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Autore: This_is_how_i_disappear    27/05/2022    0 recensioni
𝘌𝘳𝘢 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘴ì 𝘱𝘦𝘳𝘧𝘦𝘵𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘪𝘯 𝘳𝘰𝘷𝘪𝘯𝘢, 𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘦̀ 𝘣𝘦𝘭𝘭𝘪𝘴𝘴𝘪𝘮𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘰𝘴ì?
𝘊'𝘦̀ 𝘥𝘦𝘭 𝘣𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘦𝘭 𝘮𝘢𝘳𝘤𝘪𝘰, 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘵𝘳𝘢 𝘭𝘦 𝘮𝘢𝘤𝘦𝘳𝘪𝘦 𝘱𝘶𝘰̀ 𝘯𝘢𝘴𝘤𝘦𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘧𝘪𝘰𝘳𝘦 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘣𝘦𝘭𝘭𝘰.
𝘌' 𝘪𝘭 𝘧𝘢𝘴𝘤𝘪𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘪𝘴𝘵𝘳𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦.
𝘘𝘶𝘢𝘭𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘤𝘢𝘥𝘦 𝘢 𝘱𝘦𝘻𝘻𝘪 𝘦 𝘴𝘪 𝘴𝘨𝘳𝘦𝘵𝘰𝘭𝘢 𝘱𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘱𝘪𝘢𝘯𝘰, 𝘴𝘱𝘢𝘳𝘨𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘱𝘦𝘻𝘻𝘪 𝘥𝘪 𝘴𝘦́ 𝘰𝘷𝘶𝘯𝘲𝘶𝘦, 𝘣𝘳𝘶𝘤𝘪𝘢, 𝘴𝘪 𝘪𝘯𝘤𝘦𝘯𝘦𝘳𝘪𝘴𝘤𝘦 𝘦 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘯𝘵𝘢 𝘱𝘰𝘭𝘷𝘦𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘭 𝘷𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘴𝘱𝘢𝘻𝘻𝘦𝘳𝘢̀ 𝘷𝘪𝘢. 𝘗𝘰𝘪, 𝘵𝘳𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘰𝘭𝘷𝘦𝘳𝘦 𝘪𝘯𝘴𝘪𝘨𝘯𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘯𝘵𝘦, 𝘳𝘪𝘯𝘢𝘴𝘤𝘦𝘳𝘢̀ 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘰𝘴'𝘢𝘭𝘵𝘳𝘰, 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘥𝘪 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘳𝘴𝘰, 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘥𝘪 𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰𝘳𝘦.
Bert scopre la data della sua morte e fa di tutto per sfruttare al meglio il tempo che gli resta.
Gerard è innamorato di Bert, ma non sa che alla persona che ama restano pochi mesi di vita.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bert McCracken
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Odio è un sentimento umano che spesso tutti provano. Esso si manifesta come una profonda avversione nei confronti di qualcuno o qualcosa, un'antipatia così forte da desiderare il male e la distruzione di qualcuno o qualcosa.

L'odio è il sentimento che provo ogni giorno nei confronti di me stesso.

La maggior parte di noi odia solo alcuni tratti del proprio essere o del proprio apparire, e qualcuno cerca anche di cambiarli per piacersi o per piacere a qualcun altro. Una minima parte di noi esseri umani invece odia qualsiasi cosa del proprio essere o del proprio apparire; tuttavia non siamo in molti, perchè solitamente chiunque ammette di apprezzare almeno una cosa di sé.

Mi sento circondato da persone meravigliose e da persone che, nonostante i numerosi difetti, hanno qualcosa di bello, anche solo una cosa. Questo perchè vedo sempre il buono nelle persone, anche dove non c'è; e io lo considero come un difetto del mio essere, perchè ci sono delle persone che di buono non hanno nulla, ma nonostante ciò non ce la faccio ad odiarle, perchè magari hanno dei bei capelli, o delle belle mani, o un bel naso, e queste sono cose belle del loro essere, o meglio, del loro apparire. L'unica persona per cui riesco a provare odio sono io. Mi odio per tanti motivi, primo dei quali quello di non riuscire a trovare nulla di bello in me.

