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Autore: Faust    28/05/2022    1 recensioni
Parigi, 1880, sul palco dell'Operà Populaire si intrecciano lotte per il potere, sfrenate passioni, intrighi e tradimenti, mentre un misterioso personaggio mascherato si aggira dietro le quinte, suscitando sconcerto e terrore.
"...Se tutte le donne rispettabili di Parigi sparivano all'ombra dei mariti, probabilmente era giusto. Non era possibile che tutte si sbagliassero e non era possibile neanche che si sbagliassero tutti gli uomini, a trattare a quel modo le donne...
Ma lei?
Lei era rispettabile, ma di sparire non se la sentiva. Ogni frammento di anima si ribellava all'idea, considerandola assolutamente inconcepibile.
Avrebbe dovuto raccogliere tutto il suo coraggio, per liberarsi dal giogo di suo padre..."
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altro Personaggio, Gabrielle, Xena
Note: AU, Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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13 Giudicelli

Ogni riferimento a fatti realmente accaduti, cose, luoghi, persone e organizzazioni realmente esistenti è puramente casuale.

13.

Giudicelli



Nei giorni seguenti, la notizia si sparse per tutta Parigi.

L'Opera inedita, scritta dal misterioso "Fantasma", sarebbe stata allestita a teatro seguendo esattamente tutte le indicazioni del suo folle autore, o quasi.

Nelle note che accompagnavano lo spartito c'era un refuso e il ruolo di "Don Juan" era stato assegnato ad una soprano, anziché ad un sopranista, ma era chiaramente un errore, perché una donna non poteva assolutamente interpretare un simile ruolo e poi non ne era stato indicato il nome, ovviamente perché all'Operà Populaire, in quel momento, nessun cantante di quella tessitura compariva a libro mastro.

Il tenore Ubaldo Piangi era indignato per non essere il protagonista, bensì solamente il suo servitore, "Passarino", e cercava di legare nell'avversità con la Viscontessa, che era stata indicata anche lei come domestica e prima voce del coro.

Carlotta non sapeva cosa pensare. Aveva ideato lei la trappola, sospinta dall'impeto dell'ira, ma non desiderava realmente che l'amico venisse catturato e non si aspettava che suo padre appoggiasse un simile piano.

Ogni giorno ispezionava la spiaggia e parte dei corridoi, in cerca di Mercier e delle sue tracce, per parlargli, ma aveva visto che i numerosi biglietti che aveva lasciato sulle lenzuola erano stati presi e Iréneè non le aveva dato nessuna notizia. Poteva fidarsi di lei, le avrebbe detto almeno di averlo visto.

Suo padre aveva finto di assumere diversi manovali, tutti gendarmi in incognito, per sorvegliare l'Operà anche dall'interno, e una sua assenza prolungata sarebbe stata certamente notata, molto più facilmente che non nei mesi precedenti.

Erano anche iniziate le audizioni per il sopranista, ma, sebbene i biglietti per la prima fossero stati tutti venduti in pochi minuti dall'apertura del botteghino, nessun cantante si era presentato per un simile ruolo.

Come biasimarli? I sopranisti erano già pochissimi per loro natura, non era così comune che un uomo mantenesse una voce "bianca", come quella di un bambino, crescendo, e le pratiche atte ad ottenere artificialmente tali tonalità venivano sempre più spesso additate come "aberranti" o "inumane" e quindi sempre meno praticate e talvolta vietate.

Si aggiunga a tutto questo, poi, che nessun essere umano dotato di buon senso si sarebbe mai intromesso volontariamente in una situazione così apertamente pericolosa, rischiando di incrociare il medesimo infausto fato della Danseur Étoile. Lo stesso Piangi era stato costretto a rimanere unicamente per la minaccia delle pesanti penali da pagare al Visconte, in caso di rescissione anticipata del proprio contratto.

Carlotta e Christine speravano che non si riuscisse a trovare il giusto protagonista e che l'intero progetto venisse accantonato, portando il Visconte a scegliere un'altra strategia, magari meno violenta di quella in preparazione, anche se non vedevano nemmeno loro un'alternativa valida.

Fu così che la prima settimana passò quasi senza prove, mancando il protagonista, oltre al fatto che anche i musicisti trovavano parecchie difficoltà nell'apprendere i nuovi spartiti.

C'era chi li considerava geniali, e chi demoniaci, equiparandoli al celebre brano di Paganini "Il Trillo del Diavolo" e chi riteneva che chi li avesse scritti non li avesse mai realmente suonati, perché impossibili.

