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Autore: rocchi68    06/06/2022    1 recensioni
Una persona che ha chiuso gli occhi in passato può riaprirli dopo tanto dolore?
Ne vale davvero la pena?
Non sarebbe meglio proseguire senza voltarsi indietro e sorridendo delle poche gioie che incrociano il tuo cammino?
Si passa per egoisti, per idioti o per scaltri se si evita di ricadere nei ricordi del passato?
È questo che il nuovo Consiglio Studentesco si prefigge di cambiare, anche se si tratta di un problema interno e di un'impresa ardua.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Mike, Scott, Zoey
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Due anni dopo
 
Mike e Zoey avevano lasciato il Consiglio in ottime mani e Dawn aveva traghettato e guidato la scuola in un periodo di pace.
Aveva conquistato qualcosa per i vari ragazzi, non si era quasi mai scontrata con il Preside e ora doveva soltanto concludere il suo mandato.
La festa di fine giugno era l’ultimo saluto per i maturandi e il passaggio di testimone a quello che, a rigor di logica, doveva prendere le redini per continuare con la politica tranquilla e pacata dei due Consigli precedenti.
 
“La Presidentessa è come sempre bellissima.” Aveva borbottato un ragazzo di terza ad alcuni amici, mentre Dawn e il suo seguito erano passati a pochi metri di distanza.
 
“Hai sentito Dawn?” Chiese Sierra, facendola tentennare.
 
“Che cosa?”
 
“Tutti qui ti amano.”
 
“Questa scuola una volta non era giusta, ma prima Mike e poi la sottoscritta abbiamo provato a rimediare.”
 
“Sei sicura che io sia la persona migliore?” Domandò Cody, facendola annuire.
 
“Così come ho imparato da Mike e Zoey, tu hai avuto una buona insegnante…spero.” Soffiò divertita, appoggiando una mano sulla sua spalla.
 
“E se dovessi deluderti?”
 
“Non sarai solo tesoruccio, io ci sarò sempre per te.” S’intromise Sierra, mentre Dawn ridacchiava.
 
“Sì ma…”
 
“Io sono stata eletta in un momento piuttosto delicato.” Borbottò la Presidentessa uscente, credendo fosse opportuno congedarsi dai suoi amici e collaboratori, raccontando l’ultima parte del suo passato.
 
“Perché?” Chiese Cameron che era l’ultimo membro della futura squadra del Consiglio.
 
“Mike e Zoey si erano diplomati e quello che aveva promesso di essere il mio vice, se ne è andato.”
 
“È stato un brutto colpo.” Commentò Cody.
 
“Terribile, ma tanto so che non era una squadra destinata a durare.”
 
“Perché dici questo?” Domandò Sierra, scorgendo nel suo sguardo quel velo malinconico che faticava a svanire e che talvolta prendeva il sopravvento.
 
“Per un gruppo solido serve fiducia e c’era un segreto che ho scoperto molto tardi.”
 
“Un segreto?”
 
“Era troppo pesante, ma anche così infantile Sierra.” Mormorò, scrollando le spalle.
 
“Se ce ne parlassi sarebbe meglio.”
 
“Prima dobbiamo controllare le decorazioni del giardino e poi avremo mezzora di break.” Soffiò Dawn, sperando che capitasse qualche imprevisto, così da richiudere quel segreto in un angolo e non dover ricordare quell’amico idiota che era scappato.
 
“Ce ne devi parlare ora, Dawn!” Replicò secco Cody, facendola tentennare.
 
“Perché?”
 
“Perché prendi tempo quando stai in crisi.” La pungolò Sierra.
 
“E non finisci mai i tuoi discorsi quando riguardano una parte del tuo passato.” Seguitò Cody, appoggiando la fidanzata.
 
“Mi conoscete bene, vero?”
 
“Tu hai accettato di spiegarci tutto dopo le elezioni del nuovo Presidente, quando Mike era prossimo all’Università.” Soffiò Cameron.
 
“Ho fatto come Mike…che scherzo del destino.”
 
“Riguarda la foto che hai sulla tua scrivania?” Continuò Sierra, facendola sussultare.
 
