Questa
sarebbe la storia di una canzone che ho deciso di scrivere per una
persona
molto, molto importante per me. Forse la più importante. A questa
persona devo
molto, perché mi rende felice, mi fa sentire bene. E mi ha aiutato a
crescere.
Perché l’amore ti fa crescere, nel bene e nel male. Perché l’amore può
essere
sì, una cosa bella, ma all’inizio fa talmente tanto male da
distruggerti, se
non sei in grado di reggerne il peso. E questo, come ho detto, ti aiuta
a
crescere.
Ho
deciso di mettere in prosa la storia della mia canzone, che ha il
medesimo
titolo perché per me era importante farlo. Perché essendo questa
canzone il suo
regalo di natale, ho deciso di fargliene uno anticipato, scrivendo
appunto
questa storia, sulle note e sulle parole di ciò che era stato
precedentemente
scritto.
La
coppia è OrihimexIchigo, ma in questo caso è tutto molto interpretativo
perché
ognuno di voi può vedere la sua coppia preferita tra queste righe. Come
ho
detto io mi sono semplicemente limitata a scrivere ciò che provo per
questa
persona. Per la persona che amo. Ed ho deciso di rendere partecipi
anche voi di
ciò che sento. Perché quando l’amore è ricambiato è bello rendere il
mondo
complice di ciò che si sente.
Buona
lettura a tutti.
Spero
di ricevere qualche commento veramente sentito.
†
Tra cielo e terra †
Se mi darai un
paio d’ali,
io volerò per te
anche se la terra
intera
dovesse venire
sommersa dall’acqua.
Se mi darai una
spada,
io combatterò
per te
anche se il
cielo intero
dovesse
trapassarti di luce.
[Bleach intro
34, Tite Kubo]
Camminavo.
In silenzio, nella notte. Una notte che ho sempre detestato con tutta
me
stessa. Perché non potevo vedere. Nulla. Il vuoto era l’unica cosa che
i miei
occhi riuscivano a scorgere. Mi
avvolgeva senza pietà, in un eterno e
lento soffocare, facendomi dimenticare ogni cosa, tranne quel
fastidioso
senso di oppressione al petto. Nulla sembrava indicarmi la via. Nemmeno
la luna
con la sua flebile luce. Non c’era. Era sparita. In quell’oscuro nulla
che era
diventata la notte. Solo il tatto sembrava indicarmi che ero viva. Che
esistevo.
A piedi
nudi sull’erba continuavo
ad errare, senza sosta.
Vagavo,
senza una meta precisa, in un sentiero scelto per me da un beffardo
destino che
sembrava prendersi gioco della mia incapacità. Sola. Credevo di essere
sola in
quella valle che durante il giorno sembrava così calda ed accogliente.
Quella
valle che era da sempre la mia casa.
Quella
valle che ora sembrava stringersi sempre più, attorno al mio corpo
tremante.
Inciampai,
in cosa non seppi dirlo. Un immenso desiderio di rannicchiarmi e
rimanere lì,
ferma, per sempre, in attesa che quella dannata notte passasse. E
piangere. Volevo
solo quello. Poi, per puro caso alzai la testa, in direzione di quel
manto nero
che fino a pochi attimi prima avevo tanto odiato.
Uno stupore
così grande da non
riuscire a credere che fosse mio.
Mille.
Mille e mille stelle brillavano nel cielo. Ed io, che fino a quel
momento avevo
creduto di essere cieca finalmente riuscii a vedere ciò che mi stava
attorno.
La notte
non mi faceva più così
paura.
Rimasi
lì, seduta, ad osservarle. Muta, come loro. Affascinata, e senza
rendermene
conto la notte trascorse tanto in fretta da farmi desiderare che non
finisse
mai.
Aspettai
che il giorno passasse, febbrile.
Quella
notte avevo notato un stella
più bella delle altre ed il desiderio di poterla scorgere ancora mi
faceva
sentire completa.
La
rividi. La scorsi subito tra le altre. Così bella, così luminosa.
Un calore
così grande in grado di
avvolgermi. Per poi scoprire che, in realtà, aveva quasi sempre
vegliato su di
me, in attesa.
Le
parlai e capii che le stelle non sono poi così diverse da noi. Ma
differenti da
come ce le immaginavamo. Non conoscevo il suo volto, ma non mi
importava. Mi
bastava averlo vicino. Perché, dalla sua voce calda ed un po’ roca,
compresi
che era un lui.
Un ragazzo,
che da quando avevo
cominciato a vagare, mi seguiva con lo sguardo, cercando di brillare,
per
potermi dare un po’ di conforto.
Pensieri
e parole si seguivano a fiumi. Pensieri e parole prendevano forma,
diventando
sensazioni.
E compresi che
la tua vita
non era poi così splendente come l’avevo immaginata.
Ed
io rimanevo in silenzio, ascoltando. Cercando di farti sorridere e
magari di
strapparti da quella tristezza che faceva capolino nel tuo cuore.
Sorridevi,
nonostante tutto. Ma lo sapevo che nonostante le apparenze, avresti
voluto
solamente piangere e gridare.
Un cuore
così straziato e ferito…
un cuore come il tuo non meritava tutto questo.
Ogni
notte che trascorreva, ciò che sentivo per quella stella che mi aveva
aiutato,
cresceva, diventando sempre più forte. Come il sentimento d’impotenza.
Ed
inutilità. Perché non riuscivo ad aiutare quella persona che per me
aveva fatto
tanto, anche se nel suo piccolo, inconsapevolmente.
Mi aveva
donato un mondo
sconosciuto ai miei occhi.
E
quello stesso mondo sembrava sciuparsi e scomparire. Affievolirsi, come
la luce
che circondava quel viso che finalmente mi era stato concesso di vedere.
Quel
viso che avrei tanto voluto far sorridere per davvero. Anche solo con
un
piccolo gesto.
Avrei
voluto sfiorarti ma le mie
mani non erano in grado di raggiungere il cielo.
Così
feci una promessa. A me stessa. Ed a lui soprattutto, che
inconsapevole,
continuava a discorrere con me, allietato dai pochi attimi che
passavamo
assieme.
Tra
cielo e terra sarei riuscita a raggiungerlo.
Cercando
di spiccare quell’unico volo che mi avrebbe avvicinato a lui. Ma per
quanto mi
sforzassi, non avevo la forza e la capacità di farlo. Per quanto lo
volessi,
non fui in grado di volare per poter finalmente accarezzare quel suo
viso.
E
quando giunse il tramonto e le lacrime rigarono le mie guance, innalzai
al
cielo una muta preghiera ed un flebile lamento, alla terra sotto ai
miei piedi.
“Voglio
renderlo felice.”
E
quando riaprii gli occhi, potei constatare con sommo stupore che il mio
desiderio era stato finalmente esaudito. Madre terra e padre cielo mi
diedero
in dono quell’unica cosa che mi avrebbe permesso di raggiungerti lì,
sulla linea
dell’orizzonte.
Grandi ali
per volare e solcare i
cieli, con le quali avrei potuto finalmente raggiungere quei luoghi che
fino a
quei momenti mi erano stati interdetti.
Tra
cielo e terra riuscii a mantenere quel giuramento che feci a me stessa,
spiccando
quell’unico volo che mi permise di restare al tuo fianco, diventando a
mia volta una stella del firmamento.