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Autore: DDaniele    11/05/2022    1 recensioni
Tim e Bernard sono cavalieri al servizio del re d’Inghilterra e partecipano a un torneo nel corso del quale Tim chiede in sposo Bernard secondo le regole dell’amor cortese. La storia è un Medieval AU e si incentra sulla coppia TimBer (Tim x Bernard).
La fanfiction è stata scritta per la challenge MaIWrite 2022 Giorno 11 indetta nel gruppo Facebook "Non solo Sherlock" con i seguenti prompt: “Chiudi la porta”, Alternative Universe (AU), “Va bene, procediamo con calma”.
Genere: Fluff, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Tim Drake
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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   I cavalli lanciati al galoppo, Sir Timothy Drake e Sir Bernard Dowd attraversavano celermente un tratto della lussureggiante pianura nel sud dell’Inghilterra cinta ai quattro lati da basse montagne dai pendii morbidi e brulicanti di vegetazione. Quando giunsero circa a metà della vallata, la strada che seguivano si biforcò in due direzioni: una portava oltre la pianura conducendo alla residenza estiva di sua Maestà Edoardo I, il loro signore, presso la cui abitazione i due cavalieri erano diretti, mentre l’altra girava a destra e portava presso un villaggio ai piedi di uno dei monti. Tim, che viaggiava alla testa dei due, proseguii oltre il bivio senza rallentare, ma dietro di lui Bernard si fermò alla biforcazione e urlò a Tim poco più avanti di rallentare e raggiungerlo. Tim tornò quindi indietro incuriosito dalle intenzioni di Bernard.
   “Perché non sostiamo nella locanda del villaggio per stanotte? Tra un paio d’ore il sole tramonterà e ci ritroveremmo all’aperto al buio, inoltre i cavalli cominciano ad essere stanchi. Sua Altezza attende il nostro ritorno per la prossima settimana, non c’è motivo di correre rischi inutili.”
   “Bernard,” rispose Tim con il solito tono che assumeva quando doveva smontare le scuse che l’altro spesso accampava per prendersela comoda, “a giudicare dalla posizione del sole che ha da poco superato il picco sopra di noi, saranno all’incirca le due di un pomeriggio di fine primavera, abbiamo davanti a noi almeno altre cinque ore di luce. In questo lasso di tempo possiamo raggiungere la villa di Sua Maestà entro sera.”
   “Andiamo,” brontolò Bernard rinunciando a trovare una scusa per prendere una deviazione che fosse sufficientemente valida razionalmente affinché il suo compagno la accettasse, “siamo rientrati dalla missione in Francia con una settimana d’anticipo. Abbiamo portato a termine il nostro incarico. Meritiamo una vacanza, giusto? Almeno per stanotte, cosa ci costa dormire in un morbido letto invece che all’adiaccio come negli ultimi quattro mesi?” Quando notò che Tim stava soppesando la sua idea, Bernard rincarò la dose: “I cavalli sono davvero stanchi. Non c’è motivo di farli sgobbare ulteriormente, ora che siamo rientrati dall’estero e per domani al massimo saremo al maniero di Sua Altezza. E poi,” concluse Bernard con tono ammiccante, “è da prima della missione che non ci ritagliamo un po’ di tempo per noi. Ho passato quattro mesi con ‘l’inflessibile Tim,’ ho diritto a rivedere ‘il mio fidanzato Tim.’”
   Tim non lo disse ad alta voce, ma Bernard aveva ragione. Il suo lato intransigente e scrupoloso aveva avuto la meglio su di lui da quando re Edoardo aveva assegnato ai due cavalieri l’ordine di recuperare la sua preziosa daga cerimoniale dall’abazia francese di Avignone. Preso dal loro compito, Tim aveva strapazzato forse un po’ troppo Bernard con i suoi ordini stringenti e le sue aspettative a volte eccessive. Fortunatamente, Bernard conosceva a fondo Tim e dunque lo accettava nel suo ruolo di leader senza che questo avesse ripercussioni sulla loro relazione romantica. Nonostante ciò, Tim concluse, Bernard aveva diritto ad almeno una serata di calma e della compagnia del suo innamorato. Infine convinto, Tim disse: “Va bene, procediamo con calma.” Bernard esultò di gioia. Entrambi discesero dalle selle e camminarono al fianco dei cavalli diretti al villaggio ai piedi del monte.
