Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: giugiu9605    10/05/2022    0 recensioni
Inuko Higurashi è la figlia di Inuyasha e Kagome
Immagine di copertina creato da me, potete trovarla anche su Instagram: julyall_fanart
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
_Episodio 53_“Una lontana promessa” Inuyasha_
 
Il gruppetto partì lasciando il covo del clan di Koga.
Iniziarono a camminare verso l’ampia foresta, dopo alcuni metri Shame si fermò, chiese a Inuko di riposarsi un pochino perché non ce la faceva più a camminare.
— Davvero sei già stanca? Anche io lo sono, — affermò Roan sorridendole.
— Basta lamentarvi sempre, non ne posso più di voi! — dichiarò infuriata Nozomi.
Hariko la guardò di traverso meravigliandosi di come si comportava con i loro amici e quest’ultima lo guardò male e si arrabbiò.
— Guardate su! — esclamò Arya, — C’è un grandissimo castello!
Le venne la brillante idea di entrare in quel edificio fortificato sia per chiedere del Kokedera ovvero il “Tempio dei Muschi” e sia per riposare un po’ e la propose ai suoi amici.
Inuko annuì, era d’accordo con lei e pure gli altri approvarono.
— Va bene, avete vinto, andiamo su, — disse Nozomi sconsolata.
Il castello si trovava sopra a una collina circondato da alte mura costruite in pietra e da un vasto fossato, da lontano si vedevano gli alberi che erano nei due giardini, c’era un edificio più grande rispetto agli altri due che si trovavano alla loro destra e sinistra e tutti i tetti e le grondaie erano di color grigio chiaro. I nove camminarono sopra un ponte, sotto scorreva un fiume limpido dove all’interno c’erano le trote, appena arrivarono davanti alla porta d’ingresso, videro un signore che stava venendo verso di loro.
— Buongiorno, sei per caso Sango? — chiese a una delle due gemelle guardandole.
Le due si sorpresero. Perché questo estraneo doveva nominare la loro madre?
— Io? — domandò Kugo indicando il proprio viso.
— Sì, proprio voi e dopo tanti anni ci rivediamo! Non siete cambiata affatto! — esclamò felice.
— Cosa? Ma chi siete? — chiese confusa la ragazza.
Roan sottovoce stava dicendo a Shame che secondo lui quell’individuo stava sbagliando persona.
— Non vi ricordate nemmeno questa volta chi sono? Va bene, non importa, — disse.
A un tratto si accorse che c’erano due ragazze identiche, indietreggiò, iniziò a ridere all’impazzata e si autoaccusava che aveva bevuto troppo sakè prima di uscire dalla sua dimora.
Roan sorrise spiegando che stava sbagliando e aggiunse anche che le sue sorelle non si chiamavano in quel modo, il signore si accorse del ragazzo e si stupì, pensava che Sango si fosse trasformata in un ometto attraverso una magia a lui sconosciuta, Roan invece si mise una mano sul volto e le due gemelle stavano perdendo la pazienza.
— Noi siamo i figli di Sango, signore! — esclamarono in coro i tre.
L’uomo spalancò la bocca perché era meravigliato della scoperta e ancora non ci credeva.
— Mi scuso tanto. Per sdebitarmi, posso permettermi di invitarvi tutti al mio palazzo? — chiese.
Misa, Kugo e il fratellino si guardarono a vicenda, annuirono e accettarono, entrarono dentro e andarono in una grande stanza dove all’interno c’era un tavolino basso in legno, sopra erano state appoggiate delle chawan nere (ciotole) dove all’interno c’era il tè Matcha di colore verde pistacchio e dei zabuton colorati (cuscini) erano adagiati sopra il pavimento di legno, nelle pareti c’erano delle pergamene pregiate con la raffigurazione di un grande orso, Inuko e gli altri si sederono sopra i cuscini e due giovani, che indossavano dei kimono sgargianti, erano già seduti nei propri e l’uomo si mise a sedere in mezzo ai due.
— Sono Kuranosuke Takeda, il signore del castello. Questi sono i miei figli rimasti, — dichiarò.
