Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Kikiletoway    29/05/2022    0 recensioni
Dal primo capitolo:
“Questo esperimento dovrebbe, si spera, provare la teoria del multiverso e io mi stavo chiedendo...Pensi che ci siano delle persone che sono destinate a stare insieme indipendentemente dall’universo in cui si trovano? Indipendentemente da quali percorsi le loro strade possano prendere?”
Coppie: Jaime/Brienne
Diverse storyline al prezzo di una! AU.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Jaime la stringe forte e, per un momento, Brienne si permette semplicemente di rilassarsi nel suo abbraccio.
 
Il cuore di Brienne sta ancora battendo all’impazzata per le azioni di Septa Brienne: spingere il suo Jaime nel fiume invece di abbassarlo sott’acqua. Lei sta ancora tremando per via delle grida delle guardie e per i rumori delle loro pistole mentre sparavano nel fiume.
 
Lei ha un pensiero improvviso, e si allontana di colpo.
 
“E tu—voglio dire, e lui—sta bene?” lei chiede.
 
Jaime annuisce. “Sì—sì, anche lui sta bene—te lo giuro.”
 
Brienne si affloscia dal sollievo, e quasi vuole gettarsi di nuovo tra le braccia di Jaime, ma ci ripensa.
 
Lei si accascia di nuovo sulla propria sedia, rivolgendogli un sorriso scosso.
 
“Bè, il Jaime prigioniero è riuscito ad evitare il cappio,” lei dice.
 
Jaime sbatte le palpebre, poi annuisce e si risiede, allontanandosi da lei. Brienne ha uno sprazzo di rammarico, ma poi scaccia via quella sensazione.
 
Jaime si passa le mani tra i capelli, si sta visibilmente rimettendo in sesto, per poi rivolgerle il suo sorrisetto abituale. “L’avevi davvero dubitato?”
 
Lei alza gli occhi al cielo, grata per il fatto che entrambi si stiano calmando. “Anche tu l’avevi dubitato,” lei ribatte.
 
“Ah,” lui mormora, “davvero? Io ho la massima fiducia nelle mie controparti.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Che c’è che non mi stai dicendo?”
 
Il sorriso di Jaime diventa compiaciuto. “Dovremo semplicemente rivisitare quell’universo così che tu possa scoprirlo.”
 
“Dèi, non stanotte!” lei dice, rabbrividendo al ricordo di quella fetida cella umida. “Adesso sono io quella che ha bisogno di una doccia!”
 
“Sia tu che io,” Jaime borbotta.
 
Brienne lancia un’occhiata all’orologio e ai computer. “Bè, abbiamo circa venti minuti prima di ritornare alla massima potenza—e sono seria, Jaime. Davvero non voglio riconnettermi con quell’universo stanotte.”
 
“Va bene,” Jaime dice. “Qual è il prossimo che vuoi provare?”
 
Lei aggrotta la fronte. “Abbiamo soltanto stanotte e domani,” lei mormora, “e adesso non voglio avere a che fare col principe Jaime o con l’universo Mad Jon—non dopo quello che abbiamo appena affrontato.”
 
Jaime le fa un cenno mesto col capo, concordando.
 
“Che ne dici dell’universo della Brienne contadina?” Brienne chiede mentre si alza in piedi. “Stanno solo per andare a un matrimonio. Quello sembra abbastanza innocuo.”
 
“Per poi finire la nottata con Jaime versione Megastar? Quello lascia sia il principe e la principessa, che l’universo Mad Jon, per domani. Sei sicura che potrai sopportare entrambi quegli universi in una notte sola?”
 
Brienne cammina verso la porta, accigliandosi. “Saremo in grado di avere dei tempi di inattività più lunghi tra quegli universi se ne avremo bisogno,” lei replica.
 
“Ottima osservazione,” lui dice. “Va bene—abbiamo il nostro piano. Dove stai andando?”
 
“A farmi una doccia. Dico sul serio: sento il bisogno di togliermi il fetore di quella cella dalla pelle.”
 
Jaime fa una smorfia. “Anch’io,” lui farfuglia. “Andrò quando sarai tornata.”
 
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Una volta che la porta viene chiusa in modo sicuro contro l’ampia schiena di Brienne, Jaime rilascia un sospiro di sollievo.
 
Jaime si appoggia all’indietro contro la sua sedia, chiude gli occhi e, per un attimo, lui è di nuovo col Jaime prigioniero, e col terrore che aveva provato al rumore degli spari, e senza sapere se Septa Brienne fosse viva o morta.
 
Credo che sembri una dea in questa luce.
 
E lo era sembrata davvero.
 
Jaime grugnisce e riapre gli occhi.
 
Tre giorni, lui ricorda a se stesso. Quei due si conoscono solo da tre giorni.
 
Anime gemelle.
 
Lui grugnisce di nuovo, affondando il viso tra le mani.
 
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Jaime si sente più se stesso quando torna dalla sua doccia.
 
Brienne gli getta un’occhiata, finisce di scrivere le proprie annotazioni, per poi abbassare la penna e sorridere.
 
“Pronto?” lei domanda.
 
Lui si siede e annuisce, e Brienne preme invio.
 
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Il giorno dopo, Jaime arriva con una scatola con dentro un vestito, e due scatole con dentro delle scarpe.
 
“Ah, ah, ah,” lui dice, allontanando gentilmente Alysanne e Arianne. “Dev’essere una sorpresa anche per voi.” Porge la scatola col vestito a Brienne. “Vattelo a provare,” lui richiede.
 
