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Autore: kianeko    05/05/2022    8 recensioni
[…]«Hyuga-san, non devo ricordarle che è qui per lavorare, vero?» domandò il professore fissandolo.
«No, no.»
«Bene, voglio che lo tenga bene a mente. Mi aspetto che facciate un lavoro impeccabile, consideratelo un esame da cui dipende la vostra promozione, è chiaro per entrambi il concetto?» i ragazzi annuirono «E ora mettetevi all’opera le fragole non aspettano, prima inizierete prima finirete.»[…]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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«Hyuga-kun!» l’urlo che arrivò alle orecchie dei quattro ragazzi appoggiati alla rete del campo era piuttosto eloquente.
C’era solo una persona in tutta la scuola capace di rovinare una perfetta giornata di primavera: la sua capoclasse. «Eccola di nuovo.» disse l’interessato.
«Di’ un po’ capitano, hai di nuovo saltato il turno delle pulizie?» chiese quello più alto fra di loro.
«Ho mandato le mie fan, dovrebbe essere la stessa cosa. E comunque a che servirebbero quelle squinzie, se non a farmi favori?»
Era un fatto risaputo che a lui non piacessero quelle ragazze, ma loro si ostinavano comunque a ronzargli intorno per entrare nelle sue grazie. Non ci vedeva nulla di affascinante in quelle svenevoli rompiscatole, rifiutava persino i loro cioccolatini a San Valentino, regalandoli ai compagni di squadra, eppure continuavano imperterrite a stargli tra i piedi. Era così con tutte le ragazze della scuola, senpai comprese, o meglio tutte tranne una: quella che con cipiglio arrabbiato si stava avvicinando a loro.
Il compagno di squadra gli sussurrò «Noi ti salutiamo, la tua capoclasse ci fa paura.» e si dileguò insieme agli altri due presenti che ridacchiavano.
Li osservò allontanarsi e si preparò col pensiero ad affrontare la sua “nemica”. In tutto il suo splendore, Atsuko Yamada, gli si parò davanti fiera e battagliera e lo scrutò da sotto in su portandosi le mani sui fianchi. Era la personificazione della perfetta studentessa: divisa sempre in ordine, capelli raccolti in una treccia senza nemmeno un ciuffo fuori posto e sempre ligia al dovere. Non poteva fare a meno di trovarla divertente.
Incrociò le braccia al petto e la guardò con aria di sfida «Cosa c’è che non va stavolta?»
«Lo sai benissimo. Oggi è il tuo turno di pulizia dell’aula e invece lo hai saltato per venire a bighellonare con i tuoi amici.» e si guardò intorno in cerca dei tre fuggiaschi.
«Come sei seccante. Ho mandato le mie fan, credo sia la stessa cosa.»
«No che non lo è! È una tua responsabilità e smettila di trattare quelle ragazze come se fossero un oggetto.»
Sbuffò annoiato «Sei un’irreprensibile rompiscatole, quelle come te non trovano marito, lo sai?» Yamada strinse i pugni corrugando la fronte e lo fissò sempre più arrabbiata, ma lui continuò sorridendo «A meno che il tuo problema non sia che non ti filo.»
La ragazza gli si avvicinò e gli puntò un dito sul petto «Tu sei solo pomposo, presuntuoso e arrogante. Pensi davvero che possa interessarmi qualcosa di te? Sei una fastidiosa e insopportabile spina nel fianco.»
La guardò stupito e scoppiò a ridere «Sei incredibile!»
Atsuko rimase per un solo secondo a bocca aperta poi tornò subito al suo cipiglio battagliero «Fossi in te non riderei troppo, te la farò pagare, stanne certo.» e si voltò per tornare in aula borbottando imprecazioni che lo fecero ridere ancora di più. Hyuga osservò la camminata decisa che le faceva dondolare la treccia sulla schiena, mentre lei si arrotolava le maniche fino ai gomiti.
«Capitano, non credi stia andando dal professore per fare la spia?» chiese uno dei suoi amici tornati dopo lo scampato pericolo.
Sorrise compiaciuto «Non è il tipo.»
«Ne sei certo?»
Annuì e la osservò camminare verso l’edificio scolastico con passo militaresco «Quella ragazza è troppo divertente.»