— Rimasti? Vuol dire che gli altri sono morti? — chiese Arya guardandolo tristemente.
Il signore ammise che erano tre valorosi ragazzi uccisi durante una battaglia contro dei ninja sei mesi fa, Misa sentendo ciò, si dispiacque per la perdita e si inchinò.
— Il vostro cognome non mi è nuovo, — dichiarò Kugo inchinandosi pure lei.
— Non vi inchinate, siete tutti i miei ospiti. E dato che conosco vostra madre, voglio raccontare come l’ho conosciuta, — ammise soddisfatto Kuranosuke.
— Padre, per prima cosa vorrei presentarmi a una bella fanciulla, — disse il ragazzo.
Si alzò, si avvicinò al volto di Misa e siccome i visi erano vicini, divenne un po’ rossa, il ragazzo disse che era il principe Kenta e aveva sedici anni, mentre parlava con lei, le prese le mani.
I capelli erano neri ed era rasato nei lati, la carnagione era olivastra, aveva gli occhi marroni scuri, sotto l’occhio destro c’era un piccolo neo, indossava un kimono rosso con il simbolo della famiglia, sopra di esso aveva un haori nero (soprabito), indossava un hakama color nero (una gonna pantalone) e un obi bianca (cintura) sopra il ventre.
— Io sono Misa m–molto p-piacere, — rispose arrossendo ancora.
Non appena sentì il nome della ragazza, i suoi occhi si illuminarono e luccicavano, si guardarono per dei minuti ma per sfortuna vennero interrotti dalla sorella di Kenta mettendosi in mezzo fra loro.
— Cosa stai cercando di fare a mio fratello? Lo vuoi stregare? — disse fissandola.
— Nulla di tutto questo, — rispose sorridendo un po’ imbarazzata.
— Figli miei, ritornate ai vostri cuscini, — disse Kuranosuke sorridendo ai due.
Entrambi andarono a sedere e lo fecero parlare.
— Quando avevo la vostra età, ho incontrato per la prima volta vostra madre, dei demoni stavano distruggendo il borgo del castello e quindi mio padre chiamò alcuni sterminatori di demoni tra cui c’era vostra madre e vostro nonno, mentre Sango ne stava uccidendo uno, la osservavo da lontano ed era bella e sgargiante, — disse tutto d’un fiato.
— Che bell’incontro! Mia mamma era più piccola di te? — domandò Misa.
— Sì, aveva dieci anni, — affermò, — E poi la rividi anni fa e la invitai qui insieme ai suoi amici, le chiesi di sconfiggere il demone che si aggirava intorno alla mia dimora e se lo sconfiggeva, poteva diventare mia moglie, ma rifiutò e capì. Era innamorata del monaco.
— Nostro padre! — esclamarono in coro i fratelli.
— Esattamente, vostro padre Miroku, — dichiarò Kuranosuke guardando in terra.
— Non fate così! — disse Kugo guardandolo.
— Non ho più speranze con lei, però non mi posso lamentare affatto. Mi sono sposato e ho due figli bellissimi, gli unici rimasti della mia famiglia, mia moglie è mancata un anno fa.
— Siete davvero sfortunato! — esclamarono i tre fratelli.
A un tratto la figlia di Kuranosuke si mise le mani sulla bocca per lo stupore e disse all’improvviso che si era ricordata una cosa, poi chiamò Roan e il ragazzo si meravigliò che sapesse il suo nome,
la ragazza rispose a tono e chiese se poteva venire insieme a lei perché doveva dirgli una cosa importante, mentre lo diceva si stava alzando dal cuscino color lilla, la sua carnagione era olivastra, aveva gli occhi verdi chiari decorati di nero nei angoli esterni, le labbra erano color rosso, i suoi capelli erano lunghi e neri legati da una fiocco arancione, indossava un kimono azzurro con motivi di farfalle e fiori, sopra di esso aveva un haori acquamarina (soprabito), indossava un hakama color blu scuro (una gonna pantalone) e aveva un obi color arancione e giallo (cintura) sopra il ventre. Roan la guardò, si mise la mano sotto il mento e pensò, anche Inuko e gli altri la guardavano perché desideravano sapere cosa voleva dal ragazzo che, passati alcuni minuti, accettò.
