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Autore: Diana924    25/05/2022    0 recensioni
Il piano era semplice, facile da eseguire e immediato, prevedibile avrebbe detto qualcuno.
1519, per salvare suo fratello Sergio dal rogo Andrés de Fonollosa non ha che un'alternativa: usare un incantesimo per tornare indietro nel tempo di cinque giorni, prendere Sergio e fuggire appena in tempo. Peccato che a causa di un errore, o forse no, i due si ritrovino cinquecento anni nel futuro. Lo scopo ora è correggere l'errore, tornare nel passato e non formare legami col nuovo millennio, più facile a dirsi che a farsi.
Siempre Bruja!AU
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Berlino, Il professore, Palermo, Raquel Murillo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autore: Diana924
Fandom: La Casa de Papel
Titolo: Maldito sea aquel día
Personaggi:  Andrés de Fonollosa| Berlin, Sergio Marquina |el Professor, Martìn Berrote| Palermo, Raquel Murrillo| Lisboa, Nairobi| Agata Jimenez, Helsinki| Mirko Dragic, Tokyio| Silene Olivera, Denver| Daniel Ramos, Estocolmo| Monica Gatzambide, Alicia Sierra
Rating: NC15
Note: AU!Siempre Bruja, het, slash, AU!Modern, magic, time travel, period typical stuff, religious guilt (!!!)
Note2: Siempre Bruja è una serie tv di NETFLIX olombia dalla trama piuttosto facile: poco prima di essere bruciata sul rogo con l'accusa di stregoneria, ma in realtà per aver amato un bianco, Carmen Eguiluz lancia un incantesimo temporale. Lo scopo sarebbe tornare indietro di tre giorni e riuscire a fuggire con il suo amato ma sbaglia e finisce 300 anni nel futuro, nella moderna cartagena. Il resto è piuttosto prevedibile ma ben narrato
Note3: il titolo deriva da "Esa Hembra es mala" di Gloria Trevì, la canzone tra l'altro è anche la opening della celeberrima telenovelas messicana "Teresa"

Note4: l'antico castigliano e il moderno castigliano, ossia lo spagnolo, si assomigliano molto, motivo per cui su quel fronte non ci saranno problemi. Per fare un esempio è molto più facile per uno spagnolo legegre El cantar del Mio Cid che non per un italiano legegre la Divina Commedia


Fu un suono metallico a svegliarlo, un suono che non aveva mai udito.

Sembrava una specie di bip, non sapeva nemmeno come definirlo. Il letto era scomodo, pessimo anzi e tutto quello spazio era indubbiamente uno spreco pensò Andrés de Fonollosa quando aprì gli occhi, confermando che si trovava in un pessimo secolo e non nel luogo e nel tempo in cui meritava di stare. Quel luogo non gli piaceva, era tutto così ordinario e indegno di lui, uno come lui aveva bisogno di ben altro.

<< Andrés, abbiamo un problema >> gli disse Sergio dalla finestra, come se non avessero già abbastanza problemi.

<< Cos’è questo ennesimo problema? >> domandò lui prima di alzarsi, dove aveva messo la spada?

<< I mori, i mori ci attaccano! >> dichiarò Sergio prima di fargli spazio, la situazione era peggiore del previsto. Uomini e donne che si muovevano in assoluta promiscuità, mori che vestivano come gli altri senza alcun segno di riconoscimento, persino degli africani e… perché quella donna stava dando la mano a un moro come se fosse la cosa più normale del mondo?

<< Questo è un incubo, non solo ci hanno attaccato ma siamo persino invasi, di nuovo >> mormorò prima di ricadere sul letto. Bisognava avvertire il re, i ministri e poi far bandire dal Santo Padre una crociata, sperando che il successore di papa Medici fosse un uomo di polso e non un intrigante com’era costume degli italiani.

<< Scriveremo a chi di dovere, povera la mia Castiglia cosa ti hanno fatto >> mormorò lui prima che un odore misterioso si spargesse per casa, qualsiasi cosa stesse cucinando Martìn era nuova per loro, sicuramente uno come lui non poteva permettersi una servitù.