Brienne gli rivolge un sospiro stanco, e prova ad ignorare gli sguardi eccitati delle ragazze. “Sono accaldata e sudata, Jaime—”
 
“Allora vatti a fare una doccia e vallo a provare. Il matrimonio è domani, Spilungona, e devo assicurarmi di aver preso le misure giuste.”
 
Lei alza gli occhi al cielo mentre afferra la scatola e si allontana a grandi passi.
 
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Il vestito è blu e, lei ammette a malincuore, le fa risaltare gli occhi. È tagliato in un modo che dà l’illusione che lei abbia un girovita e che abbia un vero e proprio seno, e la gonna drappeggia proprio sopra le sue ginocchia.
 
Non lo ammetterà mai a Jaime...ma lei ama quel vestito.
 
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Le ragazze spalancano gli occhi e la bocca, mentre gli occhi di Jaime luccicano mentre rilascia un basso fischio d’approvazione.
 
“Chiudi il becco,” lei borbotta, arrossendo furiosamente.
 
“Ho sempre pensato che ti saresti ripulita bene,” Jaime dice, ridacchiando. “Adesso, le scarpe.”
 
“Scarpe?”
 
“Bè, non puoi indossare i tuoi stivali da lavoro con quel vestito,” Jaime replica, porgendole le due scatole di scarpe.
 
Le sue sorelle le si accalcano attorno mentre lei apre ogni scatola, facendo ooh e aah quando i tesori all’interno vengono rivelati. Un paio di graziose scarpe basse, e un paio di scarpe sexy coi tacchi alti, entrambi in un blu che si abbina al vestito.
 
“Non ero sicuro se tu sapessi come portare i tacchi alti,” Jaime spiega, “e non voglio che barcolli come un puledrino appena nato.”
 
Brienne lo guarda male, lancia un’occhiata alle sue sorelle, e si infila ai piedi le scarpe col tacco. Lei getta i suoi capelli umidi oltre la spalla, preme le sue labbra troppo grosse in un broncio da modella, e—per la gioia delle sue sorelle—sfila per il soggiorno muovendo i fianchi in modo esagerato. Lei ruota per trovarsi di faccia a Jaime, la gonna le si gonfia, e gli rivolge un’occhiataccia di sfida.
 
Jaime alza le mani come segno di resa, e gli occhi gli brillano mentre ride. “Va bene, va bene—abbi pietà, Spilungona!” Lui sorride mentre il suo sguardo vaga per tutto il corpo di Brienne. “Cavolo, ho buon gusto,” lui commenta compiaciuto, mentre si muove a passo lento verso di lei. Lui la prende gentilmente per le spalle e la gira verso la porta della sua camera da letto. “Ora, vai a toglierti tutto prima di farmi venire un infarto.”
 
Lei fa un passo avanti, per poi fermarsi, accigliandosi verso di lui da sopra la spalla. “Un infarto?”
 
“Sei una calamita per lo sporco, Spilungona—lo sei sempre stata—e non vuoi sapere quanto ho dovuto pagare per quel vestito,” lui ribatte, allontanandola.
 
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Jaime è già mezzo ubriaco prima ancora che inizi il banchetto, e Brienne sospira, sapendo che avrà le mani occupate a gestire il suo migliore amico ubriaco. Lui è impegnato nelle sue mansioni per la festa del matrimonio, ma la scorsa notte le aveva detto che almeno lui è soltanto uno degli invitati d’onore e non il testimone.
 
Uno dei sette invitati d’onore, Brienne si meraviglia, mentre guarda il corteo nuziale entrare in sala. Sette. E, visto che Cersei è Cersei, e visto che Rhaegar è Rhaegar, e visto il fatto che entrambi si stanno comportando come se questa sia un’incoronazione invece di un matrimonio, gli invitati d’onore vengono scherzosamente chiamati la Guardia Reale durante gli infiniti discorsi, per via delle loro giacche bianche come la neve.
 
Brienne sorseggia il suo drink con grazia, e durante il pasto—e tra le frequenti visite di Jaime per mormorarle nell’orecchio una qualche nuova osservazione sarcasticamente cinica—lei fa conversazione coi commensali che le sono accanto, tutte persone che lei conosce. Mentre lei non era stata ufficialmente invitata al matrimonio, la maggior parte del paese invece lo era stata, e ci sono solamente un paio di persone che Brienne non riconosce. Sfortunatamente, la massa di persone include Hyle Hunt e la sua allegra combriccola di stronzi—quelli che avevano partecipato a quella ignobile scommessa l’ultima volta che Brienne si era avventurata in un evento sociale come questo. Lei ignora scrupolosamente i loro sguardi, i loro sussurri e la loro risata sguaiata, che sa essere diretti a lei.
 
Bè, lei può evitarli, almeno, perché quasi tutta la cittadina è venuta al matrimonio, e qui c’è un numero sufficiente di persone che vogliono sinceramente parlarle. Tywin Lannister possiede la banca più grossa della città, dopo tutto, e fa affari praticamente con tutti—e probabilmente questo è il matrimonio più sontuoso che la cittadina abbia mai visto. O che vedrà mai più.
 
Brienne sa che non era stata ufficialmente invitata solo perché Cersei ha sempre detestato il fatto che Jaime avesse trattato Brienne come la sua sorella preferita pressoché per tutta la sua vita—e Cersei non è mai stata una persona a cui piace stare al secondo posto negli affetti di qualcuno, per alcuna ragione. Brienne non aveva dubbi che Jaime avrebbe dovuto eventualmente lasciare il paesino anche solo per trovare finalmente una fidanzata che Cersei non sarebbe stata in grado di far fuggire via in meno di un’ora dopo averla incontrata.
 
