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Autore: _Cthylla_    06/06/2022    0 recensioni
[Sequel della fanfic del 2013 “The Specter Bros’”]
Dopo la battaglia che ha portato alla distruzione dell’Omega Lock, molte persone in entrambe gli schieramenti si sentono perse o hanno perso qualcosa -o, ancora, qualcuno.
Il ritorno di vecchie conoscenze più o meno inaspettate sarà destinato a peggiorare ulteriormente la situazione o porterà qualcosa di buono?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Autobot, Decepticon, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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tsb27
Precedentemente:

Spectra è finalmente riuscita a mettere un po’ di ordine nella sua vita privata, nel bene e nel male, di comune accordo con l’ormai ex compagno di vita; tanto lei quanto Dreadwing, dopo essersi quasi persi -in senso metaforico e non- hanno dovuto accettare l’esistenza di un “qualcosa” nascente tra loro. Il futuro di entrambi è ancora da scrivere.
L’Omega Lock, nonostante gli sforzi di Ratchet volti a rallentare la stabilizzazione dell’energon sintetico e i tentativi di sabotaggio, è stato completato e attivato. Il pianeta Terra è nuovamente in pericolo ma, se il sogno di Spectra si dimostrerà accurato ancora una volta, Megatron potrebbe esserlo ancora di più -soprattutto perché gli Autobot ancora in vita sono in un numero maggiore di quanto lui non creda.
L’attacco finale è iniziato!


(... e questo, con oltre 9500 parole, è probabilmente il capitolo più lungo che io abbia mai scritto in tutta la mia discutibile carriera fanfictionara.
Abbiate pietà di me e della mia anima, o meglio, di quel che rimane di essa.)







27
(Samarcanda)














«State bene?!»

«Tutto ok, Lilleth!» la rassicurò Kaon, avvicinandosi a lei ancora di più «La roba che era sulle mensole è un po’meno ok ma io sono a posto».

«Anch’io» disse Dreadwing, riuscito a restare in piedi nonostante l’urto subito dalla nave «Che diavolo succe-»

Altre esplosioni, sempre troppo vicine, e il rumore di quella che sembrava una motosega gigantesca.

«Sorelliiiiinaaaa!...»

“Spectrus…”

Alla fine sembrava proprio che Lord Megatron e Tarn avessero avuto ragione sulla faccenda, sebbene Spectra a quel punto non riuscisse a immaginare come suo fratello potesse arrivare nella Nemesis, non dopo aver deciso di attaccare la Peaceful Tiranny e avendo come obiettivo quello di terminarla definitivamente. Entrare in casa della DJD era stata follia pura da ogni punto di vista possibile, soprattutto dopo il modo in cui era andata a Spectrus l’ultima volta che li aveva incontrati.

Forse non era la sola dei due ad avere avuto in mente l’idea di farla finita, pensò.

«Siamo chiusi dentro ma la porta dell’infermeria è fatta per resistere alla poca pazienza dei più forti della mia squadra, può proteggerci per un bel pezzo» disse Kaon «Se nonostante questo Specter riuscirà entrare prima che Tarn e gli altri arrivino, noi mandiamo Lilleth in bagno, tu mi copri» si rivolse a Dreadwing «E io lo stendo» concluse, attivando brevemente le antenne Tesla sulle proprie spalle «Al resto penseranno gli altri, Tarn in particolare ne ha voglia da un bel po’».

Spectra intercettò l’occhiata di Dreadwing e annuì. Suo malgrado e nonostante tutto si sarebbe trovata a provare non poca amarezza, perché per quanto lei si stesse impegnando
era difficile liberarsi di certe dipendenze affettive, ma poteva anche immaginare che sarebbe riuscita a superarla. Spectrus si era giocato da molto tempo la “sola e unica possibilità” di rifarsi una vita altrove che lei aveva voluto dargli e aveva sperato cogliesse, aveva cercato la propria rovina tante di quelle volte da averle fatto perdere il conto e, se prima non avrebbe potuto fare niente per lui neppure volendo -cosa che aveva pensato già quando aveva saputo della presenza di Spectrus nella Lista- adesso il discorso era ancora più valido.
«Va bene» disse il seeker, pronto alla battaglia.





***





Spectrus gettò davanti a sé un’altra bomba gentilmente fornita dal governo americano e si divertì a incidere con la motosega la parete dell’astronave pensando che, piatto com'era l’ambiente, fosse un miglioramento.

“Peccato non poter migliorare anche la stanza di Frollo” rimpianse “A partire dal libro”.

Era un peccato davvero ma sapeva di non potersi permettere l’azzardo di cercare di raggiungere i quartieri privati di Tarn. Doveva portare caos nell’incrociatore e lasciar credere di star cercando Spectra, ancora viva a detta del nano malefico di casa -cosa della quale a lui invece non importava più, non in quel momento- ma doveva anche restare vicino alla Jackhammer per poter procedere con il piano quando-

«Wear my faaaaaaace!»

Quando il resto di Tarnlandia sarebbe arrivato sul posto, appunto.
Decise di ignorare il lieve capogiro che gli causò il voltarsi troppo velocemente
-non si era ripreso del tutto e ne era consapevole ma la cosa non l’aveva fermato- per cercare di smezzare Vos con la motosega, purtroppo fallendo nell’intento. 