Come previsto Martìn li stava aspettando, quell’aroma era nuovo ma anche stranamente invitante pensò osservando la dimora, alla luce del sole era tutto più deprimente, ordinario e nauseante. Aveva bisogno di tornare a casa, nel suo palazzo a Toledo, circondato dagli arazzi fatti arrivare dalle Fiandre, dai suoi dipinti e dalla biblioteca, e da Tatiana, soprattutto dalla sua bella e giovane moglie; era disposto persino a tollerare la presenza di Rafael e quello era un sacrificio grande.

<< Ben svegliati, volete qualcosa da mangiare prima che vi accompagni in stazione? Caffè? Thé? Cioccolato? Non ho molto ma di solito chi resta da me la notte ala mattina sa che deve prendere la porta >> li salutò Martìn prima di trafficare con un aggeggio misterioso da cui usciva una fiamma azzurrina che non presagiva nulla di buono.

<< Non bevo bevande eretiche, piuttosto spiegami cosa è questa “stazione” di cui continui a cianciare? >> domandò mentre l’altro si serviva da bere in una tazza che poté solamente definire dozzinale. Caffè, si potevano dire molte cose su di lui, ma non che avesse simpatie per i mori e le loro usatanze, bere una bevanda moresca era il massimo dell’indecenza.

<< Io ancora non capisco da quale setta ultra fanatica voi due veniate ma …voglio cercarla su internet >> si limitò a dire Martìn prima di prendere una specie di piccola scatola di metallo sui cui mosse le dita impaziente mentre leggeva qualcosa. << “… fatta costruire nell’undicesimo secolo, restaurata una prima volta da quinto duca a inizio del cinquecento, discendenti ancora viventi e …oh cazzo! Ma …oh cazzo! Quello sei tu! Il tizio del quadro è identico a te…oh cazzo ma allora …oh cazzo! >> imprecò Martìn prima di mostrargli il contenuto della scatoletta.

La pessima qualità dell’illustrazione non rendeva giustizia al suo autoritratto, mesi e mesi passati a lavorarci sopra perché poi un mediocre pittore ne realizzasse una qualche copia assolutamente non al livello dell’originale.

<< Sergio, bisogna parlare con chiunque sia stato incaricato di replicare i miei dipinti, scriveremo all’Accademia Reale per rendere noto il nostro sdegno, come si pretende di formare dei buoni pittori se poi vengono fuori siffatte porcherie? >> domandò a suo fratello prima di allungare le dita verso l’immagine … perché la superficie era fredda come se si trattasse di uno specchio?

<< Non è una copia ma una fotografia e …oh cazzo …voi due non sapete nulla di quello che c’è stato in questi cinquecento anni! >> almeno Martìn era una persona intuitiva pensò Andrés.

<< E non ci interessa saperlo, siamo qui per errore e appena possibile torneremo nel tempo giusto, per prevenire questa invasione dei mori >> dichiarò Sergio, lo diceva lui che non si poteva permettere ai moriscos di continuare a stare tranquilli nei loro territori, quella gente era pericolosa.

<< Cercherò di procurarvi dei libri in serata. Per il momento … restate qui, non uscite e non guardate la televisione … la scatola grande, vi confonderebbe e basta. E questa non è un’invasione di “mori” ma di quello parleremo dopo, nazionalisti del cazzo >> ordinò Martìn prima di precipitarsi ad armeggiare con alcuni misteriosi cavi.

<< E come spieghi tutto questo? >> domandò Sergio?

<< Flussi migratori, richieste di lavoro, povertà, famiglie di merda ma …non uscite. Un’ultima cosa: la terra gira attorno al sole e le donne possono votare >> proclamò Martìn prima di uscire di lì, sentirono distintamente il rumore di un lucchetto. Li aveva chiusi dentro! Li aveva chiusi dentro e non avevano altra possibilità che non aspettare.