“Ehi ragazzi! Qui le decorazioni sono un po’ stropicciate…che figura facciamo con i professori se lasciamo tutto in disordine e se ci accusano di essere dei bambini irresponsabili?” Urlò, richiamando alcuni del quarto anno a sistemare quel dettaglio.
 
“Ma…”
 
“Il resto andava bene…in cinque minuti ve la cavate e poi potete andare a mangiare qualcosa.” Soffiò conciliante, vedendoli subito mettersi all’opera.
 
“Pugno di ferro, ma con buone maniere.” Sibilò Cameron, vedendo come Junior si fosse messo a sistemare i vari fiocchi.
 
“Dove eravamo rimasti?”
 
“La foto sulla scrivania.” Rispose subito Sierra.
 
“C’era una quarta persona che forse voi non conoscete…il ragazzo con i capelli rossi aveva promesso di diventare il mio vice.” Soffiò, ricordando i suoi discorsi e ritrovandosi con alcune lacrime che le rigavano il volto.
 
“Dawn…”
 
“Va bene così Sierra: io contavo molto su di lui, speravo di superare certi discorsi, ma niente.”
 
“Perché?”
 
“Lui emarginato fin dalle medie per un pasticcio che aveva combinato a fin di bene, ma che l’aveva portato a scontrarsi con tutta la comunità e io sempre isolata perché troppo timida e indecisa per fare qualsiasi cosa. Ci stavamo appoggiando l’un l’altro: lui finalmente libero e ripulito dalla sua paura, io più forte caratterialmente…beh è finita male.”
 
“Avete litigato?” Domandò Cody, vedendo come l’amica si fosse fermata.
 
“Magari avessimo litigato…sarebbe stato facile rimediare.”
 
“Allora cosa?”
 
“Se ne è andato in un’altra città, scusandosi e niente più.” Tagliò corto, inspirando profondamente e prendendo in mano il cellulare per telefonare a uno dei capi del lavoro, giusto per sapere se tutto era in ordine.
 
 
 
Non aveva dimenticato quella promessa.
“Sarò il tuo vice.”
Aveva quasi giurato.
Mancava poco che s’inginocchiasse e lo urlasse al mondo intero durante un’assemblea in palestra, ma cosa avevano risolto?
Niente.
Aveva quasi iniziato a odiarlo.
Perché sì…all’inizio erano rimasti in contatto quasi ogni giorno, ma poi la distanza aveva distrutto ogni dialogo.
Era diventata un’abitudine settimanale, poi mensile, poi i compleanni o qualche festa come Natale e via discorrendo, ma non c’era più nessun intenso chiacchiericcio o scambio di confidenze.
E la prima volta che aveva sbagliato con il Preside che le aveva tirato le orecchie, facendole credere che si trattasse di una bastonata in piena regola, avrebbe tanto voluto che lui fosse su quel divano ad abbracciarla e a consolarla.
Invece era a miglia e miglia di distanza.
In Canada a fare qualcosa.
Scrollando la sua chat era evidente come con Mike e Zoey si fosse mantenuta in ottimi rapporti, mentre con Scott la situazione non era più rosea come un tempo.
La bella rossa aveva ricevuto un’emoticon con il bacio giusto una settimana prima, Mike si era sentito dare dell’idiota il giorno precedente, mentre il vero idiota della banda, quel rosso pestifero, non lo sentiva da almeno 7 mesi.
“Auguri Dawn!”
Che andasse al diavolo lui e la sua educazione.
Gli auguri voleva riceverli di persona, non con due parole in croce e, infatti, l’aveva ignorato, leggendolo solo molto più tardi e non rispondendogli per colpa del suo orgoglio smisurato.
Ecco cosa li aveva distrutti.
Lui era cambiato, lei conosceva il suo segreto dopo aver pregato Mike un pomeriggio intero, ma il loro rapporto si era cristallizzato.
Neanche in estate.
Neanche un maledetto treno per portarlo in città.
Bastava poco per rendere chiaro che lui ci teneva, ma così non era mai stato.
Se uno lo desidera con tutto il suo cuore, la soluzione la trova, anche se si tratta di una follia e il tutto può durare appena 5 minuti.
Bastava una telefonata per organizzarsi.
Per lui si sarebbe liberata al volo.
Bastava poco.
Quel poco, però, era diventato un Everest e lui non si era nemmeno sbattuto a salirci su.
 
