Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: Luke Saeba    11/05/2022    7 recensioni
Una storiellina leggera, senza pretesa alcuna, collocata all' inizio della convivenza che tutti conosciamo. E se, all' inizio della loro avventura, fossero partiti diversamente?
Attenzione: non si parla esplicitamente di sesso e nemmeno ci sono descrizioni, ma abbiamo a che fare con una professione un pò particolare, ve lo dico....
Non aggiungo altro, vi lascio alla lettura
L.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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SOAPLAND AND RAMEN
 
 
Fin dalla sua infanzia, Riko aveva un solo desiderio: diventare Geisha.
Era stata sua nonna,  durante le numerose serate passate a chiacchierare sedute nel giardino della residenza  in vecchio stile , a  parlarle di quel mondo raccontandole che da giovane, per qualche anno e dopo un lungo apprendistato, lo era stata anche lei. Era stata quella donna anziana -che conservava ancora il vezzo di un rossetto rosso sangue sulle labbra -  a  muovere in lei la curiosità di una vita diversa, dal sapore antico. I genitori, Hitoshi e Mori Hiruki, invece non si erano pronunciati. Da sempre molto liberali, non avevano imposto mai alcuna costrizione alla figlia.
Tuttavia, così come il sole sorge e alla sera tramonta nell’ arco di qualche ora, il desiderio di Riko svanì. Colpa, stavolta, di Kadori (una compagna di università)  e di una serata alcolica post lezione, serata
 all’ insegna si saké  ma soprattutto di gioie carnali .
In meno di due, forse tre ore  si rese conto che il mestiere di Geisha aveva perso ogni attrattiva: molto meglio intrattenere gli ospiti in uno di quei centri massaggi dove Kadori di tanto in tanto lavorava nei quali, alla fine del trattamento e pagando una cifra cospicua, si poteva anche ottenere dell’ altro.
Il prestigio , la grazia, l’ intrattenimento  ed i kimono di seta passarono così in secondo piano.
Si sarebbe divertita si più, forse…ed avrebbe anche fatto qualche soldo: non ci vedeva nulla di male.
Inoltre…avrebbe scelto lei il cliente - questo lo mise subito in chiaro, durante il colloquio con  la maitresse un paio di settimane dopo – e , dopo un tot di tempo , avrebbe smesso.
Era una sua scelta, consapevole, ponderata.
Unire l’ utile al dilettevole.
…e così, fece.
 
 
 
 
 
Fu in luglio, durante un tifone.

Tardo pomeriggio.

Le altre ragazze erano tornate a casa in anticipo e lei, che viveva li vicino, era invece rimasta nel locale , ufficialmente un rispettabilissimo centro-massaggi  - che lei comunque compiva con delicatezza ed alla perfezione – e si stava limando le unghie quando, all’ improvviso, la porta si spalancò.

Riko allora alzò gli occhi dalle mani. Chi diavolo passava di li con quel tempo?
Si trovò davanti un uomo piuttosto alto il cui viso era celato da un ombrello semiaperto grondante
d’ acqua.

“Ha un appuntamento?” domandò, anche se era sicura di non averne.
L’ uomo, il cui viso finalmente si mostrò, la fissò con occhi sgranati.
Erano occhi di un grigio metallico, vispi, acuti, incorniciati in un viso relativamente giovane dai bei lineamenti.

“Ehm…no… sinceramente mi stavo recando nel locale qui accanto ma la porta è sbarrata così…mi sono rifugiato qui” rispose guardandosi in giro e grattandosi la testa con una mano, impacciato.
Quando però i suoi occhi sondarono il territorio e si accorse dove era andato a finire, una espressione a dir poco animalesca comparve sul viso e, senza nemmeno lasciare il tempo a Riko di reagire, gli arrivò ad un palmo dal naso vestito solo da un paio di boxer ed un papillon spuntato da chissà dove al collo.

