tendenza ad avere incubi e dimenarsi nel sonno. Si girò su sé stessa abbastanza velocemente, abituata com’era da anni a muoversi in microgravità, e riconobbe subito la voce preoccupata della sua assistente Ashley Reed.

La porta si aprì di colpo e Ashley si trovò davanti una Samantha Betz con la criniera arruffata ed il volto scavato. Ebbe un sussulto ed istintivamente fece un passo indietro: non aveva mai visto il suo superiore in quelle condizioni in un anno intero che la conosceva. Senza dire nulla Samantha fece un cenno con la zampa ed invitò la pony verde acqua ad entrare velocemente per poi chiudere la porta dietro di lei.

«Ma che fine ha fatto? Che cosa le hanno detto?» la incalzò Reed forse ancora più preoccupata di prima «Ci aspettavamo tutti che la cosa durasse poco, ma poi ho visto il comandante entrare in plancia e la sua espressione mi ha fatto rabbrividire». Fece una pausa per riprendere fiato «E poi abbiamo aspettato ancora e lei non arrivava quindi ho chiesto a Sparkey e aveva detto di lasciarla stare perché era molto stanca e so che avrei dovuto farlo ma ero preocc-» per la seconda volta quel giorno Samantha le posò una zampa sulla spalla e la sua assistente si ammutolì.

Rimasero qualche secondo a guardarsi negli occhi, mentre Ashley scrutava lo sguardo di Samantha nel tentativo disperato di cogliere un segnale da parte sua. Chiusa nella sua mente, Sammy stava contemporaneamente cercando di riprendersi dalla sveglia improvvisa e di capire cosa e cosa non avrebbe potuto raccontare alla sua assistente. I grandi occhi rosa della pony verde acqua la stavano scrutando nel profondo. Dentro di sé avrebbe voluto vuotare il sacco con l’unica persona che davvero considerava degna di stima su quella nave, ma le parole del generale Pimpez le rimbombavano minacciose in testa.

«Quanto ho dormito?» bofonchiò Sammy scuotendo la testa e guardando lo spazio profondo attraverso il grande oblò accanto a loro. Ashley restò interdetta e disorientata da quella reazione. Aveva anche lei udito le voci e sapeva lo scopo della missione come tutti su quella nave, ed era per questo che temeva così tanto per la sua superiore. Ma dopo una rocambolesca mattina in cui già l’aveva vista fuori di sé come mai prima di allora si trovava lì, spiazzata, davanti a quella che era solo l’ombra della pony che conosceva.

«Direi almeno tre ore» rispose dunque Reed con una voce arresa e demotivata. Quella situazione era così irreale e strana che non sapeva davvero come comportarsi. Era bastato raggiungere quel dannato pianeta per far scoppiare il più grosso casino che la USS Pardatchgrat avesse mai visto accadere nei suoi ponti e nelle sue cabine.

Osservò attentamente la pony dalla criniera rossa mentre fluttuava vicino all’oblò, persa nei suoi pensieri. Sembrava quasi si fosse dimenticata della presenza di Ashley ed un’espressione atona ma allo stesso tempo preoccupata era dipinta sul suo volto. La pony verde acqua non sapeva cosa fosse successo in quella riunione, né cosa effettivamente Samantha potesse sapere o ricordare su Equestria, ma fu allora che si ripromise di non lasciarla da sola. Aveva conosciuto quella pony abbastanza a lungo per carpire il senso di solitudine e desolazione che aleggiava nei suoi occhi, anche se aveva sempre cercato di nasconderlo dietro la sua professionalità e le chiacchiere spicciole che scambiava tra un turno e l’altro. E ora quel viaggio stava palesemente minando la psiche della povera Samantha, costretta probabilmente a ricordare un passato di cui avrebbe fatto volentieri a meno.

Ashley si avvicinò all’amica molto lentamente mentre cercava qualcosa da dire.

«Non è strano?» Improvvisamente Sammy ruppe il silenzio della stanza facendo sobbalzare Ashely, che continuava a fissarla. «I Pimpaini non nutrono particolare simpatia per i pony, figuriamoci per la più stramba di tutti»

La pony perlacea si voltò con occhi spenti verso la sua assistente «Tutti i pony che ho conosciuto in questi anni erano esattamente come i loro fianchi: bianchi, vuoti. Mi hanno presa in giro per quello che ero, perché gli facevo paura. Gli ricordavo un mondo che avevano dimenticato, che i loro nonni ed i nonni dei loro nonni avevano cercato di cancellare il più possibile»

Improvvisamente Ashley vide gli occhi verdi di Samantha prendere una nuova energia, un guizzo di vitalità «Per tutta la vita mi hanno chiesto di dimenticare, di cancellare quella che sono. E adesso mi chiedono il contrario. Non è strano?»

