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Autore: pampa98    01/06/2022    1 recensioni
[Storia Partecipante alla Challenge "To Be Writing 2022" indetta da Bellaluna sul forum Ferisce più la penna]
Edward/Stede, Soulmate!AU: Being next to soulmate heals injuries.
Entrarono nella cabina del capitano – la loro – e Stede lo aiutò a sedersi sul divano, prima di correre in giro per la stanza in cerca di qualcosa con cui tamponare la ferita. Vederlo tanto preso dalla sua salute fece scaldare il cuore di Ed e un grande sorriso comparve sulle sue labbra.
«Non ridere, sai!» lo rimproverò Stede, puntandogli contro un dito accusatore mentre con la mano sinistra frugava nei suoi cassetti. «Non è stato affatto divertente, mio caro, e se ti azzardi di nuovo a chiedermi una cosa del genere…»
«Tranquillo, tranquillo. La lezione ormai te l’ho data e l’hai imparata a dovere, direi.»
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Edward Teach/Barbanera, Stede Bonnet
Note: Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Molto più che una favola

 


 

Ed aveva perso la speranza di trovare qualcosa che lo facesse ancora emozionare, che gli facesse desiderare di alzarsi dal letto e affrontare un nuovo giorno. E, insieme a questo, si era anche convinto che le favole che sua madre gli raccontava prima di rimboccargli le coperte e augurargli la buonanotte erano, per l’appunto, solo favole.

“Esiste una persona speciale per ognuno di noi a questo mondo. Si chiama anima gemella ed è la sola che riesca a renderti completo.”
“E come faccio a trovarla?”

“Oh, ogni anima gemella è speciale e unica. Non c’è una regola precisa per riconoscerla: semplicemente, quando avverrà, l’universo farà sì che capiate di esservi trovati.” 

Per anni, l’universo si era tenuto ben lontano dalla porta di Edward. Il primo, flebile toc toc era giunto quando l’uomo aveva ormai deciso di provare una nuova attività – che potenzialmente si sarebbe anche rivelata l’ultima: la morte.
Il pirata gentiluomo era quanto di più bizzarro, folle ed entusiasmante avesse mai incontrato in tutta la sua vita. Conosceva alla perfezione il galateo, aveva uno scomparto segreto nella sua cabina per riporre i suoi abiti e teneva un fuoco accesso proprio accanto alla più grande libreria che fosse mai esistita su una nave – pirata o meno.

Stede Bonnet aveva riacceso la sua vita, aveva restituito un’identità a Barbanera e fatto vibrare il suo cuore come non accadeva da… sempre. E, giorno dopo giorno, aveva riacceso in lui anche la speranza.
“Hai mai sentito parlare di anime gemelle?” gli aveva chiesto una sera, mentre erano seduti nella cabina di Stede.
“Oh, naturalmente!” aveva risposto euforico, ma la sua gioia aveva avuto vita breve. “Sì, be’, è una bella favola della buonanotte. Tutto qui.”
Aveva abbassato lo sguardo e si era improvvisamente rabbuiato. Ed aveva allungato una mano a toccare la sua e il volto di Stede era scattato nella sua direzione, sorpreso e – qualcos’altro. Gli aveva sorriso, stringendogli la mano, ma non erano riusciti a terminare la conversazione a causa della voce di Izzy che aveva preso a chiamare il suo vecchio capitano.

La favola delle anime gemelle era, per l’appunto, solo una favola. Ma forse, si disse Ed, traeva origine da vere relazioni umane – relazioni come quella che si era instaurata tra lui e Stede Bonnet.

 

* * *

 

Stede era stato bravo a seguire le sue direttive; un po’ meno a estrarre la lama dal suo fianco.
“Mi dispiace, mi dispiace, non volevo farti male, però anche tu, Ed, insomma! Era proprio necessario farti infilzare, santo cielo, il nostro unico medico – non si può nemmeno chiamare così, dai! – è Roach! Cioè, è un caro ragazzo, ma insomma…”