“Ehi! Ma sei sempre lo stesso di prima?” domandò la ragazza cercando di arginare l’esuberanza
dell’ uomo con una certa mani e gambe tese e ben fatica, piantate.
“…il mio nome è Ryo Saeba…il destino ha voluto che ci incontrassimo …ed io non mi tiro indietro” rispose con voce calma ed impostata “ su, vieni qui, fammi vedere il tuo bel corpicino…”. Nel mentre, quelle che sembravano tentacoli di un polipo mutaforma iniziarono a toccarla in ogni dove.
 
Riko gli assestò un calciosullo stinco.
Brutale ma efficace; Ryo iniziò a saltellare.

“Ma che modi!” ululò tenendosi la gamba e finendo con il ruzzolare per terra.
Riko gli si parò davanti a braccia conserte.
“Sai dove sei?Si?” domandò, indicando al contempo un cartello pubblicitario con alcune tariffe.
Ryo passò lo sguardo dalla donna al cartello e viceversa per alcune volte.
“Certo, mica sono scemo” gli rispose recuperando un po' del suo contegno, seduto a gambe incrociate sulpavimento, quasi risentito.

Riko calò l’ asso.

“Ecco…quindi… se vuoi toccarmi puoi…ma devi pagare…” disse slacciandosi ulteriormente la camicia chiara, con una voce soave e occhioni le cui ciglia si sollevarono ed abbassarono creando una sorta di malìa.

Ryo, la bava alla bocca, si alzò e la prese di peso, sulle spalle.
“Dove? Dove sta la camera?” domandò poi, quando già erano a metà scala, trascinandosi appresso la donna” dimmi , dove devo andare?”

La ragazza lo lasciò fare. Non le sembrava un maniaco, non almeno nel senso becero e maligno del termine. Con la testa indicò una porta, Ryo l’ aprì e in men che non si dica si gettò sul letto con lei appresso.

“ Ehi…non così in fretta” disse Riko.
Uno sguardo improvvisamente malizioso, magnetico si posò sul corpo scultoreo di Ryo: l’ espressione di lui divenne seria.
Riko approfittò del momento e, mentre fuori il tifone continuava ad imperversare aumentando in potenza, abbassò la luce; si stese sul lettino da massaggio posto a poca distanza dal letto alla francese e iniziò a sfiorare ogni centimetro della propria pelle. Ci sapeva fare, decisamente: Ryo ben presto riprese la sua espressione da maniaco…
“Se vuoi, posso fare la stessa cosa…su di te” aggiunse. Si alzò e si sedette accanto a lui , con un movimento repentino e accavallando le gambe.
Ryo non se n’ era minimamente accordo, ma la donna si trovava già in lingerie.Con la bava alla bocca, l’ uomo accennò.

Riko , con la solita grazia, praticamente gli saltò a cavalcioni; poi le bastò appoggiare il palmo della mano sulla spalla nuda di lui per farlo stendere. Occhi negli occhi presto venne a crearsi una alchimia che li vide avvinghiati, pelle contro pelle, strusciandosi come adolescenti in preda agli ormoni.
I respiri si facevano sempre più intensi, veloci.
Nemmeno avevano iniziato ed erano già senza fiato.

Poi, all’ improvviso, un tuono più forte degli altri li distolse: sembrava che il cielo si fosse squarciato.
Rumori di vetri infranti, le urla di un antifurto, poi un altro…

Kaori….
 
In mezzo a quel caos…un nome tornò alla mente di Ryo.
  •  
 
Riko si accorse che qualcosa stava cambiando; cercò l’ attenzione dell’ uomo, non la trovò. La magia sembrava svanita. Ryo , come risvegliato da una delle martellate della giovane socia, spalancò gli occhi quasi si rendesse conto solo in quel momento di ciò che stava accadendo: senza dire nulla si portò sul bordo del letto, seduto, pensieroso.
“Qualcosa non va?” domandò Riko più stupita che offesa, legandosi i capelli sciolti in una coda alta. Nuda, senza alcun problema si avvicinò a lui per trovare una risposta.
L’ uomo si voltò nella sua direzione.
“No, nulla. Mi è solo passata per la testa una cosa” rispose.
Poi allungò la mano, recuperò i pantaloni e la maglietta, che indossò all’ istante.
Riko non riusciva a capire.

