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Autore: Skylarmichiru1992    05/06/2022    1 recensioni
Garrick è un aviatore, uno dei tanti nell'azienda dove presta servizio, preto scoprirà che il suo ruolo andrà oltre.
Tema steampunk.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 1

 

«In nomine Patri et Filius et Spiritus Sanctis. Amen.»

La voce del prete rimbombava nella sua mente stanca, bramante di qualche ora di sonno, di quel riposo negatogli durante i giorni precedenti. Un tono forte, deciso, quasi accusatore, portato a spingere i molteplici fedeli, più o meno convinti, o forse solo disperati, che si erano recati a seguire la funzione mattutina.

Garrick non era un credente, benchè fosse nato e cresciuto in una famiglia cattolica, sotto molti aspetti bigotta, e, dal canto suo, non amava questo genere di convinzioni visionarie portate a dare un senso, o qualcosa ritenuto tale, a ciò che li circondava, oltrepassando le risposte date dalla scienza, da lui ritenute molto più attendibili.

Inutile dirlo: non si trovava a suo agio in quella chiesa e, tutt'altro, non vedeva l'ora di tornare all'aria aperta rimettendo piede fra le spettrali strade che quella mattina lo avevano accolto donandogli un benvenuto molto differente da quello che si era atteso. 

Forse il suo animo rispecchiava lo stato in cui la cittadina si era presentata davanti ai suoi occhi: cupa e poco amichevole.

Una motivazione precisa l'aveva condotto fra quelle mura, un qualcosa che gli era superiore e a cui lui stesso non era permesso opporsi, rendendolo incapace di ignorare la situazione e, di conseguenza, spingendolo ad agire, anche se con visibile riluttanza.

Poggiato contro la parete , proprio accanto all'affresco del Cristo Crocefisso, osservava con una certa distrazione i presenti che, cercando di farlo di sottecchi, parevano rivolgergli a loro volta alcune occhiate poco simpatiche. Non era uno stupido, nonostante più di una volta gli avessero fatto notare l'espressione poco intelligente che aleggiava sul suo volto pallido, sapeva ben accetto.

"Figlio del diavolo."

"Servo del demonio."

"Satana."

Le definizioni che aleggiavano nelle loro menti e che gli venivano rivolte parevano essere palpabili nell'aria pesante e impregnata dal fastidioso odore dell'incenso, perenne in quel luogo sacro, come in molti altri  destinati ad avere la medesima funzione. I capelli rossi, che facevano parte di lui fin dalla nascita, non contribuivano a renderlo anche solo più simpatico agli occhi altrui. Poco male, altre preoccupazioni aleggiavano nella sua testa, non gli importava minimamente di ciò che dicevano di lui, per il momento.

Vestiti a festa, quindi, i cittadini si accinsero ad abbandonare il proprio posto per poter tornare a svolgere i solti compit. 

Lui non si mosse, non un solo muscolo, limitandosi ad abbassare le palpebre nell'attesa. Troppo pesanti, ma non avrebbe dovuto attendere a lungo, nel giro di qualche ora avrebbe potuto finalmente raggiungere la locanda e, senza neanche toccare cibo, appoggiare il capo sul cuscino.

«Daron mi ha avvertito del tuo arrivo.»

Ed ecco che una voce sovrastò quei quasi silenziosi bisbiglii che, inudibili ad orecchie altrui, avevano affollato la sua mente, accusandolo e deridendolo.

Silenzio improvviso l'aveva invaso, tombale avrebbe potuto definirlo, nella pesante attesa di nuove parole pronunciate dal medesimo tono, seppur del tutto sconosciuto.

Riaprendo gli occhi, Garrick, puntò le iridi verdi verso l'uomo: aria sciatta quanto la sua, capelli radi e quasi del tutto scompigliati, decisamente poco curato rispetto agli ultimi presenti che oltre a loro popolavano ancora quel luogo. Colui che lo attendeva.

«Daron ha detto il vero, a quanto pare.», rispose con tono stanco, decidendo di concedersi quella sottile aria ironica che tanto lo rappresentava e lo rendeva famoso tra i suoi conoscenti, oltre che farli irritare spesso e volentieri. 

