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Autore: Emilia Zep    08/05/2022    1 recensioni
"Mio nonno ogni anno mi porta di fronte al Grande Deserto e mi dice “Eh che ne sapete voi giovani. Ai miei tempi qua era tutta montagna. Sì sì,” fa mio nonno “Tutta montagna. Una montagna altissima, la più alta del mondo. Ora a scuola vi dicono che il monte più alto è l’Everest. No no, ai miei tempi tutti sapevano che era il Sahara. Una vetta di 10478 metri!
In tanti ci provavano a scalarla, quelli sì che erano scalatori. Scalatori così, non ce n’è più. Qua d’inverno metri e metri di neve, i cammelli trainavano le slitte e noi ragazzini ce ne andavamo a pattinare sui wadi ghiacciati. Sì sì era pieno di fiumi e torrenti e quando sgelavano affluivano tutti nel Nilo."
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Mio nonno ogni anno mi porta di fronte al Grande Deserto e mi dice “Eh che ne sapete voi giovani. Ai miei tempi qua era tutta montagna. Sì sì,” fa mio nonno “Tutta montagna. Una montagna altissima, la più alta del mondo. Ora a scuola vi dicono che il monte più alto è l’Everest. No no, ai miei tempi tutti sapevano che era il Sahara. Una vetta di 10478 metri! In tanti ci provavano a scalarla, quelli sì che erano scalatori. Scalatori così, non ce n’è più.  Qua d’inverno metri e metri di neve, i cammelli trainavano le slitte e noi ragazzini ce ne andavamo a pattinare sui wadi ghiacciati. Sì sì era pieno di fiumi e torrenti e quando sgelavano affluivano tutti nel Nilo.

Che ne sapete voi giovani, che ne sapete!

I berberi facevano i formaggi e i twareg erano boscaioli. E oggi sarebbe ancora così” mi fa “se non fosse stato per Yasmina e quei suoi compari di legno.  Tutta colpa di Yasmina. Ma forse pure colpa nostra che non l’abbiamo fermata. Perché le azioni che fai hanno sempre degli effetti. E pure non fare le cose è una scelta. Eh Yasmina … Yasmina,” dice mio nonno “era bella Yasmina. Bella che non si può raccontare. Però ricca no, non lo era mai stata. Suo padre girava di paese in paese su un carretto di legno e facevano spettacoli di marionette.

Arrivavano in piazza “Signore e signori, il grande spettacolo delle marionette! Ali Babà e i quaranta ladroni! Le avventure di Simbdad  il marinaio! Aladino e la lampada meravigliosa!”

Noi ragazzini, appena li sentivamo arrivare correvamo a guardarli. Ci affollavamo per vedere quegli spettacoli di avventure inenarrabili. Ma soprattutto noi andavamo lì, per vedere lei. Yasmina. Una bambina bella che non si può raccontare. Eravamo tutti innamorati di lei. Nessuno escluso.
La vedevamo tornare un anno dopo l’altro. A volte anche dopo due. E lei ci raccontava di tutti i posti che aveva visto, della gente che aveva incontrato, di com’era la vita in pianura, sulla costa e persino al di là del mare. Persino oltre lo stretto, era stata Yasmina. E della montagna aveva girato tutti i villaggi, uno per uno. Il nostro era l’ultimo in cui lei e suo padre si fermavano. Più su di così, non si era mai spinto nessuno.
Oltre il nostro villaggio non c’era più nulla se non le Alture, le Vie Alte. Cime fredde e disabitate che si dicevano infestate da streghe e spiriti maligni, regno, forse, delle anime dei morti.
Nessuno era mai stato lassù, nemmeno Yasmina. Quando lei e suo padre finivano da noi e smontavano il teatrino, facevano dietrofront e si rimettevano in viaggio verso la valle.

Anno dopo anno, sempre allo stesso modo.