La pony d’improvviso sembrò diventare più grande di quello che era. Una forza vigorosa venuta fuori dal nulla la stava investendo mentre la povera Ashley arretrava «Vogliono che rivanghi il passato per aiutarli a compiere l’ultimo passo. A risolvere definitivamente il problema»

I suoi occhi divennero due fessure. Fissò Ashley e la sua voce divenne cupa «Così voi pony sarete finalmente in pace con voi stessi, non è vero? Avrete la coscienza meno sporca? Potrete finalmente dormire sonni tranquilli sapendo che la vostra principessa è morta per causa vostra!»

Samantha urlò quelle frasi con tutta la forza che aveva. Gli occhi spalancati trasudavano livore mentre annaspava furiosamente di fronte ad una Ashley senza parole e spaventata. La pony verde acqua rimase lì balbettando qualcosa con le lacrime agli occhi.

Sammy si avventò su di lei prendendola per le spalle, gli occhi ancora sgranati e fissi su di lei «Tu sai chi sei Ashely? Lo sai davvero? Ti hanno insegnato così bene a ripudiare il tuo passato che non ti importa nulla del tuo cazzo di mondo natale?»

Ashley annaspava con il volto di Samantha a pochi centimetri dal suo, completamente scioccata da quella reazione. Dopo poco la pony dalla criniera rossa sembrò rinsavire e si allontanò dalla povera assistente «Ashley…io…mi dispiace»

In quella mattina Ashley aveva visto quella strana pony cambiare così tante volte atteggiamento che non sapeva più cosa pensare. Una lacrima le solcò il viso mentre indietreggiava. Samantha provò a riavvicinarsi allungando una zampa ma la pony verde acqua continuava ad allontanarsi singhiozzando, finché non fu fuori dalla stanza. La porta si richiuse immediatamente alle sue spalle lasciando Sammy nel silenzio della sua cabina.

Cazzo! Aveva esagerato di nuovo, e questa volta davanti alla sua assistente. Come ogni volta aveva sentito fluire la rabbia nel suo stomaco e da lì era esplosa senza più riuscire a controllarsi. Fino ad allora era successo solo con i suoi genitori, ma mai sul posto di lavoro. Perché non riusciva mai a fermarsi? Pensò a quante volte suo padre le aveva ripetuto che aveva un carattere di merda. Sapeva che in fondo Ashley le voleva bene e che non avrebbe fatto parola di quella conversazione a nessun altro, ma allo stesso tempo sentì come se qualcosa tra loro due si fosse spezzato in quella cabina.

Mentre rifletteva su quanto accaduto, il suono metallico dell’altoparlante interruppe il silenzio della stanza.

‘Ingegner Betz, venga in plancia per favore’

Si sforzò di riconoscere quella voce, ma non le parve di nessun membro dell’equipaggio, e la cosa era alquanto strana. Scosse la testa buffando: aveva appena avuto il tempo di riposare un po’ e di avere oltretutto una discussione e già la stavano nuovamente convocando. Fece un ghigno al pensiero di avere nuovamente a che fare con Mark Sarang: quel pony era così ossessionato da Equestria da vedere lei solo come una cavia da laboratorio. Ciononostante non aveva molta scelta: si diede malamente una ripulita in fretta e furia ed uscì controvoglia dalla sua cabina diretta verso il ponte di comando.

