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Autore: JAPAN_LOVER    31/05/2022    0 recensioni
Gregor Startseva è il giovane allenatore di 34 anni della nazionale maschile di pallavolo, con una lunga serie di successi alle spalle.
Proprio mentre è intenzionato a godersi le meritate vacanze estive, all'indomani di un trionfo che è valso ai suoi ragazzi la medaglia d'argento, viene convocato dalla Federazione sportiva per un nuovo incarico: guidare ai mondiali 12 ragazze a una settimana dagli esordi.
Tra numerosi punti oscuri e mille difficoltà, deve imparare a gestire una squadra di ragazze che non conosce. A suo modo, ognuna gli darà del filo da torcere e, in particolare una, Lucia, la capitana, rivelerà nutrire un'inspiegabile avversione nei suoi riguardi.
La medaglia è fuori dalla portata di mano, ma riuscirà Gregor a domare le sue 12 leonesse e a tornare a casa, senza rovinare molto la sua luminosa carriera?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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UN NUOVO INIZIO

 
LUCIA
Non posso credere che Gregor si sia dimenticato di dirmi una cosa così importante, per lo meno importantissima per me. Ieri sera, dopo aver parlato con lui, sono andata letteralmente nel panico, ho telefonato Cristina e l’ho tenuta sveglia fino a tardi.
 
“Ti ha già invitata a pranzo da sua madre? – Cris emette un fischio di stupore – Startseva non perde tempo!”
L’eccitazione della mia amica fa da perfetto contraltare alla mia ansia.
“Sono terrorizzata…” ammetto.
“E perché dovresti? Rilassati, vedrai che andrà tutto bene!”
Il sorriso di Cris mi rincuora un po', ma la verità è che tengo molto a Gregor e vorrei fare una buona impressione a sua madre.
“Lo sai come sono fatte le madri, no? – sospiro – sono sempre esigenti, del tipo nessuna è abbastanza per il proprio figlio, poi se si tratta di uno come Gregor, gli standard si alzano vertiginosamente”
 
Cris ha cercato in tutti i modi di rincuorarmi, e forse è grazie a questo se stamattina mi sono svegliata decisamente più tranquilla.
Il primo pensiero è quello di andare in pasticceria a comprare un dolce da portare al pranzo, non avendo idea di quali possano essere i gusti di sua madre opto su uno dei dolci preferiti di Gregor, un enorme babà farcito con crema e amarena.
Tornata a casa, il passo successivo è mettermi alla ricerca di qualcosa di carino da indossare, adatto all’occasione.
Comincio così a rovistare nell’armadio e a provare tremila vestiti, senza riuscire a sentirmi adeguata con nessuno di questi addosso.
Questo è troppo scollato!
Questo invece è troppo a suora!
Non ci siamo nemmeno con questo, toppo pacchiano!
Respiro e inspiro profondamente, finché ì non mi passa per le mani un vestito beige a pois neri molto semplice, lungo fino al ginocchio e non troppo scollato, che avevo quasi dimenticato. Lo indosso alla svelta e mi lego i capelli nella solita coda da cavallo che mi scende lungo la schiena, prima di guardami nuovamente allo specchio.
Così può andare…!
Quando suona il telefono so già che si tratta di lui.
“Buongiorno, sei pronta? Sono sotto casa tua!”
“Buongiorno a te! Due minuti e scendo!” gli prometto.
Finisco di sistemarmi, passandomi un delicato filo di trucco sugli occhi e sulle labbra, e mi guardo un’ultimissima volta davanti allo specchio prima di recuperare il dolce ben incartato dal frigo e scendere le scale con il cuore letteralmente in gola.
Riconosco subito la sua macchina nera di Gregor posteggiata sul marciapiede di fronte, apro lo sportello e ma rimango senza parole nell’accorgermi che il sedile è già occupato da qualcuno.
“S-O-R-P-R-E-S-A!  Mi dispiace bellezza, ma dovrai accontentarti di sederti dietro con Cristina!”
Il faccione divertito di Paolo mi fa strabuzzare gli occhi, mentre Gregor alla guida si limita a sorridere divertito.