Finché arrivò un giorno che Yasmina venne da sola. Quell’anno suo padre era morto e siccome lei oramai si era fatta ragazza e tutti le avevano detto “Yasmina Yasmina! Adesso ti devi sposare. Peccato che non hai un fratello maschio che possa portare avanti il mestiere di famiglia. Ma tu sei una donna, tu ti devi sposare adesso.”

Ma lei non ne aveva voluto sapere. E ne aveva di pretendenti, in tutti posti dove andava stai sicuro che ne aveva a decine. Ma lei niente! Ha preso con sé le sue marionette e ha cominciato ad andarsene in giro  con il carretto da sola

Pure al nostro villaggio la gente le diceva “Eh sì Yasmina, però ti devi sposare. Una ragazza, tutta sola, non maritata, una ragazza da sola che viaggia, non sta bene. E’ pericoloso.”
Ma lei rispondeva che “Io mica sono sola, guardate, con me ci stanno Aladino, Ali Babà, maghe, stregoni, jinn e pure tutti i quaranta ladroni. Non mi può capitare proprio niente di male!”

La verità però era che gli affari, per Yasmina, non andavano più così bene.  Ai suoi spettacoli c’erano quattro gatti. Le donne non ci andavano perché ormai si era fatta questa fama di girovaga scostumata. E poi la vita da noi stava cambiando. Com’era cresciuta Yasmina anche noi ci eravamo fatti grandi. A differenza dei nostri padri non volevamo più fare i pastori di montagna, sognavamo la vita a valle, se non addirittura nelle grandi città. Io aspettavo solo il momento in cui sarei riuscito ad andare via da qui.

Appena potevamo andavamo nei villaggi a bassa quota. Lì c’erano i bar con i jouke box e anche qualche sala da ballo. All’epoca mi era fidanzato con una ragazza di quelle parti che mi pareva incredibilmente moderna ed elegante. Più si scendeva verso valle e più la temperatura era mite e non si era costretti ad andarsene in giro infagottati in quei grossolani mantelli di pelliccia che portavamo noi delle alte quote. Nei villaggi di bassa quota le ragazze vestivano alla moda, con stoffe leggere e sinuose.

E Yasmina con quel suo carretto scalcagnato e il mantello rozzo di pelo che indossava per ripararsi dal freddo, mi sembrava in fondo gretta anche lei. Bella sì, ma come qualcosa che dovevo lasciare nella mia infanzia, un retaggio del passato.
Mi capitava di vederla lì, nella piazza mezza vuota. Giovani non ce n’erano. Era rimasto qualche ragazzino, qualche vecchio pastore che non distingueva le persone vere dai personaggi di legno e ogni tanto lanciava ortaggi contro i maghi africani quando erano troppo cattivi e gridava “A morte traditore!” verso il perfido Jafar come se quello potesse davvero sentirlo.