Quando le porte si aprirono, Samantha restò sbigottita nel constatare che il ponte di volo era praticamente deserto. Il pianeta d’Equestria era sempre lì, riempiendo le enormi vetrate mentre scorreva lento sotto di loro. Alla fine tutti i pianeti ottimali per la vita erano uguali: oceani, zone verdeggianti, nuvole. Molti sostenevano fosse più interessante osservare giganti gassosi o strani luoghi inospitali, come enormi oceani di metano liquido o inferni di vulcani e lava incandescente. Sammy di luoghi così ne aveva visti tanti durante i suoi anni da ingegnere di rotta, ma nonostante tutto ciò trovava sempre qualcosa di estremamente poetico e spirituale nell’osservare un pianeta abitabile; nel guardare le nuvole che si muovevano lente e realizzare che qualunque forma di vita era solo un minuscolo e fragile granello di sabbia nell’immensità dell’universo. Per la prima volta in quella giornata vinse il suo sconfortò e guardò a lungo fuori dalle grandi vetrate. Poteva chiaramente vedere la linea del terminatore che si avvicinava inesorabilmente: presto sarebbero stati al buio. Ovviamente l’orario della nave che scandiva i turni dell’equipaggio non aveva nulla a che fare con il ciclo giorno-notte del pianeta su cui si trovavano, senza contare che orbitandoci attorno la nave sperimentava tramonti ed albe continue.

«È magnifico!»

Sammy si girò di botto ritrovandosi accanto al professor Sarang. Il pony rossastro se ne stava lì, accanto al sedile del comandante, fissando anche lui l’esterno. Riconobbe la sua voce come quella udita all’interfono.

«Ogni cosa nell’universo prima o poi trova la sua condizione di equilibrio stabile. Non è affascinante pensare che ogni sistema planetario possieda un solo verso di rotazione orbitale per tutti i suoi pianeti? Nel tempo, il verso privilegiato ha vinto sull’altro eliminando tutti i corpi celesti controrotanti»

Samantha ascoltava smarrita il discorso di quel pony così eccentrico. Che cosa voleva ancora da lei? Si guardò attorno, notando che apparentemente erano soli sul ponte di comando. Cominciò a sentirsi vagamente a disagio.

«Eppure secondo le leggi della meccanica orbitale, questo è l’unico pianeta conosciuto che non dovrebbe stare dove si trova. Il suo livello energetico non combacia con la sua posizione attorno a questa stella ed anche la rotazione sul proprio asse non segue un ritmo perfettamente costante»

Mark Sarang si voltò verso Sammy, osservandola con uno sguardo indagatore «Un piccolo sassolino beffardo che sfida le leggi che regolano la realtà da quando esistono i concetti stessi di tempo e spazio. È davvero magnifico, signorina Betz»

«Perché non mi dice qualcosa che non so già?»

«E’ già stufa dei miei discorsi? Speravo che avremmo potuto...»

«Preferirei che le nostre conversazioni si mantenessero al minimo indispensabile, professor Sarang» tagliò corto Samantha «Sono qui per rispondere alle vostre domande, nient’altro»

Il pony dal manto rossastro si irrigidì «Forse abbiamo iniziato con lo zoccolo sbagliato, signorina Betz»

«Ingegner Betz»

Il pony sembrò ignorare la frecciatina di Sammy, e proseguì con il suo discorso «Forse non le è chiaro che mantenere dei buoni rapporti sia la cosa migliore. La sua cooperazione è fondamentale per questa missione»

«Ne dubito professore, io non sono un’assassina»

Improvvisamente una voce tuonò da dietro di loro «Oh ma guarda, la pony ingegnere ha i sensi di colpa. Ci avevo visto lungo in sala riunioni»

La faccia di Sarang si fece seria mentre il generale Pimpez entrava nella sala di comando «Ogni cosa ha un suo prezzo professore. Se decide di avere a che fare con la piccola pony fuggita dal suo paese prima o poi dovrà fare i conti con il suo animo»

Quasi contemporaneamente, Lasseter ed i due altri pony in divisa mimetica fecero capolino dalla porta e si posizionarono in silenzio ed in riga vicino ad una parete.

Il possente pimpaino fluttuò vicino Samantha «Lei ci chiama assassini, ingegnere. Beh, non posso darle torto: è sempre facile puntare il dito contro chi è disposto a fare il lavoro sporco»

Detto questo posò una mano sulla spalla della giovane pony e si avvicinò pericolosamente al suo viso. Nonostante fossero in microgravità, per un attimo Sammy percepì di star sprofondando verso il basso.