Sulla carta funzionava tutto, teoricamente, ma i ritmi e le difficoltà erano talmente elevati da non poter fisicamente essere riprodotti.

-L'ha scritto un incompetente!- Tuonò all'improvviso, un giorno, il primo violinista, dopo l'ennesima correzione del Maestro Reyer.

Carlotta, che passava le giornate tra la platea e l'ufficio del padre, a rodersi di nervosismo nell'attesa, non riuscì a trattenersi dal rispondere, punta sul personale -Siete voi l'incompetente!-

-Come osate?-

-Calma Monsieur...- Cercò di smorzare i toni il Maestro, era pur sempre la Viscontessa.

-E' la decima volta che fate costantemente lo stesso errore! E' chiaramente indicato che va suonato "je te", invece voi vi ostinate su un "martelé", ovvio che poi sarete per forza di cose troppo lento nel passaggio al legato! Senza parlare dei vostri vibrati, rigidi e privi di pathos!-

-Maestro Reyer, io ho massima stima e rispetto delle vostre capacità, ma non sono di certo qui per farmi insultare. Vi prego di intervenire.- Chiese il musicista, mentre gli altri membri dell'orchestra assistevano con il fiato sospeso.

-Maestro, diteglielo che il suo approccio è troppo asettico e schematico! E poi sarebbe decisamente meglio se il fiocco fosse inclinato rispetto al ponte! Tutto un altro timbro!- Sussurri e bisbigli si diffusero tra i musicisti, sconcertati. Inclinare l'archetto era praticamente blasfemia, era evidente che la donna non aveva idea di cosa stesse dicendo.

-Viscontessa, la prego cortesemente di avere pazienza. Il brano è estremamente complesso e perfino io ritengo che in qualche punto l'inesperienza dell'autore abbia portato a delle esagerazioni tecniche...-

-Nessuna esagerazione, è tutto fattibile! Ve lo posso dimostrare immediatamente.- 

Gli orchestranti sbiancarono a quella frase. Oltre ad essere un'affermazione terribilmente presuntuosa, implicava una cosa inimmaginabile per un musicista professionista: prestare il proprio strumento.

Sentendo tutto quel battibeccare ad alta voce, macchinisti e ballerini si erano affacciati sul palco, curiosi, per capire cosa stesse succedendo, stessa cosa era valsa per il personale delle pulizie, che si affacciò dai palchi e per Christine, che assisteva Madame Giry, mentre quest'ultima tentava di abbozzare le coreografie basandosi sulle note lasciate dal Fantasma.

Nessuno offrì uno strumento alla nobile, che si vide costretta a raggiungere il proprio camerino con rapide falcate e a rientrate sul proscenio, per fare prima, iniziando a suonare già dal corridoio, come una furia.

Le dita si muovevano rapidamente sulla tastiera, in una diteggiatura perfetta, mentre l'archetto rimbalzava agilmente da una corda all'altra, per poi profondersi in armonie tanto improvvise quanto ricche e impetuose. La Viscontessa si spinse oltre alla parte di partitura che stavano analizzando e suonò l'intera aria, senza la minima incertezza o sbavatura.

Per gli spettatori di quei virtuosismi inauditi era quasi impossibile vedere l'archetto, da quanto rapidamente lo muoveva la giovane nobildonna.

Carlotta aveva scritto quel brano da arrabbiata, dopo la discussione con Christine, e il suo stato d'animo non era differente in quel momento, sebbene la ragazza non c'entrasse nulla con il suo attuale nervosismo.

Fu così che, nell'eccessivo impeto, il fiocco dell'archetto si ruppe, cominciando a pendere mollemente dal sostegno, ma senza fermare la Viscontessa.

Cambiò impugnatura rapidamente e cominciò a suonare "a legno", rendendo ancora più cupe quelle note profonde, mentre un improvviso déjà vu le riempì la mente, portandola altrove, seduta ad un'arpa con le corde spezzate. Represse quell'immagine e tornò a concentrarsi sulla sua esibizione, ormai giunta al termine.

Si fermò, poi guardò con aria di sfida il primo violinista, sollevando il sopracciglio, mentre tutti, in platea, sul palco e nella fosse d'orchestre, la guardavano allibiti.

-Pensate ancora che sia un' incompetente?- Chiosò, prima di ritirarsi silenziosamente, nascondendo a chiunque una smorfia di un'amarezza inaudita.