All’improvviso, Brienne si ricorda di quella ragazza del liceo—Mel? Melisandre? No, Melara, è così che si chiamava—e del modo in cui Cersei l’aveva trattata. Melara si era trasferita l’estate successiva, e Brienne aveva sempre segretamente sospettato che Cersei fosse stata parte del motivo della partenza di quella famiglia.
 
Brienne scuote la testa e si rifocalizza sulla coppia felice. Lei presta particolare attenzione a Rhaegar Targaryen. Lo aveva visto solo un paio di volte. Lui era arrivato in paese non molto dopo che Cersei era tornata dal breve periodo di tempo che aveva passato ad Approdo del Re. C’era da aspettarselo che avrebbero gravitato l’uno verso l’altra—specialmente in un paesino come il loro: piccolo e coeso, dove tutti conoscono tutti e non succede mai nulla di emozionante.
 
Rhaegar è abbastanza bello, Brienne suppone: capelli argentati e occhi viola, ossa delicate e tratti sensibili. Lui è snello e alto, anche se non alto quanto Brienne, e le spalle di Brienne sono probabilmente ampie il doppio delle sue. A giudicare dai commenti sussurrati di Jaime, Rhaegar è anche già lo schiavo di Cersei, e soddisfa ogni suo capriccio—come se lei avrebbe potuto mai accontentarsi di qualcosa di meno.
 
Brienne prova a fare in modo che i suoi occhi non vaghino su Jaime, ma non riesce ad evitarlo. I capelli di lui sono di un oro brunito, quasi luminosi quanto quelli della sposa, e le spalle gli appaiono incredibilmente ampie nella sua giaccia bianca. Quel look gli dona, e lei desidererebbe essere piccola e delicata e adatta a dei pesanti sospiri ansimanti, perché è proprio così che si sente dentro di sé.
 
Le damigelle sono, ovviamente, tutte bellissime, anche se non bellissime quanto Cersei. Naturalmente, questo è il giorno della sposa, Brienne pensa, e lei è quella che deve brillare più di tutte.
 
Il suo sguardo torna verso Jaime. Lui nota che Brienne lo sta fissando ed alza il suo bicchiere di vino come cenno di saluto, facendole un occhiolino. Lei aggrotta la fronte mentre sente una fitta d’eccitazione fremerle lungo la schiena. Jaime alza un sopracciglio in modo interrogativo, e lei scuote la testa, facendo tornare la sua attenzione ai suoi compagni di tavolo.
 
Improvvisamente, lei realizza che questa potrebbe essere stata la decisione peggiore della sua vita.
 
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“Perché lei lo sta guardando in modo così corrucciato?”
 
Brienne guarda il suo Jaime con occhi spalancati e inorriditi, imprecando silenziosamente mentre sente il rossore strisciare sulle sue guance.
 
“E’ solo che lei è a disagio,” lei mormora, voltandogli le spalle.
 
“Tutto qui?”
 
Brienne arrossisce ancora di più di fronte al suo scetticismo. Lei salta in piedi e si affretta verso la porta. “Non provare ad influenzare il Jaime cantante,” lei lo rimprovera mentre lo fa. “Ha già stuzzicato quella povera ragazza a sufficienza.”
 
“Dove stai andando?”
 
Lei gli rivolge un’occhiataccia, sentendo la risata nel tono di voce di Jaime. “In bagno,” lei sbotta, scappando via.
 
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Brienne torna con del caffè e degli snack dal distributore automatico in cucina, ma ha sincronizzato bene il suo ritorno.
 
Ha a malapena il tempo di sedersi prima che Jaime le rivolga uno sguardo interrogativo, con le dita sulla tastiera.
 
Lei appoggia tutto in basso e annuisce.
 
Jaime preme invio.
 
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Lei è morta.
 
Deve essere morta, lei decide, perché questo può soltanto essere un qualche dolce e seducente inferno in cui è caduta come punizione per…qualcosa. Qualcosa che aveva fatto in una vita precedente, perché, per tutti i sette inferi, lei di certo non ha fatto nulla in questa vita per meritarsi questa tortura.
 
In passato, lei aveva ballato con Jaime una volta o due, ovviamente. Lui si era sempre assicurato di ballare con lei ai balli della scuola, anche quando lui portava con sé una ragazza. Ma stasera…
 
La mano di lui cambia leggermente posizione sulla zona inferiore della schiena di Brienne, e a lei tremano le ginocchia.
 
Letteralmente.
 
Le tremano.
 
Perché? Lei si domanda in modo quasi disperato. Dopo che era stato via cinque anni, perché lei prova ancora queste cose?
 
Forse è perché lui era stato via così a lungo, e lei non aveva mai del tutto capito esattamente che effetto lui avesse su di lei quando era qui. Forse è perché lui è cresciuto mentre era via, proprio come ha fatto lei. Forse è perché si è tolto la giacca e la cravatta, e la camicia gli si è aperta tanto da rivelare le linee marcate del suo collo, e tutto quello che lei vuole fare è sporgersi in avanti e mordicchiare—
 
Di colpo, Jaime li fa vorticare in tondo fino a quando lei non è stordita e sta ridendo, chiedendogli di fermarsi.
 
“Sei fortunato che mi sono tolta quelle dannate scarpe,” lei gli dice quando finalmente si ferma.
 
“In primo luogo, sei tu ad aver insistito nel volerle indossare.”
 
“Sei tu ad avermi detto che non ci sarei riuscita!”
 