«Prima ha detto di conoscere lo scopo della missione, ma non perché dobbiamo farlo. Francamente credo che lei stia cercando di prenderci per il culo, ingegner Betz»

Si avvicinò ancora di più, così tanto che Samantha poteva percepire il suo respiro «O forse preferisce mentire a sé stessa»

Sammy rimase ammutolita di fronte all’inquietante essere rosa che incombeva su di lei. Per qualche istante temette addirittura che di lì a poco le avrebbe fatto del male, ma il pimpaino si ritrasse cominciando a girovagare per il ponte di comando con fare strafottente «Come ho detto prima, certe volte la gente ha bisogno di un capro espiatorio per poter addossare le colpe dell’orrore che accade nell’universo. Un modo per andarsene a letto sereni»

Si sedette su uno dei sedili della sezione propulsione, stiracchiando le braccia «Certe volte facciamo in modo che quel capro espiatorio sia proprio noi». Si voltò fissando la pony bianco latte negli occhi «Lei non sa tutto Betz, ma se davvero ci serve il suo aiuto allora sarà bene metterla al corrente»

Samantha restò sbigottita udendo quelle parole. Più quella giornata andava avanti più le sue modeste energie si prosciugavano per i mille eventi che stava affrontando.

«Ma signore, queste informazioni sono...»

«Ti ho forse chiesto di intervenire Springer? È meglio che tieni chiusa quella fogna se non vuoi che ti prenda a calci nel culo» tuonò Pimpez contro uno dei pony in uniforme. Malgrado Springer fosse un pony decisamente massiccio e muscoloso, anche più grosso degli altri due, sembrò ridursi ad un puledrino di fronte alla reazione del suo superiore. Era evidente come il generale si stesse sforzando di comportarsi in modo per lui estremamente cordiale con Samantha, rispetto a come era normalmente abituato nella sua posizione.

«Sergente Lasseter, può per favore esporre il protocollo Delta alla signorina?» disse Pimpez con fare canzonatorio. L’avevano di nuovo chiamata signorina.

«Delta: protocollo di amministrazione planetaria. Il pianeta fa parte della confederazione ma il suo popolo ne è all’oscuro. Un ambasciatore viene nominato presso il parlamento universale ma non sono previsti seggi o capacità decisionali» disse con voce ferma Lasseter dal fondo della stanza.

Samantha sapeva bene ciò di cui stavano parlando. I protocolli di amministrazione venivano ripetuti fino allo sfinimento nel percorso scolastico di un giovane pimpaino, per non parlare di quando si era iscritta in accademia. Normalmente i pianeti, o per meglio dire le nazioni, che entravano a far parte della Universe Protection Organization stabilivano l’utilizzo del protocollo Alfa. Quest’ultimo sanciva semplicemente l’ingresso del paese nella confederazione ed il suo ottenimento di un seggio nel parlamento universale. Il nuovo rappresentante veniva accolto con una solenne cerimonia in cui firmava l’atto di alleanza e stringeva la mano ai tre presidenti della UPO e al segretario della difesa.

Tuttavia, nel corso dei secoli e con l’estensione della UPO a sempre nuovi mondi, ci si rese conto che non sempre questa modalità poteva essere la migliore. Fu così che nacquero altri protocolli di amministrazione, ed il Delta era proprio quello che Equestria aveva adottato molti anni prima. Sostanzialmente solo le principesse regnanti e pochi loro collaboratori erano a conoscenza dell’esistenza stessa della confederazione, di forme di vita aliene e di tutto ciò che ne conseguiva: il Delta era stato elaborato per permettere ad un pianeta di collaborare con la UPO ed ottenere protezione militare e tecnologie senza che i suoi equilibri interni e sociali venissero scombussolati da una rivelazione del genere.

Pimpez indicò soddisfatto con la mano il pony che aveva appena finito di recitare il protocollo «Di pianeti così ce ne sono pochi e di solito se ne stanno ai margini della confederazione. Sanguisughe che si aggrappano al pesce più grosso per riuscire a sopravvivere»

Il generale rivolse velocemente uno sguardo a tuti i presenti «Oh, ma non Equestria! Voi pony sapete veramente essere dei piccoli bastardi incalliti»

Di colpò sembro che le parti in gioco fossero cambiate. Non c’erano più la timorosa Samantha Bezt e la temibile squadra SOG: adesso un gruppo di pony confusi ascoltava un pimpaino parlare del loro mondo natale.