“Sei carina.” Quel semplice messaggio improvviso, l’aveva fatta sobbalzare e l’aveva portata a rimettere il cellulare nella tasca dei jeans.
 
Fatti pochi passi, sentì la suoneria avvertirla di un nuovo messaggio e non sapendo da chi provenisse, lo riprese tra le mani.
 
“Potresti non ignorarmi?”
 
“E tu potresti non scrivermi più?” Domandò fredda, pensando che stesse sprecando tempo per un codardo che non era cresciuto e aveva imparato ben poco dal passato.
 
“Oh…sei così carina quando ti arrabbi.”
 
“Smettila Scott.”
 
“Camicetta celeste eh? Ti sta bene.” Digitò, mentre Dawn nel leggere quelle poche parole iniziò a guardarsi intorno.
 
“Hai sparato a indovinare.”
 
“Hai guidato bene la scuola.”
 
“Non puoi dare opinioni: te ne sei andato.” Replicò nervosa.
 
“Mi stavo solo congratulando.”
 
“Te l’ha detto Mike, vero?” S’informò, credendo che l’ex Presidente, passato con Zoey per una visita veloce, per salutare l’anziano Preside e per congratularsi dell’ottimo lavoro svolto dall’amica, avesse spifferato qualcosa.
 
“Né Mike, né Zoey…osservo la realtà dei fatti.”
 
“Davvero?”
 
“Senti…potresti non farmi pesare la cosa?”
 
“Sembra che sia colpa mia.” Digitò furiosa.
 
“Credo che nessuno abbia sbagliato: dovevamo spiegarci meglio, tutto qui.”
 
“Tutto qui? Ti sembra poco?”
 
“Sai…sei diventata una bella ragazza.” Scrisse, facendola lievemente arrossire.
 
“Continua a spulciare i miei social network, stalker.”
 
“Uno vuole essere carino e viene attaccato così?”
 
“Senti Scott…io non voglio più né vederti, né parlarti.”
 
“E se bastasse una frase per farti cambiare idea?” Domandò diretto.
 
“Le tue scuse non m’interessano.”
 
“Ehi! Chi ha parlato di scuse?”
 
“Oh bene…sei il solito idiota.”
 
“È una bella giornata, non ti sembra?” Chiese divertito, pensando che in pochi secondi avrebbe risposto a tono.
 
“Facile guardare il meteo…dimmi qualcosa che non so.”
 
“Mi dispiace, Dawn.”
 
“Non hai capito niente Scott.”
 
“Che cosa dovevo capire?” Domandò preoccupato.
 
“Io sapevo chi mi aveva salvato, sapevo chi dovevo ringraziare con tutto il mio cuore e te ne sei andato prima che trovassi il coraggio per dirtelo.”  Ammise, rispolverando dei sentimenti che credeva ormai estinti, ma sorprendendosi di avere in mente solo lui, la sua voce, il suo sguardo e i suoi atteggiamenti.
 
“Non dirmi che è così.”
 
“C’è una cosa che avrei sempre voluto dirti.”
 
“Anch’io Dawn.”
 
“Non fare come il solito.” Lo punzecchiò, facendolo sospirare.
 
“Andava ben oltre quello che provavo per Courtney o per quello che voi potevate pensare della nostra storia.”
 
“Che cosa volevi dirmi?”
 
“Te ne volevo parlare prima di partire, quando ancora non sapevo che dovevo trasferirmi. Le ho tenute nel mio cuore.”
 
“Potevi scriverle.”
 
“Sarebbe stato deprimente, te lo garantisco.”
 
“E di persona è chiaramente impossibile.” Digitò lei sconsolata.
 
“Mi sarei sentito malissimo nel lasciarti così…a metà.”
 
“È così che mi sono sentita quando Mike ha portato quella lettera.” Replicò nervosa.
 
“Sarebbe finita male in ogni caso.”
 
