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Autore: LadyOfMischief    28/05/2022    5 recensioni
Tre giorni.
Era quello il tempo che Merrin aveva trascorso seduta sul pavimento accanto alla brandina su cui giaceva il suo unico amico, tre giorni in cui Cal Kestis non si era mai svegliato.
[Personaggi provenienti dal videogioco canonico Star Wars: Jedi Fallen Order, se avete intenzione di giocarci vi avviso che in questa storia ci sono spoiler]
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Tre giorni.
Era quello il tempo che Merrin aveva trascorso seduta sul pavimento accanto alla brandina su cui giaceva il suo unico amico, tre giorni in cui Cal Kestis non si era mai svegliato dal sonno in cui era caduto subito dopo che lei gli aveva salvato la vita, tre giorni in cui la giovane Dathomiriana si era rifiutata di lasciarlo da solo e aveva vegliato costantemente su di lui.
Quando aveva salvato sia lui che l'ex maestra Jedi, Cere Junda, li aveva trovati in condizioni piuttosto gravi, entrambi erano quasi annegati ed erano tremendamente a corto di ossigeno, Merrin era ricorsa alla sua magia [1] per prestargli le dovute cure. Cere aveva ripreso conoscenza abbastanza in fretta, nonostante la debolezza, Cal, invece, non aveva mai riaperto gli occhi né aveva dato altri segnali di ripresa, la giovane Sorella della Notte [2] l’avrebbe dato per morto se non avesse constatato personalmente che respirava ancora.
Da quel momento gli era stata accanto tutto il tempo, in quell’area striminzita della Stinger Mantis adibita ad alloggio per l’equipaggio – originariamente composto solo da due persone – e aveva dormito a malapena, sia per l’ansia che per la scomodità. Merrin trovava alquanto ironico il fatto che avesse salvato la vita a qualcuno che aveva tentato di uccidere più volte soltanto qualche giorno prima, spinta dal desiderio di vendetta nei confronti dei Jedi, e che adesso considerava una persona importante nella sua vita
Merrin non era estranea all’amicizia, da bambina aveva avuto una migliore amica, Ilyana, a cui era profondamente legata, ma era stata uccisa insieme alle altre Sorelle durante un massacro da parte dell’armata Separatista, guidata dal Generale Grievous. All’epoca aveva creduto fosse un cavaliere Jedi – e aveva continuato a crederlo fino all’incontro con Cal – perché l’aveva visto uccidere le loro migliori guerriere con delle spade laser azzurre e verdi, mentre lei e Ilyana fuggivano terrorizzate alla ricerca di un nascondiglio sicuro. 
 
 
 

Le due bambine correvano verso le paludi tenendosi per mano, il suono dei colpi di blaster provenivano da ogni direzione, tranne quella in cui stavano correndo. Nell’aria aleggiava la puzza di fumo, di alberi bruciati, di terreno inumidito dall’olio delle macchine da guerra e dal sangue delle altre Sorelle; la piccola Merrin commise l’errore di voltarsi, terrorizzata dall’idea che una di quelle macchine le stesse seguendo, e fu allora che vide una scena che sarebbe rimasta impressa nella propria mente negli anni a venire.

Il bagliore delle spade laser squarciò la nebbia fitta, visibile persino dalla distanza in cui si trovavano le bambine, e si fece strada tra le guerriere intente a respingere un’altra ondata di nemici, Merrin le vide crollare al suolo una dopo l’altra come le bambole di pezza con cui erano solite giocare lei e Ilyana quando erano più piccole. La bambina si fermò sul posto, paralizzata da ciò che aveva visto e dalla consapevolezza che presto la stessa sorte sarebbe toccata anche a loro, non era rimasta più nessuna Sorella a proteggerle e non aveva la minima idea se qualcuna delle loro amiche fosse riuscita a fuggire.

“Non fermarti!” la incalzò Ilyana strattonandola per un braccio, nel vano tentativo di smuoverla dal punto in cui si era fermata.

“S-sono tutte morte” singhiozzò Merrin, incapace di muoversi e con la vista annebbiata dalle lacrime.

“Presto lo saremo anche noi se non scappiamo subito” Ilyana era più grande di lei soltanto di quattro anni, ma ragionava già come la guerriera che sarebbe voluta diventare un giorno, un giorno che, però, non sarebbe mai arrivato.

“Loro sono troppi, ci troveranno!”

“Quella ferraglia non conosce le paludi quanto noi, fidati di me, conosco un’altra via” Merrin annuì e lasciò che l’amica la guidasse.

Nel silenzio che era calato l’unico rumore era quello dei passi di Merrin e Ilyana, persino gli animali si erano fatti silenziosi e sembravano essere spariti. La morte era discesa a Dathomir e le Sorelle della Notte cadute in battaglia non avrebbero neppure avuto il tradizionale rito funebre [3] che avrebbe preservato e protetto i loro corpi, le uniche sopravvissute a quel massacro erano soltanto due bambine spaventate e con una scarsa conoscenza della magia.

