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Autore: AkaNagashima    11/05/2022    0 recensioni
Vi siete mai chiesti cos'abbia realmente provato John Watson vivendo le avventure con Sherlock Holmes? Noi vediamo le puntate della serie tv principalmente dal punto di vista del detective, in quanto protagonista, ma vi siete mai chiesti cos'ha provato il medico vivendole e, a volte, senza poter nemmeno reagire come avrebbe voluto?
Se abbia mai provato un minimo di senso di colpa nei confronti del proprio migliore amico, oppure solo ed esclusivamente rabbia cieca per qualche suo comportamento e modo di pensare.
Era una domanda che mi ronzava spesso nella mente negli ultimi tempi, ed alla fine ho deciso di provare ad immedesimarmi in lui e a riproporre ogni episodio, i momenti più cruciali, tramite la sua persona. Spero di esserci riuscita e di farvi emozionare com'è successo a me durante la scrittura.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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𝐓𝐡𝐞 𝐠𝐫𝐞𝐚𝐭 𝐠𝐚𝐦𝐞
 
[ . . . ]
 
Spalancò gli occhi all'improvviso riprendendo fiato con una vitalità tale da pensare che fosse rimasto senza fiato per un tempo indefinito. L'idea peggiore che ebbe, nonostante fosse un medico e sapeva che fosse tale, fu tirarsi su improvvisamente, tanto che la stanza cominciò a vorticargli intorno.
Non ricordava bene cosa fosse successo - e questo cominciava a capitargli fin troppo spesso - ma era consapevole di trovarsi davanti casa propria quando aveva perso conoscenza. Aveva discusso con Sherlock per qualche motivo, adesso ben lontano, e qualcuno lo aveva sedato sul posto facendolo crollare. Che militare da pensione, non si accorgeva nemmeno più se qualcuno lo attaccava alle spalle.
Ma adesso?
Indossava un giacchetto verde che non era il proprio e lo sentiva pesante, quando decise di aprirlo, impallidì: 𝐞𝐬𝐩𝐥𝐨𝐬𝐢𝐯𝐢.
Perchè?
Si guardò intorno circospetto, abbastanza incuriosito ed inquietato dal luogo in cui si trovava. Un luogo che non riusciva a riconoscere, sembrava..
 
?: Uno spogliatoio di una piscina, esatto.
𝑱𝒐𝒉𝒏: Chi..
?: .. sono? Oh, farò la mia presentazione a breve, Johnny Boy. Ti dispiace se ti chiamo così? Certo che no, ti dona, sai? A breve arriverà la nostra vittima principale e tu dovrai solo stare al gioco. Non sarà difficile.
𝑱𝒐𝒉𝒏: Sei stato tu a farmi indossare questi, non è vero?
?: Che occhio, complimenti. Sì, sono stato io, amo la teatralità che ci vuoi fare.
 
Un altro uomo, abbastanza possente rispetto a colui con cui stava parlando, lo afferrò per le spalle facendolo alzare con la forza. L'uomo più basso, il suo interlocutore, gli consegnò un foglietto con delle battute da dire, minacciandolo di farlo saltare in aria se non avesse collaborato. Erano passati diversi minuti da quando si era svegliato, adesso cominciava a rimettere in sesto tutti i tasselli e colui che doveva raggiungerli, era proprio Sherlock.
 
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Ti ho portato un piccolo regalo "per conoscerti". Oh, ecco a cosa serve, vero? Tutti i tuoi piccoli enigmi, che mi fanno ballare. Tutto per distrarmi da questo.
 
Watson venne sospinto fuori da quella cabina dall'uomo più robusto e si palesò davanti a Holmes che teneva in alto la pistola pronto a sparare a chiunque gli si fosse palesato davanti con cattive intenzioni. Quando si rese conto che colui che si era fatto vedere era proprio il medico, l'espressione di Sherlock cambiò radicalmente, soprattutto dopo che il biondo gli mostrò cosa nascondesse sotto la giacca verde.
 
𝑱𝒐𝒉𝒏: 'Sera. Questa è una svolta, vero, Sherlock?
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: John. Che diavolo..?
𝑱𝒐𝒉𝒏: Scommetto che non l'hai mai visto arrivare. Cosa vorresti che gli facessi dire dopo? Gottle o' geer. Gottle o' Geer. Gottle o' g—
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Smettila.
𝑱𝒐𝒉𝒏: Bel tocco questo, la piscina. Dov'è morto il piccolo Carl. L'ho fermato. Posso fermare anche John Watson. 𝐹𝑒𝑟𝑚𝑎 𝑖𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒.
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Chi sei?
 
John non sapeva cosa rispondere in quanto non aveva nemmeno lui idea di chi fosse il pazzo che si celava dietro a quel gioco di morte. O meglio, non conosceva il nome, ma aveva riconosciuto l'identità guardandolo in viso.
Il ragazzo che la dottoressa Hooper aveva presentato in obitorio quella mattina, lo stesso che Sherlock aveva catalogato come 'gay' solo perchè era più curato del normale. Come se lui non lo fosse.
Ma in quel momento, in mezzo a quei due fuochi, in mezzo a quello spettacolo, John aveva paura per la prima volta.
 