Amore è un altro sentimento umano, l'opposto di odio. Può essere un sentimento di profondo affetto o un sentimento di forte attrazione nei confronti di qualcuno.

L'amore è il sentimento che provo ogni giorno nei confronti di Robert.

Robert, o Bert, come lo chiamano tutti, è il ragazzo che mi piace.

Come amore e odio, anche io e Bert siamo due opposti.

Bert dice sempre ciò che pensa senza esitare, che stia parlando con un professore, con il preside, con un suo amico, con qualcuno della sua famiglia, con uno sconosciuto o con il sindaco. Questo è uno dei tanti motivi per cui lo ammiro, io invece non riesco mai a dire ciò che penso perchè ho paura di come possano reagire gli altri.

Io ho paura delle conseguenze,
lui no.

Bert fa quello che gli pare, anche se non è il momento adatto per farlo.
Non gli importa ciò che dicono o pensano gli altri di lui, neanche quando arriva a scuola truccato o con lo smalto rosa sulle unghie.
E' una di quelle persone che prendono la vita come viene, una di quelle persone che vivono giorno per giorno e vivono ogni giorno come se fosse l'ultimo.

Lo ammiro così tanto che vorrei essere come lui. Forse è proprio questo che mi ha portato a provare sentimenti più profondi nei suoi confronti, nonostante siamo praticamente due poli opposti.

Lui impiega il suo tempo in vari modi: va alle feste, esce con gli amici, va al cinema, va ai concerti, in discoteca e nei locali.
Io spreco il mio tempo chiuso in casa.

Lui salta spesso le lezioni perchè non gli importa della scuola.
Io non mi perdo mai un giorno di scuola, studio sempre e piango quando non riesco a prendere il massimo dei voti. Mi importa molto della scuola, perché senza una laurea cosa vado a fare? L'idea di accontentarmi di un lavoro misero non mi piace.

Nonostante questo, lui è così intelligente che mi fa sentire stupido.

Lui si veste come gli pare.
Io ho paura che agli altri non piaccia come sono vestito.

Lui dice sempre quello che pensa, anche se questo comporta ferire i sentimenti di qualcuno o mettersi tutti contro.
Io parlo raramente e non dico mai tutto quello che mi passa per la testa, perchè ho paura che gli altri possano criticarmi.

A lui non importa di piacere agli altri, non gli importa di essere amato o odiato.
Io ho il terrore di stare antipatico a chiunque e che tutti mi odino.

Lui è così bello.
Io odio tutto del mio aspetto.

Lui sembra non aver paura di nulla.
Io ho paura di tutto, anche di me stesso.

Lui è se stesso.
Io fingo sempre di essere qualcun altro.

Lui vive la vita.
Io la spreco.

Lui non sarà perfetto,
ma è quello che ho sempre voluto essere.

Sotto il cielo azzurro e tra il profumo dei fiori di un giorno di primavera, all'uscita da scuola, Bert mi ha chiesto di uscire insieme a lui.

Me lo ha chiesto così, dal nulla, con un sorriso così sincero che non ho potuto dirgli di no. All'inizio ho pensato che fosse solo uno stupido scherzo, dato che io e lui non siamo mai stati amici e raramente ci siamo scambiati qualche parola, solo per semplice cortesia. Però non è stato uno scherzo, Bert era serissimo mentre me lo chiedeva, voleva davvero uscire con me. Io gli ho risposto di sì, nonostante fossi rimasto molto sorpreso per quello che mi aveva appena chiesto.

Quindi sono uscito con Bert.

Ci sono uscito più di una volta negli ultimi tre mesi.

La prima volta non abbiamo fatto assolutamente nulla.
Non lo dico tanto per dire, non abbiamo fatto davvero nulla.
In realtà, non abbiamo fatto nulla di quello che si fa solitamente quando si va ad un appuntamento, o in qualunque altro modo vogliamo chiamare la mia prima serata passata con Bert.

