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Autore: Breathless    01/06/2022    0 recensioni
[…] Italia si chiese da quanti anni avesse quelle fattezze.
«Hey Germania, quando sei nato?»
Stavolta il tedesco girò tutta la testa verso di lui.
Il significato della parola “nascita” per le nazioni, era un po’ diverso rispetto a quello convenzionale.
«Nel 1814, con la fondazione della Confederazione Germanica» disse meccanicamente.
«E che aspetto avevi quando sei nato?»
Un’ occhiata interrogativa tardò di qualche secondo la risposta; non si sarebbe mai del tutto abituato alle stranezze altrui. […]

________
[GerIta]
Il rapporto fra Italia e Germania raccontato durante gli eventi storici dell’ultimo secolo.
Genere: Romantico, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Venezia – 15 Febbraio 1739
 
Italia corse facendosi spazio fra le ampie gonne di due donne in maschera; esse sobbalzarono sorprese scatenandogli una risata divertita. Campo San Zanipolo era pieno di persone travestite in occasione del carnevale, nobili e popolani si mescolavano per piazza vociando e assistendo a uno dei tanti spettacoli di saltimbanchi. La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo vegliava imponente e silenziosa, assieme al monumento equestre in marmo e bronzo di uno dei più famosi capitani della Serenissima. Ma nonostante la confusione, Italia attirava gli sguardi delle persone accanto alle quali passava: una marsina color crema dai ricami dorati a coprire la parte superiore del busto, assieme a una camicia candida il cui pizzo fuoriusciva fastoso dalle maniche. Braghe del medesimo colore della giacca e richiuse all’altezza delle ginocchia, da cui partivano calze bianche di seta aderente. Esse coprivano il polpaccio, fino alle scarpe decorate con una fibbia. A coprire il viso una maschera Zanni dal naso lungo e arcuato, decorato con motivi d’oro e ramati. Dimostrava si e no tredici anni, ma ne aveva molti di più.
Costeggiò i gradini che scendevano fino al canale, superando una barchetta mollemente adagiata sul pelo dell’acqua e voltandosi indietro. Fece un cenno al giovane che lo stava seguendo.
«Sbrigati, prima che comincino a cercarci»
Si diresse verso il Ponte del Cavallo e lo attraversò, fendendo la folla e obbligandola a farsi da parte, fra lo stupore e qualche occhiataccia.
«Per di qui!»
Si immerse nelle calle del quartiere antistante la chiesa, intrufolandosi in un vicolo particolarmente stretto e in cui non passava nessuno. Si arrestò e si voltò giusto in tempo per vedere il giovane svoltare l’angolo e quasi finirgli addosso. Si urtarono e Italia rimbalzò indietro di un paio di passi, lasciando andare un’altra risata cristallina. Gli occhi ambrati si sollevarono sulla figura ansante che lo aveva seguito fino a lì. A differenza sua aveva un costume che non dava nell’occhio perché era fra i più diffusi, ovvero la Bauta. Un tabarro nero e pesante copriva interamente il corpo, la testa era sormontata da un tricorno del medesimo colore e senza ornamenti. La maschera in gesso spiccava sul vestiario sia per la colorazione bianca, che per il grosso labbro allungato come un becco a coprire interamente il viso. Gli unici indizi sull’identità del proprietario erano un ciuffo biondo che sfuggiva dal cappello e il guizzo di iridi azzurre e attente dai fori per gli occhi.