Merrin era stanca di correre, ma l’unica possibilità di raggiungere le paludi senza dover tornare al villaggio da cui erano fuggite era uno stretto e ripido sentiero che lo aggirava completamente. Ilyana aveva sempre avuto un certo talento nel trovare sentieri inesplorati e scorciatoie, una qualità che mancava persino ad alcune delle Sorelle più grandi e con maggiore conoscenza delle loro terre.

La nebbia si stava facendo sempre più fitta e l’aria più umida, segno che fossero sempre più vicine alla meta, tuttavia Merrin non si sentiva affatto rassicurata e aveva come l’impressione che qualcuno le stesse seguendo, eppure ogni volta che si voltava non vedeva nessuno. Forse era soltanto la sua immaginazione, o forse la sua paura, e non c’era alcun pericolo, a parte il sentiero così stretto da consentire soltanto il passaggio di una persona alla volta e la roccia era instabile in più punti, perciò bisognava procedere con cautela, almeno stando ai racconti di Ilyana. La più grande aveva percorso quel sentiero quando l’aveva scoperto, con l’intento di scoprire dove conducesse e per poco non era scivolata nel vuoto quando un frammento di roccia aveva ceduto non appena vi aveva poggiato il piede, un racconto che aveva spaventato molto Merrin.
Quello che avevano davanti Merrin e Ilyana si poteva definire a malapena un sentiero, ma era una sporgenza in piena regola larga soltanto un paio di centimetri e si trovava proprio sotto di loro, perciò per raggiungerla dovevano calarsi dal bordo dell’altura su cui si trovavano. Merrin aveva sempre avuto paura delle altezze, nonostante il loro villaggio sorgesse proprio su un altopiano, ma non l’aveva mai confidato a nessuna, nemmeno ad Ilyana.
“Io r-resto qui”
“Perché dici questo? Non c’è tempo da perdere, quei droidi armati potrebbero essere ancora in giro!”
“Ho paura, siamo troppo in alto!” Merrin non avrebbe voluto piangere di nuovo, o apparire come una fifona, ma la sola idea di mettere piede su quella sporgenza le faceva venire voglia di scappare nella direzione opposta.
“Puoi farcela Merrin, lo so che sei più coraggiosa di quanto pensi” la incoraggiò Ilyana poggiandole le mani sulle spalle minute.
“Io non sono coraggiosa come te”
“Sì che lo sei, è che tu non lo vedi!” replicò l’altra “Coraggio, vai per prima e non guardare mai giù”
“E se scivolo?” chiese spaventata Merrin, non era certo una stupida e sapeva che una caduta da quell’altezza significava morire.
“È per questo che andrai per prima, se scivoli ti afferrerò io con la magia” l’incantesimo di levitazione era uno dei più semplici che potesse esistere ed era tra i primi che le Sorelle apprendevano da bambine, ma Merrin non l’aveva mai visto utilizzare sulle persone.
“Ma non si può fare”
“Fidati di me, ti prometto che non ti accadrà nulla e ti raggiungerò in fretta” Ilyana l’abbracciò per rassicurarla, lei manteneva sempre le sue promesse e se le aveva detto che non le sarebbe accaduto nulla, allora Merrin ci credeva sul serio.
La bambina si armò di coraggio e si calò oltre il bordo, facendo molta attenzione a dove mettere i piedi. Fece del suo meglio per appiattirsi contro la parete e cercare degli appigli a cui aggrapparsi con le mani, in modo da avere sempre un sostegno mentre si spostava, senza mai guardare giù. Il percorso era lungo e altro non era che un’unica spirale rocciosa, che avvolgeva l’intero altopiano come un grosso serpente; Merrin non capiva se fosse qualcosa di naturale o se fosse opera di qualcos’altro, ma poco importava perché conoscere la risposta non l’avrebbe reso meno spaventoso.
“Coraggio, andrà tutto bene!” il volto pallido di Ilyana fece capolino dal bordo poco più in alto e Merrin annuì, poi cominciò a spostarsi lungo la parete.
Merrin non osava guardare giù, se l’avesse fatto si sarebbe immobilizzata sul posto o avrebbe sicuramente perso l’equilibrio in preda alla paura, ma era sicura di essere a metà strada perché la visibilità si stava riducendo a causa della nebbia che si levava dalle paludi.
Fu in quel preciso istante che le cose non andarono come previsto, la piccola Sorella della Notte udì l’eco di un rumore inconfondibile: colpi di blaster. Ilyana aveva da poco cominciato a studiare incantesimi che per Merrin erano ancora inaccessibili, ma sarebbero bastati per sconfiggere i droidi?