“Non ci credo! Che ci fate voi qui?”
Prendo posto dietro accanto a Cris sistemo con massima cura la confezione del dolce sulle ginocchia. Poi, ancora incredula, stringo forte la mia amica, notando solo adesso che stringe tra le mani una bottiglia di Lambrusco.
“Doveva essere una sorpresa!” replica lei, orgogliosissima del suo silenzio.
“E ci siamo riusciti!” soggiunge Paolo, sollevando due pollici.
“Mia mamma mi aveva detto di invitare a pranzo Paolo appena fossimo tornati dal Giappone, così ho pensato che ti avrebbe fatto piacere se oggi con noi fossero venuti anche Paolo e Cristina…” chiarisce Gregor, stringendosi nelle spalle mentre mette in moto.
Non so ancora come valutare questa sua precisazione, ma avere a questo pranzo Cris al mio fianco mi rassicura molto. Se ci fossimo ritrovati noi tre da soli a un tavolo forse sarebbe stato troppo impegnativo…
Cris mi colpisce con una gomitata in pieno fianco, come suo solito sembra capace di leggermi dentro.
“Ti conosco, rilassati…non cominciare con i tuoi soliti viaggi mentali strani e insensati...!” sussurra, mentre Paolo fa zapping con la radio a palla.
Tento prima una debole protesta arricciando il naso, ma in fondo so che Cris ha ragione, devo godermi questo momento e ciò che la vita mi riserva senza appesantire il tutto con le solite insicurezze e paranoie.
“Hai ragione!” arrossisco, con il preciso proposito di godermi questa tranquilla domenica.
Viaggiamo spediti nei grandi viali di Milano, liberi dal solito traffico infrasettimanale, e in men che non si dica raggiungiamo il quartiere di Brera, una delle zone più centrali ed esclusive di tutta la città.
Gregor accosta davanti a un bellissimo palazzo stile liberty edificato su due piani, naturalmente sua mamma è un noto avvocato del capoluogo lombardo, il che alza spaventosamente le aspettative nei confronti della fidanzata di suo figlio.
Quando scendo dalla macchina, Gregor fa il giro mi raggiunge sul marciapiede che passa davanti al portone, stampandomi un rapido bacio sulle labbra.
“Ancora non ti ho perdonato, Greg!” esclama Paolo, suonando al citofono.
“Non dorme da due notti per questo motivo!” conferma Cris, divertita.
“E questa è la mia più grande soddisfazione di tutto il mondiale!” taglia corto Gregor.
Senza rispondere al citofono, una signora di circa settant’anni e dall’aria molto distinta apre il pesante portone sfoggiando un sorriso raggiante.
“Eccovi finalmente!”
La donna è vestita con un pantalone nero e una camicia di lino, e porta i capelli color argento legati dietro la nuca con un grosso fermaglio. Con un sorriso raggiante apre le braccia per accogliere suo figlio, il quale deve chinarsi parecchio riuscire bene a stringerla.
“Ciao, mamma” la saluta, lasciandole infine un bacio sulla fronte.
“Ciao tesoro mio, sono così contenta di vedervi – risponde lei, passando poi a stringere Paolo – Paolino!!”
“Mamma Angela! È sempre un piacere rivederla, la trovo in splendida forma!” saluta lui, stingendola con più forza.
“Sei il solito adulatore!” ridacchia lei.
I due devono essere parecchio in confidenza.
Poi Angela rivolge con curiosità i suoi grandi occhi azzurri verso me e Cristina, la quale cede a Paolo la bottiglia di Lambrusco.
“Ragazze, ma siete splendide! – esclama spalancando nuovamente le braccia – siete ancora più belle dal vivo!”
Cris sta un passo avanti a me e ricambia per prima l’abbraccio della signora.
“Grazie mille, lei è molto gentile!”
“Tu devi essere Cristina – osserva compiaciuta, per poi gettare uno sguardo ancora più curioso su di me – e tu invece sei Lucia, dico bene?”