Vedendo arrivare Helex e Tesarus alla propria destra decise di lanciare qualche altro esplosivo e ritirarsi verso la Jackhammer. Un Ponte Terrestre si aprì davanti a lui e Spectrus, già immaginando chi sarebbe uscito da esso, scartò di lato e corse ancora più alla svelta.

«PARTI, NANO! PARTI!»

La Jackhammer iniziò a muoversi nonostante fosse messa male -che poi era quel che avevano cercato di ottenere nel momento in cui avevano chiesto all’agente governativo umano i migliori scudi che potessero essere forniti loro- staccandosi rapidamente dalla Peaceful Tiranny e mostrando un portellone già spalancato e pronto ad accoglierlo nel quale lui saltò subito.

La parte più semplice del tutto era andata come doveva ma, come ebbe modo di riflettere mentre la Jackhammer dava il via a un atterraggio di emergenza nel punto prestabilito, il peggio doveva ancora venire.





***





«Sì, Tarn, stiamo tutti bene! Siete arrivati prima che potesse cercare di entrare».

Due membri del suo gruppo più Dreadwing a rimorchio erano chiusi nell’infermeria ma a detta di Spectra stavano bene e, per come la vedeva lui, erano più al sicuro dentro che fuori. Per questo motivo, per i danni già presenti nella nave e per il fatto che non ci fosse tempo da perdere accantonò rapidamente l’idea di far esplodere la porta a suon di cannonate.

«Bene. Due di voi sono feriti dunque non cercate di uscire, restate dove siete, noi intanto sistemeremo la faccenda. Il massimo che quell’astronave possa fare è un atterraggio di emergenza qui sotto» si rivolse a Helex e Tesarus «Quindi quel che faremo ora è raggiungerlo e concludere questa storia».

Era difficile non lasciarsi prendere del tutto dall’ira in una situazione simile, dove Spectrus Specter -immemore della batosta presa di recente o forse con solo quella in testa e in piena fase vendicativa- aveva osato violare i confini della sua “base mobile” e portare l’Inferno sulla soglia di casa sua, anzi, casa loro.

Era l’ennesimo affronto imperdonabile da parte di quel mech, percepito da lui come peggiore dell’ aver fatto in modo che gli insecticons invadessero la Nemesis tempo addietro -e sì che non era stato qualcosa da poco.
Fosse stato per lui sarebbe saltato sulla Jackhammer in partenza spaccandola pezzo per pezzo a mani nude fino a quando non fosse riuscito a creare un’apertura abbastanza grande per entrarvi, ma rendendosi conto che avrebbe rischiato più di cadere che altro e che sarebbe stato ingiusto privare Helex, Vos e Tesarus del loro divertimento -specialmente Tess, il quale aveva un conto aperto da tempo con Specter- aveva deciso altrimenti. Niente più “dividi e distruggi” da parte di Spectrus e il suo compare minicon, non quella volta: avrebbe chiesto di aprire un Ponte, sarebbero andati laggiù e sarebbero rimasti insieme.
Anche perché quando Vos aveva provato ad attaccarlo da solo, essendo arrivato sul posto per primo, a detta degli altri aveva evitato per un soffio di essere decapitato con quella motosega che Specter si era messo al posto del braccio mancante - “E l’altro probabilmente viene davvero dal suo ex collega!”- dunque avevano avuto un ulteriore esempio di cosa non fare.

Il suo comm-link aperto venne raggiunto da una comunicazione di Lord Megatron.


Soundwave ha seguito tutto, la nave di Specter sta atterrando sotto di noi. A voi il Ponte - disse, e un Ponte Terrestre si aprì a poca distanza da loro - È tutto vostro, Soundwave ne ha il pieno controllo, non ci sono interferenze esterne. Fate in modo che quei due non vi sfuggano un’altra volta e i Decepticon avranno vinto! -


«Li prenderemo. Questa volta non avranno scampo» replicò Tarn.


- Soundwave mi riferisce anche che l’infermeria non è stata danneggiata. -


«L’impatto è stato vicino ma Specter non ha neanche fatto in tempo ad arrivarci. Stanno tutti bene».


- In qualche modo dev’essere venuto a sapere che non ti trovavi nella tua nave e deve aver pensato che occuparsi di Spectra prima di venire qui fosse una buona idea. -


«A breve si convincerà del contrario» ribatté il Decepticon, che riguardo l’attacco di Spectrus aveva avuto lo stesso pensiero e quello era un’ulteriore fonte di rabbia pura -come se il resto non fosse stato sufficiente- attraversando il Ponte con Helex, Tesarus e Vos.





***





Approfittando del caos creato da Spectrus nel momento in cui questi aveva assaltato l’astronave, era “scappato” come da piano e la DJD era stata allontanata, gli Autobot avevano fatto presto ad aprire un Ponte Terrestre e infiltrarsi nella Nemesis a poca distanza da dove Soundwave si era recato nel momento esatto dell’attacco, ossia al comando dell’astronave: per quanto Soundwave potesse fare molto già a distanza, da lì avrebbe potuto fare anche di più. Tuttavia l’attuale situazione, l’utilizzo della parte che Laserbeak aveva perduto per connettersi al sistema e l’abilità informatica di cui Rafael aveva già dato mostra in passato gli stavano impedendo di accorgersi dell’intrusione nemica, proprio come loro avevano sperato.

