Nero su bianco
-Avete mai notato che il nero sembra ancora
più nero se messo sopra il bianco, e viceversa?-
I due ragazzini lo guardarono con occhi
sgranati. Cercarono di immaginarsi una macchia nera proprio davanti ai loro
occhi, poi, con uno sbattere di ciglia, inserirono sotto alla macchia uno
sfondo bianco , che più bianco non si può, e realizzarono che, in effetti, il
nero sembrava ancora più inquietante su un colore tanto chiaro.
Dopo quel piccolo viaggio con la fantasia, i
due rivolsero nuovamente l’attenzione a chi gli stava di fronte e annuirono due
volte.
-Ecco. Voi siete così. Come il nero e il
bianco, l’impulso e la ragione, la notte e il giorno. Ognuno di voi ha delle
caratteristiche che all’altro mancano; mettendo insieme le vostre capacità,
riuscirete a sfruttare al meglio le caratteristiche di ciascuno.-
Il biondo sgranò ancora gli occhi, l’altro si
mise a torturare una sua ciocca di capelli.
-Voi avete la fortuna di essere in due. Io
sono sempre stato solo.- disse e si portò alla bocca la tazza di caffè appena
zuccherato. Uno dei due ragazzi fece una smorfia contrariata:
-Questo non è vero. C’è Roger…E
Watari…Ci siamo noi!- disse aggrappandosi alle
ginocchia di colui che considerava il suo maestro.
-E’ vero. E per questo vi ringrazio…Ma
nel lavoro…Beh, lì sono solo. Lavoro unicamente con
l’aiuto dei miei ragionamenti. E voi avete la fortuna di avere due menti
brillanti, che messe insieme possono superare anche la mia e…-
-Quando cresceremo verremo a lavorare con te,
così non sarai più solo!- lo interruppe il biondino con occhi quasi
supplichevoli e indicando il compagno dietro di lui.
-Non è così facile, tesoro. Chi vi dà la
certezza che io sia ancora in grado di aspettarvi, quando sarete grandi?-
l’uomo gli mise una mano sulla testa bionda e lo guardò con i suoi occhi neri e
attenti. A quel punto l’altro bambino, che ancora non aveva aperto bocca, fece
qualche passo in avanti.
-Vuol dire che ci tradirai?- chiese con voce
flebile.
-Questo mai. Ma se per caso io non ci fossi più…Allora a quel punto, sareste voi a prendere il mio
posto. Voi due, insieme.-
-Insieme?- gli fecero l’eco all’unisono.
-Sì, insieme. So che non andate molto d’accordo.
Cercate di fare pace e di cooperare. Il resto verrà da sé.-
e sorrise, come aveva sorriso poche volte.
–Ricordate le mie parole. Il nero ha sempre bisogno del
bianco, il male ha sempre bisogno del bene, il buio ha sempre bisogno della
luce. Non scordatelo mai.-
§
-Ho bisogno di luce…-
la voce del ragazzo sembrava non essere udita dal compagno, che andava spedito
verso l’uscita del parco. –Mello, ho bisogno di
luce!-
-Near, piantala, che ci vedi benissimo. E poi ci
sono io qui con te, quindi non c’è nulla di cui preoccuparsi. A meno che…- e sgusciò silenziosamente al fianco di Near, facendogli venire come minimo un attacco di cuore. -…hai paura del buio.- concluse con una faccia maliziosa.
-Non ho paura del buio!- a
quell’affermazione, sentì Mello accanto a lui
sghignazzare con gusto. Cercò di non farci caso e continuò a parlare. –E’ che non si vede un tubo. Poi sono stanco, ho sonno e
freddo. E scommetto che tra un po’ si mette pure a nevicare.-
-Ma che nevicare…Su
non fare storie, che adesso…- si fermò quando vide
due lenti fiocchi di neve fluttuare nell’aria per poi depositarsi sul terreno
umido. –Ah, come non detto.- Near
fece un sorrisino appena visibile. –Dai, torniamo a
casa a lavorare un po’ su questo benedetto caso Kira…
ma chi me l’ha fatta fare ad allearmi con uno come te?-
-L, forse?- suggerì Near,
poi si bloccò all’improvviso sfregando un piede sopra l’altro.