Cosa pretendeva quella graziosa nobile fanciulla da uno come lui?
Camminarono verso l’altra camera e appena entrati la ragazzina divenne subito timida, si girò verso Roan e, mentre la porta scorrevole si stava chiudendo, le disse al suo orecchio destro:
— Sai, ti ho già visto da qualche parte, eri stupendo e lo sei anche tutt’ora! — ammise arrossendo, — E poi mi avevi fatto una promessa, — disse infine fissandolo negli occhi.
Roan divenne rosso nel volto nel sentire la parola “promessa”.
— Che cosa? Non mi ricordo nulla! — replicò distogliendo lo sguardo.
— Non ti ricordi? — esclamò, — E il mio nome? — domandò mettendo le braccia incrociate.
— No, perdonami, forse ti sbagli con qualcun altro, — disse grattandosi la testa.
— Ti dirò tutto, — proferì, — Sono la principessina Kochiyo e ho undici anni, cinque anni fa mi avevi promesso che non appena ci saremo rivisti, mi sposavi, — concluse.
Il ragazzo era incredulo, come era possibile che aveva promesso una cosa così a quella fanciulla?
— No! Stai sbagliando di nuovo! — esclamò scuotendo la testa.
— Se non mi credi, seguimi, — affermò guardando fuori dal fusuma (pannello verticale scorrevole) che era aperto.
Uscirono e andarono nel giardino, c’erano molti alberi fra cui dei ciliegi, la fanciulla si avvicinò a uno, toccò il tronco e trovò un'incisione, Roan vide un cuore con due iniziali: una R e una K.
Quest’ultimo non credeva quello che aveva fatto da piccolo, era così innamorato di lei da intaccare il tronco di un albero e precisamente quello di un ciliegio?
La principessina disse a Roan che doveva scavare vicino alle radici della pianta, Kochiyo non voleva farlo perché aveva paura di sporcarsi sia il bellissimo kimono e sia le mani delicate.
“Perché devo farlo solo io?” pensò fra sé il ragazzo guardando l’erba che era in mezzo alle radici.
Si inginocchiò e iniziò a scavare a mani nude ma dopo alcuni minuti si fermò, trovò una scatolina di legno, nel coperchio c’era dipinto un paesaggio ma i colori originali non si potevano vedere perché la scatolina era tutta sporca di terra. La prese in mano, la pulì con una manica del kimono e la guardò meglio, erano stati dipinti quattro foglie verdi d’acero nei lati e nel sotto della scatola, a sinistra, c’era una scritta minuscola fatta con un pennello: “Memorie accumulate di quei giorni”.
Kochiyo osservava la scatola ed era molto felice di vederla di nuovo, il ragazzo dai capelli verdi scuri la aprì, videro in mezzo una peonia appassita color marrone che un tempo era color rosa, a destra una spazzola nera di legno con il manico che aveva un disegno di una foglia rossa d’acero e a sinistra c’era un sacchetto in cotone verde chiaro chiuso da un filo nero.
Roan appoggiò la scatolina sopra l’erba, prese il panno e lo mise in terra, tirò la cordicella e trovò due fedi realizzate in legno chiaro e dopo averle viste, il suo cuore iniziò a battere molto forte, si sentiva abbastanza confuso e aveva tanta adrenalina nel corpo.
 
Intanto, dentro la stanza principale e la più grande del palazzo, l’apprendista maga Arya stava chiedendo a Kuranosuke se sapeva qualcosa del “Tempio dei Muschi”, quest’ultimo rispose che ci era andato una volta insieme al monaco Miroku e sapeva com’era. Il signore del castello spiegò lentamente alla ragazza e agli altri che il tempio si chiamava Saiho-ji ed era parecchio conosciuto per il giardino chiamato Kokedera. Era diviso in due belle zone, la prima era formata da un laghetto e sentieri immersi nella natura, l’altra composta da un giardino secco dove c’erano sia rocce e sia sassi sparpagliati adatti per esercitare lo Zazen ossia la meditazione seduta. Nel giardino c’erano tre sale da tè e una era usata per pregare, di fianco a quella sala c’era lo studio dei monaci e la pagoda a tre piani dove all’interno i monaci e le sacerdotesse conservavano i sutra realizzati da loro.