 

***

 

Come fosse possibile che una simile sventura fosse capitata proprio a lui Martìn Berrote non sapeva spiegarselo.

Prima di tutto niente di tutto quello era razionale ma eppure era reale e spiegava tutto. Quei due non erano usciti da una setta o da una comune hippy ma solamente dal passato, e solamente con le virgolette. Questo spiegava perché ignorassero l’elettricità, le auto e internet: venivano da un’epoca in cui ancora si pensava che sotto l’equatore non ci fosse nulla.

Era come Outlander, ma al contrario pensò prima di salire in macchina, pinche Outlander e pinche Agata che lo costringeva a quelle maratone di serie tv che lui finiva puntualmente per detestare, e lei lo sapeva. Doveva pensare, e doveva liberarsi il prima possibile di quei due anche se …doveva ammettere che Andrés era un uomo attraente, la qualità dell’immagine dell’autoritratto non gli rendeva giustizia. Come se non bastasse lui nelle materie umanistiche aveva sempre fatto onorevolmente schifo, gli piaceva filosofia da ragazzo ma non al punto di informarsi seriamente, la sua mente era più vicina ad una calcolatrice che non ad un’enciclopedia aveva spesso ironizzato Mirko; perché quei due non erano finiti sulla strada di un professore di letteratura o di storia? Perché proprio a lui?

Doveva assolutamente procurarsi dei libri, qualcosa di semplice e che sintetizzasse cinquecento anni di storia e doveva farlo il prima possibile. E perché se en preoccupava? Sergio aveva detto che appena fosse stato possibile i due fratelli sarebbero tornati nel loro tempo eppure avvertiva una sensazione strana quando pensava ai due, come se in qualche modo fossero legati ma questa era colpa delle commedie romantiche che Agata lo obbligava a guardare perché non voleva piangere da sola.

Per fortuna c’era il lavoro, c’erano stati dei momenti in cui rimpiangeva i sistemi con cui si era pagato università, dottorato e master ma… ora doveva rigare dritto, anche se il brivido gli mancava. Un progetto semplice, un cantiere discreto, non avevano sforato con i tempi o con i costi, tranne le mazzette di rito e la consapevolezza che se voleva poteva portarsi a casa qualche regalo ma con discrezione, non si sarebbe mai abituato sul serio a quella vita ma il destino aveva metodi strani per esaudire le sue richieste si disse prima di raggiungere la sua postazione, due tizi venuti direttamente dal cinquecento nel suo salotto tanto per dirne una.

<< Tutto bene? Ti sei divertito nel week end? >> gli domandò Mirko quando lo raggiunse per pranzo. Voleva bene a Mirko, come non volergliene essendo Mirko Dragic la bontà personificata, ed era meraviglioso che fossero rimasti amici dopo aver rotto, d’altronde uno come Mirko meritava un fidanzato migliore di lui, di questo Martìn Berrote era sempre stato convinto.

<< Se te lo racconto non ci credi >> rispose prima di dare un morso al suo panino, gli mancava la cucina serba della famiglia Dragic ma era consapevole di essere ospite non grato, l’ultima volta per poco uno dei cugini di Mirko non gli aveva sparato, meglio stare lontano dai serbi per … tutta l’eternità.

<< Ho fatto la guerra. Sono gay dichiarato e sono stato in carcere, racconta >> lo invitò Mirko, non meritava una persona simile nella sua vita, come fidanzato o come amico.

<< Ricordi quando abbiamo visto Outlander? >> domandò, bisognava prenderla alla lontana, e sperare che Mirko non lo facesse internare.

<< Tu non segui Outlander, ti limiti a guardare l’attore irlandese, ma si, conosco la storia >> rispose Mirko, colpito e affondato in due mosse.

<< E se ti dicessi che mi è capitata una cosa simile? >> chiese e come prevedibile vide Mirko sospirare.

