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Autore: imtheonekeepingyoualive    07/09/2009    8 recensioni
Non si rese conto di quando successe, ma ad un certo punto si ritrovò in mezzo a due braccia famigliari ed un profumo non nuovo, gli riempì le narici.
Si staccò immediatamente dall' abbraccio, per controllare che le sue supposizioni fossero giuste.
"Frank!" Urlicchiò, felice.
Il castano scoppiò a ridere, facendo brillare l'anello al labbro.
"Ehi Gee!" Rispose, stringendo la presa intorno alla vita del moro.
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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ci incontriamo solo ai matrimoni e ai funerali Disclaimer: Non conosco le persone qui citate, nè voglio dare loro un carattere veritiero. Nulla qui descritto è realmente accaduto, nè accadrà. Non scrivo a scopo di lucro.
Enjoy!


           "Ci incontriamo solo ai matrimoni e ai funerali."






Accese lo spinello, per poi buttare l' accendino sul comodino, senza guardare dove finisse.
Poggiò il capo alla parete dietro la sua schiena e buttò fuori il fumo dalle labbra sottili, prendendo a fissare il soffitto scuro.
Incrociò le gambe sul letto e mise un braccio piegato sullo stomaco, appoggiando la mano sull' altro e rilassandosi con la piccola canna appena fatta.
Era stato ben attento a non sporcare i pantaloni neri con le scarpe, anche se non avrebbe comunque potuto, visto che erano nuove e la suola era ancora così scivolosa che rischiava di cadere ogni volta che faceva un passo.
Lo sapeva che non era la cosa più intelligente da fare al momento, eppure gli sembrava l' unica possibilità per resistere fino alla fine.
Rimase a contemplare il legno, che poco a poco pareva cambiare sotto i suoi occhi verdi e liquidi. La droga stava iniziando a fare effetto e si sentiva molto più tranquillo, riuscendo per un nano-secondo ad accantonare tutto nel cervello sovraccarico.
Improvvisamente il rumore di alcuni colpi leggeri alla porta della sua camera, lo fecero ripiombare sulla Terra.
"Avanti." Disse, abbassando lo sguardo per vedere chi fosse.
Anche se lo sapeva già.
La figura magra e pallida di suo fratello fece capolino da dietro l' uscio, timido.
"Gee, sei pron- Cazzo, Gee! Ti stai facendo una canna proprio adesso?"  Urlò il più piccolo, lasciando la porta per poter gesticolare liberamente.
Gerard lo guardò indifferente, prendendo un' altra boccata di fumo.
Mikey rimase a fissarlo per qualche secondo poi, mentre Gerard si rendeva conto che gli occhi nocciola di suo fratello erano più umidi del normale, si rigirò e uscì, dopo avergli detto di muoversi a mettere la giacca e raggiungerli di sopra.
Finì la canna in fretta, per poi spegnerla nel posacenere a forma di pipistrello che teneva sul comodino.
Prima di alzarsi prese un respiro profondo e cercò di non pensare a nulla. Nulla che non fosse la foschia nel suo cervello e che gli dava così tanta pace.
Fece leva sulle braccia e si issò sulle gambe, leggermente malferme, e allungò la mano verso la poltrona consumata su cui stavano ammucchiati tutti i vestiti messi negli ultimi quindici giorni, un mucchio stropicciato di stoffe di vari colori (tendenzialmente neri, però) e ormai informi alla vista, e afferrò la giacca nera, nuova e mai messa.
Se l' infilò, chiuse i bottoni e strinse il nodo della cravatta.
Avrebbe voluto fumarsi un' altra canna, ma non ne aveva il tempo, di sopra tutta la sua famiglia lo aspettava e non gli sembrava una grande genialata quella di non presentarsi.
Quindi allungò passo verso l' uscita e, recuperato il pacchetto delle sue adorate normalissime sigarette, lasciò la stanza e l' odore dolciastro dello spinello, per raggiungere il salotto e il profumo buono di sua madre e quello del dopobarba del padre.
Quando salì l' ultimo gradino, suo padre si voltò per guardarlo. Aspettò che lo raggiungesse e gli posò un braccio sulle spalle, per poi stringerlo a sè forte, per incoraggiarlo.
Non disse nulla, fece solo quello che doveva essere un' imitazione venuta male di un sorriso stiracchiato ed alzò per un secondo lo sguardo verso il genitore.
"Lo so che non è facile, però dobbiamo andare. Fuori ci sono tutti i parenti che ci aspettano, su fatevi forza." Disse l' uomo, cercando di infondere un poco di volontà nei figli.
Quando aprirono la porta e si incamminarono verso il giardino e il cumolo di persone in nero, Gerard sentì il gelo pervadergli le membra.