Le folte sopracciglia dell'uomo si inarcarono per formare un'espressione arcigna. Garrick notò che quella destra pareva essere divisa in due da una piccola cicatrice, probabilmente procurata molti anni prima in una qualche osteria  e da ubriaco.

«Il tuo compagno?»

«Sta dando un'occhiata al motore, abbiamo avuto qualche problema durante il volo.»

Non c'avrebbe messo a mano sul fuoco, di certo il bastardo ne aveva approfittato per andare a bere qualcosa. Sempre a Garrick spettavano le faccende burocratiche, se così potevano essere definite.

Il vecchio non accennò ad aggiungere altro, si limitò a dargli le spalle per incamminarsi lungo la navata laterale destra, accompagnato dal rimbombo dei suoi passi che, uno dopo l'altro, si spargeva riempiendo quel vuoto che era venuto a crearsi con l'assenza delle loro voci.

Prima della partenza Garrick era stato avvertito: quel tipo era di poche parole e non perdeva tempo con convenevoli o cose simili, insomma… Abitudini che venivano fatte proprie nei molteplici anni al servizio della guardia.

Garrick, prendendo a sua volta per mano il silenzio, si mise al suo seguito, limitandosi a guardare oltre la sua spalla, o ci provò dato che il vecchio era più alto di lui, e soprattutto più largo.

Sapeva come trattare, gli era stato spiegato, e non aveva la minima intenzione di perdere tempo in alcun modo, soprattutto considerando che quel luogo non gli piaceva minimamente e, nel bene o nel male, desiderava rivolgervi al più presto il proprio poco sofferto addio, negando a prescindere un arrivederci.

Non amava la caotica capitale, Mondinium, sede e residenza delle figure di maggio spicco del paese, dove abitava e regnava la stessa regina.

Lui non si interessava di politica, poco gli importava di sapere chi impartiva i comandi a lui destinati, quale potente viziato aveva deciso come e dove fargli guadagnare lo stipendio giornaliero. 

Garrick svolgeva, punto, il resto non lo riguardava.

Il portone di legno di chiuse alle loro spalle e il cielo coperto da nuvole grigie si estese sopra le loro teste, superando i tetti degli alti palazzi che costeggiavano la via principale. La tranquillità fu nuovamente interrotta, questa volta dalla vita mondana che rendeva quelle strade più catiche del dovuto. Grandi carri percorrevano il selciato trascinati da alti cavalli che solo i nobili potevano permettersi, ma i più ricchi preferivano ostentare oltre, dirigendosi verso la propria meta a bordo di macchinari a vapore: macchine di ferro che a prima vista parevano gabbie, lui mai avrebbe accettato di farci anche solo un giro.

Scendendo tre scalini, presero la strada sulla destra e si diressero lungo la via degli inventori, costeggiata da botteghe di vario genere, differenza basata sui costi, facilmente intuibili dal luogo che accoglieva i clienti.

Si trattava di uno dei viali più in voga, affollati, poco strano dato i tempi che correvano e le mode che erano sopraggiunte. Molti si erano mecenati pronti a a puntare sul cavallo vincente, aggiudicando per sé veri e propri fior di quattrini.

I più strani rumori giungevano alle sue orecchie, alcuni sovrastando addirittura il vociare della gente che lo circondava e superava senza dargli la minima attenzione: scoppiettii; suoni, alcuni anche piacevoli, forse provenienti da qualche particolare carillon… Il fracasso non mancava di certo, ma per quello correva in suo soccorso l'aereo sgangherato con cui lui e il suo collega sorvolavano città, periferie, campi, villaggi. Raramente il vero e proprio silenzio li accompagnava.

Sbuffando infilò la mano nella tasca destra e, con l'indice, prese ad accarezzare il porta sigarette di metallo usurato, regalo di un vecchio collega andato in pensione anni prima. Dono strano dato che Garrick non fumava.

D'un tratto, forse ripresosi dai propri pensieri, si rese conto che, quello che avrebbe potuto definire temporaneamente guida, era svanito tra la gente, e dire che non era semplice da perdere di vista.

Garrick prese a guardarsi intorno, questa volta sperando di trovare quello che doveva essere il cliente indicatogli dal suo superiore e, aumentando il passo, si fece spazio tra la gente senza dare il minimo peso nel finire loro malamente addosso.