?: Ti ho dato il mio numero. Ho pensato che potessi chiamare. Hai in tasca un Browning L9A1 dell'esercito britannico? O sei solo contento di vedermi?
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Entrambi.
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Jim Moriarty. Ciao.
 
Silenzio assoluto. Nessuna reazione da parte di Sherlock, mentre John guardava la scena sentendo solo brividi lungo la schiena. Aveva paura di saltare in aria da un momento all'altro, senza contesto, se Sherlock avesse deciso di sfruttare la propria lingua biforcuta, e sperò tanto che per quella volta tacesse.
 
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Jim? Jim dell'ospedale? Eh. Ho davvero fatto un'impressione così fugace? Ma poi suppongo che fosse piuttosto questo il punto. Non essere sciocco. Qualcun altro tiene il fucile. Non mi piace sporcarmi le mani. Ti ho dato un assaggio, Sherlock, solo un piccolo assaggio, di quello che sta succedendo là fuori nel grande mondo cattivo. Sono uno specialista, vedi. Come te.
 
A Watson venne naturale alzare lo sguardo o guardarsi semplicemente intorno per controllare che qualcuno fosse effettivamente nascosto pronto a sparare, ma non vide nessuno. In fondo cos'avrebbe potuto fare? Era in trappola.
 
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: "Caro Jim, per favore, mi aiuterai per liberarmi della cattiva sorella del mio amante." "Caro Jim, per favore, puoi aiutarmi per farmi sparire in Sud America."
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Solo così.
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Consulente criminale. Brillante.
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Non è vero? Nessuno ci arriva mai. E nessuno lo farà mai.
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Io l'ho fatto.
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Sei arrivato il più vicino. Ora sei sulla mia strada.
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Grazie.
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Non lo intendevo come un complimento.
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Sì, l'hai fatto.
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Sì, ok, l'ho fatto. Ma il flirt è finito, Sherlock. Papà ne ha abbastanza adesso! Ti ho mostrato cosa posso fare. Ho liberato tutte quelle persone, tutti quei piccoli problemi. Trenta milioni di sterline solo per farti uscire e giocare. Quindi prendi questo come un avvertimento amichevole, mio caro. Indietro. Sebbene. Ho amato questo. Questo nostro piccolo gioco. Interpreto Jim da IT. Gioco da gay. Ti è piaciuto il piccolo tocco con l'intimo?
 
Stavano 𝑑𝑎𝑣𝑣𝑒𝑟𝑜 discutendo di questo? Beh, c'era poco da sorprendersi, due geni ancora bambini che giocavano a chi era il più furbo dentro quella stanza colma di acqua, circondati da probabili cecchini e lui pieno di esplosivo addosso. Cosa poteva sperare?!
Quando finalmente Sherlock si risolve a lui per domandargli se fosse tutto a posto, John non seppe cosa rispondere, ma soprattutto non sapeva se poteva farlo.
 
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Puoi parlare, Johnny Boy.
 
Ci fu il breve scambio dello stick che Mycroft aveva consegnato a Sherlock in precedenza dove, al suo interno, vi erano delle informazioni top secret sulla missilistica britannica. Oh no, davvero pensavano che sarebbe finita così? Non davanti ad un soldato inglese.
Ormai John aveva dimenticato di essere in pericolo di vita e sotto tiro, tanto che saltò letteralmente addosso a Moriarty tentando di tenerlo fermo il più possibile da dietro, una presa che in guerra aiutava molto. Sì, se non si è imbottiti di esplosivi.
 
𝑱𝒐𝒉𝒏: Sherlock scappa!
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Ah! Bene. Molto buono.
𝑱𝒐𝒉𝒏: Proprio così. Premi quel grilletto, signor Moriarty, e saliamo entrambi.
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: È dolce, capisco perché ti piace averlo intorno. Ma poi le persone diventano così sentimentali riguardo ai loro animali domestici. Sono così toccanti e leali. Ma ops! Ha piuttosto mostrato la sua mano lì, dottor Watson. Capito!
 
Una luce, poi due, poi tre.. tanti piccoli puntini che si irradiarono contro il corpo di Holmes e, successivamente, sul suo volto.
𝐶𝑒𝑐𝑐ℎ𝑖𝑛𝑖.
Doveva immaginarselo. Guardò verso l'alto nel tentativo di vedere qualcuno e pensò, immancabilmente, al colonnello Moran. Lui per primo era uno dei cecchini migliori in guerra.
Per il bene di tutti decise di lasciare il consulente criminale che, con fare abbastanza nervoso, si sistemò il completo.
 
