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Autore: luvsam    07/05/2022    0 recensioni
Non era reale, bastava aprire gli occhi e l'orrore sarebbe scomparso.
In fondo era già successo nelle settimane precedenti e ogni volta, a parte il cuore a mille e la necessità impellente di fare una doccia per liberarsi del sudore, era tutto finito quando aveva riconosciuto intorno a sé le pareti color giallo paglierino del suo appartamento e gli scatti di una vita felice.
Niente fuoco, urla, o quella maledetta voce che lo accusava di essere un assassino, solo la sua normalità. Avrebbe sentito canticchiare Jessica sotto la doccia, l'odore del caffè e attraverso la finestra aperta, il solito brontolio della signora Cooman per i presunti schiamazzi notturni dei suoi vicini.
Facile come bere un bicchiere d’acqua, giusto?
Sam si aggrappò a quei pensieri tranquillizzanti e ancora con gli occhi chiusi inspirò profondamente alla ricerca della fragranza bruciacchiata dei toast che la sua ragazza era capace di carbonizzare ogni mattina, ma quello che gli riempì le narici fu solo la puzza di birra e cibo avanzato.
Evidentemente avevano fatto festa la sera precedente ed era per questo che aveva mal di testa e le idee confuse, ma nel profondo sentiva che c’era qualcosa che non andava.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
Capitoli:
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La spedizione al mall si rivelò più complicata del previsto perché, al contrario di quello che sperava Dean, il centro commerciale era abbastanza affollato e Sam andò quasi subito in fibrillazione. Era palesemente a disagio in mezzo alla gente e fosse stato per lui, avrebbe girato i tacchi praticamente all’istante, ma suo fratello maggiore gli impose di restare e di acquistare quello che era necessario. Dopo un giro di circa quaranta minuti i due Winchester avevano riempito il carrello con due paia di jeans, tre magliette e altrettante camicie, un corredo sufficiente di intimo, un giubbotto pesante più varie ed eventuali e si avviarono alle casse. Mentre erano in fila, Dean si mise ad osservare il fratello e ad un certo punto pensò che  avrebbe accettato di comprare anche capi a pois pur di andarsene.
Sam non era mai stato un gran fan dello shopping, forse perché il suo borsone si era raramente riempito con capi nuovi e per anni aveva indossato quello che non andava più a suo fratello, o vestiti di seconda mano, ma quel dare l’okay a qualsiasi cosa gli aveva proposto era stato decisamente troppo anche per lui. Diede a Dean giusto il tempo di pagare e di buttare alla rinfusa nelle buste quello che avevano acquistato, poi schizzò attraverso le porte scorrevoli e senza nemmeno fermarsi ad aspettarlo, si avviò all’Impala.
Dopo pochi istanti i due ragazzi erano in movimento e solo allora Sam sembrò calmarsi.
“Ehi, stai bene?”
“Certo”
“E perché sembrava che ti stesse inseguendo qualcuno mentre eravamo dentro il mall?”
“Ti avevo detto che non mi andava di andarci e volevo uscire il prima possibile”
“Avevi paura di incontrare qualcun’altro?”
Il ragazzo annuì e Dean insisté nel tentativo di tenere aperta la comunicazione.
“Torniamo al motel?”
“Sì, sono stanco”
“Magari ci prendiamo una pizza”
“Non so se ho voglia di cenare”
“Non devi decidere subito”
“Okay”
Tornati alla base, Sam fu abbastanza silenzioso e Dean, memore delle parole del padre, decise di non spingere troppo. Fece finta di bersi la scusa di una doccia e gli diede un po' di spazio, cosa che il minore dei Winchester apprezzò molto. Era profondamente grato al fratello per il suo sostegno, ma allo stesso tempo sentiva forte il bisogno di stare da solo per fare i conti con quello che era successo.
Ripensò alla sera in cui Jessica era morta e l’associazione fra la sua fine e quella di sua madre fu naturale.