«Spectra! Spectra!… maledizione» lo sentirono sibilare «Perché Megatron è riuscito a mettersi in comunicazione con Tarn e io non riesco a farlo con lei?!»

Dopo aver scambiato con Optimus un’ultima occhiata, Arcee e Bumblebee si separarono da lui, Ultra Magnus e Bulkhead. Il segnale di Ratchet giungeva chiaro -e vicino- a tutti loro, segno che era ferito, doppio motivo per cui non c’era tempo da perdere.



“Io e Bumblebee siamo i più veloci di tutta la squadra, Optimus, se c’è qualcuno che può riuscire a fare quel che va fatto siamo noi”.

“Non posso fare a meno di pensare che se invece fosse lui a essere più veloce potrebbe decidere di mandarvi assieme a Spectrus”.

“Potremmo anche morire tutti, umani inclusi. Dobbiamo provarci, lo sai anche tu”.

“Voi farete quel che dovete, noi penseremo a Ratchet, te lo manderò come da piano e infine… Megatron”.

“Sì. Stavolta sì”.



«Pronto?»

«-Nato pronto!-»

I due Autobot fecero il loro ingresso nella sala controllo della Nemesis sparando all’impazzata appena sentirono dal comm-link aperto dei propri compagni che erano giunti anch'essi sul posto.

Cosa?!” pensò Soundwave, i cui riflessi pronti gli consentirono di non essere colpito neppure una volta nel corso di quell’azione, e di dare l’allarme riguardo l’invasione “Loro dovevano essere tutti morti!”

Lui stesso aveva dato a Megatron le coordinate della base e aveva assistito in diretta all’attacco da parte di Starscream, avrebbe potuto giurare che l’hangar che era stato distrutto fosse quello giusto ma era evidente che non fosse così o che gli Autobot non fossero stati lì al momento dell'assalto.
Come erano arrivati lassù? Se erano sopravvissuti, perché nonostante la presenza della DJD avevano aspettato tanto a raggiungerli e cercare di liberare il loro compagno? Come li avevano trovati? Com’era possibile che il loro attacco contemporaneo a quello di Spectrus, che aveva allontanato Tarn e la DJD -non che avessero mai avuto bisogno di loro per riuscire a difendersi ma quello non era il punto- da lì, fosse una banale coincidenza?
Semplice: non poteva esserlo.

«Avete toccato il fondo al punto di allearvi con Specter?»

Con uno scatto dei suoi “tentacoli” riuscì ad afferrare Bumblebee e sbatterlo contro una parete, mentre Arcee riuscì a sfuggirgli più di una volta anche grazie a una stazza minore. Soundwave non poté evitare di pensare a quanto la sua fisicità gli ricordasse quella di Spectra, e anche per quel motivo concluse che fosse tempo di fare quel che in passato aveva già fatto in più di un’occasione, ossia aprire un Ponte Terrestre e spedire altrove quella femme -magari in mezzo ai vehicons: in generale non era dell’idea di mandarla in mezzo alla DJD e lo era ancor meno ricordando che una volta lo aveva spinto ad ascoltare la sua ormai ex compagna di vita.

Vide che Arcee notando l’apertura del Ponte aveva iniziato a indietreggiare verso la parete, cosa a parer suo poco intelligente dal momento che presto non avrebbe avuto più margine di movimento.

«-ORA!-» esclamò Bumblebee, ancora a terra, nel comm-link.

Un altro Ponte Terrestre si aprì dietro Soundwave prima che questi potesse capire cosa stava succedendo e perché, e alla sensazione di stupore si aggiunse quella sgradevolissima di star venendo risucchiato.

“Nella shadowzone?! Non se ne parla!” pensò Soundwave.

Si divincolò, purtroppo inutilmente, facendo caso solo allora che Arcee e Bumblebee erano corsi ad afferrare il timone per evitare il suo stesso destino… che divenne ancora più incerto quando la femme Autobot, utilizzando i comandi sulla console, aprì un Ponte Spaziale proprio sotto i suoi piedi.

Il mondo scomparve attorno a lui ed ebbe tempo solo di lanciare un’ultima maledizione verso se stesso, per non essere stato capace di evitare la disfatta, e per dedicare un ultimo pensiero a Megatron e a Spectra -per quanto lei potesse essere protetta e non più “affar suo”- prima di perdere i sensi.





***





Quando era sbucato fuori dal Ponte, sentendo il familiare freddo nella neve sotto i propri piedi e trovandosi in un posto che ricordava Messatine, Tarn aveva provato sufficiente soddisfazione da riuscire ad accantonare un pensiero sfuggito al suo controllo: che quella dei nobili di giungere ad azioni suicide o quasi quando si fissavano di doversi vendicare di qualcosa o su qualcuno potesse essere una tendenza, e che di rado questa tendenza finiva bene per una qualunque delle parti coinvolte.

Quando erano arrivati avevano potuto vedere la Jackhammer esplosa dopo un atterraggio troppo brusco per un veicolo già provato e il solo Spectrus correre via. Non avevano visto il minicon volare accanto a lui, cosa che magari poteva significare che fosse rimasto coinvolto nel disastro: tutti loro, prima, avevano sentito distintamente Spectrus urlargli di partire, dunque era stato lui il pilota.

Sarebbe stata troppa grazia e Tarn si era detto di non abbassare la guardia ma la speranza era l’ultima a morire.