Vedo Gregor venirmi in assistenza, gli consegno il dolce e mi chino per ricambiare l’abbraccio di Angela. Devo ammettere che questa la sua accoglienza calorosa ha il potere di scacciare via ogni mio sciocco timore.
“Sì, sono Lucia – confermo, con un timido sorriso – è un piacere conoscerla!”
“Ma non dovevate scomodarvi a portare proprio nulla, Greg porta il dolce in frigo – dice, cominciando a farci strada – venite, è tutto già in tavola”
In men che non si dica ci ritroviamo nella grande sala da pranzo il cui stile è perfettamente in linea con quello del resto della casa. Qui dentro, tutto sembra rimasto ai fasti degli anni Ottanta e Novanta, i mobili, i quadri, le rifiniture delle vetrine, tutto in castagno intagliato con decori che richiamano il Barocco.
“Siete stati bravissimi, vi ho seguiti in diretta, sapete? Non mi sono persa nemmeno una partita nonostante in Italia le partite siano state trasmette a notte fonda”
“Tutto merito delle nostre splendide leonesse – replica Paolo, per la verità concentrato sulla portata di risotto ai frutti di mare che Gregor gli sta passando – mhmm mi mancavano tanto i manicaretti di mamma Angela”
“Grazie, sei un tesoro, ma adesso voglio che mi raccontiate tutto, ancora ho la pelle d’oca mi avete fatto emozionare tanto!” ci prega Angela, congiungendo impaziente le mani.
“A dire la verità non mi sono ancora reso conto di quello che è successo!” risponde sincero Gregor, dando voce a un sentimento comune.
Tante sono state le cose accadute negli ultimi giorni, troppe e intense le emozioni che ci hanno travolti.
“Neanche io! – concorda Cris, scoppiando quasi a ridere – siamo vice-vice-vice campioni del mondo”
Paolo le strizza l’occhio a mo’ di intesa, prima di tornare a concentrarsi sulla sua pietanza, i due sono veramente una coppia molto affiatata.
“Mamma, ci è mancata la tua cucina, ma come al solito hai esagerato!” sospira Gregor, mentre Angela porta in tavola il secondo primo, una portata di ravioli ricotta e spinaci.
“Non conoscendo i gusti di tutti non potevo fare brutta figura con le mie nuove ospiti!” replica la donna, strizzandomi l’occhio quando mi passa il piatto.
“Grazie, ma per me solo un assaggio!” le dico, timidamente.
“Avete tante energie da recuperare, sono certa che in Giappone qualcuno vi abbia tenute a stecchetto con un’alimentazione troppo rigida e salutista!”
“Infatti è andata proprio così!” confermo, lanciando un’occhiata fintamente severa a Gregor che alza le mani colpevole.
“Sì, lo ammetto, ma ci siamo concessi anche uno strappo, ricordi? Quel giorno che siamo andati in giro per Tokyo, abbiamo mangiato bene e tanto in quel ristorante delizioso – puntualizza lui, prima di rivolgersi al suo amico con tono suadente – immagino che anche voi a Kyoto abbiate fatto lo stesso, no?”
“Puoi giurarci, ce la siamo spassati anche noi, vero?” ridacchia lui, e lo sguardo che rivolge a Cris dice tutto.
È stato proprio durante quella gita che i due si sono messi insieme.
“Voi non cambierete mai!” alza gli occhi al cielo Angela, lasciandosi andare a una risata insieme a tutti noi.
Il pranzo prosegue in allegria per metà pomeriggio, tra le pietanze davvero squisite della padrona di casa e l’ottimo vino portato da Cris e Paolo. Mangiamo così tanto che alla fine mi sento strapiena, ma prima di fare largo al dolce io e la mia amica insistiamo nel poter aiutare la padrona di casa a sparecchiare.
Cris si propone di riempire la lavastoviglie, mentre io mi offro di lavare le padelle e le pentole che restano fuori.
“Ti invidio, tua suocera è carinissima!” esclama Cris, una volta rimaste sole in cucina.
“Sì, infatti!” ammetto, lasciandomi andare finalmente a un lungo sospiro.