Jaime ride e si tira Brienne un po’ più vicino. “Mi sei davvero mancata, Spilungona,” lui dice.
 
Lei arrossisce, e spera che le sue guance siano ancora così rosse per via del girare che lui non lo noterà.
 
“Sto iniziando a chiedermi se mi sei mancato,” lei borbotta. Lui si limita a ridere e a farla vorticare di nuovo.
 
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Brienne torna in soggiorno con una birra in entrambe le mani. Lei non aveva avuto una birra in frigo da quando suo padre era morto, pensa mentre si sistema accanto a Jaime, spaparanzato comodamente sul divano, e ricorda a se stessa di tenere Jaime fuori dalla cucina. Se lui vedesse quanto sono vuoti il suo frigo e le sue dispense...
 
Lei gli rivolge un sorriso veloce mentre brindano con le loro bottiglie e prendono un sorso.
 
“Bè,” lui dice con un sospiro, “Sono contento che sia finito.”
 
“Tutto ciò che resta sono le lacrime, huh?”
 
Lui alza un sopracciglio. “Il tuo supporto e la tua comprensione sono travolgenti, Spilungona.”
 
Lei sbuffa col naso. “Mi sono messa un vestito e sono andata al matrimonio di una donna che non mi piace solo perché mi hai implorato,” lei dice seccamente. “Credo di averlo già superato il test di supporto e comprensione da migliore amica.”
 
Lui le rivolge un lento sorriso pigro che la fa fermare di colpo. Lei sbatte le palpebre rapidamente e distoglie lo sguardo.
 
“Ho dovuto praticamente costringerti a venire sulla pista da ballo,” lui dice. “Un tempo amavi ballare. Che è successo dopo che me ne sono andato?”
 
Brienne gli getta di scatto un’occhiata sorpresa, chiedendosi se qualcuno gli avesse raccontato quello che era successo. Ma non c’è nessuno sguardo consapevole nei suoi occhi. Lei fa tornare la sua attenzione alla bottiglia di birra che tiene in mano, facendo spallucce. “Mio padre è morto,” lei replica, “e quando mi sono avventurata di nuovo nel mondo, bè...c’è stato...un incidente.” Lei aggrotta le sopracciglia mentre sfilaccia l’etichetta della bottiglia. “È stato tanto tempo fa, Jaime. Non vale la pena discuterne.”
 
Lui resta in silenzio così a lungo che lei corre il rischio di lanciargli un’altra occhiata. C’è della rabbia che ribolle negli occhi verdi di Jaime, e lei sbatte un po' le palpebre nel vederla.
 
“Sono stati quello stronzo di Hunt e i suoi amichetti, non è così?” Jaime ringhia. “Li ho visti che ti guardavano e ridevano.”
 
“Modera i termini; non voglio che le ragazze sentano parolacce! E non importa chi è stato.”
 
“Certo che importa se ti impedisce di fare qualcosa che un tempo ti piaceva!”
 
“E poi non sono affari tuoi, Jaime! Te ne sei andato, ricordi?”
 
“Ho lasciato questo posto,” lui sbotta. “Ho lasciato la presenza soffocante di mio padre, e la gelosia meschina di Cersei. Non ho mai voluto lasciare te!”
 
Brienne scatta in piedi. “E invece è proprio ciò che hai fatto.”  Lei sbatte la bottiglia di birra sul tavolino da caffè. “E’ tardi e devo svegliarmi tra un paio d’ore per fare le faccende domestiche. Adesso dovresti andare a casa.”
 
Il sorriso di Jaime è amaro. “Casa? Casa mia è lontana leghe da questo posto.” Gli occhi gli brillano. “Inoltre, sono troppo ubriaco per guidare.”
 
Lei alza gli occhi al cielo; lui aveva smesso di bere ore fa e non ha preso più di due sorsi della sua birra.
 
“D’accordo,” lei ringhia.
 
Brienne cammina con passi pesanti fino all’armadio, trascina fuori una coperta e la getta sul divano.
 
“Forse dovrei svegliarti quando sarà l’ora di fare le faccende domestiche,” lei sbotta. “Per ricordarti di cosa è reale e cosa no.”
 
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Per rispetto al fatto che ci sono delle ragazzine in casa, Jaime si toglie soltanto la cintura e i calzini, e dorme coi vestiti addosso.
 
O ci prova.
 
La mente gli turbina troppo, e anche dopo che finisce la sua birra e quella di Brienne, ancora non riesce a rilassarsi abbastanza da dormire. È troppo confuso dalla bionda bruttina e goffa—che aveva un aspetto fantastico in quel vestito blu e quei tacchi—che sta dormendo nella camera da letto in fondo al corridoio.
 
Lei un tempo gli diceva ogni cosa, e il fatto che lei non si fidi più di lui gli dà fastidio—soprattutto dopo che lui le aveva dato lo spazio che lei voleva quando se ne era andato.
 
Lui sospira e rotola giù dal divano.
 
Forse un’altra birra è quello che ci vuole.
 
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Jaime apre il frigorifero e sbatte le palpebre guardando gli scaffali scarsamente ripieni. La birra che lui ha comprato sembra strana in tutto quello spazio vuoto. Si acciglia mentre richiude il frigo. Lancia un’occhiata da sopra la spalla per assicurarsi di non avere svegliato nessuno, e poi inizia ad aprire le porte del freezer e, alla fine, delle credenze.
 
Hanno le cose essenziali, lui scopre, ma non ci sono lussi, e anche le cose essenziali sono spoglie. Almeno c’è della carne nel freezer e ci sono delle verdure nell’orto, e Jaime si domanda quanto siano vicine a perdere tutto.
 