All’inizio qualche sparo da parte di Spectrus era giunto da dietro le rocce, nulla che potesse allarmarli -anzi, era servito soltanto a segnalare loro la posizione del nemico- e nulla di anormale in quella situazione, ma poi…

Che senso ha tutto questo?!” pensò Tarn per l’ennesima volta in quel breve lasso di tempo.

«ROAD ROLLER DA!»

Videro Spectrus piombare giù dall’alto insieme a qualcosa di grosso e pesante che terribilmente somigliante a un rullo compressore di colore giallino mentre urlava quelle parole per loro incomprensibili, e fu solo grazie all’intervento di Helex che Vos non finì schiacciato.

«Specter-»

Una bomba venne lanciata subito dopo nel modo più caotico possibile, causando una frana che non li investì solo perché furono abbastanza svelti a togliersi di mezzo prima di essere colpiti da neve e rocce.

«COSA è appena successo?!» esclamò Helex.

«Ci ha lanciato delle bombe» disse Tesarus, terra terra come suo solito.

«Fin qui l’avevo notato, Capitan Ovvio, non è quel che intendevo!»

Da quando aveva saputo del possibile attacco da parte di Spectrus, Tarn aveva pensato e ripensato a una moltitudine di possibili scenari riguardo quel che il mech in questione avrebbe potuto escogitare. Gli schemi mentali che aveva costruito ricordando le precedenti azioni del suo nemico e rapportandole a condizioni fisiche che andavano dalla più alla meno disastrosa erano innumerevoli, come lo sarebbero stati quelli di uno scacchista che si era preparato ad affrontare un avversario piuttosto ostico… peccato che ora si stesse trovando a “giocare” con un piccione che dopo essere volato sulla scacchiera si stava divertendo ad afferrare i pezzi con zampe e becco e buttarli fuori in modo del tutto casuale.
Quella era la sensazione che stava provando ed era molto lontano da tutto ciò che aveva immaginato.
Spectrus aveva attaccato la sua nave concludendo la propria azione con un nulla di fatto, era stato costretto a ripiegare e ad atterrare laggiù, era in una situazione disperata e la cosa più assurda era che stesse dando mostra di fare tutto meno che impegnarsi davvero in un combattimento. Vederlo spuntare davanti a loro correndo con la schiena in avanti e le braccia tese indietro urlando “Naruto run” non era stata la cosa più strana.
Avrebbe potuto pensare che tutta quella manovra si trattasse di un diversivo, ma un diversivo da cosa, se Spectrus stesso era bloccato lì? Le volte in cui quel folle li aveva attirati in un determinato posto aveva sempre cercato di stare loro lontano, o comunque di stare lontano da lui -“E considerando come l’ho macellato appena gli sono arrivato abbastanza vicino direi che ne avesse ben donde” pensò Tarn- cosa che stavolta non era.



“Io non mi sento tranquilla. Non sono convinta lo stesso…



Eppure…




“Fate in modo che quei due non vi sfuggano un’altra volta e i Decepticon avranno vinto!”



Lord Megatron gli aveva dato ordini precisi e il fatto che fosse riuscito a comunicare con lui significava che la linea era attiva, se avesse avuto bisogno di loro lassù avrebbe potuto farli tornare in qualsiasi momento; non l’aveva fatto, dunque nella Nemesis era tutto a posto e lui doveva concentrarsi sul compito che gli era stato dato.

Fece cenno a Helex e Tesarus di fare silenzio e si concentrò, utilizzando la propria abilità da outlier per cogliere il rumore dei passi di Spectrus.

«Sta andando in un punto dove siamo già passati, possiamo circondarlo. Tu e Tesarus bloccherete la sua sinistra, io e Vos la sua destra. Attenzione a eventuali sorprese, forse aveva previsto che il suo assalto potesse fallire, di per sé la presenza di un rullo compressore qui non avrebbe senso» disse Tarn «Forse ha fatto male i conti riguardo le tempistiche e sta cercando di confonderci e seminarci per riuscire a fuggir-»


“Hiu iu iu iu iu iu
Când vii, bade, pe la noi
Să nu vii fără cimpoi!”


«Taaaarn

«Non! Siamo! Ancora! Lì dentro!» fu svelto a esclamare il comandante della DJD prima che Helex potesse aggiungere qualcos’altro.

Sul fatto che quella fosse la stessa canzone che avevano sentito nell’IKEA infestato dai cybertroniani mannari a sud dello Scorpione non c’erano dubbi ma Tarn lo riteneva l’ennesimo spoiler, anche perché non sarebbe riuscito a sopportare l’idea di non essere mai riuscito a portare in salvo se stesso e tutti gli altri.
L’unica cosa certa era che a quel punto, se non avesse trovato tutte le casse, sarebbe stato più complicato localizzare Specter con l’udito -ed era anche l’ulteriore conferma che questi avesse preparato un piano di fuga.


"Da pe cimpoi, da pe cimpoi
Joacă fetele la noi,
Da numa' așe, da numa' așe!”


Nonostante la musica ad alto volume tutti quanti poterono udire distintamente il rumore dei razzi che venivano lanciati e quello delle valanghe createsi di conseguenza.
Forse il piano di fuga di Spectrus era più articolato del previsto.