“Shh…!”
“Cosa?” sussulto.
La mia amica reclina appena il capo in ascolto, porgendo l’attenzione verso la sala da pranzo.
La sua espressione resta insondabile e mi incuriosisce, con il rubinetto dell’acqua aperto non riesco a sentire proprio nulla.
“Sembra stiano parlando di Anna”
Anche questo avevo completamente rimosso, la signora Angela non solo ha indirizzato Gregor verso un valido avvocato, ma si è messa a disposizione nel seguire il caso. La ammiro molto anche per questo.
“La mamma di Gregor sembra molto ottimista, sta dicendo che ha piena fiducia nel suo ex collega e che lo affiancherà nel caso” mi dice s Cris, ed io mi sento più tranquilla.
Quando Angela ci raggiunge in cucina, non la smette di ringraziarci.
“Ragazze, siete davvero troppo care! Non so come ringraziarvi”
“Si figuri, lei ha cucinato per un esercito…” le risponde divertita Cris.
“Era il minimo” concordo.
Angela prende una ricca cesta di frutta e la porge alla mia amica.
“Cara, ti dispiace cominciare a portarla in tavola? Sicuramente quei ragazzacci non ne vorranno, ma un po’ di frutta fa sempre bene”
“Certamente!” Cristina ci abbandona proprio mentre sto finendo lavare l’ultima padella.
Mi sento un po’ in imbarazzo a rimanere sola con la signora, la osservo di sottecchi mentre tira fuori dal frigo il dolce e comincia a scartare la confezione.
“Ho tifato per te dall’inizio, sai? – finito di lavare, mi volto e incrocio con tranquillità il suo sguardo, contenta del suo entusiasmo verso il nostro successo – da quando Greg mi ha parlato di te per la prima volta, ho sperato che fossi tu quella giusta.”
Arrossisco sensibilmente e mi sento tremare le gambe, adesso sì che mi sento davvero in imbarazzo, all’inizio Gregor non ha certo potuto raccontarle cose lusinghiere sul mio conto.
“Dice davvero?” mi sforzo di sorridere e contenere la miriade di emozioni contrastanti che mi si agitano dentro.
“Certamente, era la prima volta che mi parlava di una ragazza – mi strizza l’occhio – la prima volta dopo che…saprai anche tu, no?”
Annuisco con decisione, si riferisce sicuramente a Vittoria, so che è ancora una ferita aperta.
“Per dire la verità, quando mi parlava di te lo faceva sempre per brontolare – ridacchia la donna, con quegli occhi chiari che nonostante l’assenza del vincolo di sangue, mi ricordano incredibilmente quelli di Gregor – ma non è cosa da poco, lo conosci, lui non si lamenta mai. La cosa sorprendente è che durante i vostri allenamenti per intere settimane, quando lo vedevo, non faceva altro che lamentarsi di te, di come lo facevi arrabbiare…di come lo facevi sentire. Credo che non se ne sia reso minimante conto, ma tu sei riuscita a smuovere finalmente qualcosa dentro di lui, a fargli provare nuovamente delle emozioni…e ci avevo visto giusto”
Gregor…
E davvero non so che dire, quelle parole arrivano dritte al mio cuore.
“Credo che all’inizio si fosse creata un’antipatia reciproca, probabilmente perché entrambi rappresentavamo per l’altro qualcosa di doloroso, qualcosa che ci sforzavamo di rimuovere”
Angela mi guarda con un’espressione che è un misto di stupore e ammirazione.
“Credo che tu abbia perfettamente ragione”
“Allora? Quando arriva questo dolce?” Gregor fa il suo ingresso spedito in cucina, facendo subito il giro intorno al bancone in direzione del dolce.
Alla vista del babà, la sua espressione da bambino goloso mi strappa un sorriso e mi riempie di soddisfazione.
“Sei arrivato giusto in tempo, aiutaci a portarlo a tavola!” gli ordina Angela, strizzandomi l’occhio grata.