Facendo attenzione, richiude l’ultima credenza, e cammina quietamente per tornare al suo letto sul divano. Non sa se è arrabbiato con Brienne per non avergli detto quanto se la stanno passando male, o se è arrabbiato con se stesso per non averlo chiesto, ed anche più arrabbiato per non essere stato qui per lei, sia che lei lo volesse lì o no.
 
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Jaime convince facilmente le ragazze ad essere le sue complici volenterose. Sono piccole e lui non pensa che abbiano molte opportunità di infrangere le regole di loro sorella. Non appena le convince del piano, lui infastidisce allegramente Brienne fino a quando lei praticamente gli ordina di portare le ragazze in paese. Alysanne e Arianne sono in macchina a ridere con lui, mentre lui sfreccia fuori dalla fattoria.
 
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Jaime sa che Brienne non lo ringrazierà per aver fatto la spesa, ma spera che tenendo Alysanne e Arianne in mezzo a loro, lei non riuscirà ad avvicinarsi abbastanza da rompergli qualche arto.
 
Dall’espressione sul viso di Brienne e dall’occhiataccia che gli rivolge, forse lui ha calcolato male la vastità della rabbia di lei.
 
“Cos’è tutto questo?” lei domanda in modo piatto, mentre le ragazze appoggiano le ultime buste sul tavolo e iniziano a svuotarle.
 
“A te che sembra?” lui chiede spensieratamente, rivolgendole un sorriso blando. “Ho passato più tempo qui che a casa dei miei genitori, e se dovrò mangiare quello che c’è in questa casa, voglio assicurarmi che il cibo che mi dai sia all’altezza dei miei standard esigenti.”
 
“I tuoi standard esig—un tempo ti mangiavi torte di fango, Jaime!”
 
“Solo quando le preparavi tu, milady,” lui dice mentre le prende la mano e ne bacia il dorso giocosamente. “Di solito quando ero troppo spaventato da te per dirti di no.”
 
Brienne arrossisce di un rosso scuro mentre strattona via la mano dalla presa di Jaime. “Sei ancora un idiota,” lei borbotta.
 
Lui torna serio. “Forse.” Lui la osserva con attenzione, e poi dice, “Possiamo lasciare le ragazze a mettere a posto la spesa mentre noi andiamo a fare quattro passi?”
 
Il rossore di Brienne si fa più scuro, ma prima che lei possa parlare, Alysanne e Arianne li esortano a gran voce ad andare e a lasciare che loro si occupino delle varie cose. Jaime sa che è perché vogliono mangiare di nascosto un paio di barrette di cioccolato prima di cena, ma è disposto ad accettare il loro aiuto. Dopo tutto, lui le aveva corrotte col cioccolato.
 
Brienne brontola mentre afferra la sua felpa, spinge i piedi nelle sue scarpe da ginnastica consumate, e si allontana a gran passi, precedendolo.
 
Lui tiene il passo con lei con facilità fino a quando arrivano al bordo del torrente nel pascolo, e Jaime nasconde un sorriso quando lei lo guida automaticamente al loro vecchio posto. Brienne si ferma, avvolge le braccia intorno al proprio addome, e poi si volta per guardarlo male.
 
“Ieri notte hai frugato in cucina, non è così?” Il tono tradito di Brienne è quasi divertente.
 
“Sì,” lui risponde. “Come hanno fatto le cose a peggiorare così tanto per te, Brienne?”
 
Lei si acciglia e, per un istante, Jaime pensa seriamente che lei lo spingerà nel ruscello fangoso. E poi lei si volta in modo brusco, le spalle le si incurvano quando avvolge le braccia intorno a sé in modo ancora più stretto.
 
“Mio padre aveva smesso di prestare attenzione alla fattoria durante i suoi ultimi anni di vita,” lei borbotta.
 
“Lo ricordo,” Jaime mormora. Selwyn Tarth era un buon padre, un brav’uomo, ma era disceso nella disperazione e in un crescente alcolismo dopo che sua moglie morì nel dare alla luce Arianne. Ma Jaime non si aspettava che l’uomo sarebbe caduto così in basso da lasciare le sue figlie con l’acqua alla gola.
 
“Ho fatto ciò che potevo mentre era ancora in vita,” lei spiega, e Jaime annuisce. Lui sa quanto duramente lei aveva lavorato. “Le cose erano...tollerabili. Sembrava addirittura che lui stesse iniziando a tenere sotto controllo il suo bere.” Lei rilascia un sospiro. “Un paio di mesi dopo che te ne andasti, lui ha ipotecato la fattoria, è sparito per andare a sbronzarsi enormemente, e quando è tornato, ha prontamente fatto rotolare il trattore giù per la collina.” Lei gli getta un’occhiata da sopra la spalla, per poi voltarsi di nuovo. “Nessuna assicurazione sulla vita.”
 
“Perché ha ipotecato il posto?”
 
Brienne scrolla leggermente le spalle. “Per pagarsi la sbronzata, per quanto ne so,” lei replica amaramente. “Non ho mai visto quei soldi, ma di certo sono in debito dei pagamenti.”
 
C’è un freddo e strano presentimento alla bocca dello stomaco di Jaime. “Chi detiene il mutuo?”
 
Lei gli lancia uno sguardo pieno di pietà da sopra la spalla. “Secondo te?”
 
Jaime chiude gli occhi e fa una smorfia. Suo padre. Ovviamente.
 
E poi lui si acciglia. Riapre gli occhi e fissa la nuca di Brienne.
 