Aveva capito subito che anche la sua ragazza era stata vittima di Occhi Gialli e i vecchi pensieri tornarono a galla. In passato, infatti, nonostante il fatto che né il padre né Dean lo avessero mai incolpato della tragedia che si era abbattuta sulla loro famiglia, si era chiesto perché il demone fosse entrato proprio nella sua stanza: un puro caso o lo stava braccando? Fino alla morte di Jessica non si era mai dato una risposta certa, ma adesso le cose erano profondamente diverse. Era chiaro che le due donne erano morte perché legate a lui e il pensiero lo colpì come una coltellata.
Si sentì come se qualcuno gli avesse aspirato tutta l’aria dai polmoni in un solo colpo e la sua mente cominciò ad andare a briglia sciolta. Le sue mani erano sporche del sangue di sua madre e della sua ragazza, era una maledizione per chiunque avesse la sfortuna di incrociarlo. Abbassò lo sguardo e si chiese che cosa dovesse fare a quel punto. Non meritava di vivere, questo era poco, ma sicuro e l’idea iniziale di suicidarsi lo assalì nuovamente. Non avrebbe fatto più del male a nessuno in questo modo, in primis a Dean.
Come aveva potuto amarlo in tutti quegli anni? Come aveva potuto crescere un mostro?
Forse era questo il motivo per il quale non lo aveva fermato quando era decollato per Stanford? Forse era contento che se ne andasse perché in fondo lo odiava?
Da quando Sam era entrato in bagno, erano passati già dieci minuti e dall’esterno Dean non aveva ancora sentito l’acqua aprirsi. Si avvicinò alla porta e cercò di captare qualche rumore, ma ci fu solo silenzio.
“Che diavolo stai combinando lì dentro?”- pensò, ma si forzò a non invadere lo spazio personale di suo fratello. Si sedette sul letto e prese il telecomando. Accese la tv e dopo un veloce zapping si fermò su una puntata di Numbers. Cominciò a seguirla distrattamente, poi con maggiore attenzione quando vide che, oltre che di matematica per novelli Einstein, trattava del rapporto tra due fratelli. Di sicuro lui assomigliava all’affascinante agente dell’FBI, mentre Charlie era Sammy sputato, e in più anche gli Epps erano a modo loro dei cacciatori del male e avevano perso un pezzo molto importante della loro famiglia.
Preso dai ragionamenti del brillante docente universitario sulle probabilità di rintracciare il quartiere in cui viveva l'assassino, Dean non si accorse subito che ai dieci minuti di prima se n’erano aggiunti altri venti senza che Sam desse cenni di vita, poi per un puro caso guardò l’orario sul display del cellulare e si rese conto del tempo trascorso.
“Ehi, principessa, hai bisogno di aiuto con i bigodini?”
Dal bagno non arrivò nessuna risposta e il maggiore dei Winchester si alzò velocemente dal letto.
“Sammy, tutto bene?”
La risposta alla seconda domanda fu il rumore della serratura della porta che scattava e la comparsa del ragazzo.
“Non hai fatto la doccia?”-chiese Dean notando che suo fratello aveva ancora addosso i vestiti che aveva indossato per uscire.
“No”
“Come mai?”
“Ho cambiato idea”
“Sam, che ti prende?”
“Niente”
“E che hai fatto tutto quel tempo in bagno?”
“Niente”
“Stai ancora pensando a Brady?”
“No, lascialo fuori. Sono solo stanco, Dean, e voglio andare a letto”
“Si era detto di prendere una pizza”
“Tu avevi detto che volevi una pizza”
“Non essere pignolo e in ogni caso credo che tu debba mangiare qualcosa”
“Preferisco andare a letto, ma tu vai”
“Non ti lascio solo”
“Non sono un bambino e quando lo ero, me la sono cavata quando tu e papà eravate a caccia”
“Sai cosa voglio dire”
“Lo so, ma non farò altro che andare a dormire. Per favore, Dean, vai e non preoccuparti per me”
“E’ un po' difficile, non credi?”