“Per capire le persone ci si deve parlare a quattr’occhi.”
 
“Sembra che non lo sappia?” Domandò infastidito.
 
“Allora perché sei scappato? Se sapevi che dovevi andare in Canada, tanto valeva dircelo in faccia e non fare tutto di nascosto.”
 
“Hai ragione.”
 
“Credevo avessi combinato qualche casino, che fosse colpa mia della tua assenza e poi Mike arriva con questa lettera…mi hai fatto stare male e basta.” Gli rinfacciò senza un minimo di tatto e sperando di ferirlo il più possibile.
 
“Forse è anche per questo che ti scrivo oggi.”
 
“Ah sì?”
 
“Voglio farmi perdonare.”
 
“E credi che io ti conceda il mio perdono dopo tutti questi anni con qualche stupida frase ad effetto perfetta per una scatola di cioccolatini o con qualche gesto bizzarro?” Chiese gelida, pensando di spegnere i suoi tentativi.
 
“Posso almeno provarci?”
 
“Avanti Scott…renditi ridicolo.” Lo esortò, stanca di quella discussione che stava durando da almeno 15 minuti e che l’aveva portata ad allontanarsi da Sierra e gli altri per non farsi vedere confusa, nervosa o incazzata da morire.
 
“Posso mandarti una foto?” S’informò Scott.
 
“Una foto di cosa?”
 
“Se te lo dicessi, rovinerei la foto.”
 
“Conoscendoti sarà qualche porcheria…magari un insetto morto.” Gli rinfacciò, facendolo sospirare pesantemente.
 
“Conservi ancora un po’ di fiducia in me?”
 
“Talmente poca che stai per raschiare il fondo del barile.”
 
“È sufficiente.” Commentò convinto.
 
“Hai intenzione di muoverti? Non so se sai che giorno è, ma nella tua vecchia scuola…sai quella che hai abbandonato senza preavviso, c’è una festa molto importante e tutto dovrebbe essere all’altezza delle aspettative.”
 
“Senti Dawn…se non dovesse piacerti o ti dovesse offendere, questo sarebbe l’ultimo giorno in cui ci scriviamo.”
 
“Intendi mostrarmi il posto in cui vivi? Magari i tuoi nuovi amici?” Chiese nervosa, mentre l’amico inviava quell’immagine che la ritraeva all’ombra di un albero intenta a ridere con Cody e gli altri membri del Consiglio.
 
“Allora? Che ne pensi?”
 
“Cosa?”
 
“Ti piace?” S’informò preoccupato.
 
“Che significa?”

“Te l’avevo detto che stavi benissimo: camicetta e jeans…poi quei capelli così come li ricordavo…sei una meraviglia!” Commentò, aggiungendoci una faccina con gli occhi a cuoricino.
 
“Tu sei qui?”
 
“Devi solo trovarmi…se lo desideri.”
 
“Dove sei?”
 
“Perché lo vuoi sapere?”
 
“Perché non credevo di aver bisogno di vederti, ma forse mi sbagliavo.” Ammise seria, guardandosi intorno più volte, ma non vedendo nessuna zazzera rossa di sua conoscenza.
 
“Tutto qui?”

“Forse voglio urlarti dietro oppure mi manchi così tanto.”

“Ti dirò che è il primo posto dove siamo stati bene insieme.”

“Che significa?”

“Hai fatto bene a tenere la foto di gruppo sulla tua scrivania.” Digitò velocemente.
 
“Arrivo subito…ASPETTAMI!”





Angolo autore:

So che sono saltato e non ho dato nessun capitolo intermedio, dove potevo quantomeno non far sospettare che Scott e Dawn si sarebbero rincontrati

Ryuk: Si perchè ci abbiamo pensato

Ma ormai siete consapevoli che questo autore deve tollerare uno shinigami che adora il lieto fine e non volevo creare qualcosa di noioso (forse potevo parlare di Cody e Sierra, ma faccio pena con questa coppia...ci ho provato, ma viene fuori sempre e soltanto il lato da stalker di Sierra) =)
E come se non bastasse non ho ancora imparato a togliere il corsivo
Sciagura a te, Ryuk
 
   
 
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