“Sono…sono stata troppo…troppo sfrontata?” domandò.

“No, non preoccuparti” rispose lui con un sorriso “ non mi faccio intimidire da cose simili solo che… ecco, non posso andare avanti. Mi dispiace: tu mi piaci molto ma…proprio non posso”. Non pensavo che avrei mai pronunciato una frase simile disse eppure… pensò, tra sé. Eppure lo aveva appena fatto.

“E’…è una donna? Stai pensando a lei? Puoi parlarne, se vuoi. La maggior parte delle notti, prima o dopo i miei…incontri, ne sento di cose… posso ascoltare anche te, se vuoi. Tu hai qualcosa…non so…”

Ryo alzò gli occhi verso Riko, che nel frattempo si era coperta con una vestaglia di raso color pesca.
Negò.
“…meglio che vada” rispose, poi.
 Ma Riko lo fermò, lo fece ragionare.
Fuori imperversava il diluvio universale e  non avrebbe fatto dieci metri prima di tornare indietro, fradicio. Ma Ryo era convinto, ormai non aveva nulla da fare li e , Riko lo guardò allora andare via. Ma come aveva previsto, non appena aperta la porta al piano di sotto ed essersi beccato una lavata, Ryo pensò bene di desistere.

“Pare proprio che sia bloccato qui” disse, mesto ed imbarazzato.
La ragazza sorrise, ma non rincarò la dose: gli chiese di aspettare un attimo  e tornò al piano superiore; dopo dieci minuti si ripresentò da lui, in jeans e camicia bianca, un paio di ballerine ai piedi ed un asciugamano che mise tra le mani di Ryo affinchè si asciugasse. Lui, sollevando gli occhi dalla rivista che stava leggendo comodamente seduto, prese il tutto e ringraziò.
“Senti, è la prima volta che mi capita una situazione del genere ma tu…mi sembri un brav’uomo. Si, la situazione è come dire…assurda, ma a quanto pare il destino ha organizzato un bello scherzo e tu sei bloccato qui…tanto vale farsene una ragione. Vuoi un caffè?” disse.
“…si, grazie “ rispose Ryo, quasi scendendo dalle nuvole. La sua mente era impegnata altrove.
“Seguimi, qui dietro c’è una piccola cucina…” propose lei “…ci vorrà un attimo, non abbiamo una macchina di ultima generazione. ”  
La ragazza armeggiò un attimo con la macchinetta del caffè.
Lui prese posto al piccolo tavolino basso e l’ attese.
Kaori… perché diamine non sono rimasto li con te? Ti ho lasciata sola…come minimo sarai davanti alla finestra, o rannicchiata in un angolo, maledicendomi perché ancora una volta sono uscito, tanto più con questo tempo….pensò. Niente altro nella sua mente….solo lei e quella strana sensazione che lo stava avvolgendo.
Riko, meno di cinque minuti dopo, gli posò una tazza di caffè fumante davanti al naso.

“Grazie, Kao-“


Ryo si fermò, quasi sotto shock. Che nome aveva appena pronunciato?
Era talmente perso nelle proprie elucubrazioni che si era lasciato scappare il suo nome…
Riko prese posto vicino a lui.

“E’ la tua donna?” domandò.

Ryo prese la tazza e sorseggiò del caffè.
Con il capo fece segno di no.