“Va bene, non andare, non ho voglia di discutere”
Sam si stese sul letto e si portò un braccio sugli occhi per schermarli dalla luce. Pregò che Dean non tornasse all’attacco e per fortuna non lo fece, anzi, a sorpresa, prese le chiavi dell’Impala e annunciò che sarebbe andato a cena.  Il gesto di fine trasmissioni era stato fin troppo eloquente e anche se con il cuore pesante, il maggiore dei Winchester lasciò la stanza. Andò davvero a prendersi una pizza e quando tornò, non poté non riconoscere i segni delle lacrime sul volto del fratello, che si era addormentato sopra le coperte.
“Fa freddo, non puoi passare la notte così”
Dean prese il piumone dal suo letto e lo stese su Sam, poi decise che era giunto anche per lui il momento di smontare dal servizio. Si mise giù e ripensò a tutte le domande che si era posto mentre mangiava da Carlo’s, in primis su quale sarebbe stata la decisione di suo fratello riguardo il suo futuro. La sua scelta avrebbe influenzato direttamente anche la sua vita perché nello scenario uno, ovvero che Sam avesse deciso di restare a Stanford, si sarebbe fermato con lui per una serie di motivazioni. Non si sarebbe mai sognato infatti di ripartire sapendolo a pezzi per la morte di Jessica e soprattutto di lasciarlo senza protezione dato il secondo attacco di Occhi Gialli. Apparentemente, quindi, lo scenario due, ovvero il ritorno insieme sulla strada, era più allettante, ma era anche vero che il padre era stato categorico sul fatto che non si sarebbero ricongiunti e soprattutto Sam avrebbe ricominciato a rischiare la vita con l’aggravante del desiderio di vendetta.
Dean si voltò a guardare suo fratello e pensò con nostalgia a quando il suo viso non era segnato dal dolore. Gli faceva male al cuore vedere che stava soffrendo e che non poteva fare molto per aiutarlo, una cosa che raramente era successa. Aveva sempre trovato il modo di fermare le lacrime di Sam, o di farlo tornare a sorridere dopo l’ennesimo trasferimento, ma stavolta si sentiva impotente e colpevole davanti alla tragedia.
E’ vero, aveva desiderato ogni secondo negli ultimi quattro anni di poter dividere di nuovo la stanza, l’Impala, la vita con lui, ma adesso avrebbe dato qualsiasi cosa per riportare il nastro indietro a quando aveva deciso di piombare a Stanford e convincerlo a seguirlo di nuovo sulla strada.
Suo padre gli aveva detto che il demone avrebbe attaccato lo stesso e ne sembrava davvero convinto, ma Dean non poteva fare a meno di sentirsi in colpa per aver sconvolto la vita di Sammy. Non poteva non pensare che era stato lui a rompere l’equilibrio e che forse, se avesse proseguito da solo nella ricerca del padre, adesso suo fratello sarebbe felicemente fidanzato con Jessica perché lei avrebbe acconsentito a sposarlo. Non aveva avuto il tempo di conoscerla, ma quella manciata di minuti nell’appartamento della coppia gli aveva fatto capire che erano fatti l’uno per l’altra. Il modo in cui Sam si era avvicinato a lei e l’aveva abbracciata dicendo che, qualsiasi cosa avesse voluto dirgli, doveva venir fuori davanti alla sua ragazza, era stata una dichiarazione palese del loro rapporto, anche se Dean dubitava seriamente che la fanciulla avesse fatto un corso accelerato sul mondo del paranormale. Era sicuro che suo fratello non le avesse raccontato la verità sulla sua famiglia e sulla loro vita da cacciatori e in fondo lo capiva. Sam aveva sempre desiderato la normalità e avere una relazione fissa era parte di essa, quindi mai e poi l’avrebbe messa a rischio raccontandole quello che aveva investito i Winchester anni prima.
“Ehi, gigante, sai che pagherei per sapere che cosa ti sta passando per la testa adesso?”- pensò il maggiore dei Winchester prima di chiudere definitivamente gli occhi per la giornata.