«Ce l’abbiamo fatta! Dai, togliti quella maschera Sacro Romano Impero» sorrise Italia andando a slacciare il nastro che legava la propria. I tratti del suo viso, benché cominciassero ad affacciarsi all’adolescenza, presentavano ancora molte rotondità tipiche dell’infanzia. Quello del biondo invece era più asciutto e allungato, negli ultimi tempi gli zigomi avevano preso ad accentuarsi. Né ripercorse i lineamenti che conosceva a memoria, constatando che oramai lo aveva superato di qualche centimetro in altezza. Ma anche lui dimostrava grossomodo la medesima età.
«Perché sei scappato dalla festa? Il signor Foscari finirà per offendersi»
Italia fece spallucce «È più bello festeggiare il carnevale in strada.» una breve pausa «E poi volevo stare un po’ da solo con te.» confessò senza pudore, provocando un vago colore rosato sulle guance di Sacro Romano Impero.
«…e cosa vuoi fare?» domandò in maniera un po’ impacciata, perché in realtà sapeva bene cosa sarebbe successo.
Italia non rispose, gli sorrise andando ad afferrargli entrambe le mani e avvicinandosi a lui. Si alzò sulle punte dei piedi e premette le labbra contro le sue, in un bacio morbido e prolungato. Il biondo era un po’ rigido ma lo ricambiò. Sbirciandolo fra le ciglia, l’italiano poté vedere le sue palpebre chiuse e la fronte leggermente aggrottata, come se ci stesse mettendo tutto il suo impegno. La pelle del viso aveva raggiunto una gradazione rosata ancora più accesa. Non poté che trovarlo estremamente carino.
Il bacio si interruppe e Sacro Romano Impero guardò alle sue spalle, verso l’ingresso del vicolo, come a controllare che nessuno li stesse osservando. Poi prese l’iniziativa e sospinse Italia verso il muro, andando a coprirlo il più possibile con il corpo e il mantello, ritagliandosi una maggiore intimità. Poi si chinò su di lui e riprese il contatto fra le labbra. Una sensazione tremendamente piacevole che era mancata a entrambi.
Il castano gli accarezzò le mani che ancora stringeva e, sotto i polpastrelli, percepì la stoffa ruvida delle bende. Una fitta di inquietudine incrinò il suo buon umore.
«Ti sei fatto di nuovo male?» Nei secoli lo aveva visto andare e tornare così tante volte dalla guerra, che ne aveva perso il conto. Ma ora stava attraversando un periodo di declino, e ogni volta che tornava aveva sempre più ferite addosso. Avrebbe voluto controllare anche il resto del suo corpo.
«Non è grave, e poi ci sono abituato.» minimizzò cercando di rassicurarlo. Italia si appoggiò con la testa alla sua spalla, le braccia si infilarono sotto il tabarro e si allacciarono alla sua vita.
«Stai perdendo sempre più territori. E fra poco dovrai ripartire.» Nonostante cercasse di evitarlo, quel pensiero gli aveva martellato la testa incessantemente e glielo confessò. «Ho paura che un giorno non tornerai»
Italia percepì Sacro Romano Impero ricambiare il suo abbraccio, la stretta salda attorno le proprie spalle.
«Non mi è concesso tirarmi indietro.» Disse piano. Venezia era così bella; quasi quanto Italia. Avesse potuto, sarebbe rimasto lì con lui per sempre. «Ma riprenderò i territori che mi hanno sottratto. E qualunque cosa succederà, tornerò da te. Te lo prometto.»
Il tono traboccava di determinazione e non poté che credergli. Si fidava di lui. Schiacciò il viso nell’incavo del suo collo e ritrovò la calma, abbandonandosi a quel contatto che tanto amava.
 