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Westwood. Sai cosa succede se non mi lasci in pace, Sherlock? A te.
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Oh fammi indovinare, vengo ucciso.
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Ucciderti? Ehi, no. Non essere ovvio. Voglio dire, ti ucciderò comunque un giorno. Non voglio avere fretta però. Lo sto risparmiando per qualcosa di speciale. No no no no. Ti brucerò il cuore.
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Sono stato informato in modo affidabile che non ne ho uno.
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Ma sappiamo entrambi che non è del tutto vero. Bene. È meglio che me ne vada. È così bello avere avuto una vera chiacchierata.
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: E se dovessi spararti adesso? Proprio adesso.
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Allora potresti apprezzare lo sguardo di sorpresa sul mio viso. Perché sarei sorpreso, Sherlock. Davvero lo sarei. E solo un po' deluso. E ovviamente non saresti in grado di apprezzarlo a lungo. Ciao, Sherlock Holmes.
 
Quell'espressione fintamente sorpresa su quel volto che, poco prima, aveva solo mostrato un sorriso sghembo e malato fece rabbrividire John, tanto che quando se ne fu andato potè solo esserne felice. Sherlock gli si avvicinò velocemente strappandogli di dosso tutta quell'artiglieria gettandola vicino al bordo della piscina. Una volta libero, con le gambe tremanti, Watson barcollò finendo col sedere a terra, il tremito addosso, il cuore che galoppava.
 
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Va bene? Tutto bene?!
𝑱𝒐𝒉𝒏: Sì, sto bene. Sherlock—Sherlock! Stai bene?
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Io? Sì. Bene. Bene. Quella, ah... cosa che hai fatto. Che tu, ehm, ti sei offerto di fare. Era, ehm... bene.
 
Stava davvero balbettando perchè aveva cercato di proteggerlo? Aveva già ucciso per lui.
 
𝑱𝒐𝒉𝒏: Sono contento che nessuno l'abbia visto.
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Eh?
𝑱𝒐𝒉𝒏: Mi stai strappando i vestiti in una piscina buia. La gente potrebbe parlare.
 
𝐸 𝑝𝑒𝑟 𝑚𝑒 𝑒̀ 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑖𝑛𝑜.. 𝑏𝑒𝑙𝑙𝑜.
Ma non lo aggiunse, non avrebbe mai potuto.
 
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: La gente fa poco altro.
 
Risero entrambi, o almeno ci provarono, giusto per alleggerire la tensione. Tanto era tutto finito, no?
E allora perchè quelle luci rosse erano tornate!?
 
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Scusate ragazzi! Sono così mutevole! È una mia debolezza. Ma per essere onesti con me stesso, è la mia unica debolezza. Non puoi essere autorizzato a continuare. Non puoi. Proverei a convincerti. Tutto quello che ho da dire ti è già passato per la testa.
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Probabilmente la mia risposta ha incrociato la tua.
 
John riprese a sudare freddo quando vide il detective puntare la pistola prima contro Moriarty e, successivamente, come se avesse avuto un improvviso ripensamento, sulla giacca carica di esplosivi. Era convinto che sarebbero saltati tutti in aria e, ne era consapevole, Sherlock ne avrebbe avuto il coraggio.
La canzone Staying Alive riempì l'aria circostante bloccando entrambi, che si voltarono nuovamente verso Moriarty, l'unico abbastanza impassibile davanti a tutti.
Gli stava suonando il cellulare o..
 
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Ti dispiace se rispondo?
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Oh no, per favore. Hai il resto della tua vita.
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Pronto? Sì, certo che lo è. Cosa vuoi? [ . . . ] Dillo di nuovo! Dillo ancora e sappi che se mi stai mentendo, ti troverò e ti scuoierò.
 
Ancora qualche minuto di silenzio e la chiamata venne chiusa, a quella minaccia di scuoiare vivo il povero malcapitato al telefono, John ebbe un brivido. Se anche Sherlock avesse provato qualcosa di simile, il dottore non seppe appurarlo.
 
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Scusa. Giornata sbagliata per morire.
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Ah. Hai ricevuto un'offerta migliore?
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Avrai mie notizie, Sherlock.
 
Tutto improvvisamente si fermò, i cecchini si ritirarono ad uno schiocco di dita e Morarty se ne andò, John sperò definitivamente.
 
𝑴𝒐𝒓𝒊𝒂𝒓𝒕𝒚: Quindi se hai quello che dici di avere, ti renderò ricco. Se non lo fai, ti trasformerò in scarpe.
 
Quando tutto fu finalmente - e definitivamente - silente John alzò lo sguardo su Sherlock che abbassò l'arma e prese un profondo respiro, lui stesso era rimasto teso come una corda di violino.
Watson aveva ancora il cuore che martellava, avrebbe volentieri dato di stomaco, ma era un soldato e come tale doveva restare coi nervi saldi.
Probabilmente avevano davanti uno dei casi più lunghi e complicati che avrebbero mai incontrato, ma una cosa era certa: quell'uomo era il diavolo in persona.
E si rese conto che in guerra aveva solo incontrato il purgatorio e non il vero inferno.
 
𝐓𝐡𝐞 𝐠𝐚𝐦𝐞 𝐢𝐬 𝐨𝐧.
  
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