La mattina dopo Sam si svegliò per primo e si voltò alla sua sinistra riconoscendo il suono del respiro di suo fratello, che dormiva con il viso girato come se, anche nel sonno, vegliasse su di lui. Rimase a fissarlo per qualche attimo, poi si mise silenziosamente in piedi e pensò di avere voglia di un caffè caldo. Non aveva molta voglia di uscire, ma sicuramente Dean avrebbe gradito trovare la colazione appena sveglio e dopo il suo comportamento al limite dell’isterismo il giorno precedente, glielo doveva. Prese una delle buste del mall e andò a vestirsi in bagno, poi prese le chiavi dell’Impala e lasciò la stanza dopo aver controllato di avere un po' di contanti in tasca. Andò a comprare del caffè e della crostata come offerta di pace e dopo circa una quarantina di minuti tornò alla base. Non aveva nemmeno spento il motore dell’Impala che Dean spalancò la porta della loro stanza e si precipitò verso di lui.
“Dove diavolo sei stato?”-chiese a bruciapelo mentre Sam usciva dall’auto.
“Buongiorno anche a te”
“Niente stronzate, e rispondi alla mia domanda”
“Sono andato a prenderti della crostata, ho pensato che avresti avuto fame”
“E non potevi almeno lasciare un biglietto?”
“Non ci ho pensato, scusa”
“Okay. Stai bene?”
“Sono in piedi”
Dean si avvicinò al fratello e lo squadrò da più vicino, poi gli tirò uno scappellotto.
“Ma sei impazzito? Perché lo hai fatto?”
“Perché hai preso Baby senza permesso”
“Sei un idiota”
“Davvero mi hai preso la crostata?”
“Sì, è qui dentro insieme al caffè”
“Rientriamo, allora, ho una fame da lupi”
I due Winchester ritornarono nella loro stanza e Dean prese dalle mani del fratello la busta di carta. Si andò a sedere e tirò fuori la crostata.
“Per te cosa hai preso?”
“Solo il caffè”
“Sammy”
“Niente rimproveri”
“Allora mangia qualcosa”
“Non ho fame”
“Non è più una risposta che posso accettare”
“Dean, non ho voglia di discutere”
“Nemmeno io, ma non puoi continuare a vivere di aria, finirai per crollare e poi toccherà a me chiamare il soccorso stradale per alzarti dal pavimento”
Sam sorrise e si sedette di fronte al fratello accettando di fatto il pezzo di crostata che gli veniva offerto.
I due fratelli mangiarono in silenzio, poi Dean pensò che fosse ora di cominciare a testare il terreno.
“Posso farti una domanda?”
“Spara”
“Mi chiedevo se hai qualche idea sul futuro”
“Che cosa intendi?”
“Beh, se pensavi di…Lascia perdere, ne parliamo un’altra volta”
“Non girarci intorno, che cosa vuoi sapere?”
“Vuoi rimanere a Stanford?”
“Onestamente non ci ho ancora pensato”
“Prima o poi dovrai farlo”
“Lo so, Dean, ma è tutto così surreale. Il college è quello che ho sempre voluto, ma adesso che Jess è morta non mi sembra più così importante, anche se…”
“Cosa?”
“Mentre stavo andando a prendere la colazione, ho ricevuto una telefonata”
“Chi era?”
“Quelli del colloquio”
“Che cosa ti hanno detto?”
“Mi hanno contattato perché hanno saputo di Jess e mi hanno detto che hanno congelato la mia candidatura. Pare che vogliano ancora vedermi, ma mi hanno concesso di prendermi tutto il tempo che voglio per…Insomma vogliono ancora darmi la possibilità di entrare alla Scuola di Legge, ma capiscono la situazione e sono disposti ad aspettare qualche settimana”
“Ed è una buona cosa?”
“Non lo so”
Sam si alzò lasciando a metà la sua parte di crostata, ma Dean non si sentì di commentare, anzi pensò di lasciar cadere l’argomento.
“Devo fare rifornimento, Baby è quasi a secco”
“Sì, ho visto”
“C’è una pompa di benzina qua vicino?”
“Dobbiamo tornare verso Palo Alto”
“Okay, il tempo che faccio una doccia e andiamo”
Verso le dieci e mezza i due fratelli erano in auto e Sam era molto silenzioso. Dean ipotizzò che stesse pensando alla telefonata e rimase piuttosto spiazzato quando arrivò una domanda.