Entrata in camerino, Carlotta lasciò cadere violino e archetto sulla chaise-longue con noncuranza, prima di appoggiare entrambi i pugni sulla toeletta e lasciarsi andare ad un grugnito amareggiato e carico di frustrazione.

-E' questo che vuoi?- Chiese all'improvviso, rivolgendosi allo specchio sulla parete -E' così che vuoi che vada? E' una vendetta, infine?!- Esclamò, alzando la voce man mano -Finiamola, hai ottenuto il tuo scopo!- Per un istante sperò in una risposta, ma ottenne unicamente silenzio e la propria immagine riflessa che la fissava, rabbiosa.

Sentì bussare alla porta -Chi è?- Chiese bruscamente.

-Sono io, Viscontessa.- Riconobbe la voce di Christine. 

In quei giorni avevano ridotto drasticamente i momenti in cui rimanevano sole, per evitare di sollevare ulteriori sospetti -Entrate.- Rispose, mestamente.

La bionda entrò e si richiuse la porta alle spalle -Sei stata magnifica.-

-Grazie.- Non c'era entusiasmo nel suo tono, solo tristezza, mentre sistemava qualcosa sulla toeletta senza realmente vederla.

-Cosa succede?- Non si aspettava una simile risposta.

-Se lo scopo di Mercier era farmi soffrire, ci sta riuscendo.- La rabbia e il dolore che stava provando, e che sapeva ormai che l'avrebbe accompagnata fino al termine delle prove e anche oltre, valevano la pena di rischiare la vita, con quella comparsa al gala di beneficenza -Ha preso l'unica cosa che potevo dire "mia"- Non credeva che le avrebbe causato tanta sofferenza, ma sentire quei commenti le aveva fatto male, e ancora più dolore aveva sentito al termine dell'esibizione, quando si era resa conto di aver difeso appassionatamente il lavoro di un altro, agli occhi di tutti. 

La stava colpendo dove era più vulnerabile, nell'unico dono lasciatole dalla madre e in cui si era sempre rifugiata in quei lunghi anni. Le stava togliendo l'unico approdo sicuro che avesse mai realmente avuto.

Aveva sperato fino all'ultimo che Mercier avesse una giustificazione, che si trattasse di un malinteso, o di un piano, ma dopo tutti i tentativi fatti per comunicare con lui doveva arrendersi all'evidenza. Ogni speranza di chiarimento era ormai scomparsa.

-Avrai sempre me.- Si avvicinò e le prese la mano, cercando di consolarla.

-Finirai con l'odiarmi anche tu.- Non aveva avuto ancora il coraggio di dirgli l'ennesima bassezza scritta in quell'Opera.

-Perché dovrei?- Pensava fosse ormai chiaro alla mora che nonostante le circostanze riteneva fosse stata una fortuna incontrarla e che avesse deciso di aiutarla.

-Io...In un brano ho usato alcune tue parole.- Non avevano ancora ricevuto la copia integrale degli spartiti, erano state consegnate loro solo le copie delle prime parti. Era comunque impossibile provare finché l'orchestra non li avesse imparati.

-Non è un problema.- In realtà si sentiva onorata di aver colpito tanto una compositrice con un simile talento. 

-Sì, ma...- Sentirono bussare alla porta e Carlotta si allontanò di un passo da lei -Avanti.-

-Perdonatemi Viscontessa...Ah, C'è anche lei Mademoiselle Daaé, molto bene.- Rémy apparve sulla porta -Il Visconte, vostro padre, ha chiesto di parlare con tutti, immediatamente.-

-E' successo qualcosa?- 

-Desidera fare un annuncio importante.-



Tornarono sul palco, non senza preoccupazione, e si unirono agli altri, già radunati davanti al Visconte. L'uomo incrociò rapidamente lo sguardo di Carlotta, per un solo istante.

-Ho trovato il protagonista.- Annunciò senza giri di parole.

Un sospiro di sorpresa percorse i presenti.

-Chi?- Chiese Carlotta.