***





«Ha funzionato!» esclamò Arcee, rivolta a Rafael che riusciva a sentirla perfettamente dalla loro base «Il Ponte Spaziale sembra aver avuto effetto, è stato diverso da come mi avete descritto l’accesso alla shadowzone».

Erano stati i ragazzini ad aver suggerito loro di provare ad aprire un Ponte Spaziale nel momento in cui Soundwave sarebbe stato in procinto di finire nella shadowzone, in modo che se anche questi avesse escogitato un sistema per liberarsi -non era improbabile se era a conoscenza di quella particolare dimensione- si sarebbe comunque trovato in un punto molto lontano del cosmo, distante da qualsiasi colonia, e avrebbero potuto cercare di impedirgli di aprire nuovamente il Ponte per tornare indietro.
Loro l’avevano trovata una buona idea, decidendo dunque di tentare.


Bene! Quando Miko ce ne aveva parlato io e Jack non eravamo sicuri ma dopo che anche voi avete detto che poteva essere una buona idea-


«Miko?» si stupì Arcee «È da lei che è partita l’idea?... quando è stato?» domandò, sentendo svanire quel po’di entusiasmo dovuto all’aver fatto la propria parte a causa di uno sgradevole sospetto.


La prima volta che avete incontrato Spectrus, quando Miko si è infilata sotto il sedile posteriore… avete parlato di Soundwave prima che la scopriste e-


«Il minicon» comprese la femme Autobot «Deve averle messo la pulce nell’orecchio, come dite voi terrestri. Anche lui ha solo da guadagnare dall’avere in giro un esperto informatico in meno».

Non fece in tempo ad approfondire i propri pensieri sulla questione, perché in quel momento un Ratchet ferito -non gravemente- fece di corsa il proprio ingresso nella stanza.

«-Ratchet!-» esclamò Bumblebee, più che felice di rivedere il compagno di squadra «-Stai-»

«Sto bene, sì, Optimus mi ha già detto perché ci avete impiegato così tanto e che stavate tenendo d’occhio la situazione, cosa che comunque ho capito da solo visto il tempismo e visto che Knockout e i vehicons sono sempre stati delle pettegole» tagliò corto il medico, ricordando come anche in passato avessero potuto captare informazioni varie proprio per quel motivo «E per fortuna. Bumblebee, apro un Ponte Terrestre verso la miniera dov’è stato ucciso Wheeljack. Ci sono dei vehicons ma puoi, o potete, gestirli».

«Cos- perché?!» allibì Arcee.

«Megatron ha fatto nascondere Star Saber laggiù, è una delle tante cose che sono riuscito a sentire dalle pettegole, e quella spada servirà a Optimus dato che Megatron si è tenuto la versione oscura. Sapeva dell’attacco» spiegò brevemente Ratchet mentre apriva il Ponte «Ma dandovi per morti era convinto che ad attaccare sarebbe stato solo Spectrus».

«Come sapeva dell’attacco?»

«Pare che la sorella di Spectrus possa avere dei sogni profetici. Col senno di poi è stato meglio non essere riusciti a prenderla in ostaggio, se anche l’avessimo tenuta lontana da Soundwave quando l’abbiamo catturato e lui non fosse riuscito a portarla via è praticamente certo che vi sareste trovati la DJD ad attaccare tutti gli hangar -non solo il nostro come mi è parso di capire abbiano fatto Starscream e i suoi- e fare una strage» commentò l’Autobot «Andate, io sgancio la Nemesis dalla Peaceful Tiranny e farò in modo che nessuno oltre a noi possa usare il Ponte Terrestre, a costo di distruggere i comandi».

Optimus doveva avergli parlato anche di quel dettaglio prima di mandarlo lì. Non sapevano cos’avessero in mente di preciso Spectrus e il suo compare per riuscire a uscire da ciò in cui si erano cacciati ma tutti loro erano determinati a far sì che, quale che fosse, non comprendesse un Ponte di cui loro avevano il controllo: Ratchet avrebbe pensato a quello nella Nemesis e Raf, se avesse visto qualcosa di strano, avrebbe disattivato l’alimentazione del sistema nell’hangar. Tutti quanti avevano concluso che, se Spectrus fosse morto laggiù dopo aver permesso loro di fare quel che dovevano, sarebbe stato tutto di guadagnato.

Di certo Spectrus per primo aveva immaginato una cosa simile ma, per una volta, potevano anche essere lieti di non deludere le sue aspettative.





***





Anche Nickel, entrata nei condotti dell’astronave per cambiare il fusibile che si era guastato, com’era ovvio aveva avvertito distintamente il rumore dell’impatto e le vibrazioni, riuscendo anche a comprendere che di qualsiasi cosa si fosse trattato si era verificato a poca distanza dall’infermeria.

“Ricordando il sogno di Spectra ci sono pochi dubbi su cosa stia succedendo e grazie a chi!” pensò “Solo, perché qui e non la Nemesis?!”

Cercò di contattare gli altri, ovviamente senza riuscirci. Attraverso una grata notò che le telecamere erano ancora attive, o comunque quella che stava guardando lo era, ma qualcosa, anzi qualcuno, stava bloccando le comunicazioni, ragion per cui il suo comm-link emise un rumore di statiche e nulla di più.



“Posso provare a tenerti al sicuro dal peggio, ma non da tutto”.