“…scusami, a volte parlo troppo, chiedo troppo. In fondo nemmeno ci conosciamo” rispose Riko; detto ciò si alzò, prese le due tazze e le posò nel lavello dove, con rapidi gesti, le lavò .
L’ uomo osservò la ragazza, guardò quella casa. Pensò a ciò che gli era capitato ed alla sensazione che provava.
“Non preoccuparti, non hai detto nulla di male” rispose poi. Si sistemò sulla sedia, accavallò le gambe e con le dita della mano iniziò a disegnare dei cerchi immaginari sul tavolo.
“…Lei è…la sorella del mio migliore amico” disse “ lui è morto da poco, così…è venuta a stare da me. Lavoriamo insieme….”
 
Riko aveva appena finito di riporre e sistemare le tazze nella piccola credenza; si girò, fissò Ryo.
Aveva una espressione strana, un misto tra malinconia e preoccupazione. Con passi leggeri tornò a sedersi.
“Capisco. Mi dispiace per ciò che vi è accaduto: anche io ho perso mia sorella, qualche mese fa. Venne a Tokyo per farmi una visita; litigammo, non appena scoprì il mestiere che facevo. E’ scappata via e…ed il giorno dopo ho saputo dalla tv che era morta, travolta da un ubriaco mentre attraversava la strada per raggiungere la fermata del bus…”
Ryo alzò lo sguardo.
“…ricordo quell’ incidente. Mi spiace” aveva detto.
Per un attimo i loro occhi si erano incrociati; infine i pensieri di Ryo erano tornati da Kaori. Tuttavia, si erano spostati su ben altri binari. Era preoccupato per lei, si lasciò prendere.
Tokyo…Tokyo è una città pericolosa. Il nostro mestiere è pericoloso. Come farò a prendermi cura di te, io che non mi sono mai preso cura di nessuno? Forse è meglio se…è meglio se …
 
“Ehi, il temporale si è affievolito”.
 
Ryo non se n’era minimamente accorto: Riko si trovava ora accanto alla porta, dalla quale entrava una brezza fresca e leggera. Si alzò.
“Forse…è ora che vada” disse, quindi. La ragazza sorrise.
“Ti aspetto ancora, se vuoi. Per un caffè, intendo… Quando passi di qui… “ disse.
Ryo sorrise.
“Lo farò. Sei una brava ragazza” rispose.
Detto ciò, uscì. Il vicolo , la strada, tutto pareva essere stato ripulito da qualsiasi bruttura. Per un attimo, Ryo, abituato a tenere gli occhi sempre fissi intorno a sé, li alzò al cielo. Gli era appena saltata per la testa una idea.
 
 
 
 
 
“Dove sei stato?” gli domandò Kaori non appena ebbe varcato la porta.
Ryo si tolse le scarpe nel piccolo genkan.
“…Perdonami Kaori, il tifone mi ha bloccato mentre stavo raggiungendo il locale di Eriko… sono uscito appena ho visto che il tempo si è messo al meglio” rispose.
La sua voce, notò Kaori, era estremamente dolce.
Serena.

“Tutto bene?” domandò allora lei, sempre in piedicon le mani sui fianchi, le gambe leggermente divaricate, lo sguardo torvo.

Ryo annuì.

“Si…tu, piuttosto? Come stai? “ domandò.

Kaori lo fissò come se si fosse rialzato dopo aver battuto la testa contro un muro. Si avvicinò e gli tastò la fronte, perfino. Gli occhi nocciola della donna lo squadrarono da cima fondo; era così vicina che Ryo poteva sentire il profumo della sua pelle.
“…Senti.. mettiti le scarpe. Usciamo” disse, quindi. La donna sgranò gli occhi.
“Perché fai quella faccia?” domandò lui notando l’ espressione “ non preoccuparti, non sono rimbambito, non del tutto. Ma è così una bella serata… dai, sbrigati. Voglio portarti in un bel posto” disse, rincarando la dose. Kaori lo guardò ancora, poi sorrise.

