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Autore: The Bride of Habaek    25/05/2022    0 recensioni
In viaggio verso l'India, il Principe di Persia, figlio del grande re persiano Shahraman, ha l'occasione di partecipare alla sua prima grande battaglia contro una potente città. Come premio per la vittoria conquistata, i persiani riducono in schiavitù gli abitanti (tra cui la bellissima Farah, figlia del Maharajah) e saccheggiano le locali stanze del tesoro, ricche di antichi manufatti come una grande Clessidra contenente le mitiche Sabbie del Tempo e un mistico Pugnale in grado di piegare il tempo ai voleri di chi lo possiede. Il vecchio Visir Zervan, che aveva tradito il suo padrone per consegnare la città ai persiani in cambio di un solo manufatto fra quelli trafugati, chiede come premio il Pugnale del Tempo trovato dal Principe. I suoi desideri tuttavia sono frenati dal saggio re Shahraman che si rifiuta di sottrarre al figlio il bottino della sua prima battaglia.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Farah, Nuovo personaggio, Principe, Sorpresa
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Ero totalmente immerso nei miei pensieri quando udii alcune guardie discutere animatamente, così decisi di uscire dalla tenda e capii il perché di tutto quel trambusto.
"Principe Dastan! Abbiamo provato a fermarla ma..."
"Fatela entrare! Lasciatemi solo con la Principessa. Potete andare a riposare, me ne occuperò personalmente."
Avrei potuto riportarla nelle sue stanze, a Palazzo, ma era notte fonda e attraversare la foresta con quell'oscurità non era molto raccomandabile. Tra la fitta vegetazione si nascondevano animali di ogni specie e grandezza, avevo con me la Spada ma non il Pugnale. Se le fosse accaduto qualcosa non avrei potuto riportare indietro il Tempo. Avevo vissuto esperienze ben peggiori, molto più rischiose e atipiche, ma in quel frangente non me la sentii di mettere in pericolo l'incolumità di Farah. Avevo l'occasione di risvegliare i suoi ricordi e di passare del tempo solo con lei, dovevo cogliere l'attimo.
"Principessa, come posso aiutarvi?"
Lei entrò nella tenda indossando un abito leggero, che lasciava intravedere le sue raffinate forme.
"Vorrei sapere come fate a conoscere quella parola e poi..."
Fece una breve pausa scrutandomi più da vicino.
"...vorrei conoscere il vostro vero nome."
"Sono il Principe Dastan, legittimo erede al Trono di Persia. Siete sempre così diretta Principessa, è proprio questa qualità che vi rende autentica."
Affermai per stuzzicarla, era quello che pensavo di lei.
"Come fate a saperlo?"
"Mi riferivo a voi donne, anche se è una qualità innata per chi appartiene ad una casta ingente come la vostra."
"Capisco, non so se interpretarlo o meno come un ossequio. Non avete ancora risposto alla mia domanda."
Affermò lei mossa da uno strano miscuglio di curiosità e smania.
"Se vi riferite a "Kakolukiam", credo di averla udita in uno dei miei viaggi onirici."
Mento spudoratamente.
"Come mai vi interessa tanto?"
"E' una strana coincidenza. Quando ero piccola, mia madre mi insegnò una parola magica. Se avessi avuto paura sarebbe bastato pronunciarla e subito si sarebbe aperta una porta magica… non l’avevo mai detto a nessuno."
Affermò lei interdetta.
" Lo credo! È la cosa più infantile che abbia mai sentito!"
Esclamai con un velo d'ironia.
"Dico sul serio, come fate a conoscere quella parola?"
"Ve l'ho detto Principessa, mi è stata riferita in un sogno. Forse era molto più reale di quanto potesse sembrare. Voi credete nel Destino?"
Risposi alla sua domanda con un'altra domanda. Il tempo iniziò a scorrere velocemente, era come se le Sabbie del Tempo fossero tornate nel Pugnale. I suoi occhi s'accesero e lessi l'interesse sul suo volto. Forse potevo ancora convincerla del fatto che eravamo Destinati, che esserci incontrati in quel frangente non era stato solo un caso.
"Si, credo che le cose accadano perché devono accadere ma credo anche che, in qualche modo, il fato vada alimentato. E' come una fiamma viva, se il fuoco non viene attizzato essa si affievolisce e muore."
"Sono d'accordo. Bisogna sempre rinascere dalle proprie ceneri, come fossimo un'Araba Fenice."
Eravamo seduti a gambe incrociate sotto la mia tendopoli e parlavamo di così tante cose che il Tempo sembrò arrestarsi, ma in realtà scorreva come un fiume in piena. Man mano stavamo riacquisendo quella confidenza che avevamo prima che utilizzassi il Pugnale e la Clessidra. Magari un giorno lei si sarebbe innamorata nuovamente di me, ma era ancora presto per poterlo pronosticare.

 
   
 
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