“Faresti una cosa per me”
“Quello che vuoi”
“Mi porti al mio appartamento?”
“Cosa hai detto?”
“Ti ho chiesto di portarmi a casa mia”
Dean rallentò, poi accostò e dopo aver fermato l’Impala, si voltò a guardare il fratello.
“Non mi sembra una grande idea”
“Hai detto che avresti fatto quello che volevo”
“Questo no”
“Perché? Hai detto che per la polizia posso rientrare”
“Sì, ma perché vuoi tornare nel posto in cui Jessica è morta?”
“Magari si è salvato qualcosa”
“Non importa e comunque abbiamo preso tutto quello che ti serve”
“Dean, per favore”
“Che ti sta passando per la testa?”
“Niente, voglio solo recuperare quello che è possibile”
“Non dire balle, ti conosco troppo bene. Qual è il vero motivo per il quale vuoi tornare nel tuo appartamento?”
Il ragazzo non rispose e Dean continuò ad insistere:
“Sam, dimmi la verità”
“Ho pensato che potremmo trovare qualche traccia”
“Traccia di cosa?”
I campanelli di allarme nella testa del maggiore dei fratelli cominciarono a suonare impazziti e divennero assordanti quando il minore rispose:
“Voglio trovare Occhi Gialli e ucciderlo”
“Non sai quello che stai dicendo”
“Lo so benissimo, invece, voglio dare la caccia a quel figlio di puttana e farlo a pezzi"
Dean sentì il sangue gelarsi nelle vene, stava accadendo quello che il padre aveva previsto poche ore prima, e cercò immediatamente di porvi rimedio.
“Okay, ascolta, sei ancora fuori fase, quindi, non appena avrò fatto il pieno, torniamo al motel e ti riposi un po'”
“Non trattarmi come se fossi malato”
“Non ho mai detto una cosa del genere”
“Vaffanculo”
Sam aprì lo sportello dell’auto e cominciò ad allontanarsi velocemente.
Dean lo seguì qualche istante dopo e lo afferrò per un braccio cercando di farlo ragionare, ma suo fratello non ne voleva sapere.
“Lasciami andare”
“Sam, non sei lucido”
“Sono lucidissimo invece"
“Non ti permetterò di andare a caccia spinto dall'ira"
“Perché mi ostacoli? Non è per questo che sei venuto a Stanford? Non è quello che ha sempre voluto papà? Avete vinto, torno alla vita di merda che avevo giurato di non fare più “
“Qui non sta vincendo nessuno, smettila di dire cazzate. Sai benissimo che anche io desidero più di ogni altra cosa al mondo rispedire all'inferno quel bastardo, ma non se questo significa che ti farai ammazzare”
“Non può uccidermi, sono già morto"
Dean rimase bloccato sul posto, poi gli lasciò il braccio e si chiese che cosa potesse fare per calmarlo.
“Sammy”
“Lasciami solo”
“Come potrei farlo dopo quello che hai appena detto?”
“Voglio andare a casa e lo farò con o senza di te”
“Va bene, ci andremo, ma non adesso. Ti giuro che ti ci accompagno, ma domani, adesso sei troppo sconvolto”
“E perché domani non dovrei esserlo? La mia ragazza è stata ammazzata da un demone e la mia vita se n’è andata a farsi fottere”
Il ragionamento di Sam non faceva una piega, ma Dean si disse che doveva trovare in fretta un modo per fermarlo.
“Posso anche andarci da solo”
Guardando il fratello negli occhi, Dean capì che non stava bluffando e che non aveva speranze di distoglierlo dalla sua idea, quindi decise di acconsentire, almeno lo avrebbe tenuto sotto controllo.
“D’accordo, andremo al tuo appartamento, ma ad una condizione”
“Non..”
“Vienimi incontro, okay? Ho detto che ci andremo, ma non puoi chiedermi di non preoccuparmi per te. In chiesa stavi avendo un malore, te ne sei dimenticato?”