<< Ne abbiamo già parlato. Passi troppo tempo nelle discoteche e nelle dark room. Per questo ti sei preso un week end di pausa, per staccare da tutto. Non avrai anche cominciato a prendere pasticche? >> fu la risposta che gli confermò per l’ennesima volta che non meritava una persona buona come Mirko nella propria vita.

<< Ne abbiamo già parlato: la vita è mia e me la gestisco io, ho faticato per arrivare dove sono dopo che mio padre mi ha letteralmente sbattuto fuori di casa perché passi avere un figlio finocchio ma un figlio finocchio che vuole che si sappia è troppo. Forse mi diverto troppo ma non mi ci vedo a sposarmi, avere figli, un cane e una casa nei quartieri residenziali, sono fuggito da un mondo così. Sai dirmi a che ora la biblioteca nacional chiude? >> domandò.

<< La sera ma non conosco l’orario? Te l'ho già detto, quella è solo teoria e dovresti occuparti del cantiere, non inseguire un sogno >> lo rimproverò Mirko. Martìn sapeva che il serbo aveva ragione ma purtuttavia quello a cui si dedicava nei ritagli di tempo era un hobby divertente, se solo … forse, un giorno, chissà. Non poteva dirgli la verità ma Mirko era una persona intelligente e poteva arrivarci da solo se gli avesse dato gli indizi più importanti.

<< Non è per quello, long short story come direbbero gli americani ho due persone che mi aspettano a casa >> ammise.

<< Hai ricominciato con le cose a tre? Almeno li hai fatti rimanere a casa tua >> si limitò a dire Mirko, maledetto il giorno in cui aveva confidato i suoi trascorsi al suo ex, ora suo amico.

<< Non è così, poi ti racconto, è una situazione complicata >> si limitò a dire, complicata era un eufemismo.

<< Mercoledì Agata ci ha invitato a cena, tutti e quattro >> annunciò Mirko per cambiare discorso.

<< Hovik si trasferisce da lei? O il contrario? >> domandò, erano stati senza alcun dubbio il triangolo più assurdo degli ultimi tempi: Agata innamorata di Mirko, Mirko innamorato di lui e lui che preferiva non amare nessuno.

<< No, vuole farci conoscere ufficialmente Axel >> rivelò Mirko riferendosi al figlio di Agata. Non aveva seguito la faccenda perché non gli interessava così tanto ma frequentare Mirko voleva dire frequentare Agata e giocoforza qualcosa sapeva.

<< Ha riottenuto la custodia quindi? Per almeno una settimana sono impegnato ma poi riesco a trovare una sera libera >> replicò, entro una settimana Sergio Marquina e Andrés de Fonollosa non sarebbero stati un suo problema, in quanto al motivo per cui i due avessero cognomi diversi… un tempo la gente moriva più spesso.

<< In attesa degli ultimi controlli, stammi bene e non metterti idee strane in testa >> lo salutò Mirko prima di tornare a lavoro. E ora doveva trovare un sistema per avvicinare lentamente i due al ventunesimo secolo, almeno aveva staccato l’antenna wii fii e la televisione, i danni che avrebbero potuto fare sulla percezione del mondo dei due erano incalcolabili. D’altro canto si trattava solamente di arrivare alla biblioteca nacional e uscirne senza destare sospetti, un tempo avrebbe saputo fare una cosa simile ad occhi chiusi e con una mano legata dietro la schiena.

 

***

 

Erano rimasti lì, in quella dimora, chiusi a chiave annoiandosi finché Sergio non aveva avuto l’idea di rovistare in giro ma con discrezione, avevano tutto il giorno per farlo.

Non era abituato a perdere la messa ma il suo fratellino aveva ragione ma in quel tempo li questioni spirituali sembravano non interessare a nessuno. Sergio aveva trovato diversi libri nella stanza di Martìn, qualsiasi cosa avesse trovato in uno dei cassetti non aveva voluto confessarglielo ma era arrossito come quando aveva portato lui e Rafael al miglior bordello di Toledo.

Non che avessero trovato poi molto, dei manuali di ingegneria che Sergio aveva cominciato a leggere e delle …non sapeva come definirli, testi di fantasia in prosa?