-Oserei dire il più grande sopranista di tutti i tempi- Rispose, entrando sul proscenio, un uomo in un elegantissimo frac -Acclamato in tutta Europa, osannato dai reali di Spagna. Si dice che la sua voce pura sia un dono degli Angeli e che mai note più soavi potrebbero uscire dalla gola di un essere umano.- Si avvicinò a Carlotta, guardandola negli occhi con ardore -Egli si è dedicato anima e corpo alla musica e all'arte, divenendo non solamente un musicista e un cantante portentoso, ma un fine conoscitore di tutto ciò che avvicina l'uomo alla perfezione e che rende la vita degna di essere vissuta.- Fece un profondo inchino, prendendo la mano della mora e profondendosi in un galante baciamano -Giacomo Carlo Maria Giudicelli.-

La Viscontessa sottrasse la mano il più rapidamente possibile dalla blanda presa dell'uomo, mentre quest'ultimo si rialzava, guardandola nuovamente negli occhi, sorridente.

-Direi che non occorrono altri discorsi.- Aggiunse il Visconte, infastidito dal fatto che gli avesse rubato la scena, ma l'uomo era noto per la sua eccentricità.

I presenti, dopo un breve istante di silenzio, proruppero in un fragoroso applauso. Perfino le donne delle pulizie si fermarono per acclamarlo, era una celebrità conosciuta in tutto il continente.

-Monsieur Giudicelli, questa è mia figlia, Carlotta. Lei sarà la prima voce del coro, mentre Aminta sarà interpretata da Mademoiselle Daaé- Indicò la giovane con un teatrale gesto della mano.

-Piacere di conoscervi, Monsieur Giudicelli.- Disse Christine, facendo un piccolo inchino.

-Posso giurarvi che il piacere è tutto mio.- Rispose il sopranista, baciandole la mano -Mi avevano raccontato della vostra bellezza, ma mai avrei sperato di cantare assieme ad un Angelo.

-Voi mi lusingate Monsieur...- Imbarazzata, Christine abbassò lo sguardo, arrossendo. Non era abituata a ricevere complimenti, men che meno così spudorati.

-Perdonate la mia sfrontatezza, ma non sono uso ai modi francesi, ancora.- Si scusò, con un sorriso tutt'altro che colpevole -Spero che avrete pazienza e che mi introdurrete alla vostra cultura.-

-Certamente Monsieur...- Sussurrò la bionda, in evidente difficoltà. Lo sguardo dell'uomo le sembrava contenere malizia.

-Vi presento anche il nostro tenore, Monsieur Piangi. Anche lui, come voi, di origine italiana...- Il Visconte lo interruppe ed entrambi si allontanarono, continuando le presentazioni.

-Sfacciato- Commentò a bassa voce Carlotta, infastidita, avvicinandosi a Christine.

-Terribilmente- La giovane evitò il suo sguardo e si allontanò rapidamente, recandosi nel proprio camerino e lasciandola perplessa.



Alcuni giorni dopo, finalmente, la situazione si sbloccò.

L'orchestra riuscì ad imparare gli spartiti, punti nell'orgoglio dalla Viscontessa, e finalmente poterono iniziare le prove del primo atto.

Carlotta, dall'arrivo di Monsieur Giudicelli, non era ancora riuscita a parlare con con Christine, dato che il gentiluomo non si separava quasi mai dalla sua co-protagonista.

La nobile terminava ben presto la propria sequenza di prove, dato che la sua parte era limitata all'apertura del primo atto e poco altro e che avendo scritto lei stessa il tutto, sapeva già perfettamente come cantarla.

Restava quindi in disparte, in attesa, ad osservare il resto.

Monsieur Giudicelli, ogni volta che il copione prevedeva carezze o abbracci con Christine non si faceva di certo pregare e la giovane, tutt'altro che abituata a lavorare a quel modo, era costantemente rossa in volto per l'imbarazzo.

Vederla tra le braccia di un altro minava profondamente il già provato umore di Carlotta, che si chiedeva se la ragazza non si sentisse in realtà lusingata da quelle attenzioni. Voleva anche parlarle, per terminare il discorso che avevano iniziato giorni addietro, prima che l'ultima parte del copione venisse consegnata e che la giovane, scoprendone il testo, giungesse a conclusioni errate.

Seduta su una poltrona in prima fila, cercava di guardare altrove, sbuffando irritata a quello sfoggio di familiarità eccessiva tra i due e decidendo infine di non assistere oltre e di recarsi in camerino, visto che non sarebbe toccato nuovamente a lei per parecchio tempo.

Era da sola già da un po', quando sentì bussare alla porta -Avanti.- Rispose, curiosa.

Il sopranista sgattaiolò dentro, richiudendosi immediatamente la porta alle spalle.