“Perché mio padre avrebbe acconsentito a prestare dei soldi a tuo padre?” lui chiede. “Mio padre sapeva com’era fatto tuo padre. Non è diventato ricco gettando via i soldi.” Il suo cipiglio si fa più profondo. “E di quanti soldi stiamo parlando?”
 
Brienne si gira di nuovo per guardarlo male, ma non dice nulla in difesa del proprio padre. Lei sa che quello che Jaime ha detto è vero.
 
“Trecentomila dragoni,” lei farfuglia, e Jaime spalanca la bocca.
 
“E non hai nessuna idea di dove siano andati quei soldi?” lui domanda incredulo.
 
No! Non c’era nulla nei conti di mio padre, e secondo i registri della banca, non ha mai ripagato una qualche somma del mutuo...anche se è morto quasi subito dopo aver ottenuto il prestito.”
 
“Non è possibile che abbia speso ben trecentomila dragoni in una sbronza, Brienne!”
 
Brienne si massaggia la fronte e sospira. “So che sembra impossibile da credere...ma non riesco a trovare dove siano finiti i soldi, Jaime! Dèi, se ne fossero rimasti un po’...tu non hai idea...”  Lei si volta di colpo di schiena, e Jaime si rende conto che lei sta lottando contro le lacrime.
 
“Brienne,” lui dice dolcemente, toccandole la spalla in modo incerto. Lei si scrolla via la sua mano e lui esita per un momento, prima di avvicinarsi e avvolgerle la braccia intorno. Lei si irrigidisce, ma non prova a scappare, così lui lo prende per un buon segno. La fa voltare con gentilezza, e la attira a sé in un abbraccio. Lei se ne resta ferma, rigida e inflessibile tra le sue braccia.
 
“Mi dispiace, Brienne,” lui le sussurra nell’orecchio. “Mi dispiace di non esserci stato per te.”
 
Le sue parole sembrano spezzare qualcosa dentro di lei, perché le spalle di Brienne iniziano a tremare, e dopo lei lo stringe forte, affondando il viso nel collo di Jaime, mentre singhiozza.
 
Lui la tiene stretta e la lascia piangere, e riflette sul fatto che c’è qualcosa di davvero strano nella sua storia, ma cavolo se riesce a pensare a cosa sia.
 
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Jaime sospira. “Le Brienne sembrano proprio non avere tregua,” lui commenta.
 
Brienne annuisce.
 
Lui sembra pensieroso e apre la bocca.
 
“Non chiederlo nemmeno,” lei ringhia.
 
“D’accordo,” lui replica, afferrando la sua tazza di caffè.
 
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Aspettano in silenzio che passi la mezz’ora di tempo, e si scambiano soltanto uno sguardo interrogativo e un cenno con la testa, prima che Jaime prema di nuovo invio.
 
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Il giorno dopo, Jaime sta ancora ponderando la storia di Brienne, mentre finisce il suo allenamento nell’unica palestra del paesino.
 
Sta usando la sua maglietta per asciugarsi il sudore dal viso, quando entra nello spogliatoio.
 
“Lannister!”
 
Si volta e si acciglia quando vede Ronnet Connington il Rosso approcciarlo con un sorriso ancora più viscido del solito sulla sua faccia. Jaime si guarda intorno e nasconde una smorfia quando si rende conto che sono da soli nello spogliatoio.
 
“È bello rivederti, amico,” Ronnet dice mentre Jaime gli stringe la mano protesa.
 
Sentendo quello, Jaime alza un sopracciglio. Lui e Ronnet non erano mai stati particolarmente in buoni rapporti prima che lui se ne andasse, e si erano a malapena scambiati due parole al matrimonio. D’altra parte, Jaime è famoso al momento, e quello fa sì che chiunque lui abbia mai incontrato voglia essere il suo migliore amico.
 
“Tua sorella ha organizzato una gran bella festa sabato scorso,” Ronnet continua, “anche se non so cosa le fosse venuto in mente per decidere di far vestire tutti gli invitati d’onore in bianco—se tu avessi avuto dei capelli un po' più lunghi, avrebbero potuto scambiarti per la sposa!” Ronnet ride fragorosamente alla sua stessa battuta, mentre Jaime finge di sorridere anche se stringe i denti.
 
“Ti ho visto ballare insieme alla nostra gigantessa locale,” Ronnet dice. Si sporge in avanti e abbassa il tono di voce, “Ho sentito che c’è ancora una borsa di dragoni d’oro in palio se sei riuscito a scopartela quella notte. Anche se non è molto leale se hai vinto, visto che vi conoscete da quando eravate bambini.”
 
Jaime sa che Ronnet sta parlando in una lingua che conosce, ma non sembra trovare un senso a quello che l’altro uomo sta dicendo.
 
Ronnet riconosce la sua confusione, e un’espressione preoccupata si insinua sulla sua stupida faccia. “Ti ho visto parlare con Hunt alla festa. Credevo che ti avesse dato tutte le informazioni sulla scommessa, soprattutto visto che dopo avevi iniziato a ballare con quella vacca pelosa—”
 
Il pugno di Jaime atterra sulla mascella di Connington con uno scricchiolio appagante. Connington finisce steso per terra, il sangue gli sgorga dal labbro rotto. Jaime si china su di lui e sibila, “Il suo nome è Brienne, testa di cazzo, e se qualcuno te lo domanda, sei scivolato nella doccia.” Si raddrizza e sogghigna guardando l’altro uomo. “Sii solo grato che ti sei solamente rotto il labbro.”
 