«Malgrado il mio orgoglio patriottico, sarei un folle a non riconoscere la possenza e la magnificenza delle forze armate che il vostro paese era riuscito ad assemblare»

I pony rimasero in silenzio. Tutti conoscevano la storia di come l’esercito e la marina d’Equestria si fossero immediatamente distinti per la loro potenza d’armamenti, anche se a parte qualche dimostrazione la loro azione era estremamente limitata dal protocollo Delta. Ma se c’era qualcosa che i pony di Equestria avevano davvero saputo sfruttare divenendo i leader indiscussi del campo era la tecnologia aeronautica. Forse grazie all’innata abilità nel volo dei pegasi o forse grazie alla dedizione allo studio degli unicorni, il regno d’Equestria riuscì in brevissimo tempo ad acquisire ed assimilare enormi quantità di nozioni su aerodinamica, meccanica del volo, strutture e propulsione aerospaziale. Il dipartimento della difesa universale istituì una fruttuosa collaborazione con la Pimpaina’s Aeronautical Developmet Institution (PADI) e dopo poco i neo ingegneri equestriani furono in gado di sviluppare aeromobili da combattimento dalle capacità mai viste prima: l’Equestrian Air Force era ufficialmente nata.

Questo progetto fu un successo clamoroso, ed anche i piloti si rivelarono estremamente capaci: una grande novità fu che i pegasi non avevano praticamente bisogno di indossare scomode ed ingombranti tute anti-g durante il volo, grazie alla struttura stessa del loro corpo abituato alle accelerazioni improvvise che si potevano sperimentare. Ovviamente la cosa non era totale ed i piloti avevano comunque bisogno di supporti nel caso di manovre particolarmente violente, ma questi erano estremamente meno complicati e pesanti rispetto a quelli utilizzati in altri aeromobili. Questo permise ai caccia equestriani di ridurre ulteriormente il loro peso e raggiungere la massima efficienza nei combattimenti aria-aria e nelle missioni di supremazia aerea.

«Una potenza tale da rendere l’Equestrian Air Force addirittura una forza armata superiore. Ancora ricordo le foto del generale Soft Glider appese al muro nelle sale del consiglio»

Le forze armate superiori erano un gruppo ristretto di enti militari che si distinguevano per potenza, capacità tecnologica e tattica all’interno dell’intera Universe Protection Organization. Al di là delle unità controllate direttamente dal dipartimento della difesa, come le Interstellar Forces o gli Space Ranger, in questo modo la confederazione poteva usufruire in maniera più efficiente delle migliori forze militari provenienti dai suoi pianeti. Una forza armata superiore partecipava al Consiglio delle Forze Armate Superiori e si interfacciava direttamente con il dipartimento della difesa, il generale supremo delle forze armate ed i tre presidenti della UPO in persona: queste quattro entità rappresentavano l’Alto Comando, il massimo grado decisionale per qualunque tipo di operazione militare di cui l’universo tutto avesse bisogno.

Una forza armata superiore riceveva una strabiliante quantità di fondi economici, supporto tecnico e logistico e veniva inglobata direttamente nell’organico universale con basi operative sul pianeta Turo ed altrove, ma tutto questo aveva un prezzo. Una forza armata superiore diveniva immediatamente di totale controllo dell’Alto Comando: la nazione o regno di cui essa faceva parte non possedeva più alcuna capacità decisionale, e l’utilizzo della forza militare per operazioni ed interessi interni doveva sempre essere preventivamente autorizzato dal consiglio.

Il generale Pimpez continuava il suo discorso mentre il resto dei pony ascoltava ammutolito «Per un po’ di anni la cosa funzionò bene. L’EAF era il fiore all’occhiello di tutta la UPO ed era costantemente in missione ai quattro angoli dell’universo». Si voltò verso Samantha con sguardo truce «Ma forse proprio quel vostro essere dei piccoli bastardi incalliti, quell’animo che vi aveva portato tanto in alto» aggrottò la fronte «vi fece sprofondare nel baratro»

Il pimpaino fluttuò nuovamente vicino alla pony ingegnere, la quale era rimasta immobile vicino al sedile di comando per tutta la durata del suo discorso. Per l’ennesima volta quel giorno l’avevano messa con le spalle al muro, costretta ad ascoltare storie e monologhi di cui avrebbe volentieri fatto a meno.

«Avanti Betz: non mi faccia fare ancora il coglione con questi ragazzi chiedendo loro di ripetere. Lei sa benissimo a cosa mi riferisco, non è così?»

Tutti si voltarono verso Sammy: la sua criniera rossa come il fuoco ondeggiava libera in microgravità avendo perso l’elastico dopo la riunione. Il suo volto era marmoreo, stretto in un’espressione neutra: si stava palesemente concentrando con tutte le sue forze per non andare in crisi in una situazione del genere.