-Già, senza il forse…
Beh? Che c’è, ti sei congelato?- fece Mello guardando
indietro.
-No, è che ho male ai piedi e…-
-Oh, ma che tormento. Vieni, salta su.- e gli indicò la propria schiena.
Near cercò di fargli cambiare idea con qualche
“ma dai, che peso”, “nono, ce la faccio da solo, mi riposo solo un attimo”. Ma
il biondo non aveva voluto sentire scuse. Se lo caricò sulla schiena per poi
meravigliarsi di quanto fosse soffice e leggero. L’altro si accoccolò,
appoggiandogli la testa sulle spalle e facendogli cadere a penzoloni le braccia
davanti al collo.
–Ma vedi te se devo fare il porta bagagli.- fu
l’ultimo commento di Mello.
Una volta a casa, o meglio l’appartamento che
avevano affittato per lavorare insieme sul caso Kira
in modo non sospetto, i due si misero subito all’opera, uno con il computer
portatile davanti al fuoco del camino, l’altro che confrontava dati nel piccolo
balcone, alzando di tanto in tanto, gli occhi alla neve.
-Ma non avevi freddo?- gli urlò Mello dal soggiorno.
-Sì, ma la neve mi affascina lo stesso.-
rispose l’altro, atono, mentre masticava piano una barretta di cioccolato
bianco. Mello sgranocchiò la sua fondente e sospirò.
-Mah, non so cosa ci sia di tanto
affascinante in qualcosa di bianco e freddo.- neanche finì di dirlo che i suoi
occhi caddero istintivamente sulla figura candida appoggiata alla porta del
balcone. Osservò attentamente il suo profilo delicato concentrato su calcoli e
trascrizioni e la sua bocca sottile che assaggiava di tanto in tanto la
cioccolata. –Alt. Penso di saperlo, invece.-
Stava pensando così intensamente alla neve e
a Near, al bianco e al freddo, che non si accorse che
proprio il suo compagno si era piazzato in piedi davanti a lui, evidentemente
in cerca di qualcosa. Mello si riprese appena in
tempo dalla sua trance.
-Dimmi. Che succede?-
-C’è del latte?- chiese il ragazzo torcendosi
una ciocca di capelli chiarissimi.
-Veramente io avevo intenzione di prendermi
il caffè.- ribattè Mello
alzandosi dal pavimento.
-Il caffè si prende al mattino…-
-E io preferisco la sera, ok? Comunque il
latte c’è, ora te ne porto un bicchiere.- il biondo si diresse in cucina e aprì
il frigorifero non individuando subito il latte. Finalmente lo trovò, lo versò
in una delle sue grosse tazze, poi mise il caffè nella caffettiera e sul fuoco
e aspettò seduto sul tavolo, le gambe a penzoloni. Si chiese perché cavolo
stava trattando Near in quel modo. Era semplicemente
nervoso o che altro? Eppure nell’ultimo periodo andavano così d’accordo…anche fin troppo
d’accordo…Ma questo era già un tasto più delicato.
Preparato il caffè, lo mise in una tazzina,
lo zuccherò leggermente e portò il tutto con sé nel soggiorno.
Near adesso era seduto davanti al caminetto, i
fogli relativi al caso Kira impilati sul pavimento
accanto a lui. Si prese il latte offertogli da Mello
senza batter ciglio e iniziò a berlo a piccoli sorsi, con gli occhi fissi sul
fuoco scoppiettante.
Il biondo si sedette al suo fianco, fingendo
anche lui di guardare nel camino; invece, con la coda dell’occhio spiava ogni
singolo movimento dell’altro, che, inevitabilmente se ne accorse.
Arrossirono entrambi, e non era per il calore
accumulato stando davanti al fuoco.