-Monsieur!- Esclamò sorpresa la nobile -Uscite immediatamente- Avrebbe dovuto chiedere chi fosse, ma solitamente erano Christine o Bernìce, nessun altro si sarebbe permesso di entrare a quel modo.

-Viscontessa...- La salutò il cantante, ignorandola.

-Mi avete sentita? Uscite!- Si avvicinò alla porta, per spalancarla, ma l'uomo la prese per mano.

-E' inutile che fingete, Mademoiselle.-

-Cosa?- Si liberò dalla sua presa.

-Vedo come mi guardate ogni volta.-

-Vi state sbagliando.-

-Non avete motivo di essere gelosa. Sono vostro e completamente certo che scaturirebbe un soave duetto dalla nostra…”Amicizia”. Voi e io abbiamo le medesime tonalità- Aggiunse con estrema malizia.

-Uscite, prima che urli.- Stava cercando di resistere all'impulso di picchiarlo.

L'uomo si sporse verso di lei, con il chiaro intento di baciarla. La Viscontessa lo afferrò per il polso e rapidamente gli torse il braccio dietro la schiena, sbattendolo di faccia contro la porta chiusa -Ho detto che vi state sbagliando.- Disse, digrignando i denti.

-Ah..!- Gemette di dolore -Perdonatemi- Bofonchiò -Se mi lasciate me ne vado immediatamente.-

Carlotta lo liberò, arretrando di un passo, pronta a difendersi nuovamente se l'uomo avesse tentato ancora.

Il sopranista si massaggiò lentamente il gomito dolorante, prima di risistemarsi la giacca -Siete focosa.-

-Uscite prima che vi dia un'altra dimostrazione.-

-Perdonate il mio fraintendimento, ma mi guardavate così insistentemente...- Sorrise, non del tutto convinto.

-Come ho già detto: vi sbagliate.-

-Capisco...La vostra gelosia non è rivolta a me.- Era sempre in compagnia di Mademoiselle Daaé, quando aveva notato gli sguardi della mora.

-Fuori!- Carlotta spalancò la porta e lo spinse in malo modo in corridoio, mentre sopraggiungeva Christine, che si bloccò per evitarlo, sorpresa di vederla in sua compagnia.

-Non azzardatevi mai più a entrare nel mio camerino!- Aggiunse la mora, scambiando solo una rapida occhiata con la Diva, prima di richiudere la porta, furente.

Pochi istanti dopo sentì bussare nuovamente -Viscontessa, posso entrare?- Riconobbe la voce della cantante.

-Voglio restare sola- Sarebbe stata l'occasione giusta per parlare, ma non poteva rischiare di confermare le illazioni del sopranista.

-State bene?-

-Sì, non preoccupatevi.-  



Fu con terrore che la mattina seguente, entrando nel proprio camerino, trovò un plico di fogli pentagrammati sulla propria toeletta.

Lasciò Bernìce di stucco e tornò immediatamente sui propri passi, raggiungendo la porta della stanza riservata a Christine e bussando.

Non ottenne risposta.

-Viscontessa che succede?- Chiese la domestica, sconcertata da quel suo comportamento.

-Niente- Si accorse che la donna non riteneva la sua risposta soddisfacente -Ho visto che è arrivata la copia degli ultimi spartiti, volevo parlarne con Mademoiselle Daaé. Chiederle se li aveva già visionati.- Posò le proprie cose in camerino, senza riuscire a smettere di pensare a lei. Li aveva letti? Cosa ne pensava? Si sarebbe arrabbiata?

Pochi minuti dopo, seguita dalla domestica, si affacciò sul palco, ma non la trovò nemmeno lì. Vide solamente Monsieur Giudicelli che sorrideva divertito, sfogliando il copione.

Decise di salire alla terrazza, forse avrebbe avuto più fortuna, ed infatti la trovò, mentre guardava la piazza sottostante, dandole le spalle.

-Christine.- La chiamò Carlotta, avvicinandosele lentamente -Li hai letti?-

-Sì. Li ho letti.- Il suo tono la fermò, congelata, a qualche passo di distanza -Mi sembrava tu avessi capito cosa intendevo.-

-Sì, l'ho capito.-

-Perché da questo testo non sembra affatto.- La interruppe e si voltò a guardarla, ardente di una rabbia gelida.

-Ho compreso pienamente le tue parole, quello era solo... Un esercizio di interpretazione. Come dicevo, nessuno avrebbe dovuto vederlo.-

-La metafora del ponte è importante! Non pensavo l'avresti utilizzata così.- L’aveva sentita ripetere spesso, in vari comizi che caldeggiavano una società priva di classi.