Ecco che Yasmina una notte, mentre sta dormendo nel carretto, sente una mano che le tuzza la spalla. Apre gli occhi e di fronte a lei c’è una delle sue marionette, la principessa Budur, che le dice “Yasmina. La situazione è grave, dobbiamo parlare”. Yasmina si stropiccia gli occhi e vede che intorno alla principessa Budur ci sono anche gli altri fantocci, tutti in circolo, che la fissano.
“Allora Yasmina”  dice la principessa “Qui è da mesi e mesi che non riusciamo più a mettere insieme il pranzo con la cena. Noi non siamo abituati a questa vita miserabile: io sono una principessa e siamo un po’ tutti principi, nobili, visir, califfi. Dobbiamo assolutamente trovare il modo di svoltare, bisogna cercare fortuna, inventarci qualcosa perché che qui il lavoro non c’è. Lavoro per noi non ce n’è più.”
“Eh lo so “dice Yasmina “Voi avete ragione però avete visto che a valle è peggio. Avete visto che in città è peggio ancora. Io speravo tantissimo in questi paesini di montagna. Erano la mia ultima speranza. Che cosa possiamo fare di più?”
Le marionette la fissano per qualche minuto. Poi si fa avanti Sindbad il marinaio
“Be’” dice “Noi una soluzione l’abbiamo pensata. Yasmina, se vogliamo che le cose cambino, non possiamo pretendere che succeda se le nostre azioni rimangono le stesse. Dobbiamo osare, avventurarci dove nessun altro è mai andato. Yasmina, noi dobbiamo andare oltre questo villaggio, dobbiamo salire le Alture, le Alte vie.”
“Ma ragazzi, è pericoloso! Nessuno è mai andato fin lassù.  Magari non c’è nulla! O forse ci sono gli spiriti maligni e i morti come dicono le leggende.”
“Se non ci proviamo” ribatte Sindbad “Non lo sapremo mai! Magari è pieno di villaggi e di genti che non ci conoscono e sarebbero entusiaste di vedere i nostri spettacoli. E poi io non ho paura. Io ho affrontato l’uccello di Ruk, l’isola balena e il gigante con un occhio solo, non ho certo paura di spingermi oltre il villaggio.”
“Sì sì!” Fanno tutte le altre marionette “Andiamo andiamo!”

E tanto dicono e tanto fanno che la mattina dopo, di buona lena, Yasmina si mette in cammino verso le vie alte.
E mi dice mio nonno “L’abbiamo vista tutti, noi, che stava partendo. Tutti quanti l’abbiamo vista. Però nessuno di noi è andato da lei e l’ha fermata. Avremmo potuto farlo, avremmo potuto dirle “Fermati.” E invece noi niente.
Avevamo altri pensieri per la testa, la vita a bassa quota, le città, le sale da ballo. E così abbiamo scrollato le spalle, siamo passati oltre e l’abbiamo lasciata partire.

Yasmina e le marionette, cammina cammina, vanno verso le alte vie, sempre più su, sempre più in alto. E lì trovano soltanto deserto, freddo, ghiaccio, ghiaioni, sfasciumi.
Quando non sentono più i piedi per il troppo freddo, quando cominciano ad avere i crampi allo stomaco per la fame, ecco che da lontano scorgono una luce. Cominciano a inseguire quella luce come falene dietro a una lampada fino a che arrivano all’entrata di una grotta.
Entrano dentro e questa grotta è arredata che pare un palazzo reale. Si sente odore dolce di cedro che spande per l’aria, per terra tappeti persiani, alle pareti arazzi e tendaggi finemente ricamati, candelabri, piatti intarsiati, una meraviglia!
E al centro di questa sala c’è una tavola imbandita.
“C’è nessuno?” Chiede Yasmina.
Silenzio.
Le vivande sono ancora calde e profumate.
“Be’ “Si fa avanti la principessa Budur “Potremmo intanto spizzicare qualche cosa. Giusto un assaggino.”
“Vi prego” la ferma Yasmina “Aspettiamo almeno che arrivino i padroni di casa. Sarebbe maleducazione.”
Ma le marionette sono così affamate che si gettano tutte sulla tavola e cominciano a mangiare di gusto, senza più fermarsi.
Pure Yasmina ha male alla pancia per quanto ha fame e così anche lei prende un pezzo di pane e lo addenta.
Neanche hanno finito di mangiare che le principesse delle compagnia di marionette cominciano ad andare in giro per la stanza, aprano tutti gli scrigni e i cassetti “Oh ma guarda! Ma qui è pieno di gioielli preziosi. E qui c’è un orecchino, mi starebbe così bene!” “E questo diadema? E’ perfetto per me!”
“Vi prego” supplica Yasmina “Non toccate niente, non toccate niente!”
“Però Yasmina” protesta la principessa Budur “Io avevo sul vestito tre perline che sono saltate. Hai sempre detto che le avresti aggiustate e non lo hai mai fatto! Sono mesi che sto aspettando!”
“Sì infatti!” dice uno dei ladroni di Ali Babà “Anche l’elsa della mia sciabola ha perso le gemme e tu hai detto ‘certo, la ripariamo’ ma è un anno che vado in scena senza.”
“Sì sì! Anch’io! Anchi’io! Stiamo andando tutti in malora! Ci credo che nessuno vuole venire più a vederci, guarda in che condizioni siamo. Marciremo tutti! Nemmeno il legno ci resterà!”
“Sì ce li meritiamo questi gioielli! Ci spettano!”
Yasmina non fa in tempo a fermarli che sente dei passi venire dall’altra stanza.
“Chi siete voi? Che ci fate qui?”
Yasmina si gira e vede un ragazzo dalla faccia d’angelo.
Si inginocchia davanti a lui e gli racconta tutto.
E vede che gli occhi del ragazzo si fanno lucidi. Ma subito le dice “Siete pazzi! Non potete stare qui. La mia padrona sta arrivando e se ci trova ci ammazzerà tutti. Venite, venite, seguitemi!”
E così li porta nel sotterraneo e lascia lì Yasmina e le marionette