Siamo stati tutto il tempo seduti sugli scalini di una chiesa, in piazza, a parlare di tutto e di niente. Mi ha detto che gli sembro una persona interessante e che gli piacerebbe conoscermi meglio, quindi ci siamo raccontati un sacco di cose; dai fatti più assurdi e divertenti a quelli più seri e meno sereni della nostra breve vita.

La seconda volta che siamo usciti siamo andati al mare.

Era ancora la prima settimana di maggio e ci siamo andati di sera, quindi non c'era molta gente e faceva anche un po' freschetto.
Ci siamo sdraiati sulla spiaggia, nonostante le mie iniziali proteste a causa della poca simpatia che provo per la sabbia, e per tutto il tempo abbiamo ascoltato il suono delle onde, accarezzati dalla brezza.

"Perché mi hai portato qui?" Ho chiesto, curioso.

"Perchè è bello. Non ti piace?"

"Sì, mi piace, però non stiamo facendo nulla."

"Stiamo sdraiati sulla sabbia, ascoltiamo il suono delle onde e respiriamo l'odore della salsedine. Questo che stiamo facendo non è nulla."

"Beh, sempre meglio che restare a casa a poltrire sul divano." Ho ammesso, riflettendo su come Bert riuscisse a trovare la felicità nelle piccole cose. Ho alzato lo sguardo al cielo e ho scorto un aereo che, passando, lasciava una scia biancastra nel cielo blu scuro.

"Guarda," gli ho detto, "sta passando un aereo."

"Vorrei poter essere a bordo anche io."

"Ma non sai dov'è diretto, magari la meta non ti piacerà."

"La meta non ha molta importanza."

"Allora non ha senso viaggiare, se non si ha una meta ben precisa."

"La vita non ha una meta ben precisa, è imprevedibile. Puoi avere dei progetti per un lungo periodo, ma non sai se potrai portarli tutti a termine prima che la morte decida di venirti a prendere."

Bert mi è sempre sembrata una persona spensierata, però a volte faceva dei discorsi strani, oscuri e quasi filosofici, che non sempre riuscivo a capire. Per qualche strano motivo però, nonostante il nostro essere diversi l'uno dall'altro, non abbiamo litigato nemmeno una volta.

Un giorno l'ho invitato a casa mia studiare.

"Cosa ti va di fare ora?" Mi ha chiesto, appena abbiamo finito il progetto di storia.

"Non so..."

"Dimmi qualcosa che hai sempre desiderato fare."

"Troppe cose..."

"Dimmene una."

"Esplorare una casa abbandonata."

"Andiamo?"

"Dove?"

"Ad esplorare una casa abbandonata."

"Adesso?"

"Adesso."

E mi ha portato davvero ad esplorare una casa abbandonata. Mi ha preso per mano e portato dove volevo andare, senza farmi domande sul perchè volessi andare proprio in una casa abbandonata, senza protestare perché era troppo lontano o troppo tardi per andarci adesso.
L'amore è anche questo, prendersi per mano e andare dove uno dei due vuole, senza fare troppe domande.
L'amore è correre in un prato senza meta, o aiutarsi a vicenda a raggiungere un traguardo irraggiungibile.

Era quasi buio, noi eravamo di fronte a queste rovine di una casa un tempo trionfante.

Stavamo per entrare nella casa di qualcuno che non saprà mai chi siamo, qualcuno che non saprà mai che noi siamo stati qui, in questo luogo che qualcuno ha chiamato casa.
Chissà quanti bei momenti hanno trascorso qui i vecchi proprietari... o magari hanno vissuto solo brutti ricordi tra queste mura.
Un edificio non si può sempre definire casa: casa può essere anche un luogo all'aperto, senza un tetto, o una persona che ti fa sentire al sicuro.

Chissà perchè quella casa è abbandonata adesso, magari nessuno l'ha più voluta, magari i proprietari sono morti anni fa e non avevano eredi. Molte cose vengono abbandonate; a volte di proposito, perchè non ci piacciono più o non ne abbiamo più bisogno, a volte senza che ce ne accorgiamo. Se una persona muore abbandona la vita, e di conseguenza abbandona qualsiasi cosa legata ad essa, anche se vorrebbe portarla con sé. Anche chi vuole abbandonare la vita vorrebbe portare con sé anche solo un piccolo oggetto dal mondo terreno a cui tiene particolarmente. È difficile abbandonare qualcosa, ma a volte lo facciamo inconsapevolmente, senza che ce ne accorgiamo, senza volerlo veramente, o semplicemente perchè ce ne dimentichiamo.