Ovviamente, come ogni funerale che si rispettasse, era finito con la pioggia più torrenziale degli ultimi mesi.
Durante la veglia era rimasto accanto a suo fratello e ai suoi genitori, senza il riparo di alcun ombrello, anzi ringraziando il cielo per le gocce di pioggia che gli bagnavano il viso e nascondevano le lacrime a tutti.
Le parole del pastore non raggiungevano le sue orecchie, coperte dal rumore scrosciante dell' acqua e dal turbinio di pensieri che vorticavano maledetti nella sua mente.
Sentì un singhiozzo alla sua sinistra e vide Mikey stringere gli occhi e coprirli con due dita, portate sotto le lenti ormai completamente bagnate.
Sentì il cuore stringersi in una morsa dolorosa e dispiaciuta ed allungò il braccio verso di lui, posandolo intorno al suo collo. Il fratello gli si appoggi contro con la testa e riprese a piangere, incurante che le altre persone li vedessero.
In fondo era un funerale, era normale vedere i nipoti della defunta struggersi in lacrime davanti al feretro della nonna.
Baciò i capelli bagnati di Mikey e continuò a piangere.
La cerimonia continuò, Gerard quasi non se ne rese conto. Poco a poco le persone se ne andavano, lasciando un ultimo saluto alla bara ormai sottoterra.
Anche Mikey seguì i genitori verso l' auto e, quando suo padre gli chiese se li avrebbe raggiunti immediatamente, rispose solo con un cenno affermativo del capo.
Non disse nulla, non fece nulla e pensò ancora meno. Rimase solo lì, immobile a fissare quella che sarebbe stata la dimora di sua nonna per l' eternità.
Si sentiva svuotato da ogni possibile emozione e assomigliava tanto ad un guscio vuoto.
"Gee?"
Si riscosse e si voltò per guardare chi l' aveva chiamato.
"Frank..." Rispose, spento.
Il più basso lo avvicinò, contrito, e gli posò una mano delicata sul gomito.
"Condoglianze. Mi dispiace tantissimo."  Disse Frank, con voce appena udibile.
Il moro annuì e si rigirò verso la tomba. Mancava ancora la lapide, la buca doveva ancora essere coperta per bene e così era solo desolante alla vista.
Rimasero fermi per qualche tempo, Frank non disse nulla, si limitò a fare compagnia all' amico e a fargli capire che gli era vicino, non solo fisicamente. Gerard, anche se non lo dimostrava a voce, lo sapeva e lo apprezzava.
Poi, il tocco della mano del castano, lo fece voltare.
"Gee, andiamo, vieni. Ho detto ai tuoi che ti avrei riportato a casa io per il banchetto, ho la macchina là in fondo." Mormorò il più basso, indicando un punto alla fine della strada asfaltata.
Gerard ebbe un attimo di esitazione poi, quando Frank lo prese per mano, si decise a seguirlo attraverso il cimitero.
Nel silenzio più assoluto, camminando tranquilli sotto la pioggia forte, raggiunsero la vettura sgangherata e le loro mani si divisero, lasciando una sensazione di freddo sui loro palmi.
Nessuno dei due disse nulla al riguardo, mentre entravano nell' abitacolo e bagnavano tutto l' interno di pelle che scricchiolava sotto il loro peso.
Frank mise in moto e si immise sullo stradone, mentre accendeva il riscaldamento.
"Ti dà fastidio?" Gli chiese, mentre girava una manopola.
Gee scosse la testa e prese a guardare fuori dal finestrino.
Riconobbe la via che portava a casa sua e si girò verso l' amico, che se ne accorse immediatamente, voltandosi per incontrare il suo sguardo.
"Ti volevo solo dire... Grazie Frankie, sei un amico."
Il castano sorrise a labbra chiuse, dolce ed alzò le spalle.
"Non dirlo neppure. Ti voglio bene, amico."




[Three years later...]