Erano tutti in carta e rilegati, non pensava che Martìn fosse così ricco da potersi permettere tutti quei volumi rilegati, e i caratteri erano incredibili, piccoli e curati, quei testi dovevano valere una fortuna si era detto prima di cominciarne uno. Era la vicenda di una famiglia invero bizzarra che abitava in una città imprecisata e dove una delle figlie aveva bizzarri poteri da strega. Perché la storia balzasse da lei all’uomo che avrebbe dovuto sposare sua sorella e che poi finiva per sposare lei non lo sapeva ma era un testo interessante, che lo avesse scritto una donna era un segno che forse l’intelligenza femminile era migliorata. Avrebbe dovuto seriamente insegnare a Tatiana a leggere e scrivere invece di accontentarsi del fatto che sua moglie sapesse a malapena apporre la sua firma si ripromise una volta arrivato a metà.

<< Il mondo è immensamente progredito in questi secoli, non riesco a capire la metà di quello di cui parla questo libro, addirittura sembra che siano riusciti a tagliare l’istmo di Corinto e… mi sfugge cosa sia accaduto al mar Rosso e dove si trovi questo “canale di Panama” ma sembra che ci sia una mappa alla fine del testo >> lo informò Sergio prima che si dirigesse verso la ghiacciaia personale di Martìn, quell’uomo lo sorprendeva, da un lato lo spreco più grande e dall’altro elementi assolutamente dozzinali. Si appoggiò al muro e si concentrò, doveva aver recuperato abbastanza le forze si disse.

Aveva appreso i primi rudimenti della magia poco prima di recarsi a corte come paggio del principe delle Asturie e aveva cominciato ad esercitarsi sul serio dopo la morte dell’Infante, la politica lo aveva disgustato per non dire dei meschini intrighi di corte, meritava di meglio che non sprecare la sua vita in certe futilità. Sua madre lo aveva aiutato fin quando la malattia misteriosa che l’affliggeva non l’aveva portata alla tomba prima del tempo ma per allora riusciva a padroneggiare i suoi poteri.

Lo sforzo fu maggiore del previsto ma dopo cinque minuti riuscì a produrre una piccola fiammella che danzò sul palmo della sua mano per qualche secondo prima di spegnersi. Si appoggiò al tavolino prima di mettersi a sedere, non andava bene, non andava affatto bene. Solitamente un incantesimo simile non lo stancava ed era in grado di eseguirlo con assoluta facilità ogni volta che desiderava, l’incantesimo temporale lo aveva indebolito più del previsto.

<< Quell’incantesimo ti ha stancato più di quanto sperassimo, meglio riprovare domani >> si limitò a dire Sergio sottintendendo quello che più temeva: erano bloccati lì per un periodo di tempo più lungo del previsto. Assentì distrattamente prima di tornare al volume, come fosse possibile che Martìn potesse permettersi dei testi rilegati era un mistero per lui.

Lui e Sergio rimasero in silenzio per il resto della giornata, si limitò a scaldare da mangiare con la magia prima di tornare in camera a riposare, la magia gli costava uno sforzo decisamente sproporzionato, sintomo che doveva ancora recuperare le forze.

Finito il testo, una storia invero interessante sebbene non avesse capito almeno la metà dei concetti che vi erano impressi ne cominciò un altro, la vicenda di un uomo che per vivere faceva il capro espiatorio in un luogo definito “grande magazzino” che si trovava a Parigi, e questo per badare ai suoi fratelli in quanto sua madre era né più né meno una sgualdrina. Aveva quasi finito anche quello quando la porta si aprì rivelando Martìn che aveva tra le mani una decina di volumi.

<< Questi sono per voi, si tratta di testi accademici di storia, letteratura e arte non solo spagnola ma anche europea, dopo questi dovreste avere almeno le basi per evitare figuracce in una qualsiasi conversazione >> dichiarò Martìn prima di guardare con orrore i volumi che avevano lasciato accanto al muro.