Erba alta, finestre rotte, macerie, una crepa sulla parete, una vecchia tv degli anni sessanta, fogli abbandonati con sopra delle scritte sbiadite dal tempo. Chissà cosa c'era scritto... magari era una semplice lista della spesa, o un'importante lettera che andava consegnata a qualcuno, oppure ancora una raccolta di pensieri o segreti, cose che nessuno avrebbe dovuto leggere ma invece sono state lasciate qui a deteriorarsi.

A parte la solitudine, cosa si prova quando si viene abbandonati?
Buio e freddo, come questa casa, come la mia vita prima di conoscere Bert.

Era tutto così perfettamente in rovina, e non è bellissimo anche così?
C'è del bello anche nel marcio, anche tra le macerie può nascere il fiore più bello.
È il fascino della distruzione.
Qualcosa cade a pezzi e si sgretola piano piano, spargendo pezzi di sé ovunque, brucia, si incenerisce e diventa polvere che il vento spazzerà via. Poi, tra quella polvere insignificante, rinascerà qualcos'altro, qualcosa di diverso, qualcosa di migliore.

La casa abbandonata dove siamo andati aveva anche un giardino: chiaramente non c'era un prato verde e curato, bensì uno pieno di sterpaglie ed erba incolta. Ma c'era anche un'altalena, fatta completamente di un legno ormai sbiadito per l'esposizione al sole negli corso degli anni. Bert ci si è seduto per primo e ha iniziato a dondolarsi, invece io mi sono avvicinato cautamente, testando il sedile per vedere se fosse abbastanza stabile da reggere anche il mio peso. Poi mi sono seduto anche io, sentendo il legno marcio scricchiolare sotto il mio peso, a Bert non sembrava importare che quell'altalena potesse rompersi da un momento all'altro.

"Gee."

"Dimmi."

"Mi piaci. Molto."

Non gli ho risposto, ma ho sorriso, perché nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere.

Il giorno dopo mi ha portato a dormire sotto le stelle su in montagna, mi ha detto che almeno una volta nella vita si deve fare un'esperienza del genere e mi sono fatto convincere.

"Verrei con te anche se mi proponessi di andare al Polo Nord." Gli ho detto.

"Un giorno ci andiamo."

"Dove?"

"Al Polo Nord."

"Per quale motivo dovremmo?"

"A vedere l'aurora boreale." Mi aveva risposto, come se il Polo Nord fosse proprio dietro l'angolo e bastassero venti minuti di camminata per raggiungerlo.

"Qual è il tuo più grande sogno?" Mi ha chiesto mentre guardavamo le stelle.

"Essere la persona che ho sempre desiderato essere e non avere più paura di vivere. Il tuo?"

"Vivere anche solo un giorno in più."

"Ma sono solo sogni destinati a non realizzarsi mai."

"Tu continua a sognare, finché qualcuno non deciderà di distruggere i tuoi sogni."

"Perchè la gente non ci lascia sognare in pace?"

"Perchè alcuni si divertono a demolire ogni tuo pensiero credendo di essere onesti."

"Ma tu dici sempre quello che pensi..."

"Esatto, dico quello che penso, non distruggo i sogni e le speranze di nessuno."

"Non so quanta possa essere la differenza..."

"Le parole fanno la differenza, Gerard."

Stasera Bert mi chiama, chiedendomi di vederci subito. Dice che ha una cosa molto importante che deve dirmi e non può farlo per telefono, quindi mi preparo in fretta e mi avvio verso il luogo dove mi ha chiesto di incontrarci. Arrivo a metà del tragitto e inizia a piovere, ma non ho portato un ombrello con me, perchè quando sono uscito non pensavo che ce ne sarebbe stato bisogno. Non do comunque molto peso alla cosa, è più importante raggiungere Bert adesso per capire cos'ha da dirmi di tanto urgente.