"Cazzo Gee, sono così nervoso..." Mormorò Mikey, mentre riprendeva a girare per la stanza in preda ad una strana euforia.
Il moro rise guardandolo e quando lo vide afferrare l' ennesimo bicchiere di Starbucks pieno di caffè nero, rise ancora più forte.
"Sono sicuro che arriverai all' altare ubriaco di caffeina. Piantala o sul serio sarai così eccitato da non riuscire a stare fermo per più di un secondo." Gli disse, alzandosi e raggiungendolo, per poi togliergli la bevanda di mano.
Il fratello lo guardò, contrariato dal gesto, ma non fece nulla per recuperarla. Riprese soltanto a camminare.
Di quel passo rischiava di fare un buco nel pavimento e finire nella stanza sottostante.
"Mikey, cristiddio, fermati e siediti. Muoviti."
"Mi fermo o mi muovo?" Lo prese in giro Mikey.
Lo guardò male e gli indicò il letto.
"Muoviti a venire qui. E non fare lo scemo." Esclamò perentorio.
Mikey ridacchiò e lo raggiunse, sedendosi poi sul lettone matrimoniale.
Gerard ne approfittò per sorseggiare lui il liquido nero e sentire il calore irradiarsi dallo stomaco verso tutti gli arti.
"Tra poco sarò sposato, ci pensi?" Sussurrò il minore.
Gerard aprì gli occhi e lo guardò di lato, per poi sorridere.
"Già."
"Non sono mai stato così felice in vita mia, giuro."
Gerard sorrise di più, felice per il fratello.
"Sono contento per te e per Alicia. E' una brava ragazza. E se sei felice tu, lo sono anche io."
Mikey si girò, commosso e poi si sporse per abbracciarlo.
"Ti voglio bene Gewawd" Gli disse, come quando erano bambini.
Gli diede un bacio leggero sulle labbra come erano soliti fare ai tempi e gli posò una mano sulla spalla.
"Anche io, Mik."

Come aveva previsto, Mikey, durante la cerimonia era così agitato da sembrare un drogato in crisi d'astinenza.
Gerard gli aveva fatto da testimone e, quando gli aveva allungato gli anelli, c'era mancato poco che gli scivolassero di mano e cadessero a terra, col rischio di perderli chissà dove.
Per fortuna tutto si era risolto con uno scatto repentino del fratello maggiore, che aveva salvato le fedi e aveva rischiato di scoppiare a ridere in faccia allo sposo.
A cerimonia finita, dopo la firma di entrambi gli sposi novelli, c' era stato il momento delle congratulazioni e delle felicitazioni.
Avevano invitato alcuni amici ad assistere, ed ora si stavano scambiando battute ed abbracci, ridendo felici e facendo baccano.
Non si rese conto di quando successe, ma ad un certo punto si ritrovò in mezzo a due braccia famigliari ed un profumo non nuovo, gli riempì le narici.
Si staccò immediatamente dall' abbraccio, per controllare che le sue supposizioni fossero giuste.
"Frank!" Urlicchiò, felice.
Il castano scoppiò a ridere, facendo brillare l'anello al labbro.
"Ehi Gee!" Rispose, stringendo la presa intorno alla vita del moro.
"Sono anni che non ci vediamo, che fine avevi fatto?" Chiese, sinceramente curioso.
Frank alzò le spalle, ridendo.
"La stessa che hai fatto tu, me ne sono andato da Belleville e sono stato un pò qui e un pò là, in cerca di fortuna."
"Capisco... E' bello rivederti, dico sul serio."
"Anche per me è lo stesso, Gee. Davvero."
Gerard si guardò in giro, sempre abbracciato a Frank e vide gli sposi uscire fra le grida eccitate dei presenti. Poi, una volta che l' ambiente si fu calmato un pò, abbassò lo sguardo verso l' amico.
"Beh, visto che tutti se ne sono andati, che ne dici di andare a bere qualcosa e raccontarci cosa abbiamo fatto in questi anni? Ho proprio bisogno di qualcosa che non sia acqua tonica scadente."
Frank scoppiò a ridere ed annuì.
"Molto volentieri. Andiamo al bar dell' hotel?" Propose il piccolo.
Gee annuì.
"Perfetto. Dopo di te..."