Quando ci alziamo da tavola sono quasi le 5 del pomeriggio. Nel congedarci, Angela ci abbraccia uno per uno ringraziandoci per la giornata e facendoci promettere di non far passare troppo tempo per un nuovo pranzo tutti insieme.
Nel far ritorno a casa, Gregor riaccompagna fin sotto casa i nostri amici, prima di passare a casa a recuperare pigiama e tutto l’occorrente per trascorrere la notte da casa sua.
“Perché non salite? Ci prendiamo un altro ammazza caffè e magari stasera ci ordiniamo delle pizze al volo!” ci dice Paolo, prima di scendere dall’auto.
Spalanco gli occhi, mi viene la nausea al solo sentir parlare di cibo.
“Credo che se mangiassi ancora qualcosa scoppierò mangio!” sospiro, toccandomi la pancia gonfissima.
“Non sono più abituato ai pranzi domenicali della mamma” ridacchia Gregor, convenendo con me.
“Allora ci vediamo in questi giorni, prima della tua partenza!” mi stringe forte Cris, prima di scendere dall’auto insieme a Paolo.
Già, la mia partenza…
 
 
GREGOR
Mi era mancato trascorrere una tranquilla domenica in famiglia, ma come al solito mia madre ha esagerato con il pranzo. Sono contento di aver passato finalmente una giornata insieme a lei, come purtroppo non accadeva da parecchio a causa dei miei troppi impegni con il lavoro. Sentivo che con Lucia si sarebbe trovata bene, e credo anche di aver interrotto qualcosa in cucina e qualcosa mi dice che l’argomento ero io. Spero solo che la mamma non abbia detto qualcosa di troppo, Lucia sa di Vittoria, ma non voglio in alcun modo che questo condizioni il nostro rapporto. Vittoria fa parte di un passato che purtroppo non c’è più, invece Lucia la vedo nel mio futuro. Nonostante la nostra storia sia solo all’inizio e non so casa ci riservi il domani, nel mio futuro riesco a vederla e questo mi rende felice.
Dopo un piccolo segnale acustico, l’ascensore ci lascia davanti alla porta del mio appartamento. Con una mano stringo quella di Lucia mentre con l’altra tengo ben saldo il suo borsone che porto sulle spalle. Al mio fianco, lei è particolarmente stanca e taciturna, ci vorranno settimane per riprenderci fisicamente dal mondiale, ma fortunatamente abbiamo davanti un lungo mese di vacanza davanti.
Apro la porta e le cedo il passo, facendomi da parte.
“È permesso?” sussurra Lucia, timidamente.
“Avanti! – rispondo, riponendo le chiavi al solito posto – fa come se fosse a casa tua”
Cerco di metterla subito a suo agio, mostrandole la cucina, il piccolo salotto e il bagno prima di condurla nella camera da letto. È strano avere qualcuno qui, sono dieci anni che vivo da solo in questo appartamento e l’idea di dividere i miei spazi con Lucia mi rende felice e al contempo mi crea una strana sensazione all’altezza del basso ventre.
Lei si guarda intorno nella stanza per poi posare i suoi occhi nocciola su di me, regalandomi un timidissimo sorriso, che ricambio accarezzandole una guancia. Poi ripongo il borsone su una sedia e mi impongo di lasciarle i suoi spazi.
“Ti lascio sistemare…” le dico, posando le mie labbra fugacemente sulle sue per un rapido bacio.
“Gregor…”
Sentendomi chiamare mi fermo sulla soglia che stavo per oltrepassate e rimango colpito nel voltarmi e scorgere nei suoi occhi smarriti un’improvvisa titubanza.
“Dimmi…” la mia voce è un sussurro mentre i miei occhi si perdono nei suoi.
Lucia esita un po’, ma poi con piccoli passi colma la distanza che ci separa e mi raggiunge sul limine della porta.