— È un bel posto e ho capito che andate lì a prendere il tè, vero? — affermò Arya sorridendo.
— Sì, hai detto giusto però come fai a saperlo? — chiese Kuranosuke guardandola.
— Ho osservato attentamente sia il vostro comportamento e sia questa stanza. E deduco che il tè, che è sul tavolino, è quello tipico dei templi zen chiamato Matcha con un sapore dolce-amaro.
— Sei parecchio informata per essere solo una ragazzina! — affermò guardandola ancora.
— Non sono una normale ragazza, sono una apprendista maga e soprattutto veggente! — affermò.
— Capisco, se volete vi mostro le altre stanze e il bellissimo giardino attorno, — concluse.
Nello stesso momento Kenta parlava con Kugo e Misa, invece Hariko con Inuko e Shame stavano pensando di andare a controllare gli altri ragazzi.
— Andrò io fuori dal palazzo con Nao, — disse in modo deciso Shame a sua sorella.
— Dove si saranno cacciati? — chiese Kugo sentendo parlare la piccola mezzo demone.
— E che ne so? Andiamoci insieme! — annunciò sorridendole.
— Va bene piccola Shame, — affermò la ragazza dai capelli celeste chiari.
 
Nel frattempo, nel giardino, Roan si si era spostato andando sopra il piccolo ponte rosso dove scorreva un fiumicello e mentre guardava davanti a sé il laghetto con le carpe rosse e bianche, che nuotavano in tranquillità, pensava a che cosa avrebbe potuto dire alla splendida principessina ma non trovava ancora il coraggio di dirglielo in faccia. Kochiyo si avvicinò al ragazzino e lo abbracciò da dietro ma quest’ultimo la scansò, la fanciulla ci rimase alquanto male e si girò dall’altra parte guardando da lontano la scatolina che era ancora aperta sopra l’erba vicino al ciliegio.
“Perché si comporta così?” pensò la principessa dirigendosi verso il palazzo correndo.
Mentre stava passando sotto il fusuma (pannello verticale scorrevole) aperto, si scontrò contro Nao per sbaglio. Kochiyo la vide e sorrise, poi le accarezzò la testa e la bambina sorrise anche lei ma capì che era leggermente giù di morale.
— Tutto bene signorina? — chiese la piccola alla principessina.
— Non saprei, perché me lo chiedi? — domandò cercando di sorridere.
— Il tuo sorriso non è vero, — spiegò Nao guardandola ancora.
Kochiyo rimase così colpita da quelle parole che si mise a piangere mettendo le mani sopra il suo viso andando seduta sopra il pavimento di legno, la bambina l’abbracciò forte chiudendo gli occhi perché capiva che cosa stesse provando in quel preciso momento, entrambe si sentivano sole e non potevano stare accanto alle persone che amavano e Nao, a differenza di Kochiyo, non poteva vedere di nuovo i volti dei suoi amati genitori.
Subito dopo arrivò Shame dentro la stanza e vide le due ragazzine abbracciate, la piccola mezzo demone uscì fuori serenamente per cercare Roan nel giardino senza sapere che cosa stesse effettivamente accadendo, la piccola mezzo demone lo vide in piedi sopra il ponte e si avvicinò a lui, il ragazzino si girò verso sinistra e riconobbe il volto di Shame, quest’ultimo sorride spiegando che cosa era veramente successo.
— Da piccolo avevo promesso alla principessina una cosa, però non la posso mantenere, — disse tristemente Roan mentre guardava gli occhi di color ambra di Shame.
— Perché? — chiese la piccola mezzo demone arrossendo un po’.
— Vorrei essere felice in un altro modo, — rispose e prese la minuscola mano destra di lei.
— In che maniera? — domandò non capendo quello che gli stava dicendo.
— Lo capirai man mano, piccola Shame, — disse mentre le accarezzava la testa.