Evidentemente dovevano avere bevuto troppo, perchè non riusciva a spiegarsi per quale motivo la porta della stanza di Frank era stata sbattuta da lui, con violenza e con foga, e lo stava spingendo verso il letto senza smettere di baciarlo.
E Frank non opponeva resistenza alcuna, anzi lo incitava ad andare avanti, a spogliarlo e a baciarlo in punti che da vestito non si potevano vedere.
Raggiunto il talamo, si buttò sul materasso trascinandosi dietro il ragazzo, che ridacchiò, facendogli spuntare un sorriso sulle labbra.
Decise che per una volta poteva fare quello che voleva, che in fondo non era niente di male e che Frank sembrava disposto ad andare fino in fondo.
Quindi smise di farsi problemi e gli alzò la maglietta, iniziando a baciargli la pelle tatuata del petto.
Era un disegno umano quel ragazzo, si rese conto mentre lo baciava sempre più in basso. Gli leccò la pelle intorno all' ombelico e lo sentì sospirare e muoversi.
Tutto ciò lo eccitava a dismisura e il cavallo dei pantaloni stringeva fino a far male. Si alzò in ginocchio sul letto e si tolse i vestiti, guardando Frank sotto di sè fissarlo incantato.
Quando la sua mano finì più in basso di quanto avesse previsto, gli sfuggì un gemito sommesso e chiuse gli occhi.
Frank lo fece stendere e gli si sedette sul bacino, così che potè sentire la sua eccitazione sfregare contro la propria. Desiderò solo che gli togliesse i pantaloni e che facesse lo stesso coi suoi, visto che erano diventati solo una rottura in più.
Sembrò leggergli nel pensiero perchè lo baciò e iniziò a slacciargli la cintura, che tintinnò allegra mentre anche il bottone e la zip cedevano sotto le dita di Frank, facendo sì che il ragazzo potesse sfilargli l' indumento.
Per un momento tutto si annebbiò, perchè Frank aveva preso a massaggiargli il membro attraverso la stoffa strettissima e scomoda dei boxer neri, e non si rese conto di quando glieli tolse, nè di quando la mano venne sostituita dalla bocca, o di quando iniziò a dire il suo nome sospirandolo e gemendo.
Sapeva solo che non avrebbe smesso per nulla al mondo, che Frank era bravo -dannatamente bravo- e che i suoi capelli si impigliavano fra le sue dita lunghe.
E poi si fermò, facendolo mugugnare insoddisfatto. E le sue labbra combaciarono con quelle di Gerard, prima che finisse di spogliarsi e si stendesse a letto.
Mille lucine gli passarono davanti agli occhi, mentre respirava pesantemente e si rendeva conto di quello che stava succedendo.
Frank lo baciò, lasciando che la lingua inumidisse le sue labbra e lo fece avvicinare a sè.
Ormai Gerard aveva spento il cervello, vedeva solo Frank sotto di sè, che sospirava e gemeva, mentre -si era perso un pezzo, si disse- spingeva dentro di lui e le gocce di sudore scendevano dalle tempie e lasciavano scie bagnate sul viso arrossato del moro.
Era così caldo, stretto, bello e così giusto, che in quel momento si chiese perchè non l' aveva fatto prima. Perchè non aveva preso Frank e non l' aveva sbattuto sul sedile della sua auto, o in qualunque altro posto...
Gli morse piano la spalla, mentre sentiva l' orgasmo sopraggiungere. Aumentò il ritmo, facendo quasi urlare Frank ed eccitare a dismisura sè stesso.
"Frank. Frank. Frank." Ripeteva, ormai prossimo alla fine.
L' altro portò una mano sulla sua testa e gli strinse i capelli fino a fargli male, mentre il suo nome gli usciva dalle labbra e andava a confondersi coi gemiti.
Ad un certo puntò si irrigidì, per poi lasciarsi andare ad un urlo strozzato e roco, mentre le sue membra iniziavano a tremare per il piacere che l' aveva travolto.
Non sentì del tutto le parole uscite dalla bocca di Frank.
"Gee... Ti amo."


 


[Six months later...]