Da sotto Yasmina sente una voce di tuono che grida “Chi ha rubato la mia cena?”
“Mia signora,” è la voce del ragazzo “sono stati i ladri ma non sono riuscito a fermarli. Sono fuggiti!”
“Stupido buonannulla! Ti meriti venti frustate!” E a ogni colpo di frusta che Yasmina sente, ascolta i gemiti del ragazzo e le viene da piangere. Però il ragazzo non li tradisce e ogni giorno gli va a portare qualcosa da mangiare.

Le racconta che lui si chiama Gawen e che la sua signora e padrona è una maga potentissima. E’ la strega delle Alture, domina tutte le Alte Vie. Ed è stata proprio lei ad allevarlo perché Gawen, racconta, era un trovatello.
“A volte è molto dura,” dice “però mi vuole molto bene. Mi vuole talmente tanto bene che per proteggermi dai pericoli del mondo non mi permette mai di uscire da questa grotta. Ma veramente tu hai visto tutti questi posti, invece?” chiede a Yasmina “Davvero hai viaggiato tanto? Ma raccontami, com’è fuori?”
E allora tutti i giorni Yasmina gli racconta com’è fatto il mondo di fuori. E insieme alle marionette glielo fa pure vedere. Tutti i giorni gli mettono in scena i fatti che più si ricordano di tutti i loro viaggi. Fatti belli, fatti tristi, fatti che ti fanno piegare dal ridere, fatti che ti fanno piangere, fatti che ti fanno innamorare.
E Gawen arriva sempre un po’ prima e se ne va sempre un po’ dopo.
“Quello lì” dice Yasmina alla principessa Budur “Si è bello che innamorato di te”
“Ma no figurati” Risponde Yasmina, ma pure lei, da quando si sveglia a quando Gawen arriva, è lì che conta i minuti.