«Mio signore, cercate compagnia?»

Fu una donna a richiamarlo all'ordine, attirando lo sguardo su un viso perfetto e incorniciato  da lunghi boccoli castani. Il vestito scarlatto lasciava  ben poco all'immaginazione, sopprattutto per quanto riguardava i pallidi seni poco coperti che Garrick, nonostante tutto, non potè che trovare piacevoli nelle loro apparenti morbidezze.

Non era complicato capire il motivo che l'aveva spinta ad avvicinarsi a quello sconosciuto in mezzo al totale caos, doveva apparire fuori luogo, la pecora nera fra tanti candidi caproni.

Pardon, la pecora rossa.

«Non sono un signore.», sentenziò come unica risposta.

«Per me siete tutti signori: il ricco necessita della giusta compagnia quanto il povero. Nessuno può dire di averlo d'oro, a meno che…»,un sorrisetto malizioso venne a formarsi sulle cremisi labbra della prostituta, donandole un'aria vivace e a tratti derisoria.

Il silenzio, però, proseguì quelle ultime parole rimaste sospese tra i due, in attesa. 

Le iridi di Garrick parvero quasi scintillare, probabilmente alla ricerca della giusta soluzione al problema per potersela svignare e tornare sui propri passi.

«Altri possono dire di non averlo mai fatto.», decise di mettere la parola Fine a quella discussione, un tono stizzito che fece ridere la donna.

«In questo caso…», avvicinò le labbra al suo orecchio e sussurrò in modo da non farsi udire da nessuno, con tono mellifluo, «Speriamo che il tuo uomo sappia come fare.»

Garrick, rosso più che mai, arretrò di un paio di passi e la fissò con gli occhi spalancati. Era realmente stato così diretto riguardo l'argomento? No, non credeva.

Stavo per lamentarmi, ma fu una voce familiare a bloccarmi: «Il viale delle puttane è più avanti.», dichiarò fermamente il mio contatto, frapponendosi fra me e la donna che, apparentemente divertita, sollevò le mani in segno di resa, «Ho capito, omaccione, se vuoi distrarti sai dove trovarmi.», fece l'occhiolino a Garrick e si allontanò sollevando un poco le gonne per mostrare le gambe ai passanti che apprezzavano particolarmente quello spettacolo.

«Non sto pagando la tua compagnia per farti divertire, ragazzetto, seguimi.»

Garrick non ribattè, non voleva finire nei guai con i propri superiori e, chissà, perdere anche solo la speranza di ricevere soldi in più per sé.

lo seguì e questa volta evitò di togliergli gli occhi di dosso, benchè non provasse piacere nel farlo, camminava e spesso affondava la suola dello stivale sporco nella fanghiglia causata dalla pioggia del giorno precedente.

Entrarono in un edificio totalmente sgangherato: bambini erano seduti su alcuni scalini e facevano roteare una trottola in legno e con la punta di ferro apparentemente arrugginita, ridevano nell'osservarla e gridavano un paio di nomi che, con molta probabilità, dovevano appartenere alle due fazioni.

Non seppe dire se vinse Benjamin o Martin, li superarono senza troppi problemi, ignorando anche il continuo tossire da parte di alcuni appartamenti da dove sembrava provenire una certa umidità perenne.

Terzo piano, quarto… Finalmente raggiunsero la loro destinazione e, quando Mark, così lo conosceva, anche se non aveva idea se fosse il suo reale nome, aprì la porta e la schiuse per far entrare entrambi, ammonendolo di non fare parola con nessuno di ciò che sarebbe successo lì dentro, Garrick abbandonò il corridoio e il suo guardo si posò sulla figura snella della donna: gli dava ancora le spalle e la schiena era coperta da un mantello viola, capelli biondi ricadevano in un'elegante pettinatura imperlata da gioielli. Era totalmente fuori luogo in quell'ambiente.

si voltò per posare i propri occhi turchini sul ragazzo più basso di lei. Garrick sbarrò gli occhi e subito, inginocchiandosi di fronte a lei, percependo quasi il sorriisetto compiaciuto di Mark che lo osservava, sussurrò: «Mia regina.»

In che cosa era andato a cacciarsi?

 
   
 
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