   Tim e Bernard raggiunsero la loro destinazione dopo circa un’ora di gradevole passeggiata. Superate alcune case disposte a cerchio nella zona più esterna del villaggio, i due si recarono verso la piazza del mercato in modo da chiedere indicazioni per la migliore locanda del paese. Una volta nella piazza notarono un drappello di persone che si accalcava intorno a un messo reale che stava srotolando la pergamena di un proclama ufficiale. Incuriositi dalla foga contagiosa dei locali, Tim e Bernard si avvicinarono per ascoltare.
   “Per volontà di Sua Maestà Edoardo I d’Inghilterra, in via del tutto straordinaria si terrà nel giorno del Signore 16 Maggio 1306 presso il ridente paesino di Whiteward un torneo cavalleresco a cui Sua Altezza in persona assisterà accompagnato dalla sua corte tutta. Sua Maestà promette ricchi premi e onori per chiunque uscirà vittorioso nelle gare.”
   Un brusio d’eccitazione serpeggiò per la folla riunita. Emozionato, Bernard si volse verso Tim. “Il 16 Maggio è fra tre giorni. Sua Maestà deve aver deciso di svolgere il torneo in tutta fretta, non ne avevo sentito dire nulla prima della nostra partenza. Che ne dici di partecipare? Se il re è diretto qui, non c’è motivo per noi di recarci alla sua residenza. Inoltre, una volta arrivati qui Sua Altezza ci richiederebbe di tornare di nuovo qua, dato che sicuramente farà partecipare alla competizione tutti i suoi cavalieri. Sarebbe meglio allora aspettarlo qui e fargli una sorpresa, ti pare?”
   “Sono d’accordo. Iscriverci al torneo poco dopo essere rientrati dalla missione metterebbe in buona luce il re, poiché dimostrerebbe la devozione che i suoi cavalieri gli tributano presso la popolazione. Inoltre, potremmo consegnargli il suo pugnale in pubblico ottenendo lo stesso risultato.” Bernard non si sorprese della velocità con cui Tim riprese a pensare come un servitore modello. Piuttosto, chiese a un residente dove si trovasse la locanda del paese.
   Seguendo le istruzioni ricevute, Tim e Bernard si recarono alla Locanda del Pavone, un edificio a due piani in blocchi di pietra straordinariamente sofisticato per un villaggio così modesto. Una volta entrati, essi affidarono allo stalliere i loro due cavalli, raccomandandosi di dare loro solo acqua pulita e cibo di prima qualità. Soddisfatto dalla risposta solerte ricevuta dal ragazzo, Bernard gli diede di nascosto una grossa moneta d’oro. Domandarono poi al locandiere una camera doppia e prenotarono i loro posti per la cena.
   Salite le scale al primo piano, Tim e Bernard arrivarono alla loro camera, la più grande della locanda, sita nell’angolo sinistro dell’edificio. Bernard spalancò la porta e studiò per bene la stanza assicurandosi che tutto fosse di loro gradimento. Soddisfatto, si girò verso Tim. “Potresti farmi rivedere la daga del re? È così bella che vorrei studiarne le gemme preziose che vi sono incastonate prima di restituirla al sovrano.” “D’accordo,” rispose Tim, “chiudi la porta.”

   I successivi tre giorni trascorsero in un baleno. Al mattino del 16 Maggio Tim e Bernard si alzarono alle prime luci dell’alba. Dopo un accurato bagno in una tinozza della locanda e una sostanziosa colazione, essi raggiunsero la piazza del mercato che era stata velocemente sgomberata dalle bancarelle e circondata da degli spalti in legno da dove gli spettatori potessero seguire la competizione. Alcune persone del popolo si erano già accaparrate alcune file, mentre la sezione coperta, riservata al re e alla nobiltà della sua corte, rimaneva per il momento vuota. Tim e Bernard si iscrissero al torneo.
   In attesa che le gare cominciassero, Tim e Bernard si sederono presso le panche riservate ai partecipanti. Nelle ore che trascorsero i due chiacchierarono e controllarono che il sovrano arrivasse. Quando re Edoardo fece la sua apparizione, la folla festante lo accolse con scrostanti applausi. Sua Maestà, un uomo anziano dalla corporatura asciutta, rispose scorrendo lo sguardo benevolo fra i suoi sudditi, ma non vide Tim e Bernard.
   Finalmente le giostre iniziarono fra l’entusiasmo generale. Quando venne il turno di Tim, questi venne annunciato dal messo del giorno precedente.
   “A partecipare alla giostra all’incontro figurano Sir Timothy Drake al servizio di Sua Maestà Edoardo I d’Inghilterra e Sir Richard del casato York.”