Sebbene la stanza si fosse già riscaldata, Near prese a tremare leggermente e si strinse nelle spalle,
attirando a sé le ginocchia e la tazza del latte.
Mello pensò a quanto fossero diversi anche per quanto riguarda le bevande:
lui nero caffè, Near bianco latte. Mentre ci pensava,
l’albino fece uno starnuto rumoroso.
-Non dirmi che ti sei raffreddato…-
fece Mello. Domanda retorica. Anzi, non era proprio
una domanda.
-Nhn…Etciù!- di tutta risposta, Near
gli starnutì in faccia.
-Ecco cosa succede quando si lavora fuori in
balcone con ‘sta tempesta di neve!- e lo disse con rimprovero, ma le parole che
seguirono lo fecero sentire ancora più in colpa di quanto dovesse sentirsi.
-Sei tu che mi hai tenuto fuori fino a
quest’ora. Io te l’avevo detto che avevo freddo.-
“Ah, stupido moccioso.” Pensò il biondo
alzandosi di scatto. Si diresse in camera da letto e prese una delle loro
coperte di scorta, la più calda che aveva, e la trascinò davanti al fuoco.
Senza dire una parola, avvolse lui e Near nella
coperta ed entrambi si strinsero l’uno all’altro, scaldandosi a vicenda.
Il volto pallido di Near
prese colore ancora più in fretta e Mello si chiese
se quello fosse imbarazzo o se adesso sentisse caldo.
Diede un’occhiata al latte che teneva ancora
in mano.
“Che stupido!” si disse il biondo. “E’ il
latte congelato che lo fa star male.”
E subito accostò la sua tazzina di caffè
bollente alla tazza di latte. Mischiò i due liquidi, mentre Near
lo guardava con occhi languidi e cercava di cogliere il significato di quel
gesto.
-Sai…credo che L avesse ragione, riguardo tutta quella
storia del bianco e del nero.- azzardò Mello
all’improvviso. –Non
possiamo farcela da soli.- E lo guardò per assicurarsi che stesse ascoltando. –Ognuno di noi ha bisogno dell’altro e viceversa. Se non ci
fossi stato io, a quest’ora saresti morto di freddo.-
Near gli lanciò un’occhiata da “ha parlato lo
spavaldo”. Infatti l’altro provvide subito a correggersi.
-Beh, non proprio morto, ma…beh,
mi hai capito.-
-Sì…Anch’io l’ho sempre creduto.- e si accoccolò con
la testa sul collo del compagno che, senza pensarci, gli fece scivolare una
mano sulle spalle e prese a carezzargli i capelli.
-E se non ci fossi stato io…- continuò Near,
per poi schioccare un debole bacio sull’angolo della bocca di Mello. -…tu non avresti mai
imparato ad amare.-
Mello si stupì un po’ a quell’affermazione. Forse perché
sapeva che era vera? O…che altro?
Senza aspettarsi una risposta dal biondo, Near assaggiò il suo latte e caffè tiepido, dopodiché sorrise
leccandosi le labbra.
-E’ più buono così.-
mormorò. L’altro non riuscì più a stare fermo. Il sorriso di quello che lui
chiamava “stupido moccioso” gli faceva sempre perdere quel briciolo di sanità
che ancora gli rimaneva.
Near gli anticipò i pensieri e si distese piano
sul pavimento caldo, lasciando che Mello lo sovrastasse,
lasciando che il buio invadesse la luce, che l’impulsività gli facesse perdere
la ragione, che il nero si unisse al bianco.
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Il nero ha sempre bisogno del bianco, non scordatelo mai. >>
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Aloha people =D
One shot scritta
fra ieri sera e questo pomeriggio, pensata mentre bevevo latte e caffè, postata
perché vorrei sapere che ne pensate. Magari non ha un senso logico questa
storia, ma in pratica, nessuna storia scritta da me ha davvero un senso ^^.
Logico o no, che sia ^^-
Mirokia