“No, Dean, me lo ricordo”
“Bene, quindi credo che sia legittimo da parte mia avere paura a portarti dove è morta Jessica”
“Questo non cambia le cose”
“Okay, ho capito.Sali, andiamo a fare benzina e poi andremo all’appartamento”
Sam fissò per una manciata di secondi Dean, poi tornò sui suoi passi ed entrò in macchina.
“Che cazzo faccio adesso, papà?”- mormorò prima di avviarsi a sua volta verso l’Impala. Vi entrò e la fece ripartire. Guidò seguendo le indicazioni di suo fratello fino alla pompa di benzina, poi, con la scusa di dover andare in bagno, si allontanò per chiamare John.
“Dean”
La voce di suo padre fece tirare un sospiro di sollievo al cacciatore, poi cercò di spiegargli in fretta quello che stava succedendo.
“Papà, non ho molto tempo, quindi ascoltami e fatti venire qualche idea al volo perché sono nella merda”
“Che succede?”
In un fiume di parole Dean spiegò a John la situazione, poi aspettò la risposta:
“Hai fatto bene ad accettare di accompagnarlo”
“Papà, ma hai capito che vuole cercare tracce di Occhi Gialli per inseguirlo?”
“Sì, ho capito, ma non ne troverà e tu comunque non te lo metterai contro”
“Che vuol dire che non ne troverà? Sam potrà essere un po' arrugginito, ma è intelligente e…”
“Sono passato all’appartamento prima di andarmene e ho ripulito la scena”
“Sul serio?”
“Sì, sul serio”
“Papà, era lui?”
“C’erano tracce di zolfo e il modo in cui è morta Jessica non lascia molti dubbi. Portalo all’appartamento, deve sapere che sei dalla sua parte, ma non perderlo d’occhio un attimo”
“Lo farò. E’ troppo chiederti dove sei?”
“Sto inseguendo Occhi Gialli”
“Sta’ attento, papà”
“Lo farò”
“Adesso vado, non vorrei che Sam si insospettisse non vedendomi tornare”
“Dean, sta’ vicino a tuo fratello, non sarà una bella esperienza rimettere piede in quella casa”
“Ricevuto”
“A presto, figliolo”
“Ciao, papà”
Dean riagganciò, poi si mise il cellulare in tasca e tornò all’auto. Prima che Sam si mettesse a fare domande, iniziò a lamentarsi della fila che aveva dovuto fare e delle condizioni molto discutibili dei bagni della pompa di benzina, poi avviò l’Impala e con un peso sul cuore si diresse verso l’ex appartamento di suo fratello.
Chilometro dopo chilometro lo vide irrigidirsi e quando giunsero a destinazione, era stravolto.
Il maggiore dei Winchester aspettò una mossa di Sam e pregò con ogni fibra del suo corpo che avesse cambiato idea, ma ad un certo punto gli vide tirare un profondo respiro, mettere la mano sulla maniglia dello sportello e uscire dalla zona comfort. Lo seguì praticamente all’istante e gli si mise al lato in una posizione strategica per evitare un eventuale tuffo verso il cemento.
“Dean, voglio entrare da solo”
“Non era questo l’accordo”
“Devo farlo”
“Non se ne parla, o entriamo insieme, o ce ne andiamo”
“C’era tanta gente, vero?”
“Di che cosa stai parlando?”
“Della sera che Jess è morta. C’erano le sirene e tante voci”
“Sì, Sammy. I soccorsi sono arrivati subito, ma non c’è stato nulla da fare”
“Era morta, vero? Quando Jess era sul soffitto, era già morta”
“Sì, lo era”
“Non dovevo lasciarla”
“Non potevi sapere che cosa sarebbe successo”
Sam sussultò, poi cominciò ad avanzare verso il suo appartamento seguito come un’ombra da suo fratello. Arrivati a metà strada, l’odore di bruciato si sentì nettamente e Dean, vedendo impallidire il fratello, intuì che la cosa avrebbe avuto conseguenze nell’immediato. Tempo pochi secondi e si ritrovò a sostenere Sam che aveva cominciato a vomitare a pochi metri dall’ingresso.
“Cazzo, te l’avevo detto che era una pessima idea”
   
 
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