Ed, sostenuto dal suo amico, stava cercando di trattenere le risate che gli provocavano fitte poco piacevoli al fianco sinistro. Entrarono nella cabina del capitano – la loro – e Stede lo aiutò a sedersi sul divano, prima di correre in giro per la stanza in cerca di qualcosa con cui tamponare la ferita. Vederlo tanto preso dalla sua salute fece scaldare il cuore di Ed e un grande sorriso comparve sulle sue labbra.
«Non ridere, sai!» lo rimproverò Stede, puntandogli contro un dito accusatore mentre con la mano sinistra frugava nei suoi cassetti. «Non è stato affatto divertente, mio caro, e se ti azzardi di nuovo a chiedermi una cosa del genere…»
«Tranquillo, tranquillo. La lezione ormai te l’ho data e l’hai imparata a dovere, direi.»
Si alzò in piedi e stirò la schiena, bloccandosi a metà a causa del grido di Stede. Per un momento rimasero entrambi immobili, a fissarsi con gli occhi sgranati. Poi, lentamente, Ed abbassò lo sguardo sul suo corpo: la ferita che Stede gli aveva causato nemmeno dieci minuti prima era scomparsa.
«Stai… Stai bene?» chiese Stede con voce incerta.
Ed si tastò l’addome per controllare se la ferita fosse in qualche altro punto, ma il suo corpo era intatto e lui si sentiva in ottima forma. Fece spallucce, alzando le mani in aria.
«Direi di sì. Mh, non era mai successo prima che questa ferita guarisse così velocemente. Forte!» Poi, d’un tratto, ricordò. «Ehi, sai che è successa una cosa simile pure a te? Quando ci siamo incontrati per la prima volta e tu ti era beccato quella pugnalata. Ti sei rimesso in un lampo, è stato davvero allucinante. Amico, va tutto bene? Sei parecchio pallido.»
Aggirò il divano e si avvicinò a lui, ma non appena gli toccò un braccio, Stede saltò dall’altra parte della stanza. Cominciò a farfugliare parole che Ed non riuscì a comprendere e poi corse nella sua cabina armadio. Ed si appoggiò col sedere alla scrivania e incrociò le braccia al petto, aspettando che il suo amico tornasse e gli spiegasse che cazzo gli era preso. I minuti passarono e i rumori provenienti dalla stanza segreta gli fecero capire che Stede era ancora lì – per un momento, aveva temuto che ci fosse anche un’uscita d’emergenza da quella parte.
«Stede?» lo chiamò, ma senza risultati. Con uno sbuffo, raggiunse il suo co-capitano, deciso a capire che diavolo gli fosse preso. Lo trovò seduto a terra, intento a leggere un libro.
«Ehi, amico, si può sapere che cazzo fai?» esclamò.

«Oh, ah, ehm…» Stede sollevò appena il volto, solo per rituffarlo nuovamente tra le pagine. «S-Senti questa, ehm, ti ricordi la… la nostra conversazione sulle… sulle anime gemelle?»
Ed annuì. Si sedette accanto a lui e allungò la testa oltre la sua spalla per vedere cosa stesse leggendo.

…si possono riconoscere anche per le abilità uniche che possiedono. Ad esempio, talvolta le anime gemelle sono in grado di guarire le loro ferite grazie alla semplice vicinanza oppure possono manifestare poteri che vengono annullati o amplificati…

Ed sbatté le palpebre più volte, ripetendosi nella mente le parole che aveva appena letto. Le anime gemelle possono guarire le ferite semplicemente standosi vicine.
Cercò lo sguardo di Stede nello stesso istante in cui lui cercò il suo. Aveva il volto arrossato e, dal calore che percepiva sulle guance, Ed immaginò di essere arrossito a sua volta.
«Siamo anime gemelle?» chiese sottovoce, temendo in cuor suo che la risposta potesse essere negativa – o peggio: che Stede non accettasse il loro destino.
«A quanto pare» rispose. Chiuse il libro –
Trattato sulle anime gemelle – e prese a picchiettare la copertina con le dita. «Be’, quindi, sì, le anime gemelle esistono. E noi lo siamo. Mi dispiace» disse poi, rivolgendogli un sorriso triste.
«Ti dispiace?»
«Be’, immagino che sia una delusione scoprire di essere legato a… me. Probabilmente avresti preferito una persona più valorosa e forte e intelligente e…»
Ed non volle ascoltare una parola di più. Afferrò il volto di Stede e lo mise a tacere con le sue labbra. Fu un bacio breve, ma bastò a bloccare Stede, che lo fissò a bocca aperta quando Ed si allontanò da lui.
«Perché cazzo pensi di essere una delusione?» esclamò, senza smettere di accarezzargli il volto. «Io non potrei essere più felice di come sono adesso. Probabilmente… probabilmente non me lo merito, ma…» sospirò, prima di rivolgergli un sorriso incoraggiante. «Ed è felice che sia tu la sua anima gemella.»
Bastarono quelle parole per dissipare il velo di tristezza e timore che aveva adombrato gli occhi di Stede. L’uomo sorrise e si sporse verso di lui per baciargli le labbra con dolcezza.
«Stede è felice che tu sia la sua anima gemella.»

 

La favola delle anime gemelle era, a conti fatti, molto più che una favola.

   
 
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