 
*/*/*/*/*
 
“Perché non mi hai detto quello che avevano fatto quegli stronzi?”
 
La rabbia di Jaime è terrificante perché la sua voce è così strettamente controllata, quasi stretta come i suoi pugni, le nocche gli stanno diventando bianche.
 
“Perché è stato tanto tempo fa,” lei sbotta, “e non sono affari tuoi.”
 
Avevano fatto una scommessa! Avevano fatto una scommessa su chi sarebbe riuscito a convincerti a scopare con lui!”
 
“Sì, lo so—ero lì,” lei replica in modo secco. “Non li perdonerò mai per quello. Ma è tutto finito.”
 
“Perché non me l’hai detto?”
 
“Non eri qui, Jaime! Te ne sei andato, ricordi? Cazzo, eri sparito nella Music Row di Approdo del Re, cercando di farti un nome nel mondo della musica! E non mi hai mai chiamato, non mi hai mai scritto! Per quanto ne sapessi, potevi essere morto in un fosso da qualche parte!”
 
“Avevo detto a Cersei di dirti dov’ero!”
 
“Perché non mi hai detto tu dov’eri, Jaime? Te ne sei andato...e basta.” In un attimo, tutta la rabbia di Brienne le defluisce dal corpo. “Te ne sei andato e basta,” lei ripete, “mentre dovevamo essere migliori amici.”
 
Jaime aggrotta la fronte. “Pensavo che fosse quello che volevi!”
 
“Perché avresti dovuto pensarlo?”
 
Jaime flette i muscoli della mascella, per poi dire, lentamente, “Mio padre mi aveva detto che eri molto arrabbiata. È per questo che non mi hai mai detto addio.”
 
Brienne spalanca gli occhi. “Non ero arrabbiata,” lei dice. “Voglio dire, ce l’avevo con te dopo la nostra ultima litigata, ma non sono mai stata arrabbiata per il fatto che te ne eri andato. L’ho sempre saputo che non eri fatto per un posto come questo. L’ho sempre saputo che te ne saresti andato e ti saresti fatto strada da qualche altra parte, e che avresti anche avuto successo.” Lei aggrotta le sopracciglia. “E come avrei potuto dirti addio? Te n’eri andato senza dirmi niente a riguardo.”
 
Ora è il turno di Jaime di spalancare gli occhi. “Ma che cazzo stai dicendo? Ti ho lasciato messaggio dopo messaggio dopo messaggio!”
 
Si fissano a vicenda in silenzio.
 
“I nostri padri?” Brienne alla fine sussurra.
 
“Chi altri può essere stato?” lui sospira. Si passa una mano tra i capelli. “Sapevo che avrei dovuto rintracciarti, ma mio padre mi disse che tu eri stata irremovibile sul fatto che dovevo lasciarti in pace. Tuo padre mi disse che col tempo ti saresti calmata.”
 
“Perché avrebbero fatto una cosa del genere?” Brienne domanda, la sua voce è debole.
 
Jaime sospira. “Mio padre? Bè, chi lo sa perché mio padre fa qualsiasi cosa, davvero. Tuo padre?” Sospira di nuovo. “Sapeva che avevo intenzione di chiederti di venire con me.”
 
Lei spalanca la bocca. “Venire con te?”
 
Lui annuisce. “Volevo che partissimo per quest’avventura insieme. Nemmeno tu sei fatta per un posto come questo, sai, solo che sembra che non riesci ad uscirne.”
 
Lei ride nel sentire quello. “Non sono destinata a nient’altro, Jaime,” lei ribatte, senza riuscire a fermare l’amarezza che traspare. “Sono grossa e brutta, una forte contadinotta. Il mio destino è quello di lavorare la terra e crescere le mie sorelle, e non ho alcun dubbio che finirò per morire in quel campo laggiù, proprio come mio padre—sempre se non perderò la fattoria prima di quello.”
 
Lui la schernisce. “Potresti andare ovunque, Brienne, potresti essere chiunque tu voglia, se solo riuscissi ad avere tregua.”
 
Lei alza gli occhi al cielo, per poi addolcirsi. “Volevi davvero che io venissi con te?”
 
“Dovevamo conquistare il mondo insieme, ricordi? Non è quello che fanno i migliori amici?”
 
“E mio padre ha aiutato a sabotarlo?”
 
“Sembra proprio di sì,” Jaime replica e sospira. “Non odiarlo,” lui dice con gentilezza. “Lo sai che riusciva a malapena a sopravvivere giorno per giorno. Aveva perso tua madre. Non riusciva a sopportare di perdere anche te.”
 
“Non riesco ad odiarlo,” lei borbotta, sbattendo rapidamente le palpebre per fermare una calda ondata di lacrime, “ma non è così semplice.” E non lo è. I sentimenti che lei prova per suo padre sono complicati, un misto tra pietà, affetto e rabbia, e tutti reclamano la sua attenzione. Lui era lentamente andato in frantumi per anni, e poi era morto e l’aveva lasciata a raccogliere i pezzi. Non importa che non fosse intenzionale—lei ha passato gli ultimi anni a gestire la sua rabbia e la sua delusione, cercando di non macchiare i ricordi di Alysanne e Arianne.
 
“Non è così semplice,” lei sussurra un’altra volta.
 
“Allora, ti prego, non odiare me,” Jaime dice. “Credevo che volessi che ti stessi lontano.”
 
“Mai,” lei replica, per poi rendersi conto di ciò che ha detto, e arrossendo.
 