Un giorno però insieme a Gawen scende pure la strega delle alture. Si è insospettita perché è da giorni che lo vede strano, trasognato. Se ne va in giro per la casa con lo sguardo per aria, ridacchia, pensa a chissà che. “Qua c’è qualcosa sotto” si è detta “Devo scoprire dove va.”
Lo segue e appena Gawen apre la porta dei sotterranei li vede tutti.
“Chi siete voi? Che ci fate qui?”
Gawen allora si getta ai sue piedi “Ti prego, mia signora, non prendertela con loro, è tutta colpa mia. Uccidimi se vuoi, ma loro risparmiali. Sono stato io che li ho portati qui. Ti ricordi quando ti rubarono la cena? Ecco sono stato io ad offrirgliela. Erano soli, affamati, disperati. Mi sono mosso a compassione e non ho avuto il coraggio di dirtelo.
La strega lo guarda, poi dice “Ma Gawen, hai fatto bene! Anche io avrei fatto proprio la stessa cosa, sai? I nostri ospiti sono i benvenuti e non sono certo obbligati a rimanersene qui, anzi, vi dirò di più. Vista la loro triste situazione, io voglio offrire un dono a questa fanciulla.” E tira fuori tre anelli.
“Non sono anelli di molto valore a vederli ma uno dei tre è magico. Io non posso dirti qual è, però se tu avrai la fortuna di prendere quello magico certamente la tua vita cambierà.”
Le marionette spalancano gli occhi. Yasmina si avvicina agli anelli tremante, le marionette la guardano col fiato sospeso.
“Non avere paura” dice la strega ”Se ti sei comportata sempre in modo onorevole, se hai fatto sempre buone azioni, azioni giuste, allora non hai nulla da temere perché, sai, le azioni che noi mettiamo nel mondo poi ci tornano indietro con dei buoni effetti.”
E allora Yasmina prende l’anello al centro e se lo tiene in mano. “Mi raccomando” dice la strega “Mettilo solamente quando sarai abbastanza lontano da qui.”
Gawen e Yasmina si salutano a malincuore e lei insieme a tutte le marionette se ne va giù giù per il declivio fino a che non arriva al nostro villaggio.

“Grande spettacolo delle marionette!” Ecco che di giorno si rimettono di nuovo a fare spettacolo e in quel momento Yasmina si ricorda dell’anello “Be’ potrei metterlo adesso” pensa “Magari mi porta fortuna. Magari arriverà tantissima gente, diventeremo ricchi, cambierà tutta la nostra vita.” Così si mette l’anello. Va a prendere la prima marionetta ma appena tocca i fili ecco che la marionetta si trasforma in sabbia. Ne prende un’altra e anche quella si trasforma in sabbia. Si appoggia alla struttura del teatrino e tutto le crolla addosso, una frana di sabbia. Ogni cosa che tocca si trasforma in sabbia. Yasmina allora cerca di sfilarsi l’anello ma tira tira e l’anello non si sflia.

Così Yasmina ricomincia a correre su, verso le alture. “Troverò la strega. La implorerò di liberarmi da questa maledizione”
Ma appena la trova la strega scoppia a ridere.
“Pensavi che non lo sapessi? Che sei stata tu, piccola ladra, a rubarmi la cena, insieme ai tuoi compari hai preso tutti i miei anelli, i gioielli e le gemme preziose ma soprattutto hai rubato il cuore del mio amato Gawen, la cosa più preziosa che avevo. Ma ora la pagherai, piccola ladra!”
Si scaglia contro di lei alzando una verga magica “Che tu possa diventare di sabbia come tutto quello che tocchi” ma proprio mentre sta pronunciando la formula magica ecco che Gawen corre verso di lei e la bacia
“Non toccarmi, non toccarmi o diventerai di sabbia anche tu!”
“Non mi importa” Gawen la bacia e mentre lei prova ad abbracciarlo, a toccarlo, a tenerlo stretto ecco che lui si dissolve in sabbia. Anche lei diventa di sabbia. Sono mulinelli di sabbia che si cercano, si abbracciano, si mescolano. E in questo mulinare di sabbia l’anello si perde e va a toccare la roccia.
“No!” Grida la strega e appena l’anello tocca la roccia tutta la montagna diventa di sabbia. Una montagna enorme, altissima che diventa un’enorme distesa di sabbia che travolge tutto. Travolge la strega, travolge i villaggi, travolge le marionette e i teatrini, travolge i jouk boxe, le sale da ballo e i villaggi di bassa quota.
Tutto travolge.

Ed è così, dice mio nonno, che la montagna è diventata un grande deserto. Ogni anno mio nonno mi porta davanti al deserto e mi dice “che ne sapete voi giovani, che ne sapete! Qua un tempo era tutta montagna, era. Ma che ne sapete!  E pure se lo sapete, tanto non lo capite.”
  
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