Il fusibile guastato per un sovraccarico distante dal luogo dell’attacco non era stato un caso, ormai era molto più che palese, si disse, procedendo lungo i condotti con fare rabbioso. Allo stesso modo in cui Bustin non aveva tentato nuovamente di dirottare la nave -se aveva potuto intervenire sul fusibile avrebbe potuto fare anche l’altra cosa, immaginava- allo stesso modo in cui dopo essersi reso conto di averla mandata troppo vicina a degli insecticons era intervenuto per salvarla dalla situazione in cui l’aveva messa, allo stesso modo in cui in Antartide aveva evitato accuratamente di sparare nella sua direzione quando si era messa davanti al cannone di Tarn e non aveva parlato a Spectrus né a chiunque altro di quanto Megatron trovasse Tarn tutt’altro che una buona cosa per la propria fazione, anche in quel momento stava cercando di proteggerla da una minaccia creata in parte da… lui stesso.
La cosa non la faceva innervosire di meno, se mai il contrario.

«Tutto a posto voi?!» esclamò, andando a sbucare prima di tutto in infermeria.

«Nickel! Per fortuna stai bene!» esclamò Kaon «Abbiamo cercato di contattarti ma non ci siamo riusciti, i comm-link sono mezzi morti!»

«Purtroppo me ne sono accorta» replicò la minicon, notando poi che la maggior parte dei suoi attrezzi era a terra «… se metto le mani addosso a quelli là-»

«Ci hanno chiusi dentro. Per te sarebbe possibile riuscire a farci uscire?» le domandò Dreadwing «Non c’è… che so, un qualche sistema di apertura manuale dall’esterno senza cercare di buttare giù la porta?»

Nickel scosse la testa. «Purtroppo no».

«Se l’attacco è iniziato allora Lord Megatron potrebbe aver bisogno di tutti gli ufficiali presen-»

«L’attacco è iniziato ma lo Specter stronzo è lontano sia da qui sia dalla Nemesis» lo interruppe Kaon «E Tarn ha ordinato di restare dove siamo. Vuol dire che non ti ritiene necessario laggiù né da qualunque altra parte e, se non si è fatto sentire, anche Lord Megatron la pensa allo stesso modo».

«Le linee sono bloccate, magari ha provato a contattarmi e non ci è riuscito!»

«Se Lord Megatron ha parlato con Tarn avrebbe potuto farlo anche con te» insistette il tecnico «Soundwave avrà ripristinato almeno le sue linee».

«Lord Megatron parla con Tarn, forse grazie Soundwave… ma io non riesco a parlare con Soundwave» disse Spectra «Alcune linee vanno, alcune no, non potevamo parlare tra noi nella nave ma tu hai potuto parlare con Tarn appena prima dell’attacco, che senso ha avuto tutto questo? Che senso ha che sia così anche adesso che l’attacco di Spectrus è andato in modo diverso da come doveva, che Lord Megatron è qui e loro sono tutti laggiù?»

«Forse il tuo sogno era giusto solo a metà» ipotizzò Kaon «Hai detto tu stessa che non sono molto accurati».

«Forse, però è strano» insistette Dreadwing «E non mi piace».

«Io posso volare e non sono bloccata dentro» disse Nickel «Posso andare a vedere quel che succede nella Nemesis e posso anche allontanarmi abbastanza da far sapere agli altri che c’è qualcosa che non va, se c’è. Con le mie dimensioni è più difficile che facciano caso a me».

Non sentiva di poter dare tutti i torti a Spectra nel dire che era tutto piuttosto strano, ragion per cui dare un’occhiata non era una brutta idea.

«Grazie» disse Dreadwing «Grazie davvero».

“Il non-compagno di Spectra se non altro è più educato del suo ex marito” pensò la minicon, tornando a camminare nei condotti.

Inizialmente pensò di raggiungere l’uscita più vicina al punto dove la Jackhammer aveva penetrato lo scafo e passare da lì ma, nel dirigersi dove aveva stabilito, i suoi recettori uditivi iniziarono a captare qualcosa, o meglio qualcuno, che non avrebbe dovuto trovarsi nella nave.


– … si sta come Homura con la Walpurgis E io in questo NON sono la Walpurgis, nano, oltre a non aver avuto la colonna sonora che avevo chiesto!


Avanzò. Si era offerta di controllare la Nemesis ma, da quel che stava sentendo con maggiore chiarezza a ogni passo, sembrava che il nemico non fosse lì: piuttosto, era entrato in casa sua e non ne era mai uscito.
Bustin aveva già pilotato a distanza un’astronave non sua, figurarsi se avrebbe potuto avere difficoltà a farlo con una nella quale aveva vissuto per un pezzo… ed ecco che, mentre Tarn e gli altri erano laggiù con Spectrus Specter, lui era tranquillo e al sicuro nella Peaceful Tiranny.

“Non lo sarà ancora per molto” pensò Nickel, trattenendosi dal correre solo perché i suoi passi le avrebbero impedito di continuare a origliare.

«Dunque i missili non sono stati d’aiuto».


Tutti esplosi a mezz’aria solo alzando le mani! E le bombe non bastano. Io gliel’avevo detto di darmi l’atomica ma loro nnnoooo... si stanno dando una mossa almeno?!


«Da quel che vedo e sento pare di sì, si sono già occupati del primo ostacolo. Perché ho l’impressione che tu sia tornato a parlare come facevi quando avevi la febbre?»