Vedo Bert, mi sorride. Ma c'è qualcosa che non va, il suo è un sorriso triste.
Lo raggiungo sotto la pioggia, siamo entrambi bagnati fradici.
Ci guardiamo negli occhi, aspettando che uno dei due dica qualcosa.

"Morirò domani."

È questo quello che dice, io non capisco.

"Smettila di scherzare."

Non può star dicendo la verità.

"Non è uno scherzo."

È questa la cosa importante che doveva dirmi?

"Morirò domani, non posso dirti come o perchè, ma so che morirò domani."

Continuo ad essere confuso, ma capisco dalla sua espressione che non sta scherzando affatto.

"È una cazzata, nessuno può sapere la data della propria morte."

"Gerard..."

Cerca di spiegarmi qualcosa, ma io non voglio le sue spiegazioni, non mi interessano adesso.

"No, tu non morirai, non puoi, non-"

"Non piangere."

"E tu non morire."

"Temo sia inevitabile."

"Ti amo."

"Ti amo anch'io."

"baciami, per quest'ultima volta."

Occhi blu pieni di lacrime
Una scintilla nella notte, e adesso mi arrendo.
Mi ricorderò di questi occhi quando te ne sarai andato.
Quegli occhi di un felino, luccicanti nel buio.
Proprio lì, davanti a me.
E io continuerò ad andare avanti e mi ricorderò di questa notte quando non ci sarà più nessuno accanto a me.
Questa notte appartiene a noi.

È notte e piove.
Siamo in mezzo ad una stradina deserta, non c'è nulla intorno a noi.
Piove e ci piove addosso.
Piove addosso alle nostre lacrime e non distinguiamo più le gocce che cadono dal cielo da quelle che cadono giù dai nostri occhi.
Ci piove addosso il passato, quello che stiamo cercando di lavare via sotto la nostra pioggia.
Ci piove addosso il presente, gocce di pioggia e lacrime salate, parole e frasi dette a metà.
Ci pioverà addosso il futuro, un futuro che avrò solo io, un futuro in cui non saremo insieme.
Ci piovono addosso i pochi ricordi che abbiamo di noi due, ogni goccia fa sempre più male.
Piove, piove e piove ancora.
Sotto la pioggia piangiamo, un dolce e doloroso bacio bagnato.
Piove ancora e ci bagnamo,
per sentirci più al sicuro ci stringiamo
e anche se piove non me ne andrò.
Non la senti anche tu, la pioggia?
Non è bello essere qui, da soli, nella pioggia, nel bel mezzo del nulla?

"La conosci la teoria della metempsicosi, Gerard?"

Perchè parli di filosofia adesso che stai per morire?

"È stata esposta da Pitagora, secondo essa esisterebbe un principio in base al quale ogni forma di vita si trasforma incessantemente in un'altra, senza morire mai ma semplicemente cambiando aspetto, finché essa non si sarà resa del tutto libera e indipendente."

"Tu credi nell'immortalità dell'anima?"

"Non ci ho mai creduto, ma voglio crederci adesso, voglio che tu ci creda."

"Come hai fatto a conoscere la data della tua morte?"

"Non posso dirtelo Gerard."

"Perchè no?"

"Perchè se te lo dicessi saresti costretto a conoscere anche tu la data della tua morte."

"Ma io voglio saperla."

"No, non vuoi, perchè saperla quando puoi vivere la tua vita normalmente? Devi essere consapevole del fatto che un giorno morirai, ma fino a quando quel giorno non arriverà vivi e basta."