Atsuko tornò in classe con tanta di quella rabbia in corpo da far paura a chi le passava accanto. Di per sé non era un tipo irascibile, ma quel tipo la faceva impazzire: attaccabrighe, presuntuoso, arrogante e approfittatore. Sfruttava il fatto di essere il più popolare della scuola per i suoi secondi fini, soprattutto con le ragazze. Sbuffò nervosa mentre riprendeva in mano la scopa che aveva lasciato per partire alla carica di quel fastidioso ragazzaccio.
«Te l’avevo detto che sarebbe stata fatica sprecata. E poi a te che cosa cambia se lo fa lui o le oche che gli scodinzolano dietro?» chiese la sua amica che, dalla finestra, aveva assistito a tutta la scena.
Atsuko fece una smorfia di disappunto «È il principio. Mi dà i nervi che non faccia il suo dovere con la scusa degli allenamenti e poi lo trovi in giro a divertirsi mentre gli altri sgobbano.» Si affacciò dalla finestra a osservarlo: era appoggiato alla rete che delimitava il campo e la salutava con la mano sorridendo, ne era certa voleva farla arrabbiare ancora di più. Sapeva di essere un bel ragazzo, con quella carnagione più scura e il suo fisico atletico faceva strage di cuori, ma con lei quelle stupide manfrine non attaccavano. «Lo odio! È un borioso, troglodita, antipatico e misogino.»
«Yamada-san, potrei sapere a chi sono rivolti tutti questi complimenti?» chiese una voce alle spalle. Si voltò di scatto e incrociò lo sguardo corrucciato del professore.
Sul viso comparve un sorriso imbarazzato, non le piaceva essere colta alla sprovvista e tanto meno da un insegnate «A nessuno di preciso.»
L’uomo sbirciò fuori dalla finestra «Quindi sbaglierei se dicessi che sono indirizzati a Hyuga-san?»
«No… cioè sì.»
«No o sì? Cosa mi sta dicendo Yamada-san?» e la scrutò dall’alto in basso con fare indagatore.
Atsuko si sentì messa in trappola: non poteva dire all’insegnante che aveva preso un abbaglio, anche perché non era vero, ma allo stesso tempo non voleva mettere nei guai Hyuga: doveva pagargliela secondo le sue condizioni.
Prese un respiro profondo prima di rispondere decisa «Sì, sta sbagliando.»
Il professore la osservò inarcando un sopracciglio contrariato «Bene, mi fa piacere saperlo. Da domani pomeriggio per una settimana, riempirà la mia lacuna occupandosi dell’orto della scuola.» poi si affacciò alla finestra «Hyuga-san! Nel mio ufficio subito!» urlò verso il gruppetto di ragazzi nel cortile.

«Hyuga-san, non devo ricordarle che è qui per lavorare, vero?» domandò il professore fissandolo.
«No, no.»
«Bene, voglio che lo tenga bene a mente. Mi aspetto che facciate un lavoro impeccabile, consideratelo un esame da cui dipende la vostra promozione, è chiaro per entrambi il concetto?» i ragazzi annuirono «E ora mettetevi all’opera le fragole non aspettano, prima inizierete prima finirete.»
Hyuga osservò l’uomo tornare all’edificio scolastico e gli fu chiaro fin da subito che la sua compagnia non fosse gradita alla capoclasse Yamada: percepiva lo sguardo astioso della ragazza su di sé, e quando incrociò i suoi occhi Atsuko si girò dalla parte opposta. Spostò l’attenzione sulle nuvole bianche che si vedevano all’orizzonte. Era una bella giornata mite che avrebbe potuto sfruttare per allenarsi, invece avrebbe dovuto scontare una punizione. Tanto valeva divertirsi a stuzzicare la sua compagna.
«La capoclasse in punizione, chi l’avrebbe mai detto.» rise divertito.
La sua ilarità durò poco perché si ritrovò la mano di lei a stringergli il collo della divisa per portarlo alla sua altezza «Se sono qui è solo per colpa tua, quindi vedi di non prenderti troppe confidenze. E adesso stammi il più lontano possibile, chiaro?»
Annuì stupito e solo quando lei lasciò la presa e gli voltò le spalle, si concesse un sorriso soddisfatto: senza dubbio non era felice di averlo tra i piedi. Chi l’avrebbe mai detto che l’integerrima Atsuko Yamada avrebbe dovuto scontare una punizione? E con lui per giunta, il suo acerrimo nemico.
Si mise a debita distanza e iniziò a occuparsi dell’aiuola delle fragole davanti a sé, studiando i movimenti della compagna: dapprima nervosi e irruenti che con l’allentarsi della tensione divennero più lenti e misurati, sempre intervallati a sospiri di rassegnazione.
Non era fatto per i lavori di pazienza, quelli di fatica gli uscivano suo malgrado più naturali, e occuparsi dell’orto della scuola con quella compagnia, chiusa in un assoluto mutismo, non lo divertiva affatto. Movimentare un po’ la situazione gli sembrò quindi un’idea divertente.
Senza distogliere l’attenzione dalle erbacce che stava strappando, decise di attaccare bottone «Ma è vero che sei qui perché hai cercato di coprirmi?»
«Non stavo coprendo te. Mi ha fatto una domanda e mi ha incastrata con un gioco di parole.» rispose concentrata nel taglio dei rametti secchi.
«Devi aver preso la posizione sbagliata, se ti ritrovi qui.»
Atsuko gli puntò contro la piccola pala che stava usando «Ho preso la decisione migliore di tutte. Se devi pagarla per il tuo comportamento maschilista e irriverente deve essere per mano mia, spocchioso e arrogante teppista.»
Hyuga sorrise compiaciuto, le persone che gli tenevano testa erano quelle con cui amava di più scontrarsi, e quella ragazza era oltremodo divertente. Purtroppo lei non era dello stesso avviso e continuava a fissarlo in cagnesco.
«Vi sento chiacchierare. Spero che lo facciate mentre muovete le mani.» esordì il professore affacciandosi dalla finestra. Si lanciarono un’ultima occhiata e tornarono a lavorare nel silenzio più totale, continuando così per tutto il pomeriggio e solo i borbottii infastiditi di Atsuko gli strappavano un sorriso ogni tanto.