Perché magari è tornata, ma questi sono det- PORC-

Specter! Vieni fuori e affronta la musica!

Ecco sì, se per ammazzare la gente usassi i tuoi orrendi gusti musicali forse otterresti qualcosa di più concreto!


Il rumore delle esplosioni che seguirono erano meno incoraggianti per Specter di quanto fosse per i ragazzi, a parere di Nickel, ma il “si stanno dando una mossa, si sono già occupati del primo ostacolo” era molto più allarmante perché… a chi si stavano riferendo quei due?

Ebbe solo il tempo di emettere un’esclamazione sorpresa quando due laser tracciarono un cerchio attorno a lei -tenendosi a distanza di almeno un metro dal suo corpo- e si trovò a precipitare come se non fosse stata munita di un jet pack che invece c’era ma non aveva ancora attivato, e in ogni caso un paio di braccia nere ben conosciute la riacchiapparono a mezz’aria prima che potesse farlo.

«Nicky» la salutò Bustin, atterrando velocemente «Stai bene, ottimo, speravo di riuscire a-»

Il pugno di Nickel partì da solo andando a colpire la faccia dell’altro minicon con tutta la cattiveria possibile, tale da farlo cadere a terra e riuscire a incrinare leggermente la maschera che nascondeva il suo volto sempre e comunque; fatto ciò strappò dalle mani di Bustin il datapad che questi non aveva messo giù nel “salvarla” e ne ruppe lo schermo sotto una delle proprie ruote. Non era sicura se la propria furia fosse dovuta al disastro che Bustin e Spectrus avevano fatto e stavano facendo o all’inflessione sincera in quello “Stai bene, ottimo”. Forse era per entrambe le cose e, sempre forse, in quel momento era meglio non pensarci troppo.

«Livello di violenza pari a quello di un tasso del male» commentò Bustin, asciugando un sottile rivolo di energon colato al di sotto della maschera «Però è meritato».

Nickel non commentò, preferendo puntare la pistola laser contro la sua testa. «Cosa volete ottenere da tutto questo? Chi è di preciso che dovrebbe darsi una mossa?!»

«Le linee continueranno a essere disturbate e il mio comm-link continuerà a essere aperto su tutto anche ora che il datapad rotto, mi sembra giusto che tu lo sappia» disse Bustin «Niente attivazione a distanza del Ponte Terrestre per il mio socio, cosa che aveva messo in conto… ma neppure tu potrai aprirne uno per i tuoi compagni di squadra».

«Da quel che ho sentito è Spectrus a essere nei guai, non loro» ribatté la minicon «Cosa volete?!
» ripeté.

L’astronave subì un paio di scossoni sebbene nessuno fosse alla guida, segno evidente che suddetti movimenti non erano stati causati dalla Peaceful Tiranny stessa, bensì…

«La Nemesis è ufficialmente in viaggio» osservò quietamente Bustin «Star Saber anche. A questo punto immagino che non manchi molto alla fine».

«Cosa-»

«Ricordi quel che ti ho detto tempo fa sull’essere vicini a un punto di svolta? Ho la vaga idea che Megatron si pentirà di non aver dato retta alla signora Specter».

«Gli Autobot non sono morti» comprese Nickel che, avuta anche l’ulteriore conferma che stessero venendo ascoltati da chissà quanto, iniziò a indietreggiare con la pistola sempre puntata verso Bustin «Starscream ha attaccato l’hangar ma nessuno ha cercato i loro corpi-»

«Atteggiamento piuttosto arrogante, concordo» disse Bustin, iniziando a rialzarsi.

«Fai un’altra mossa e ti apro un buco in quella testa vuota che ti ritrovi!»

«… ma d’altra parte parliamo di Megatron, lo stesso che si è impegnato in modo particolare a far sì che lo vogliano morto» continuò l’altro minicon, ormai in piedi, ignorando l’avviso «Se il suo piano riuscisse, un’intera specie perlopiù ignara dell’esistenza di altre civiltà nell’Universo si troverebbe sterminata a causa di una guerra non sua. Mi ricorda qualcosa che non doveva succedere. Mi ricorda il destino di una colonia pacifica vittima della reazione degli organici a una guerra altrui. È un miracolo che tu sia viva e ne possa parlare».

Nickel sparò nello stesso momento in cui lo fece Bustin per disarmarla, facendole volare via la pistola dalle mani senza causarle alcun danno, esattamente come il giorno in cui si erano rivisti per la prima volta.

«Non ti azzardare a paragonare le due cose!» esclamò lei, decidendo di attaccare nuovamente l’ex fidanzato usando bisturi che non avevano molto da invidiare a una spada in fatto di affilatura «Non si somigliano per nulla!»

«La gratitudine verso Tarn non ti permette di vederla in altro modo» replicò l’altro minicon, limitandosi a cercare di evitare i colpi e ricevendo comunque più di un graffio sulla corazza «Per me è diverso».

Nickel aveva la sensazione di trovarsi in un vicolo cieco: nella Nemesis il sogno di Spectra poteva star prendendo forma ma lasciare Bustin in giro significava che avrebbe avuto accesso al Ponte Terrestre dell’astronave e che l’avrebbe avuto anche Spectrus, che invece era meglio lasciare dov’era. Doveva cercare di tramortire Bustin prima che la situazione degenerasse ulteriormente o terminarlo una volta per tutte e diventare davvero l’ultima della propria specie, per quanto male all’anima potesse causarle.
Specie con la consapevolezza che Bustin avrebbe potuto spararle già una trentina di volte, avendo dei laser incorporati nelle dita e che non l’aveva fatto ugualmente... per ragioni che lei sapeva benissimo.