«emigrif…» disse Samantha con un filo di voce, sguardo fisso nel vuoto. Il resto dei pony annuì silenziosamente.

Pimpez stese il braccio indicandola come fosse un conduttore in uno show che annuncia chi ha dato la risposta esatta «Il nostro ingegnere ha fatto i compiti vedo»

Sammy strinse i denti usando ogni briciolo di forza di volontà rimasta per non urlare e riempire di insulti quel pallone gonfiato arrogante. Perché continuava ad incalzarla in quel modo? Perché voleva che fosse proprio lei a rivivere quella storia? Gli dava così fastidio che fosse l’unica pony a possedere ancora un legame con il suo mondo?

«La cara principessa Celestia pensò bene di usare quel potere per i suoi comodi. E ovviamente la cosa fu un disastro» continuò Pimpez.

Era vero. Dopo anni e anni di pace Equestria si era trovata ad affrontare un grosso problema diplomatico, un problema che riguardava uno dei paesi più bellicosi e vicini: la Terra dei Grifoni. L’improvvisa morte del re Guto I aveva provocato una profonda spaccatura nel loro popolo, tra i sostenitori del leggitimo erede al trono Guto II e un’importante fetta di rivoluzionari che miravano ad ottenere il controllo del paese. Era fondamentale per Equestria che la famiglia reale continuasse a regnare affinché la pace fosse mantenuta: non era mai corso veramente buon sangue tra pony e grifoni, e la loro brama di potere avrebbe facilmente fatto scaturire una guerra devastante; milioni di vite sarebbero andate perse.

Celestia fece una scelta. Avrebbe usato tutte le forze militari a sua disposizione per aiutare la famiglia reale a riprendere il controllo della Terra dei Grifoni. Fu così che nacque in gran segreto la Equestrian union MIssion to GRIFfinland: un selezionato numero di plotoni di esercito, marina e di alcuni stormi dell’EAF fu inviato immediatamente oltremare per risolvere la questione.

Pimpez si allontanò da Sammy posizionandosi al centro dell’ampio ponte di comando: il resto dei presenti era attorno a lui verso le pareti «Voi sapete perché i vostri avi sono scappati da Equestria?»

Calò il silenzio. Samantha scrutò gli sguardi dei membri della SOG persi nel vuoto: non si aspettavano certo di essere messi anche loro in difficoltà, ma come detto ormai le parti erano cambiate.

Il possente pimpaino si voltò per l’ennesima volta verso la pony perlacea «Credo di capirla adesso signorina Betz. Dev’essere stato orribile vivere in un mondo che aveva cancellato tutto quello che lei e la sua famiglia eravate». Squadrò con sguardo sprezzante i suoi sottoposti fermi al muro «Il nostro programma di protezione dev’essere stato davvero eccellente. Sarete anche dei combattenti formidabili, ma non avete neanche idea di cosa e del perché lo state facendo»

Il sergente Lasseter, Springer e l’altro si guardarono a vicenda scombussolati. Per la prima volta in quella giornata, Sammy provò un attimo di sollievo nel sentir parlare uno di quegli strani militari. Ma era un sollievo dettato dalla rabbia e dal rancore: era proprio quello che non riusciva a perdonare nemmeno ad Ashley. Tutti questi fottuti pony abituati a vivere come pimpaini in un mondo che non apparteneva loro davvero: si erano integrati bene, e ora che sorgevano dei problemi anni e anni di testa sotto la sabbia avevano creato generazioni di ignavi, esseri standardizzati e meccanicamente inseriti nel ciclo che la confederazione universale voleva.

«Springer! Hai cercato di bacchettarmi su delle informazioni classificate che neanche tu conoscevi?» ridacchiò il generale con una voce però anche punitiva.

«Io…Signore, credevo si riferisse al procedere della missione» rispose quasi balbettando il pony giallo paglierino dalla criniera blu elettrico.

«Sarà meglio allora mettere tutti al corrente» disse improvvisamente Sarang rompendo il suo silenzio e salvando Springer da ulteriori ramanzine. Per la prima volta quel giorno la sua voce e la sua espressione suonavano molto meno pompose e più dirette.