“Va bene…ma se questo è uno scherzo…”

Ryo posò la propria mano sul braccio nudo di lei che arrossì violentemente.

“Non posso essere gentile? Giuro che domani torno normale! “ rispose. Lei non volle ascoltare altro; sparì e tornò poco dopo con indosso un vestito leggero, sportivo, e delle scarpe basse. Lui aprì la porta e uscirono, raggiungendo la macchina.
“Dove hai intenzione di andare?” domandò lei, curiosa.
Ryo prese posto e lei fece lo stesso. Infine accese la macchina.
“E’ una sorpresa” rispose; in realtà, non aveva programmato nulla. Si sarebbe lasciato guidare dall’ istinto e …si, forse sarebbero andati al luna park.
Kaori accettò di buon grado quelle parole; si accomodò e, quando la macchina partì, fissò silenziosa la strada.
Ryo, dal canto suo, decise di prendere la direzione che portava verso la baia.Non appena arrivati, parcheggiò la macchina. Una volta scesi, si infilarono in un vicoletto: Ryo precedeva una Kaori perplessa.

“Dove mi stai portando? Non avrai in mente …cose strane..eh, Ryo???” la sentì esclamare; si voltò allor nella direzione della donna, già pronta con un mega martello tra le mani.
“No no…metti via quel coso, per pietà!....per una volta che voglio far qualcosa di carino…gua-guarda laggiù, Kaori! “ rispose lui riparandosi il viso con una mano e con l’ altra indicando un piccolo izikaya.
“….Scusa, Ryo” rispose allora lei, mortificata. Lui le prese – inaspettatamente -la mano e senza dire nulla raggiunsero il locale.


“Allora? Che dici?” chiese, mostrando l’ interno.
Un paio di persone sorseggiavano della birra fresca mangiando ramen.

Kaori sorrise, anche se in realtà si sentiva un po' mortificata per l’ atteggiamento che aveva tenuto con Ryo.Andarono a sedersi. Dopo pochi attimi una signora di mezza età portò loro dei piatti di ramen e riso ed altre bontà di contorno.
Kaori, seduta composta , la schiena dritta, osservò quei piatti e sorrise.
“…Hide li amava moltissimo” mormorò, un filo di voce.
“…Lo so. Sai, oggi…oggi l’ ho pensato. Ed ho pensato a te. Deve essere dura…” rispose. La donna osservò Ryo con occhi al limite delle lacrime ma estremamente grata per quelle parole; continuava, certo, a pensare che tutto ciò era molto strano ma…allo stesso tempo cercava di vivere l’ attimo senza paturnie e pensieri.
“…grazie…” rispose lei, arrossendo, sfiorando per un attimo le dita di Ryo, la cui mano era poggiata sopra il tavolo accanto alla propria. L’ uomo le sorrise, ma non aggiunse altro, non pronunciò altre parole. Sarebbero risultate superflue.

La serata continuò, più o meno, con lo stesso andazzo.
Pensieri, parole appena accennati; sguardi sfuggenti.
Ma del resto non è che servissero parole: il sorriso di Kaori non appena vide il luna park, quel gelato alla fragola e limone gustato sulla panchina, il tiro al bersaglio con,cosa assai scontata, un peluche gigantesco come premio… Tutto questo, fatto di emozioni a volte esternate a volte meno, bastò ai loro cuori: di li a domani tutto poteva rimanere uguale o cambiare; la vita - già labile di suo - per due persone come loro poteva davvero cambiare da un secondo all’ altro. Ryo lo sapeva bene…e Kaori lo aveva imparato a proprie spese.

Rientrarono dunque.
Silenziosi come alla partenza, senza aver fatto nulla di eccezionale, tornarono a casa. Nessuno ancora sapeva cosa il tempo avrebbe riservato loro e , una volta sulla porta, si salutarono come al solito, come se niente fosse. Ma con il cuore colmo di gioia.
 
   
 
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