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Autore: Tomoe_Akatsuki    13/05/2022    1 recensioni
Prima o poi tutti toccano il fondo. Anche i meno probabili, anche i più intelligenti.
E questa volta è il turno di Pidge.
La ricerca di suo padre e suo fratello non dà frutti, e Shiro è scomparso.
Il morale della squadra è basso, le urla di Keith non aiutano.
Pidge vuole dimenticare, anche solo per un minuto, anche solo per un secondo. Vuole sentirsi di nuovo felice, e nel farlo si imbatte in una riserva di strane bottiglie alteane.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gunderson Pidge/Holt Katie
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Pidge errava per il castello senza meta, in uno stato di apatia totale.
Gli occhi circondati da profonde occhiaie, evidenziate dai grandi occhiali rotondi.
Si trascinava per i corridoi, strascicando i piedi e le spalle curve.
Sentì delle urla provenire dal ponte, Keith molto probabilmente stava litigando di nuovo con Allura per continuare la ricerca di Shiro, quando avrebbero dovuto pensare ai Galra, colpire adesso che erano deboli, senza Zarkon al potere.
Ma la perdita - anzi, scomparsa - di Shiro aveva demoralizzato l'intera squadra, togliendoli la voglia di combattere. E Keith con la sua insistenza non aiutava per niente.
Per Pidge la scomparsa di Shiro era stato il colpo di grazia. Come la pietruzza che colpisce il vetro già incrinato, aveva rotto la ragazza.
Shiro era l'unico di tutta la squadra che la supportava nelle ricerche di suo padre e di suo fratello, essendo che comprendeva sia Pidge sia quello che Sam e Matt stavano - o avevano - passato.
Per Pidge Shiro era un appiglio, era quella fragile resistenza che la teneva ancora insieme, che la faceva sorridere.
E ora era scomparso. Puff.
E Pidge aveva toccato il fondo.
Non avrebbe più sentito qualcuno chiamarla Katie per sbaglio, oppure con dolcezza, supportandola, posandogli una grande mano sulla spalla - robotica o umana - stringendola leggermente come per dire "forza, ce la farai. Io ti supporterò".
Una lacrima - grande, piena di dolore e disperazione - gli scivolò lungo il volto, cadendo a terra.
Fu la prima di una lunga serie.
Le lacrime scendevano, i piedi si muovevano lenti, strascicanti, il cervello assente, sommerso dal dolore.
Per questo non si accorse di aver raggiunto una zona poco esplorata del Castello, di cui neanche Coran ne sapeva molto.
Ma era sommersa dal dolore e accecata dalla disperazione, a certe cose non prestava attenzione. Come la porta che si trovò davanti e che aprì, il cervello staccato.
La stanza in cui si ritrovò era piena di bottiglie - varie dimensioni, forme e materiali - e la cosa momentaneamente attirò la sua attenzione, tirandola fuori dalla fossa di dolore in cui era caduta.
Ne prese una - che ricordava una bottiglia terreste, solo di colore grigio e opaca - ignara di quello che conteneva, rigirandola tra le mani alla ricerca di un'etichetta o qualcosa che le dicesse cosa conteneva, seppur sicuramente scritto in alteano - e il cervello non aveva voglia di registrare quei simboli e tradurli nella sua lingua madre.
La aprì e la annusò, cercando di capire se fosse commestibile - Hunk sosteneva che quando si era giù era una buona soluzione mangiare, soprattutto cose dolci, e lui infatti si era chiuso in cucina, mentre Lance trincerato il camera, non volendo vedere e parlare con nessuno -, percependo un odore zuccherino.
Ne assaggiò un poco con la punta della lingua, e dedusse che era un qualcosa di commestibile.
Stanca di starsene in piedi, le ginocchia cedettero e lei scivolò a terra, le gambe lasciate a sé stesse - una distesa, l'altra piegata - e la mano serrata sul collo della bottiglia appoggiata sul ginocchio, lo sguardo perso oltre, assente, colmo di lacrime.
La bottiglia la invitava a bere e a dimenticare per un po', il cervello a darsi una svegliata ed uscire da quello stato catartico in cui era caduta.
Ma il dolore era troppo, la solitudine anche.
Sì, ci si era pure messa la solitudine. La lontananza da casa, la famiglia dispersa, Shiro morto. Nonostante i paladini fossero ormai una sottospecie di famiglia - obbligati a condividere un simile destino e scopo - si sentiva sola, abbandonata, lasciata a sé stessa. Di nuovo.
Il cervello, la ragione si spense. Non provò più a protestare.
Il liquido dolciastro scendeva nella sua gola come le lacrime sulle sue guance.
E gli sembrava di sentire una voce, una voce altamente famigliare - una voce udita molto spesso negli ultimi tempi - parlarle.

Bevi tesoro. Bevi e non sarai più sola.

E le bottiglie la circondarono poco alla volta, vuote.



 

Non so cosa sia questa cosa che ho scritto.
Ho letto un prompt su Pinterest tra quelli che avevo salvato e mi è venuto immediatamente in mente come Pidge avrebbe potuto sentirsi dopo la scomparsa di Shiro. Inoltre ho messo una punta di Shidge, perché sì. È una tra le mie ship preferite - anche se si può praticamente shippare tutti con tutti.

Tomoe

 

   
 
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