«La versione ufficiale che fu redatta all’epoca, ormai persa negli anni e non più nota al pubblico» disse lanciando un’occhiata ai pony in uniforme «si limita ad affermare che l’operazione EMIGRIF fu immediatamente scoperta dal dipartimento della difesa: Celestia ed Equestria tutta furono quasi cacciati dalla confederazione ed i pony più affiliati ad essa ebbero l’opportunità di fuggire»

Il pony rossastro si avvicinò a Sammy con uno sguardo estremamente serio, che quasi la mise a disagio «Ma detta così sembra una storiella per far addormentare un puledrino la sera, non trovate?»

Tutti i pony sgranarono gli occhi fissando lo strano e misterioso professore «C’è una registrazione. Un messaggio audio inviato poco prima l’inizio dell’evacuazione»

Detto ciò il pony rossastro sfiorò il touch screen del suo MSU ed il suono di un profondo respiro affannato riempì la sala.

'Foxtrot-cinque-lima-romeo. Quei…quei pazzi ci hanno sparato. Hanno sparato davvero! È stato un massacro, non eravamo pronti. HAWX uno e tre sono morti, insieme a…non lo so cazzo, tanti altri'

La voce del pony era trafelata e disperata, sembrava proprio sul punto di piangere. Nel suono gracchiante del messaggio si potevano udire spari ed esplosioni in lontananza.

'Hanno…hanno preso gli aerei. Qualcuno è riuscito a scappare: ci siamo dispersi a caso nella foresta. Ormai è chiaro, siamo in guerra con i nostri fratelli. Non può succedere davvero. Mandate qualcuno a prenderci, per Luna!'

Calò nuovamente il silenzio. Samantha non si era resa conto di avere la bocca spalancata, ma non era l’unica sul ponte di comando.

«Questo messaggio è rimbalzato tra i ripetitori per giorni finché non è stato inviato da un sistema automatico verso il Comando Stellare. Sappiamo solo che proviene da un MSU dell’Equestrian Air Force. Non sappiamo chi l’abbia inviato, cosa sia successo di preciso e quando». Sarang aggrottò la fronte «Ma sembra abbastanza chiaro che dei pony abbiano aperto il fuoco su altri»

La pony perlacea era chiusa in sé stessa, persa nei suoi pensieri: sentire la voce di un equestriano come lei piangere di dolore e rabbia l’aveva scossa nel profondo. Cosa era successo laggiù?

«Ma perché uccidere Celestia? Perché ora? Cosa c’entra tutto questo?» chiese dopo un po’ Sammy fissando gli occhi neri come il carbone del generale Pimpez.

Il pimpaino ricambiò inflessibile lo sguardo, scrutando gli occhi verdi di Sammy «Qualche giorno fa, dopo centinaia di anni, un server del Comando Stellare ha ricevuto una richiesta di un file da Equestria»

«Solo un piccolo log a testimoniarlo: uno degli impiegati se n’è accorto per miracolo» aggiunse Springer, quasi a volersi riscattare per prima.

Pimpez proseguì «Questo file conteneva coordinate. Coordinate spaziali espresse nel formato per un sistema di puntamento». Fece una pausa e la sua voce divenne cupa «Erano le coordinate di Turo»

«Insomma, qualcuno vuole puntare qualcosa contro la capitale universale dopo duecento anni in cui Equestria è stata lasciata in pace» intervenne il professor Sarang. «L’Alto Comando non ha dubbi che sia stata la principessa Celestia ad ordinarlo: è l’unico pony insieme a sua sorella Luna ad essere immortale ed a conoscere dopo questo tempo il segreto della nostra esistenza. La confederazione ha abbandonato Equestria e adesso lei per qualche ragione cerca vendetta»

La squadra SOG annuì e tutti tornarono a fissare Samantha: adesso anche lei sapeva. Le nuove informazioni avevano lasciato la pony priva di ogni capacità di espressione, sempre più stremata da quella giornata assurda. Che davvero i pony di Equestria fossero così malvagi? Forse c’era un motivo se tutti quanti avevano scelto di dimenticare. Forse era lei in fondo l’ignorante testa di cazzo che si ergeva sugli altri solo perché non sapeva fino in fondo ciò che era successo su quel pianeta che orbitava sotto di loro.

Sammy si voltò a fissare Equestria attraverso i vetri della Pardatchgrat: era ormai notte e tutto l’emisfero era avvolto nelle tenebre. Non si scorgevano puntini luminosi, a dimostrazione del fatto che la luce elettrica fosse una cosa sconosciuta laggiù.