   Il re fu sorpreso nel sentire il nome di un suo cavaliere che credeva ancora all’estero. Tim raggiunse il centro del campo rotondo in cui si sarebbe tenuta la competizione e si inchinò al cospetto del suo sovrano. “Vostra Maestà, io e Sir Bernard Dowd abbiamo portato a termine la missione che Voi ci avevate affidato. Con il Vostro permesso, sarei lieto di riconsegnarVi l’oggetto di Vostra proprietà che ci avevate chiesto di recuperare nella lontana Avignone.” “Vi concedo il Mio permesso, Sir Timothy Drake” rispose il sovrano colpito dalla solerzia di Tim.
   Tim si inginocchiò in segno di rispetto al comando sovrano e si avvicinò allo spalto coperto riservato alla coperta. Prese quindi da una tasca interna della veste un oggetto avvolto in un incarto di pelle e ne tolse l’involto rivelando una daga cerimoniale in cui erano incastonate svariate gemme preziose che brillarono alla luce del sole. Il pubblico, estasiato da questo spettacolo inatteso, trattenne il respiro e, quando ebbe visto il pugnale, applaudì sonoramente tra urla d’ammirazione rivolte a Sir Drake.
   “Ringrazio voi e Sir Bernard Dowd dal profondo del cuore per il servigio che mi avete reso. Avete la mia eterna gratitudine. Come posso ripagarvi?”
   “Se posso permettermi, Maestà, per me vorrei chiedere il Vostro consenso perché, nel caso vincessi nella giostra, io possa sposare in giuste nozze Sir Bernard Dowd.”
   La folla applaudì in estasi. Bernard rimase trasognato al suo posto.
   “Ovviamente, Sir Drake. Avete la mia benedizione, caro ragazzo.”
   Tim si inginocchiò di nuovo al re in segno di rispetto e riattraversò il campo diretto verso Bernard.
   “Mio amato, posso avere un segno del Vostro affetto prima che io batta in singolar tenzone in Vostro onore?” Tim, solitamente rigido e serio, si divertì un mondo nel vedere Bernard avvampare di timidezza mentre il pubblico lo incitava urlando il suo nome. Dopo un attimo in cui si riprese, Bernard si alzò in piedi e si strappò un lembo della manica che porse a Tim.
   “A Voi, mio amato” disse controllando a fatica l’emozione.
   Tim prese il lembo della manica di Bernard e si recò presso il valletto che avrebbe dovuto prepararlo per la gara. Sistemò il lembo alla cima della sua lancia in legno e dopo indossò l’armatura e montò a cavallo. Si avvicinò al centro del campo tagliato in due da un basso muro in legno e incrociò lo sguardo con il suo avversario, Sir Richard del casato di York, che già lo attendeva dall’altro lato del campo.
   La giostra si svolse fulminea. I due cavalieri si slanciarono al galoppo non appena il giudice di gara diede il via. Arrivati al centro del campo, Sir Richard si slanciò per colpire per primo Tim con la lancia e così aggiudicarsi la vittoria. Tuttavia, Tim schivò il colpo con un movimento laterale e imitò la mossa dell’avversario. Sir Richard, ancora instabile sul cavallo per colpa dello slancio eccessivo che si era dato all’inizio, non poté deviare dalla sua traiettoria e venne così colpito dall’arma di Tim. La lancia di Tim andò in mille pezzi colpendo il nemico e decretando così la sua vittoria.
   “Il vincitore della giostra all’incontro è Sir Timothy Drake, cavaliere di Sua Altezza Edoardo I d’Inghilterra.”
   La folla ruppe il silenzio con cui aveva seguito lo scontro con urla di felicità. Persino il sovrano, solitamente posato, si alzò in piedi per onorare il suo cavaliere uscito vittorioso dallo scontro. Senza scomporsi, Tim portò la punta della lancia verso di sé e riprese il lembo della manica di Bernard. Discese quindi da cavallo e con l’aiuto del suo valletto si spogliò dell’armatura. Dopodiché ritornò al suo posto sugli spalti accanto a Bernard, seguito da uno scroscio di applausi. “Mio amato, Vi ho reso sufficiente onore?” Bernard, rosso in viso dal nervosismo, corse ad abbracciarlo sollevato che non si fosse ferito nello scontro. “Mi avete reso onore a sufficienza, mio prode. Vi appartengo in questa come nelle prossime vite.” Tim cominciò a piangere e Bernard lo baciò ripetutamente sulle labbra. Ripreso il controllo di sé e la sua solita giocosità, Bernard lo prese per mano e lo portò correndo verso la locanda, sotto gli applausi scroscianti della folla divertita della sua foga.
 
   
 
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