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Autore: Carmaux_95    27/05/2022    16 recensioni
Improvvisamente percepì qualcosa.
Non sempre gli era facile determinare le emozioni che captava tramite la Forza – “Hai ancora tanto da imparare, Obi-Wan”, così gli diceva sempre il suo Maestro – ma in quel caso avrebbe potuto giurare che si trattasse di “paura”.
Qualcuno aveva paura.
[fluff un po' angstoso]
[Partecipa alla challenge “May the Force be with you! Challenge" indetta da Ashla sul forum Ferisce più la penna]
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Obi-Wan Kenobi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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SOPRAVVIVE LA SPERANZA
 
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40 BBY
 
Il dolore alla testa era tale da annebbiargli la vista.
Obi-Wan si distese contro i cuscini del lettino e tirò un sospiro di sollievo quando la schiena, anch’essa sofferente dopo la rocambolesca fine dell’ultima missione, si abbandonò finalmente su quella superficie morbida e accogliente.
Lui e il suo Maestro, nonostante fosse notte fonda, erano stati accolti all’ingresso del Tempio Jedi dal guaritore Von Le* che li aveva squadrati con sguardo severo prima di accompagnarli in infermeria. Il guaritore lo aveva fatto sedere su uno dei due lettini della camera e aveva silenziosamente valutato la gravità o meno dei lividi e dei graffi che lo ricoprivano dalla testa ai piedi. Infine, gli aveva suggerito di sdraiarsi e di mangiare qualcosa mentre lui scambiava qualche parola con il suo Maestro circa alcuni metodi di fuga forse non del tutto appropriati per un giovane padawan mingherlino come lui.
Obi-Wan lanciò solo uno sguardo fugace al pacchetto di biscotti lasciatogli da Von Le.
Ispirò, una mano al petto come a lenire il dolore – che avesse una costola incrinata? – ed espirò cercando di rilassarsi.
Improvvisamente percepì qualcosa.
Non sempre gli era facile determinare le emozioni che captava tramite la Forza – “Hai ancora tanto da imparare, Obi-Wan”, così gli diceva sempre il suo Maestro – ma in quel caso avrebbe potuto giurare che si trattasse di “paura”.
Qualcuno aveva paura.
Ma chi?
Fuori dalla camera c’erano solo il suo Maestro e il guaritore Von Le. E Obi-Wan dubitava seriamente che quest’ultimo lo potesse intimidire, qualunque ramanzina gli stesse facendo: non era affatto facile incutere timore nel suo Maestro, pensò con una punta di orgoglio. Inoltre, Obi-Wan sarebbe stato in grado di distinguere le emozioni del proprio Maestro fra milioni mentre quelle che stava percependo in quel momento gli erano completamente estranee.
Chiuse gli occhi e si concentrò, cercando di individuarne l’origine.
Forse… forse era più vicino di quanto avesse creduto inizialmente.
Dolorante, scivolò giù dal letto.
Si guardò intorno, scrutando ogni angolo della stanza.
Niente. Nessuno.
Girò su sé stesso e, infine, si avvicinò al letto ancora vuoto. Sembrava tutto perfettamente in ordine.
Ignorando le fitte al petto si inginocchiò in terra.
Sollevò il lembo della coperta, che pendeva quasi fino a terra, e sbirciò.
Non riuscì ad impedire alle proprie sopracciglia di impennarsi.
Non aveva mai visto niente di simile… o meglio, sì, lo aveva visto – e ben più di una volta nel corso degli anni trascorsi lì al Tempio come youngling – ma aveva sempre creduto che si trattasse di un esemplare unico.
Si riscosse, sfoderando un sorriso cordiale: «Salve, tu!» La voce gli uscì arrochita, forse per colpa di tutta la sabbia che aveva accidentalmente respirato qualche ora prima. Diede un leggero colpo di tosse e riprese: «Vieni qui, mio piccolo amico: non avere paura.**»
Da dietro una delle gambe del letto emerse lentamente un paio di lunghe orecchie verdi e appuntite. Gli occhioni della creaturina, colmi di paura e ancora mezzi nascosti, sbatterono un paio di volte e indugiarono a lungo sul viso tumefatto del ragazzino.
Capendo il motivo di tanta preoccupazione, Obi-Wan allargò il sorriso e si indicò l’occhio nero e il labbro spaccato: «No, non preoccuparti: a breve starò meglio. Ho solo avuto una giornata faticosa: sono fortunato ad essere ancora tutto d’un pezzo.**»
Non ottenendo ancora alcuna risposta, il padawan chiamò a sé con la Forza il pacchetto di biscotti abbandonato sul comodino: «Ne vuoi?» domandò assaggiandone uno. «Mmh… sono davvero buoni!»
Un guizzo di interesse animò gli occhioni del piccolo alieno che, così, decise di farsi coraggio. Alla luce di quella chiara offerta di non belligeranza, decretò di potersi fidare e gli si avvicinò con passo incerto.
Obi-Wan si sedette in terra e allungò un biscotto alla piccola creaturina.
“Quindi è così che doveva essere Maestro Yoda da piccolo”, si trovò a considerare silenziosamente.
Se doveva essere onesto, non aveva mai pensato al fatto che, un tempo, Maestro Yoda fosse stato giovane. Maestro Yoda era… beh, Maestro Yoda: fossilizzato nel suo aspetto vetusto che suscitava niente altro che rispetto e ammirazione.
«Mi chiamo Obi-Wan Kenobi», si presentò. Di fronte all’ennesimo silenzio venne colto all’improvviso pensiero che forse il suo nuovo amico non conoscesse ancora il basic. Si portò una mano al petto per tradurre le proprie parole. «Obi-Wan.»
Dalle labbra del piccoletto proruppe un gorgoglio che il padawan non comprese.
Molti senzienti non-umani prendevano l’abitudine di comunicare per lo più in basic galattico fin da piccoli ma forse quel bambino era ancora troppo piccolo. Riflettendoci, alla fine non era poi così strano che si fosse nascosto: il suo arrivo in infermeria in piena notte doveva averlo svegliato di soprassalto e non essendo riuscito a capire una parola di quanto lui, Qui-Gon e Von Le si erano detti doveva essersi preso un bello spavento.
Anche se, a dire il vero, non avrebbe saputo stabilire l’età di quel piccoletto verde. Gli avrebbe dato un anno, forse due. Era consapevole del fatto che non tutte le specie invecchiavano nello stesso modo ma in ogni caso doveva anche ammettere che non avrebbe mai neanche immaginato che Maestro Yoda avesse più di ottocento anni.
Stava ancora riflettendo quando sentì un rumore. Abbassò lo sguardo e ridacchiò quando si accorse che il piccolo troll si era accoccolato fra le sue gambe incrociate e aveva infilato una zampina nel pacchetto per reclamare un altro biscotto.
La voce del guaritore Von Le lo fece sobbalzare: «Non dirmi che ti sei fatto abbindolare anche tu da quegli occhioni! Ha già rubato tutti i dolci che tenevo nascosti qui in infermeria per i miei piccoli pazienti!»
Obi-Wan sorrise e depositò una carezza sulla testolina rugosa del bambino.
Grogu alzò il capo e allungò una mano a sfiorare la guancia del giovane padawan.
Obi-Wan percepì un debole e maldestro flusso di Forza scorrere e riversarsi in lui tramite quel contatto.
Per un attimo un piccolo prurito gli pizzicò il labbro spaccato: la ferita non si richiuse ma Obi-Wan capì e lo ringraziò ugualmente.
 