 
“Ascolta, so che per non è facile lasciarti andare a certe cose, ma voglio che tu sappia che per me vale lo stesso – mi dice, senza riuscire a guardarmi negli occhi – quindi prendiamocela con calma…magari posso passare qui la serata e rimanere per la notte un’altra volta…”
E davvero rimango senza parole davanti alla sua innocenza, perché in questo momento non vorrei essere in nessun altro posto se non qui con lei. Prendo il suo viso fra le mani e la guardo fisso negli occhi, in modo da intercettare i suoi e non lasciare alcun dubbio su ciò che provo.
“Lucia, sto bene – le assicuro – non devi preoccuparti per me perché ti assicuro che continuerò a star bene solo finché con me starai bene anche tu”
Poso le mie labbra sulle sue e le spalanco, dando inizio a un lunghissimo bacio senza fine.
Lucia si avvinghia a me e mi intreccia le sue dita introno alla nuca, mentre le mie mani corrono impazienti lungo i suoi fianchi.
Non resisto più. Senza staccarmi un attimo dalla sua bocca, l’afferro con forza per i glutei e la sollevo con urgenza facendole scappare un gemito di sorpresa.
“Ti amo…ti amo Greg…” mormora fra un bacio e l’altro, frattanto che la conduco sul mio letto.
Distesa tra le coltri, sotto di me, Lucia mi guarda intimidita e impaziente al contempo. Mi tolgo la maglietta e i pantaloni, senza riuscire a staccare i miei occhi dai suoi neanche un attimo. Rimasto completamente nudo, aiuto anche lei a liberarsi di ogni indumento. Mi avvento nell’incavo del suo collo, esile e sottile, sui suoi seni piccoli e deliziosi, sulla sua pancia piatta e incavata, lasciandole innumerevoli umidi baci.
La sento tremare e questo non fa che aumentare la mia eccitazione ormai dolorosa.
“Ti amo anche io, Lucia” riesco solo ad articolare, prima di arrendermi completamente a lei.
 
Apro gli occhi e d’istinto allungo una mano verso l’altra parte del letto.
“Mhmm…”
Lucia sonnecchia ancora e mi sento in colpa per aver rischiato di svegliarla. Mi passo una mano sul viso assonnato e mi volto verso la sveglia sul comodino, che segna le 22:37. Dopo aver fatto l’amore siamo crollati entrambi, distrutti sia dal pranzo che dalle fatiche dell’ultimo mese.
Sguscio silenziosamente fuori dal letto e mi reco in cucina, colto da un grandissimo mal di testa. Succede spesso quando mi addormento fuori dai miei regolari orari, e dopo la particolare annata ci sta.
Mi verso dell’acqua in un bicchiere e la trangugio con avidità, con la speranza di riprendermi un po’.
Mi muovo adagio, cercando in tutti i modi di non svegliare Lucia, se almeno lei riuscisse a dormire fino a domattina sarebbe l’ideale e non rischierebbe di sfasarsi il sonno.
Mi porto dietro la bottiglia d’acqua fino in soggiorno, dove ho lasciato il PC prima della partenza. Lo apro per cercare di sistemare la posta in arrivo e trovo una miriade di email non lette provenienti da diverse Federazioni. Rimango senza parole nel leggere che molti club e molte nazionali richiedono un mio ingaggio offrendo cifre da capogiro. Tutto sommato questa avventura a Tokyo mi ha portato molta fortuna, nonostante i presupposti infausti.
“Non ci credo…” sospiro.
Non solo società maschili di tutto il mondo, ma anche quelle femminili mi vorrebbero nella loro panchina.
Nonostante ciò, non me la sento ancora di lasciare i miei ragazzi con cui solo due mesi fa ho vinto un argento ai mondiali del Brasile. Due anni fa abbiamo iniziato insieme un percorso ben preciso, che sento ancora non essersi concluso.
Noto solo alla fine un’email dalla Federazione Italiana, che per la verità mi ha già rinnovato il contratto per altre due stagioni. Questa volta si tratta di un ingaggio per la categoria femminile, non ci credo, vorrebbero che restassi ad allenare anche le ragazze?
Rimango imbambolato a fissare lo schermo, questa proprio non me l’aspettavo, finché dei passi non mi distolgono dal display.
“Hey….”