-Lo so...-

-Perché l'hai scritto?!-

-Ero arrabbiata e anche se avevi ragione dovevo sfogarmi...Non pensavo di nuocere.-

-No, certo che no...- La Diva sospirò, cercando di riprendere contegno  -Sarà meglio che mi calmi anche io.- Posò gli spartiti sulla balaustra -Era questo che temevi?-

-Sì.-

-Non è...Grave. Non credo.- Ne era stata infastidita, ma sapeva che Carlotta aveva capito le sue parole, e in più, non era stato suo desiderio divulgarle.

-Davvero?-

-Davvero, non hai voluto tu tutto questo. Se qualcuno rendesse pubblico il mio diario personale, temo che sarebbe anche peggio.- Carlotta sollevò il sopracciglio, curiosa, ma Christine proseguì, non voleva parlarne -Non l'hai scritto per un sopranista.- Aggiunse, raggiungendola.

-No...- Ammise imbarazzata la Viscontessa, mentre la bionda la abbracciava.

-Ma per una soprano drammatica di coloratura.- Sussurrò la Diva, senza staccare gli occhi dalle sue labbra, prima di catturarle improvvisamente in un bacio tutt'altro che casto.

Carlotta la guardò confusa, non si aspettava di certo quella reazione.

-Stavo solo immaginando di recitarla con te...- Si giustificò la bionda, sentendosi improvvisamente imbarazzata e sciogliendo l'abbraccio.

-Capisco.- Non riuscì a trattenere del tutto il proprio disappunto per la fortuna di cui avrebbe goduto l'insopportabile sopranista. -Ho temuto, per un attimo, che tu preferissi le attenzioni di Monsieur, alle mie.-

-Ovviamente no. E' volgare e insistente...Senza contare che passa tutte le notti qui a teatro e mai due di seguito nella stessa stanza. Non so se mi spiego.- Considerando che il cantante aveva a disposizione un appartamento privato esterno al convitto, la sua presenza notturna non era giustificabile.

-Ma...I gendarmi?- Avrebbero dovuto quantomeno controllarlo ogni volta ed era sinceramente fastidioso.

-Voci dicono che non faccia distinzioni tra uomo o donna e che abbia trovato amicizie tra le guardie.-

-Oh.- Questo, forse, poteva alleggerire un po' la loro situazione. Se Monsieur Giudicelli avesse osato accennare qualcosa, avrebbero potuto ribattere con la medesima minaccia. -Ieri non ti ho fatta entrare perché lui sospetta di noi.-

-Anche lui?!- Stavano rischiando troppo, eppure quasi non si vedevano più! Già i loro incontri notturni erano fuori discussione, perché sarebbe stato pericoloso incrociare Mercier nei sotterranei e dalle illazioni di Madame Giry avevano ridotto il tempo assieme durante le prove ma, nonostante tutto, continuavano ad accumulare sospetti. -Cosa ci ha tradite?-

-Ha notato i miei sguardi...Mentre era con te. Pensava fossi gelosa di lui e quando l'ho respinto ha ipotizzato che il mio interesse fosse per te. Niente di incriminante, ma ho temuto di rafforzare i suoi dubbi, ricevendoti.-

-Certo, capisco.- Sospirò perplessa. Davvero erano così evidenti i loro sentimenti?

-Meglio che vada, ora. Bernìce potrebbe insospettirsi. A dopo.-

-A dopo.-

Carlotta le sfiorò la mano, salutandola, e le sorrise rapidamente, prima di congedarsi e ridiscendere le scale.

****

Note dell'autrice: chiedo perdono a chiunque capisca qualcosa di come si suona un violino. Non avendo conoscenza diretta ho preso spunto da alcuni video su youtube di diversi professionisti, ma queste sono le mie uniche fonti.

Invito chiunque ne sappia di più a farmi presente gli errori e magari suggerire correzioni, mi farebbe piacere :)

Colgo l'occasione per ringraziare la mia beta di fiducia Oscuro_errante, per l'anorme pazienza, vista la sua sessione di esami universitari e la mia stagione teatrale.

Grazie a tutti, fatemi sapere cosa ne pensate, anche se non vi è piaciuto :) Se preferite potete anche scrivermi su facebook (trovate il link in bio)

A sabato prossimo!!



   
 
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