“Bene,” lui dice, sorridendo lentamente, “perché sono tornato nella tua vita, Brienne, e questa volta non ti sbarazzerai di me tanto facilmente.”
 
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L’ultimo giorno di Jaime a casa, Jaime e Brienne passeggiano verso il loro posto accanto al torrente. Il cuore di Brienne le fa male per il fatto che lui sta per andarsene, e non sa se lo rivedrà di nuovo.
 
“Almeno questa volta ci chiameremo, e ci manderemo delle e-mail e dei messaggi,” lui dice spintonandole la spalla con la propria.
 
“Giusto,” lei replica, spintonandolo di rimando. “Solo che io posso fare tutto quello solo in biblioteca.”
 
“Giusto,” lui ribatte e sospira. “Comunque...sempre meglio di niente.”
 
Lei annuisce, e fissa l’acqua che si muove pigramente.
 
Ancora niente pioggia, una parte distante della sua mente pensa, e lei si chiede se riuscirà ad ottenere abbastanza cose dai campi da racimolare i soldi per pagare la prossima rata del mutuo. Non può vendere dell’altro bestiame se vuole ancora avere della carne per l’inverno, e—
 
“Perché tu e le ragazze non venite per una visita?”
 
Brienne gli rivolge uno sguardo stupito. “Una visita? Ad Approdo del Re?”
 
“No, alla Barriera. Ma certo, ad Approdo del Re! È dove vivo, dopo tutto!”
 
“Jaime, sai che posso a malapena permettermi di mandare le ragazze a scuola. Come potrei farle andare ad Approdo del Re?”
 
“Offro io.” Lui scrolla le spalle quando vede l’impostatura cocciuta dei tratti di Brienne. “O te li posso prestare.”
 
“Fantastico. Come se io avessi bisogno di altri debiti.”
 
“Bè, vedi, è questo il punto: ci ho pensato—”
 
“Sempre pericoloso,” lei borbotta.
 
“Ha, ha,” lui dice. “Sono serio. Ci ho pensato, e mentre voglio che tu e le ragazze veniate per una visita e vi lasciate tutte le preoccupazioni alle spalle per una settimana, voglio anche darti l’opportunità di fare delle ricerche in città.”
 
“Che tipo di ricerche?”
 
“Tuo padre si è preso un mutuo di trecentomila dragoni sulla vostra fattoria. Dove sono finiti quei soldi?”
 
Lei sembra scettica, ma anche intrigata in modo riluttante. “E pensi che potremo scoprire qualcosa in città?”
 
Lui fa spallucce. “Bè, col cazzo che troveremo qualcosa qui, soprattutto se è mio padre che ti ha derubato del tuo futuro.”
 
Brienne sospira e scuote la testa. “L’unico che mi ha derubata è stato mio padre, Jaime, non il tuo.”
 
“Hai detto tu stessa che era andato via per un paio di settimane.”
 
“Se li è bevuti tutti quei soldi,” lei dice in tono piatto.
 
“O li ha investiti.”
 
Lei sbatte le palpebre. “Sono passati cinque anni. Qualcuno avrebbe già dovuto cercare di mettersi in contatto con lui a questo punto, trovando me invece.”
 
Jaime la osserva con attenzione. “Cos’è che ti fa più paura, Brienne? Scoprire per certo che tuo padre ha sperperato tutti quei soldi in alcol e feste—o scoprire che non l’ha fatto?”
 
Lei arrossisce. “Se io non lo so,” lei replica lentamente, “allora non sto mentendo alle ragazze quando mi chiedono cos’è successo.”
 
“Ma potresti saperlo. Non pensi di doverlo alle tue sorelle il togliere quell’ombra d’incertezza? Oppure vuoi che anche loro passino il resto delle loro vite a chiederselo, proprio come te?”
 
“Voglio che ricordino nostro padre con rispetto. Loro non capiscono per davvero quanto le cose si fossero fatte difficili, e vorrei che rimanesse così.”
 
“Nascondendo la verità? Questa non è la Brienne che conosco.”
 
“La Brienne che conoscevi appartiene a un passato di cinque anni fa, Jaime.”
 
Jaime le appoggia le mani sulle spalle. “Non ci credo,” lui dice con gentilezza. “Sei ancora coraggiosa, onesta e più forte di chiunque io conosca. Tranne che per quest’unica cosa. Devi conoscere la verità, Brienne, oppure non riuscirai mai ad andare avanti, e non ci riusciranno nemmeno le tue sorelle.” Le dà un piccolo scossone. “Lascia che ti aiuti a farlo. Lascia che io sia il migliore amico che avrei dovuto essere quando avevi bisogno di me.”
 
“Jaime...”
 
“Dai,” la ricatta, sporgendosi in avanti. “Le ragazze si divertiranno alla grande.”
 
“Questo è un colpo basso!”
 
“Ho mai giocato in modo pulito con te, Spilungona?”
 
Lei sbuffa col naso.
 
“Dai,” la implora dolcemente, rivolgendole i suoi migliori occhi da cucciolo.
 
Lei grugnisce e accetta.
 
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Jaime guarda Brienne con un sospiro sollevato.
 
“Non è stato così male,” lui dice.
 
“Meglio di quanto mi aspettassi,” lei concorda, per poi alzarsi e stiracchiarsi. “E non ho bisogno di una doccia.”
 
Lui sorride in modo ampio. “No, ma mi farebbe comodo un drink.”
 
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- Finalmente, almeno nell’universo di Brienne contadina, Cersei è riuscita a realizzare il suo più grande sogno: sposare Rhaegar, lol. Congratulazioni, matta!
 
 
 
 
 
 
   
 
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