Hyuga sbuffò mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni della divisa, mentre osservava l’ondeggiare leggero della gonna della sua compagna di classe davanti a sé: avrebbe dovuto passare un altro pomeriggio con Yamada e anche se non era più arrabbiata con lui, o almeno così gli sembrava, continuava comunque a ignorarlo con il suo atteggiamento silenzioso.
«Anche oggi che il professore non c’è dobbiamo sgobbare?» chiese alla donna che li stava accompagnando all’orto della scuola.
Quando si fermarono davanti alle aiuole delle fragole, la professoressa si voltò a guardarli «Ragazzi, lo sapete come funziona, non sono io a fare le regole. Le punizioni vanno scontate fino in fondo. Mi raccomando fate un buon lavoro.» e se ne andò lasciandoli soli.
Quando furono fuori dalla visuale dell’insegnante, andò a sedersi in un angolo, non aveva per niente voglia di passare un altro pomeriggio a strappare erbacce tra le fragole. Portò lo sguardo su Atsuko che lo fissava, sapeva che non si era persa un suo movimento ed era anche a conoscenza di cosa pensasse di lui, traspariva dai suoi occhi: lo considerava solo un indisciplinato rompiscatole.
Sospirò e alzò la testa a scrutare il cielo «Che tempo del cavolo. Speriamo non piova.» Enormi nuvoloni grigi carichi di pioggia si vedevano sopra le loro teste, non gli andava di farsi una doccia fuori programma. Sospirò riportando lo sguardo in basso a osservare Yamada accovacciata sull’aiuola di fronte a sé, tutta concentrata sulle piante che aveva davanti, era precisa in tutto ciò che faceva, anche mentre estirpava le erbacce tra le file ordinate di fragole. Ogni tanto si spostava una delle trecce dietro le spalle e lo faceva con una delicatezza che non avrebbe mai fatto sospettare a nessuno che in realtà quella ragazza avesse un carattere di tutto rispetto.
Non sapeva neanche per quanto tempo la osservò lavorare a testa bassa concentrata sul suo compito, ma sapeva per certo cosa all’improvviso gli fece rivolgere di nuovo il naso all’insù: gocce enormi che avevano iniziato a cadere imperterrite. Prese gli attrezzi da giardinaggio che aveva di fianco e fece una corsa di volata per rifugiarsi nel capanno, seguito a ruota da Yamada.
Uno scroscio improvviso li investì in pieno inzuppandoli «Ci mancava solo questa!» imprecò scrollandosi l’acqua di dosso.
«Credo che sia colpa tua.» disse con noncuranza Atsuko mentre si scioglieva le trecce e iniziava a strizzarsi i capelli.
«E sentiamo, perché?»
«Praticamente ce l’hai tirata.»
Non poteva darle torto. Si guardò intorno per cercare qualcosa almeno per potersi sedere, invece nel capanno c’erano solo attrezzi e materiale per giardinaggio. Sbuffò contrariato e in silenzio si mise ad aspettare che smettesse, o quanto meno diminuisse, in modo da poter rientrare a scuola. Però si annoiava a starsene così senza fare niente, per fortuna c’era Yamada a cui rompere le scatole. «Hai studiato un modo per farmela pagare?» chiese osservandola mentre continuava a lisciarsi i capelli umidi.
«Ancora no, ma ci sto lavorando.» rispose senza dare troppo peso alle parole.
Hyuga ne osservò i movimenti, il modo in cui le dita scivolavano fra le ciocche, il sollevarsi dei capelli in uno chignon per non farli toccare sul collo e l’elastico che veniva fatto girare per legarli. «Quando andavamo alle elementari, li tenevi più corti o sbaglio?» domandò così dal nulla facendola voltare.
Atsuko lo guardò stupita, «Sì, più o meno a questa lunghezza.» e si indicò le spalle.
«Credo che lunghi ti stiano bene, ma raccolti ti fanno più bella.»
Le sopracciglia si inarcarono e gli occhi si strinsero chiari segni che si era arrabbiata, gli si avvicinò puntandogli un dito in pieno petto. «Non azzardarti a fare il cascamorto con me, Hyuga-kun!» sbottò corrugando la fronte «Non sono una delle tue ochette, non la passerai liscia con delle moine, la devi pagare.»