Si specchiò e si sistemò la giacca, per poi tirare indietro i ciuffi neri che gli ricadevano sul viso facendogli solletico.
"Gee, è arrivato il reverendo." Lo avvertì Michael, dopo aver aperto la porta senza aver nemmeno bussato.
Si voltò verso il fratello, con un sorriso tranquillo sulle labbra, ed annuì.
"Scendo subito. E' già arrivata?" Domandò, trepidante.
"Non ancora. Lo sai che le spose si fanno attendere." Rise il più giovane, facendo ridacchiare anche il moro.
"Già..."
"Ah, è arrivato qualcuno, suonano alla porta. Muoviti a scendere, vado ad aprire."
Non rispose neppure, visto che Mikey si era fiondato giù per le scale in fretta e furia per andare ad aprire. Sbuffò divertito e smise di toccarsi i capelli, che stavano diventando più indomabili del solito, a furia di passarci le mani in mezzo.
Si avviò verso l' uscio e lo lasciò aperto, scese la gradinata per raggiungere il salotto al piano inferiore dove si sentiva già un clima festoso e loquace.
Riconobbe la voce di Ray ed allungò il passo.
Quando arrivò in salotto, venne accolto da grida e auguri vari. Rimase spiazzato per un momento, tramortito dal rumore, ma ben presto ricambiò con una risata squillante e andò in mezzo alla folla, per ringraziare tutti di essere venuti.
Ray lo tenne impegnato in una conversazione per alcuni minuti, durante i quali Michael aveva distribuito caffè su caffè. Tanto non era mica casa sua, vero?
Lasciò perdere il fratello e la sua mania per la caffeina e riprese a chiacchierare col riccio davanti a lui.
"Scusa, posso fare le congratulazioni allo sposo?" Disse una voce, alle spalle di Ray, che immediatamente si girò, curioso ed educato.
Gerard abbassò lo sguardo verso la persona che aveva parlato e poco ci mancò che cadesse a terra dalla sorpresa.
Era Frank, vestito con una felpa nera con ossa bianche disegnate sopra e pantaloni strappati. I guanti senza dita, neri, facevano sembrare le sue dita più bianche.
Cosa ci faceva lì? Chi l'aveva invitato? Lui non lo voleva...
"Certo, prego." Rispose Ray, gentil, per poi voltarsi a salutare l' amico. "Gee, vado anche io a bere un pò di caffè che Mik stà distribuendo così volenterosamente. Ci vediamo dopo."
Lo guardò allontanarsi, col terrore crescente che sarebbe successo qualcosa.
Qualcosa di brutto. O di triste.
Probabilmente entrambe.
"Gerard." Lo richiamò il più basso, con un tono di voce raggelante.
Si rigirò a malincuore per incontrare di nuovo i suoi occhi nocciola, e scoprì di non averli affatto dimenticati durante quei mesi in cui non si erano visti.
Prese un respiro più profondo e lo guardò fisso, aspettando che continuasse a parlare.
"Ti dispiace se andiamo in un posto più appartato?"
Il moro scrutò la sala, per controllare che avessero via libera, e poi annuì.
"Usciamo. Ho bisogno di fumare."
"Perfetto."
Insieme si diressero verso la porta che dava sul giardino sul retro, ora deserto visto che tutti erano all' interno in attesa della sposa.
Gerard agguantò il pacchetto che teneva in tasca, recuperò una sigaretta e l' accendino e, ben presto, il sapore acre del fumo gli riempì la bocca.
"Chi te l' ha detto?" Chiese, ben sapendo che Frank avrebbe capito immediatamente a cosa si stava riferendo.
"Mikey, no?" Rispose, come se fosse ovvio. "Sono ancora suo amico, a differenza tua."
Gee si sentì a disagio e prese a muoversi sui piedi, senza però spostarsi.
"Frank, io-"
"Sì, sì, lo so. E' sempre la vecchia storia, andiamo a letto insieme, ci stiamo per un giorno intero e poi, quando devo partire, ti dimentichi dell' accaduto. Ci sono abituato." Lo interruppe, arrabbiato.
Gee si mosse veloce a chiudere meglio la porta-finestra, timoroso che qualcuno potesse sentirli, in fondo Mikey faceva avanti e indietro dalla cucina continuamente, e aveva un udito spettacolare quando si trattava di cose che non doveva sentire.
"Io non ho dimenticato proprio un bel nulla." Disse, a bassa voce, rancorosamente. "Solo che pensavo che..."