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19 BBY
 
Il dolore alla testa era tale da annebbiargli la vista.
Per tre volte aveva cercato di rifiutare quell’incarico.
«Mandatemi ad uccidere l’Imperatore. Non ucciderò mai Anakin
«È come un fratello per me: non posso ucciderlo
«Non so dove l’Imperatore lo abbia mandato… non so dove cercarlo
Non voleva cercarlo.
La sua devozione andava alla Repubblica, alla democrazia, all’Ordine dei Jedi. Alla Forza. E Maestro Yoda aveva ragione: Anakin era stato corrotto dal Lato Oscuro.
Il suo Anakin, il ragazzino che aveva cresciuto e addestrato, il giovane con cui aveva condiviso anni di affetto, fiducia e rispetto… forse non esisteva più.
Ma Obi-Wan era pur sempre un uomo.
Aveva attraversato i corridoi e gli ampi cortili del Tempio trattenendo il respiro, calibrando ogni passo, facendo attenzione a non calpestare neanche per sbaglio i mantelli o, peggio, le manine che, inermi, si affacciavano dall’orlo dei suddetti. Passandoci davanti, aveva lanciato uno sguardo all’interno del refettorio: riverso sul tavolo dove per tanti anni lui e Siri*** avevano pranzato insieme giaceva il corpo di uno youngling twilek.
Distolse lo sguardo serrando gli occhi.
Improvvisamente percepì qualcosa.
Paura. Qualcuno aveva paura.
Qualcuno…
In mezzo a tanto dolore e morte… qualcuno ancora respirava.
Qualcuno era sopravvissuto!
Seguì quell’emozione così forte – così vivida – fino in infermeria. Conosceva quelle stanze come le sue tasche: era stato loro ospite fin troppe volte da bambino. Esitò prima di aprire la porta – non era sicuro di essere pronto all’eventualità che anche lì dentro gli si sarebbe parato davanti lo stesso orrido spettacolo tinto di sangue – ma alla fine entrò.
Si guardò intorno, scrutando ogni angolo della stanza.
Niente. Nessuno.
Girò su sé stesso e, infine, si avvicinò a uno dei letti vuoti. Sembrava tutto perfettamente in ordine.
Ignorando le fitte al petto si inginocchiò in terra.
Sollevò il lembo della coperta, che pendeva quasi fino a terra, e sbirciò.
La sua voce tremò quando lo riconobbe: «Salve, tu…»
Il piccolo troll si raggomitolò ancora di più, spingendosi contro il muro come se avesse potuto sprofondare al suo interno per nascondersi.
«Grogu… sono io. Sono Obi-Wan…»
Gli tese una mano ma ancora una volta il bambino si ritrasse.
«Ti ricordi di me? Non… non ti farò del male…»
Non poteva biasimarlo, non dopo quello che aveva appena visto, non dopo che Anakin…
La vista annebbiata, si lasciò cadere in terra e nascose il viso fra le mani. Cercò di respirare a fondo, per scacciare quella patina liquida nella quale le sue pupille stavano annegando. Invano. Non riuscì a fare niente per impedire al proprio corpo di venire sconquassato da tremori mentre cercava di trattenere i singhiozzi.
Ripeté a mente il Codice: “Non c’è emozione, c’è pace. Non c’è ignoranza, c’è conoscenza. Non c’è passione, c’è serenità. Non c’è caos, c’è armonia. Non c’è morte, c’è la Forza”.
Tutti i Jedi con i quali era cresciuto, con i quali aveva lavorato… tutti quei bambini… tutti loro si erano uniti alla Forza. Obi-Wan avrebbe potuto sentire la loro eco tramite la Forza se non fosse stato tanto sconvolto. Avrebbe dovuto sconfiggere quella disperazione, dominare il dolore per quanto era stato fatto – questo era quanto ci si aspettava da un Jedi dell’Ordine, da un Jedi che sedeva nel Consiglio e che aveva dedicato la vita a servire la Forza.
Ma era pur sempre un uomo…
Sussultò quando si accorse che il piccolo troll – forse investito dalle emozioni che Obi-Wan stava rilasciando nella Forza – aveva trovato il coraggio di sgusciare fuori dal suo nascondiglio e di accoccolarsi fra le sue gambe incrociate.
Grogu alzò il capo e allungò una manina a sfiorare la guancia del giovane uomo, ora non più glabra come la ricordava ma coperta di barba rossiccia inumidita dalle lacrime.
Obi-Wan percepì un debole e timoroso flusso di Forza scorrere e riversarsi in lui tramite quel contatto.
Riuscì a piegare le labbra in un debole sorriso e depositò una carezza sulla testolina rugosa del bambino: non era una ferita che poteva essere lenita così facilmente ma lo ringraziò ugualmente.
«Ti porto via di qui… dobbiamo avvertire gli altri: non devono tornare qui…»
Grogu annuì e si lasciò prendere in braccio.
 