 
Kugo uscì dalla stanza perché era curiosa di vedere il giardino ma prima era stata trattenuta da Kenta perché raccontava come si allenava con la spada d’acciaio di suo padre vicino al castello.
La ragazza dai capelli celeste chiari andò in un’altra camera e non appena arrivò nel giardino, notò che sul ponte rosso c’era suo fratello con Shame. Kugo sorrise e li lasciò soli perché aveva capito, da come si stava comportando Roan, che qualcosa dentro di lui si era acceso.
Poi la ragazza andò nel corridoio esterno del palazzo, entrò dentro un’altra stanza e vide Nao e Kochiyo che parlavano fra di loro, la principessina propose alla orfana di fare il bagno insieme dentro al laghetto privato che era nascosto dalle piante e che si trovava dopo il piccolo ponte rosso.
Nao non sapeva che rispondere, l’unica cosa che sapeva che era da tanto che non si lavava da quando quell’uomo cattivo l’aveva incantata e immobilizzata in quella vecchia stanza.
— Dai, sarà divertente! Se l’acqua è fredda, posso farla diventare tiepida, — la rassicurò Kugo.
— Sei una maga signorina? — chiese la principessina un po’ stupita.
— No, sono solo una semplice guardiana dell’acqua, — affermò sorridendo a Nao.
— Davvero? Voglio vedere che cosa sai fare! — disse Kochiyo alla ragazza.
— Mi servirebbe il mio elemento sennò non posso far nulla, — spiegò.
— Va bene, vado a parlare con mio padre, — informò infine la principessina.
 
Kochiyo si alzò muovendosi verso l’altra stanza e non appena aprì la porta scorrevole, vide Misa e suo fratello Kenta che si stavano alzando, Hariko e Inuko erano ancora seduti sui cuscini rosa e arancioni e parlavano fra di loro, Nozomi si stava annoiando e di continuo si toccava le ciocche dei suoi lunghi capelli arancioni, invece l’apprendista maga era vicino a Kuranosuke e quest’ultima si girò verso la principessina facendo un gran sorriso.
Kochiyo entrò, abbassò lo sguardo per la timidezza, si avvicinò a suo padre e gli disse che voleva nuotare insieme a Kugo e Nao all’interno del piccolo lago, l’uomo annuì e la informò che doveva rimanerci poco con le altre solo perché tra non molto pranzavano, Kochiyo capì e, prima di uscire, si inchinò davanti a lui in segno di rispetto.
Alcuni minuti dopo Misa uscì, voleva vedere come era l’esterno e Kenta, che non si voleva separare dalla ragazza, la seguì, poi la guardiana dell’aria vide sua sorella con Nao e Kochiyo che erano sedute sopra il corridoio esterno e stavano ammirando le piante.
— Vieni pure te signorina? — chiese la piccola Nao dato che non sapeva il nome della gemella.
— Sì Nao che così avrete più compagnia! — esclamò girandosi verso di lei sorridendo.
La piccola orfana era felice della risposta della ragazza e sorrise persino lei.
— Fratello mio, mi dispiace ma potresti non venire visto che siamo tutte donne, — spiegò la principessina con un sorriso triste.
— Tranquilla Kochiyo, vi aspetto dentro però non fate tardi per il pranzo, — avvisò Kenta.
— Finiremo il prima possibile Kenta, non ti preoccupare, — rassicurò Misa mentre lo guardava.
Il ragazzo sorrise alla fanciulla dai capelli blu scuri andando dentro il palazzo.
 
Dopo aver fatto il bagno e prima di pranzare, Kochiyo regalò a Nao uno splendido kimono e grazie all’aiuto di alcune serve, vestirono la piccola dentro la sua camera. Era nero con dei motivi di gelsomini bianchi e dei fiori di loto rosa chiari, sopra il ventre c’era un obi bianco (cintura)  con tre cordicelle intrecciate tra loro di color giallo, bianco e blu, per ultimo portava dei geta (sandali) fatti di legno con dei hanao (stringe) in cotone di color nero con la decorazione di gelsomini bianchi.