Italia aprì all’improvviso gli occhi e si ritrovò abbagliato dalla luce del lampadario appeso al soffitto, alle orecchie giunse la voce del telecronista proveniente dal televisore. Impiegò qualche secondo a mettere a fuoco la stanza e capire dove si trovasse. Il salotto della casa che condivideva con suo fratello aveva un mobilio dai toni caldi, il marrone predominava e la carta da parati era decorata con motivi floreali. Il calendario appeso al muro, segnava la data 17 Giugno 1970.
Si sentiva intorpidito. Quello non era stato un semplice sogno, aveva vissuto un ricordo di molto tempo prima. Ed era stato così vivido e nostalgico che sentì un nodo formarsi sul fondo della gola. Chiuse le palpebre e cercò di rievocare il viso di Sacro Romano Impero. Era sicuro di essere riuscito a vederlo bene, nel suo sogno, ma ora la memoria tornava a offuscarsi assieme ai suoi lineamenti. Emise un lamento sommesso in preda allo sconforto, e si rese conto che aveva gli occhi umidi; un paio di lacrime erano sfuggite dalle ciglia.
«Veneziano, ti sei già addormentato? La partita non è neanche iniziata»
La voce di suo fratello lo riscosse, costringendolo a sollevare il busto aggrappandosi allo schienale del divano. Romano si abbandonò pesantemente accanto a lui mentre fissava lo schermo della televisione, una grossa ciotola di popcorn in mano. Aveva una maglia azzurra della nazionale identica a quella che indossava lui.
«Hai fatto un brutto sogno?» la voce baritonale di Germania attirò la sua attenzione, facendolo voltare nella direzione opposta. Il tedesco si sedette alla sua destra, a lato del divano. Indossava la maglia della sua nazionale, totalmente bianca fatta eccezione per il colletto e i bordi delle maniche neri.
«Qualcosa del genere» Non era vero, ma come avrebbe potuto spiegarglielo? Si soffermò per qualche secondo sul suo volto. La memoria galoppava ancora alla ricerca dei lineamenti di Sacro Romano Impero, ma essi si sovrapposero a quelli di Germania e preferì distogliere lo sguardo.
«Ah, il piccolo Italia ha avuto un incubo?» il tono caldo e un po’ cantilenante di Spagna lo raggiunse; si trovava in piedi alle sue spalle. Si girò giusto in tempo per vedere la mano altrui oltrepassare lo schienale e accarezzargli i capelli, mentre gli rivolgeva un sorriso incoraggiante. «Concentrati sulla partita e vedrai che fra poco lo avrai già dimenticato» disse facendo cenno allo schermo. La maglia dello spagnolo era azzurra, suo fratello doveva averlo convinto a indossarla.
Italia annuì e accennò un sorriso, Romano fissò Spagna e aggrottò le sopracciglia.
«Idiota vieni qua a sederti» lo apostrofò scocciato.
Sentì il contatto di un dito sulla guancia e si accorse che Germania gli stava silenziosamente passando il pollice prima sotto a un occhio, poi sotto all’altro, per asciugare la traccia umida lasciata dalle lacrime. Una premura che gli aveva rivolto chissà quante volte, da quando si erano conosciuti.
Non ebbe il tempo di ringraziarlo che Spagna si fece largo sul lato opposto del divano, costringendo Romano ad addossarsi a lui e lui ad addossarsi a Germania.
«Cazzo se si sta stretti, è tutta colpa tua crucco bastardo. Non puoi essere meno grosso?» si lamentò suo fratello. Per quanto l’ostilità nei confronti del tedesco si fosse attenuata, continuava a non godere delle sue simpatie.
«Romano, non essere scortese» lo rimbrottò Spagna in un tentativo di essere conciliante.
«Non sono io scortese, è lui che è ingombrante. Veneziano piantala di invitarlo!» prese una grossa manciata di popcorn e se li infilò in bocca, come a sottolineare l’asserzione.
«Se tu puoi invitare Spagna, perché io non posso invitare Germania?» protestò Italia venendo chiamato in causa. E poi stargli così attaccato non gli dispiaceva affatto. Ma fu proprio il tedesco ad alzarsi, suo malgrado, lasciando loro spazio.
«Apri le gambe» quella frase sarebbe sembrata equivoca detta da chiunque, fuorché dalla voce seria di Germania. E Italia gli obbedì come al solito, senza battere ciglio.
Lo vide sedersi sul tappeto sistemandosi fra le proprie ginocchia, un braccio appoggiato alla sua coscia e la schiena contro la seduta del divano. Non era da lui sedersi per terra, tanto meno cercare il contatto di sua iniziativa. Sembrava quasi averlo fatto apposta. Infatti a Romano non parve andare a genio neanche quella soluzione. Stava già per aprire bocca per protestare quando Italia intervenne con un sorriso.
«Sei comodo adesso, no?» Gli piaceva quella posizione, anche perché quando cedette alla tentazione di toccare i suoi capelli biondi, gli fu facile raggiungerli con le dita.
La semifinale dei mondiali di calcio, Italia contro Germania Ovest, stava per cominciare.
 
 
Riferimenti Storici:
 
  • Zanni è una delle maschere più antiche della commedia dell’arte. Incarna la figura di un servo dal carattere grezzo e sciocco, legato agli istinti della fame e del sesso.
  • La Bauta era un travestimento molto in voga nel carnevale veneziano del settecento. Veniva indossato sia dagli uomini che dalle donne e garantiva un totale anonimato, grazie anche alla forma della maschera che permetteva di bere e mangiare senza toglierla.
  • La semifinale dei mondiali di calcio 1970 fra Italia e Germania Ovest, fu particolarmente emozionante e influente, al punto che venne chiamata “La Partita del Secolo”.
  
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