Improvvisamente si sentì toccare la spalla dalla grossa mano rosa del generale Pimpez «Chi troppo vuole nulla stringe, signorina Betz. Forse se la sua tanto adorabile principessa lo avesse saputo a quest’ora non saremmo qui»

Di colpo quel sentore di rabbia tanto familiare si materializzò nel suo stomaco: ne aveva avuto abbastanza. Fu un attimo: la pony si voltò tirando una poderosa zoccolata sul viso del pimpaino. John Pimpez fu sbattuto via dal colpo inaspettato fluttuando lontano; un rivolo di sangue sgorgava dal suo naso. Il suono sordo riempì il ponte di comando mentre il resto della SOG sgranava gli occhi.

Samantha restò lì paralizzata respirando affannosamente. Si guardò lo zoccolo e notò che era leggermente sporco di sangue anch’esso. Rimase a guardare inerme il possente generale che senza emettere un suono si rimise diritto fluttuando. Tutti gli occhi erano puntati su di lui, mentre Sammy non sapeva neanche a quale divinità appellarsi per avere pietà. Aveva davvero fatto una cazzata questa volta: cominciò ad immaginarsi gli scenari peggiori, la sua carriera rovinata, magari anche una bella denuncia al tribunale militare e lei che tornava a Pimpaina City a vivere con i suoi genitori.

Tutti attendevano. Dopo essersi asciugato il sangue del naso con il polso, Pimpez rimase immobile a fissare la pony dalla criniera rosso fuoco, e dopo qualche secondo parlò senza che la sua faccia avesse alcuna espressione «Tuttavia riconosco la sua integrità e la rispetto per questo: almeno lei ha davvero una bandiera»

Sammy restò interdetta e stupita dalla reazione del generale. Rimase in silenzio non sapendo cosa rispondere, mentre tutto il resto della squadra continuava a fissarla.

Ben presto però Pimpez ruppe il silenzio. La sua voce era cambiata, più atona di prima: in qualche modo suonava ancora più dura «Lei verrà con noi»

Il cuore di Samantha perse un colpo, e improvvisamente sembrò riacquisire tutta la vitalità persa «Cosa?!»

«Gli scanner non stanno funzionando. Qualcosa blocca le onde, probabilmente magia». Il pimpaino si strinse nelle braccia conserte «Non abbiamo nulla su Canterlot: non possiamo agire senza una mappa o un navigatore»

Fece una pausa. Dopodiché stese nuovamente il braccio per indicare Samantha, questa volta con fare decisamente serio «Lei verrà con noi. Sarà la nostra guida. È nata è cresciuta in quella città del cazzo e può darci le indicazioni che ci servono. Per il resto starà nell’angolo e non si metterà in mezzo se vuole rimettere il culo su questa nave»

La pony era nuovamente a bocca aperta. Non sapeva davvero cosa pensare, era ancora terrorizzata per aver realizzato cosa aveva appena fatto. Dopo qualche secondo di esitazione si rese conto per l’ennesima volta di non avere scelta. Lentamente il suo capo si mosse su e giù a segnalare un sì.

Improvvisamente le porte si aprirono ed il comandante Cerutti seguito da Sparkey entrarono sul ponte di comando.

«Ah, comandante! Giusto in tempo! Deve mettere a verbale che la sua ingegnere viene con noi» disse Pimpez rivolgendo lo sguardo verso il riccioluto essere umano.

Il comandate ed il primo ufficiale si guardarono increduli fermandosi improvvisamente. Non appena Cerutti tentò di aprir bocca Pimpez lo fermò «Sono certo che capirà se le diciamo che abbiamo convenuto essere di vitale importanza per la missione. Non vorrà certo che comunichi al segretario della difesa che lei ha ostacolato le nostre decisioni, vero?»

Sparkey cercò preoccupato lo sguardo di Sammy: la pony era in stato catatonico, ferma nello stesso punto da quando tutto quel discorso era iniziato. Annaspava chiusa nei suoi pensieri a tal punto che quasi non guardò l’alienoide giallo a sua volta.

Cerutti era sbalordito. Squadrò dall’alto in basso l’intera squadra SOG e Sammy, ma non aveva scelta: doveva eseguire gli ordini. Fece un bel respiro, accese la registrazione sul suo MSU e recitò «9 aprile 2327, ore 17:23 Zulu. Samantha Betz, ingegnere di rotta, è convocata dal generale John Pimpez del Special Operations Group per l’operazione Pony Onnipotente»

  
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