<< Potremmo aver frugato tra le tue cose ma non potevamo rimanere tutto il tempo a non fare nulla, piuttosto … dove si trova esattamente Panama? >> domandò Sergio prima che l’altro alzasse gli occhi al cielo.

<< Te lo spiego un’altra volta, ecco qui i libri di cui avete bisogno e io scendo ad aspettare le pizze, il frigo piange miseria peggio di mia nonna che arrotondava il salario da sarta facendo la prefica ai funerali e non ho avuto tempo di afre la spesa perché dovevo occuparmi della vostra istruzione >> rispose Martìn prima che Sergio gli si avvicinasse e i due cominciassero a parlottare. Non capì di cosa stessero discutendo ma doveva essere qualcosa di importante se ad un certo momento Martìn divenne scarlatto, tornato al suo posto Sergio si limitò a dire che erano faccende personali e non ci fu verso di tirargli fuori altro.

Mangiarono in silenzio, escludendo Martìn che tentò di spiegare loro come funzionava quel sistema di consegne, era sicuro che in qualche maniera Sergio avesse capito più di lui.

<< Se avrete bisogno di altro, o volete approfondire un argomento fatemelo sapere e vedrò cosa posso fare >> dichiarò Martìn prima di andare in camera sua, Sergio aveva già iniziato a leggere.

<< Sono riuscito a far durare le fiamme dieci minuti, purtroppo si sono spente da sole senza che potessi fare nulla ma è un inizio >> ammise prima che suo fratello chiudesse il testo.

<< Allora forse entro la fine del mese saremo a casa. Sai che gli inglesi hanno dichiarato lo scisma? Non ho capito bene il motivo ma sembra che sia una faccenda seria, come quello che sta accadendo in Germania >> lo avvisò Sergio, il mondo stava andando a rotoli.

 

***

 

<< Questa devi vederla >> le comunicò Angel Rubio quella mattina non appena varcò la porta della centrale di polizia.

In tanti anni nella polizia Raquel Murrillo era sicura di averle viste tutte, motivo per cui non si turbo eccessivamente di fronte a quelle parole. << Cosa c’è di così importante? >> domandò senza mascherare la noia, il rapporto tra lei e Angel ora andava per il meglio, l’uomo continuava a non capire che lei non era interessata e che dopo Alberto aveva bisogno di una pausa ma lei si era stancata di spiegarglielo, che lo capisse da solo.

<< Una nostra vecchia conoscenza è tornata in azione, te lo dicevo io che non dovevamo fidarci della sua parola >> dichiarò Angel prima di mostrarle un filmato proveniente dalla Biblioteca Nacional. Riconobbe quasi subito Martìn Berrote, erano passati almeno due anni dal suo ultimo arresto e … perché stava rubando dei libri?

<< Sta rubando dei libri? Da una biblioteca? >> domandò, tutto quello era assurdo.

<< Esatto, se ne sono accorti solamente in serata facendo l’inventario, niente prestiti o altro. So che non è un reato prendere in prestito dei libri ma qui c’è sotto qualcosa >> dichiarò Angel. In effetti era strano ma era sicura che ci fosse una spiegazione razionale.

<< Una dimenticanza, e quale sarebbe l’elenco dei libri “rubati”? >> domandò curiosa.

<< Due saggi di storia europea, uno di storia spagnola, uno di storia latinoamericana, uno di letteratura, uno di storia dell’arte moderna spagnola, l’arte italiana e due libri di antropologia, che Berrote stia cercando di farsi una cultura? >> ironizzò Angel.

<< Quel tizio ne sa più di me e te messi insieme sulla matematica e la scienza, per questo è strano che si sa procurato testi simili >> fece notare lei, poteva passare nel pomeriggio ma qualcosa non la convinceva fino in fondo.

<< Vuoi che venga con te? >> domandò Angel, esasperandola.

<< Grazie ma no, me la so cavare da sola >> rispose lei, la soluzione sembrava semplice ma era sicura che ci fosse altro, doveva esserci.

   
 
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