La risposta non tardò ad arrivare – più macabra di quanto la piccola Sorella della Notte potesse immaginare – quando il corpo di Ilyana precipitò dall’alto a diversi metri da lei e infranse buona parte di una sezione della sporgenza a causa dell’impatto. Merrin si sforzò di non urlare né di piangere, se l’avesse fatto quelle orrende macchine l’avrebbero trovata e i colpi delle loro armi l’avrebbero colpita anche a quella distanza, di questo ne era più che certa.

Invocò silenziosamente l’aiuto degli spiriti delle Sorelle, incerta se avrebbe funzionato, affinché la proteggessero e accogliessero lo spirito di Ilyana tra loro, caduta in battaglia – seppur breve – proprio come una vera guerriera. Merrin rimase in attesa, per un tempo che le parve infinito, prima di proseguire perché voleva essere sicura che non ci fossero altri droidi in giro, ma tutto era tornato silenzioso.
Forse la sua silenziosa preghiera era stata accolta, forse era stato proprio lo spirito della sua migliore amica a condurla sana e salva alla meta: la palude orientale. Cercò con lo sguardo il punto in cui si era schiantata Ilyana, ma non vide nulla se non la vegetazione, il che voleva dire che la sua amica si trovava dall’altra parte della palude. Non si illudeva certamente di trovarla ancora viva, se anche fosse sopravvissuta alle ferite dei blaster sarebbe comunque morta per la caduta, voleva soltanto dirle addio e scusarsi.
Se lei non avesse avuto paura delle altezze la sua migliore amica non sarebbe rimasta a vegliare su di lei per assicurarsi che non le accadesse nulla, Ilyana era rimasta indietro soltanto per colpa sua. Merrin si accorse di star piangendo solo quando avvertì le piccole labbra inumidirsi, la sua famiglia, la sua casa e la sua migliore amica non c’erano più, adesso era completamente sola.

Una mano sulla spalla fece sussultare la giovane Sorella della Notte, ridestandola dal suo sonno e strappandola a quel ricordo doloroso.
“Dovresti dormire in un posto più comodo” le disse una voce maschile “Ma non il mio!” aggiunse, Merrin sbatté le palpebre per mettere a fuoco la tozza figura di Greez [4], lo strampalato capitano e pilota della Mantis.
“Sto bene qui” biascicò la ragazza. 
“Guarda che il ragazzo non andrà da nessuna parte se vai a riposare”  
“Potrebbe svegliarsi presto, voglio esserci quando lo farà” Merrin rivolse uno sguardo a Cal, alcune ciocche ramate gli ricadevano sul volto ancora un po’ pallido e la coperta che gli aveva sistemato era scivolata leggermente, lasciandogli un braccio scoperto.
“Come vuoi, non posso trascinarti via con la forza” borbottò il capitano prima di lasciare l’alloggio.
Merrin si alzò dal pavimento, aveva la schiena leggermente indolenzita, ma aveva sopportato di peggio, e si avvicinò alla brandina per sistemare la coperta a Cal. Aveva imparato in fretta che viaggiare nello spazio implicava anche il freddo e non voleva che le condizioni dell’amico peggiorassero a causa della bassa temperatura. 
Gli spostò delicatamente le ciocche di capelli dalla fronte e gli diede un leggero bacio, come faceva sempre sua madre quando la metteva a letto o stava male da piccola.
“Non lasciarmi anche tu…sei tutto ciò che ho adesso”

Spazio Autrice:

 

Okay, forse questi personaggi li conosciamo soltanto io, gli   sviluppatori del gioco e gli attori che gli hanno prestato voce e corpo.
Cal è il protagonista del videogioco Star Wars: Jedi Fallen Order ed è uno dei pochi sopravvissuti all’Ordine 66, Merrin invece viene introdotta come una dei villains. Ho mantenuto la sua backstory intatta, perciò tutto quello che avete letto l’ho ripreso dal gioco e da Wookieepedia, tranne la morte di Ilyana (di cui non esiste alcun dettaglio, si sa solo che è morta durante il genocidio commesso da Grievous).

Per concludere: Cal a fine gioco si risveglia e Merrin si getta tra le sue braccia, cosa che li imbarazza perché sembra esserci del tenero tra loro👀

 

Note

 

[1] Ebbene sì, la magia esiste in Star Wars ed è una forma diversa di utilizzo della Forza, diversa da quella dei Jedi e dei Sith.

[2] Le Sorelle della Notte sono una sorta di streghe e costituiscono la popolazione femminile di Dathomir, separate dalla loro controparte maschile (visti soltanto come mezzo per riprodursi) e il loro clan era guidato da una Madre.

[3] Il rito funebre delle Sorelle della Notte è abbastanza simile a quello degli Egizi, il corpo veniva pulito con degli oli prima di essere avvolto in panni intrecciati e intrisi in acque magiche per formare una sorta di bozzolo che veniva appeso, infine veniva recitato un incantesimo di protezione.

[4] Greez è un Latero, una specie senziente alta poco più di un metro e cinquanta e dotata di quattro braccia.

   
 
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