«Ma è mai possibile che tu debba sempre scattare in questo modo?» chiese tirando fuori lo stesso cipiglio arrabbiato «Ti ho fatto solo un complimento. Sei sempre così permalosa e bacchettona.»
«Non ti permettere di parlarmi così. La verità è che ti dà fastidio che io non ti gironzoli intorno come fanno le altre.»
«Non voglio che mi gironzoli intorno, voglio che tu sia carina con me qualche volta. Avvicinarsi a te è la cosa più difficile del mondo.» sbottò, corrugando la fronte contrariato.
Yamada spalancò occhi e bocca stupita, poi alzò un sopracciglio dubbiosa «E perché vorresti avvicinarti a me?»
Hyuga rimase spiazzato, non si era nemmeno reso conto di averlo detto. Iniziò a spostare lo sguardo a destra a sinistra cercando di riprendere il controllo della situazione, invece sentì le guance andargli a fuoco e la bocca si mosse senza controllo «Beh… ecco… perché mi piaci.»
Atsuko arrossì di colpo «Come sarebbe a dire che ti piaccio?» chiese guardandolo a occhi sgranati «E da quando?»
Lui si passò una mano dietro il collo imbarazzato fissandosi le scarpe «Più o meno da metà delle medie, credo.»
«Tu mi prendi sempre in giro, mi tratti come se fossi una cretina!» gli diede un altro pugno sulla spalla «Fai di tutto per farmi saltare i nervi, sei arrogante e insopportabile.» e ancora un altro colpo «ti comporti sempre come…»
«Ho capito perfettamente le tue proteste, però potresti evitare di picchiarmi?» e le bloccò i polsi.
Atsuko gli era quasi del tutto addosso che lo fissava dal basso con uno sguardo sorpreso e di nuovo Hyuga sentì le guance andargli a fuoco. Rimasero a guardarsi intensamente un solo attimo, ma tanto bastò per far arrossire anche lei.
Le lasciò i polsi e si scostò voltandosi a guardare fuori «Scusami. Non pensare male, non era mia intenzione metterti le mani addosso. Lo giuro.»
«Pensi davvero che non te la farò pagare anche se ti piaccio?» riportò gli occhi su di lei che lo fissava serio «Finita questa punizione ti farò passare le pene dell’inferno, stanne certo. Credi che sarebbe così male se da adesso provassimo a litigare un po’ meno?» e si sciolse mostrandogli un sorriso appena accennato.
Fece segno di no con la testa «Però tu non dire in giro che ti ho detto che mi piaci, sarebbe imbarazzante: sei la capoclasse.»
Lo guardò storto «Che vorresti dire? Non puoi uscire con me perché sono la capoclasse?»
«Sì che posso. Io sono il capitano Hyuga, faccio quello che voglio» rispose piccato.
«Bene capitano, allora domani per punizione visto che è sabato andremo al luna park e sappi che voglio lo zucchero filato alla fragola.»
«Okay» rispose corrugando la fronte non troppo convinto mentre Atsuko gli lanciava un’ultima occhiata sorridendo con dolcezza.
«Quasi, quasi ti bacio.» disse facendole aggrottare la fronte «Scherzavo, calmati.»
«Lo spero per te.» e si voltò a guardare verso l’ingresso del capanno degli attrezzi «Considerato che ha smesso di piovere, vado a casa. Ti aspetto alle tre, sii puntuale visto che sai perfettamente dove abito.»
Atsuko fece qualche passo verso l’uscita guardò il cielo e prese a camminare in direzione della scuola e senza voltarsi disse «Anche tu mi piaci dalle medie.»
Rimase fermo a guardare l’ondeggiare leggero della gonna e quegli splendidi capelli neri raccolti che lasciavano scoperto il collo. «Sta’ a vedere che finisce che me la sposo.»
«Guarda che ti ho sentito!»



 

«Che cosa romantica.» esordì Naoko entusiasta.
«E il primo bacio?» chiese Takeru curioso.
Atsuko arrossì vistosamente «Voi mi avete chiesto quando mi sono fidanzata con vostro padre, non si è mai parlato di ulteriori dettagli» precisò la signora Hyuga.
«Allora raccontaci della proposta di matrimonio.» la pungolò Masaru.
«Ti prego mamma.» dissero in coro le sue tre piccole pesti, mentre Kojiro appoggiato alla parete sorrideva osservando quel quadretto felice.

   
 
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