Lucia, a piedi nudi, mi raggiunge fino al divano.
Indossa una canotta rosa e un paio di short neri molto aderenti, si siede sulle mie gambe ed io la aiuto a sistemarsi, lasciandole un bacio sulle labbra.
“Hey…” le faccio da eco, cercando di tenere a bada l’eccitazione che fa di nuovo capolino per averla accanto a me.
Lei mi circonda con le sue braccia e guarda lo schermo, aggrottando la fronte.
“Sempre con la testa al lavoro, coach – protesta fintamente – siamo in vacanza!”
Le passo una mano fra le sue lunghissime ciocche bionde e mi stringo forte a lei, pretendendo di nuovo le sue labbra.
“Controllavo solo la posta, ed ecco…la Federazione vorrebbe che rimanessi ad allenarvi” le dico infine, mostrandole l’email.
Il suo sorriso pieno di entusiasmo quasi contagia anche me, mentre mi stringe con esultanza.
“Ma è una notizia bellissima, le ragazze saranno contentissime!”
“Hey – la blocco subito – non ho ancora accettato, e non so nemmeno se lo farò!”
In teoria ho ancora due settimane per decidere, il volley mercato terminerà a metà agosto.
In un solo attimo il sorriso le muore sulle labbra
“Come sarebbe? Non ti sei trovato bene con noi?”
“Ma certo che mi sono trovato bene”
“Ti offrono poco?” prova a dire.
“Non è questo – sospiro, leggendo solo adesso la somma – anzi, mi pagano decisamente meglio rispetto allo scorso anno, quando avevo solo la nazionale maschile”
“E allora qual è il problema?” mi chiede, con impazienza.
“Ho molte offerte e vorrei prendermi del tempo per valutarle bene tutte – considero, a mezza voce – anche perché con il fatto che adesso stiamo insieme, magari la soluzione migliore è tenere vita privata e lavorativa separate…per non portarci a casa il lavoro, non trovi?”
Lucia sembra scrutarmi e soppesare bene le mie parole.
“Così non va bene – mi dice, infine – dici sempre che la nostra relazione non deve condizionare il nostro lavoro ed è giusto, ma ammettilo! Se non stessimo insieme tu non avresti esitato ad accettare questo incarico!”
Sospiro profondamente e scrollo le spalle. Non posso negarlo, avrei accettato a occhi chiusi perché a livello logistico è decisamente più agevole lavorare in due squadre che fanno capo alla stessa società.
“Molto probabile, sì…”
“Lo vedi?”
Lucia si copre il viso con le mani, non so se più per stanchezza o esasperazione, ed io gliele prendo con forza fra le mie.
“E sia! – le sussurro – abbiamo lavorato bene insieme, nonostante il nostro inizio difficile! A patto che i nostri problemi di volley rimangono in campo e i nostri problemi di coppia rimangano a casa!”
Il suo viso si illumina di un sorriso piano di felicità e non posso fare a mano di abbracciarla.
Peste che non sei altro!
“Gregor…”
“Mhm…”
“Cosa fai quest’estate?”
Sorrido nel ricordare che il mio programma principale era andare alla Barbados con i miei amici, e adesso mi ritrovo nella mia casa a Milano a stringere l’amore della mia vita.
“Qualunque cosa decida di fare tu…” sospiro.
“Che ne dici di venire a Porto Sant’Elpidio da mia madre?”
“Dico che non vedo l’ora di conoscere tua madre – ridacchio – e complimentarmi con lei per  la santa pazienza che deve aver avuto con te…”
 
 
 
Ciao a tutti!
Siamo arrivati alla fine di questa storia che mi porto dietro ormai dal 2018, grazie a tutti per essere arrivati fin qui. Manca solo l’epilogo, ma non ci penso minimamente a lasciar andare così Gregor e Lucia. Ho cominciato a lavorare a un sequel che li vedrà ancora una volta protagonisti. Così come è avvenuto in questa storia, anche il sequel abbraccerà tematiche di genere altrettanto importanti nel mondo dello sport.
Un abbraccio grande,
Japan Lover
   
 
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