"Fosse una bella scopata e basta?" Finì Frank al posto suo.
Gerard abbassò lo sguardo e continuò a fumare, non sapendo cosa dire.
"Sono sei mesi che non ci sentiamo, nè vediamo, però io so lo stesso tutto di te." Continuò il più basso.
Gerard non riuscì a non puntare lo sguardo in quello dell' altro, stupito.
"Come?"
"Sì, ho continuamente chiesto a Mikey di te. Cosa stessi facendo, dov' eri, con chi... E' stato lui a dirmi che tre mesi fa ti sei fidanzato e che ti saresti sposato oggi."
Lo seguì con lo sguardo mentre si voltava a scrutare il giardino.
Quando lo sentì ridacchiare tristemente, una scarica di brividi lo attraversò facendogli rizzare i peli.
"Se ci fai caso, noi ci incontriamo solo ai matrimoni e ai funerali. Strana cosa..."
Non rispose, incapace di farlo. Buttò il mozzicone di sigaretta a terra e lo schiacciò con la scarpa, prendendo tempo.
"Se solo ci avessi pensato, avresti capito."
"Che cosa?"
Gerard andò a sedersi sulla balaustra di legno, per poi appoggiare la schiena ad una colonna. Aveva smesso di cercare di scappare da lui, dalle sue parole e si era rassegnato ad ascoltare tutto quello che gli avrebbe detto.
Frank, prima di rispondere, si prese di tempo per fissarlo in viso.
"Che io ero innamorato di te, da molto prima di quella nottata in hotel, quando s'è sposato tuo fratello."
Gerard spalancò gli occhi, sorpreso.
"L'ho capito davvero il giorno del funerale di vostra nonna, quando sono stato con te sotto alla pioggia e ti ho riaccompagnato a casa, pur di starti vicino e cercare di alleviare un pò il tuo dolore." Alzò le spalle e scosse la testa. "Ma evidentemente tu non hai visto nessuno dei miei tentativi."
Non disse nulla, pensando a quel giorno terribile e a quello che era successo, il funerale, Frank, il viaggio in auto, il banchetto funebre e i suoi tentativi di tirarlo un pò su.
L' aveva apprezzato, davvero, però non aveva mai pensato che Frank lo facesse per amore e non per amicizia. Mai.
"Mi dispiace Frank, non avrei mai voluto farti soffrire. Tu sei importante per me."
"Certo."
"Davvero. Quella notte in hotel è stata fantastica ma... Non lo so... Io sto per sposarmi, capisci? la mia futura moglie sta per arrivare e noi siamo qui a parlare di quando abbiamo fatto sesso."
"Bene, me ne vado e ti lascio per sempre."
"Frank, io non intende-"
"Buon matrimonio." Disse Frank, mentre rientrava in casa senza lasciarlo finire.
Gerard mosse passo verso di lui, per cercare di rimediare.
"Le mie condoglianze più sentite." Mormorò, lasciando che la finestra si chiudesse alle sue spalle.
Gerard rimase immobile sulla veranda, mentre la figura scura di Frank scompariva velocemente dai suoi occhi e una sensazione strana lo colpiva violentemente.
Poi un clacson lo riscosse dal torpore che lo aveva immerso, che l'aveva fatto estraniare dalla realtà e l' aveva catapultato nel passato, a quella notte e quella giornata passate in hotel, chiusi soli in quella stanza che tanto aveva visto e tanto aveva sentito.
Quando la porta-finestra venne aperta violentemente, gli prese un colpo che lo raggelò.
"Gee, è arrivata Lindsey, muoviti!" Urlò Mikey.
Sospirò e si scostò i capelli dal viso, mentre chiudeva gli occhi.
"Arrivo."







No, ok, non so perchè l'ho scritta, nè se ne sono completamente soddisfatta.
Però so che avevo voglia di rimettermi a scrivere, dopo tanto tempo che non lo faccio, soprattutto su loro due e i MyChem in generale.
Quindi, dopo aver letto "The Umbrella Academy" e aver visto che il secondo capitolo si chiama proprio "Ci incontriamo solo ai matrimoni e ai funerali", m'è nata in mente questa specie di shot senza capo nè coda.
Penso che, se voglio sul serio tornare a scrivere, mi devo mettere d'impegno e buttare giù quante più idee possibile :D
Bene, lascio stare e me ne vado, sperando che non sia così brutta.
Ringrazio chiunque la leggerà, davvero.

XoXo Sory ^^














   
 
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