«Sono stato al cimitero oggi, come sempre assieme a mamma e papà, per salutare le persone che adesso stanno in cielo. Ci sono molte persone in cielo a quanto ho potuto vedere, chissà se stanno bene lassù, chissà se mi stanno guardando adesso, chissà se possono leggermi nella mente, magari possono davvero vedere i miei pensieri...
Mentre tornavo a casa dal cimitero assieme ai miei genitori mi sono reso conto che tutti dobbiamo morire. Lo sapevo anche prima che tutte le persone muoiono, ma oggi mi sono reso conto che proprio tutti possono morire, per qualsiasi motivo e a qualsiasi età. Anche io che ho quasi sei anni potrei morire da un momento all'altro. Lo so che tutti dobbiamo morire, ma io non voglio, o almeno non adesso...
Più passa il tempo e più io ho paura di morire. La cosa peggiore per me sarebbe morire nel sonno, addormentarmi e non svegliarmi mai più. Morire senza saperlo, morire senza rendermi conto di star morendo. Ed è per questo che tutte le sere prego di svegliarmi il mattino successivo ed essere ancora vivo. A volte nella mia testa si insinuano pensieri molto negativi, a volte mi sembra di non riuscirli a controllare, arrivano da soli senza preavviso e non riesco a scacciarli. C'è una voce nella mia testa che fa "non vedo l'ora di morire" e io la odio, la odio perchè non è vero, perchè io non voglio morire...»

Ho sognato che Bert era morto, mi sono svegliato piangendo.

Mi preparo come ogni mattina e vado a scuola, illudendomi che tutto ciò che è successo ieri sera sia stato un sogno.
Vado a scuola sperando di trovare Bert, sperando di vederlo camminare tra i corridoi.
Non c'è.
Mi illudo che oggi non sia venuto.

"Gerard?" Sento qualcuno chiamare il mio nome, mi volto e vedo un ragazzo biondino, alto e snello.

"Sì."

"Forse non mi conosci, ma Bert era un mio caro amico e ho visto che ultimamente voi due avevate legato parecchio, perciò credo che tu debba sapere una cosa importante."

"D'accordo."

"È morto stanotte."

Non dico nulla, non chiedo neanche come sia morto, perchè io già sapevo che sarebbe successo.

Purtroppo quello di ieri sera non era un sogno, Bert sapeva davvero che sarebbe morto.

"Lo so, anche a me la notizia ha sconvolto moltissimo, ci conoscevamo da quando eravamo piccoli." Il ragazzo interpreta così il mio silenzio.

"Uhm... Gerard, stamattina sono passato da casa sua prima di venire qui... volevo chiedergli se gli andava di fare il tragitto fino a scuola insieme a me, ma poi... beh, lo sai già... Adesso non so se sto per fare la cosa giusta, ma in camera sua ho trovato questo... c'è scritto il tuo nome sopra, non so cosa sia, non ho voluto leggerlo..." mi porge un foglio di carta piegato in quattro, lo osservo rigirandolo tra le mani: c'è davvero il mio nome scritto sopra.

Ho paura di sapere cosa ci sia scritto, forse non sarebbe dovuto finire nelle mie mani, altrimenti me lo avrebbe dato ieri sera, o forse si era semplicemente dimenticato di prenderlo... il mio flusso di pensieri viene interrotto dal suono della campanella. "Scusami, io devo andare..." dico al ragazzo di cui non so il nome. Ovviamente non vado in classe, ma mi chiudo in bagno, apro il foglio che mi è stato dato poco fa e inizio a leggerne il contenuto.

Il tempo è relativo, il tempo vola, non perdere tempo, il tempo è denaro, ho sprecato il mio tempo, non ho tempo, non c'è più tempo, il tempo è tiranno, siamo tutti schiavi del tempo.
Non importa quanto tempo ancora mi resta, ma lo passerò con te.
Ti guarderò dormire dolcemente danzando tra i tuoi pensieri.
Vivrò per sempre in questa vivida notte, nel verde delle tue iridi vedrò la verità.
Ti ricorderai di quella soffice carezza che ti ho dato, perchè non volevo vederti soffrire.
Voglio che tu senta il vento tra i capelli, sulla cima d'una montagna.
Voglio prenderti per mano e portarti in tanti posti, perchè non voglio mai più vederti piangere.
Non piangere amore mio, ti proteggerò finchè posso.
E tra poco non potrò più.
 

Io e Bert eravamo come la vita e la morte, due opposti.

 

   
 
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