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“Qui è il Maestro Obi-Wan Kenobi. Mi addolora riferire che sia l’Ordine dei Jedi che la Repubblica sono caduti, con l’ombra oscura dell’Impero che si leva a prendere il loro posto. Questo messaggio è un avvertimento e un monito per ogni Jedi sopravvissuto: confidate della Forza.
Non ritornate al Tempio… quei giorni sono finiti.
E il nostro futuro è incerto.
Verremo tutti messi alla prova. Nella fiducia; nella fede; nelle amicizie.
Ma dobbiamo perseverare. E con il tempo una nuova speranza vedrà la luce.
Che la Forza sia con voi.
Sempre.”
 
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*Von Le è un personaggio che non mi appartiene: è stato creato da 9Pepe4 per le sue bellissime storie con protagonisti Obi-Wan e Qui-Gon Jin (Pepe, se stai leggendo, ti giuro che prima o poi arrivo a rileggerle per la seicentesima volta e a recensirle come si deve).
 
**sono entrambe citazioni di Obi-Wan in episodio IV, quando trova Luke privo di sensi su Tatooine. Mi sembrava un modo carino per ricollegarsi alla trilogia originale.
 
***Siri Tachi è una jedi cresciuta nel tempio di Coruscant insieme a Obi-Wan e con con la quale quest’ultimo aveva stretto un rapporto molto stretto (non approfondisco e non mi sbilancio più di tanto perché onestamente non ricordo più se Siri sia rimasta solo nei Legends o se sia diventata canonica o meno XD)
 






Angolino autrice:
Buon 27 maggio a tutti!!! Oggi è un grande giorno! Finalmente esce l’attesissima (mamma mia, quanti anni di sofferenza XD) serie su Obi-Wan Kenobi! Non sto nella pelle! *^*
Un anno fa ho pubblicato una shottina che voleva collegare la serie di The Mandalorian alla nuova trilogia – I’m all ears – e oggi sono qui a fare più o meno la stessa cosa con la trilogia sequel. Quando nella seconda stagione di Mando raccontano che Grogu è sopravvissuto all’Ordine 66 e allo sterminio avvenuto fra le mura del Tempio di Coruscant ho sempre voluto credere che a portarlo via da lì sia stato proprio Obi-Wan… non so se la nuova serie mi smentirà o meno ma ci tenevo comunque a pubblicare questa piccola shottina.
Non sono mai perfettamente a mio agio con l’angst quindi spero in bene di non aver fatto qualche pasticcio ‘^^
Detto questo, ringrazio chiunque mi abbia dedicato qualche minuto del suo tempo! ♥
Vi mando un grosso abbraccio e un bacione! ♥
Un ringraziamento in particolare a Leila che ha letto in anteprima e mi ha aiutata con il titolo. ♥
A presto!
Che la Forza sia con voi!
Carmaux
 
  
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