Non sembrava più quella ragazzina che era tutta sporca salvata dagli amici di Inuko, ma era stata trasformata in una degna d’essere chiamata signorina. Entrambe le due mezzo demoni ringraziarono Kochiyo per aver donato quell’adorabile vestito alla piccola orfana, la principessina sorrise e affermò che non dovevano ringraziarla perché lo aveva fatto di sua spontanea volontà.
All’improvviso Roan si alzò e si inginocchiò davanti a Kochiyo, quest’ultima lo guardò sorpresa.
— Mi dispiace ma posso sposarti principessina, — affermò.
— Però me l’avevi promesso Roan! — disse mentre i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime.
— Capisco, purtroppo non ricordo nulla di quello che si era fatto anni fa, — spiegò il ragazzino.
— Ma come puoi dire queste cose! — urlò disperata la fanciulla.
— Ferma figliola! — esclamò Kuranosuke, — Se quello che dice è vero, non puoi farci nulla.
Kenta si alzò andando da sua sorella e l’abbracciò forte, quest’ultima provò a calmarsi pian piano.
— Sono mortificato Kochiyo, — affermò Roan mentre era ancora chinato, — Spero che un giorno troverai un ragazzo migliore di me che sarà per sempre il tuo sposo.
— Va bene, tuttavia se un giorno tornerai qui, ti aspetterò anche se dovessero passare molti anni prima di vederci di nuovo, — affermò la principessina tentando di sorridere asciugando le lacrime dal viso con la piccola mano destra.
Roan guardò il viso di Kochiyo e quando lo vide sorridente, sorrise anche lui.
“Per fortuna che ha compreso, mi dispiace se non ricambio i suoi sentimenti.” pensò fra sé il ragazzino mentre si stava alzando dal cuscino verde scuro.
Kochiyo si tolse pian piano dall’abbraccio del fratello, si alzò di scatto, poi andò davanti a Roan e lo abbracciò chiudendo gli occhi.
— Mi sa che ora ci dobbiamo salutare e mi dispiace un pochino, — disse sottovoce al ragazzino.
— Sì principessa, — rispose, — io e i miei compagni dobbiamo proseguire il viaggio, — comunicò il ragazzo alla fanciulla
— Capisco Roan. Quando volete venirci a trovare, spediscici una lettera che così saremo pronti per ospitarvi di nuovo, — comunicò Kochiyo mentre si stava staccando da lui.
— Va bene! Mi farebbe molto piacere fare nuovamente il bagno con te nel laghetto! Prima è stato molto divertente! — affermò Nao sorridendo felice.
 
Appena finirono di mangiare, il gruppetto venne accompagnato da principe Kenta e dalla principessina Kochiyo davanti alla porta d’ingresso e quest’ultimi regalarono ai loro nove nuovi amici dei cappelli, invece Kuranosuke rimase dentro il palazzo perché in realtà non voleva che i figli di Sango andassero via.
— Forse non tutti sanno in che modo si usano questi oggetti, vero? — chiese Kenta, — Sono dei kasa ovvero copricapi fatti di bambù e sono molto utili per coprirsi dalla pioggia, — spiegò.
— Mi dispiace deluderti ma io lo sapevo di già perché conosco abbastanza bene le antiche usanze di della vostra epoca, — affermò Arya guardandolo.
La mezzo demone e Shame li salutarono facendo un inchino, seguite da Arya, Nozomi e suo fratello dai capelli arancioni che fecero lo stesso, invece Roan salutò Kochiyo dandole un delicato bacio sulla guancia sinistra e Kenta baciò le mani destre delle due gemelle e quest’ultime arrossirono.
— Carissima Misa, non mi dimenticherò mai di te. Se un giorno tornerai, sarò davvero felice di accoglierti nuovamente, — affermò Kenta arrossendo un po’ mentre guardava il suo viso arrossato.
— Spero di incontrarci di nuovo K-kenta, — rispose balbettando la ragazza mentre si stava spostando lentamente.
 
Prossimo episodio:_Episodio 54_“La terra sacra verde” Inuyasha_
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: giugiu9605