***





“Spectra poteva avere ragione, dunque?”

L’Omega Lock era stato attivato, l’interno dell’anello era pieno di una sostanza azzurra luminescente per nulla dissimile dal loro stesso fluido vitale, e tutti quanti si stavano battendo al massimo delle proprie forze. Starscream e dei vehicons se la stavano vedendo con Bumblebee e un’Arcee particolarmente agguerrita, Knockout, Shockwave e ulteriori vehicons stavano cercando di vedersela contro Bulkhead e Ultra Magnus, e poco prima Bumblebee era arrivato di corsa lanciando a Optimus Prime la Star Saber.

Il signore dei Decepticon si batteva con la stessa grinta di sempre contro il proprio nemico giurato, eppure da quando aveva visto Optimus sbucare dal nulla assieme ad alcuni dei suoi uomini i suoi pensieri non erano più per la battaglia, per l’Omega Lock e per il proprio obiettivo. A quel punto non erano più neppure per Soundwave, il quale non rispondeva ai suoi tentativi di contatto -e considerando che la Nemesis si era mossa staccandosi dalla Peaceful Tiranny e allontanandosi dalla Terra, cosa che non sarebbe accaduta se Soundwave fosse stato ancora al timone, temeva il peggio.
I pensieri di Megatron andavano a una vecchia canzone della sua terra natia, ossia la città di Tarn: riguardava un soldato che era scampato a una guerra e che durante i festeggiamenti incrociava lo sguardo apparentemente maligno della “nera signora”, ossia la morte. Il soldato tentava di evitare l’incontro con essa scappando via più lontano possibile, col solo risultato di trovare la morte davanti a sé all’arrivo.


“Eri fra la gente nella capitale,
So che mi guardavi con malignità,
Son scappato in mezzo ai grilli e alle cicale,
Son scappato via ma ti ritrovo qua!”


Nascondere in una miniera l’arma che sembrava essere destinata a ucciderlo non era servito, prepararsi a un attacco di Spectrus non era servito perché non era lui che ora lo stava affrontando. La lontananza di Spectrus avrebbe dovuto impedirgli di morire, invece mandare Tarn e i membri non feriti della DJD appresso a Spectrus avrebbe potuto risultare inutile riguardo al sopravvivere a quella giornata, se non dannoso.


“Sbagli, t'inganni, ti sbagli soldato
Io non ti guardavo con malignità,
Era solamente uno sguardo stupito,
Cosa ci facevi l'altro ieri là?
T'aspettavo qui per oggi a Nova Chronum
Eri lontanissimo due giorni fa,
Ho temuto che per ascoltar la banda
Non facessi in tempo ad arrivare qua!”


Non aveva mai avuto bisogno di Tarn per riuscire a difendersi ma c’era di mezzo quel sogno, quella condanna a morte in formato onirico che sembrava sempre più vicina alla realtà, e non gli era più possibile comunicare con nessuno tanto all’interno quanto all’esterno della Nemesis. Non riusciva a raggiungere neppure Dreadwing, che doveva essere ancora chiuso nella Peaceful Tiranny assieme a Spectra e il tecnico della DJD.

Ghignò soddisfatto quando riuscì a far volare via la spada dalle mani di Optimus, facendo cadere questi sulla struttura ad anello, ma l’allegria passò subito nel momento in cui la sua nemesi con uno sparo riuscì a fare lo stesso con la Star Saber oscura che lui aveva in mano.

Dopo aver raggiunto Optimus sulla struttura ad anello -solo dopo- si rese conto di essersi avvicinato terribilmente al punto che Spectra gli aveva indicato…





***





Studiare il terreno era servito solo fino a un certo punto, piazzare le armi era servito solo fino a un certo punto e le bombe anche -gliene erano rimaste solo due; la motosega immane installata sul braccio era servita più come citazione ad Ash Williams
che ad altro e lo stesso poteva dirsi del rullo compressore.
D’accordo, quello e molte altre cose erano state fatte solo per confondere i suoi nemici e tenerli laggiù senza ingaggiare direttamente un combattimento che non avrebbe mai potuto vincere, ma il punto non era quello: il punto era che lo stavano accerchiando e Spectrus se ne rendeva conto.
Non era così folle o così idiota da nascondere quella verità a se stesso, anche se il piano che aveva concepito avrebbe potuto classificarlo in entrambi i modi da un punto di vista esterno. A volerla dire tutta, il primo di quei due aggettivi suonava calzante a lui per primo ora che la febbre dovuta a un organismo ancora debilitato dalla batosta subita era tornata a farsi sentire in tutto il suo splendore.

“Lo sapevi fin dall’inizio”.

Già una volta era riuscito ad attirare la DJD altrove mentre nella Nemesis gli insecticons avevano fatto un disastro, non sarebbe riuscito a ripetere una cosa simile permettendo ai suoi ex colleghi di uccidere Megatron se non avesse alzato la posta mettendo in palio se stesso. Per questo aveva attaccato l’astronave della DJD rendendo le proprie azioni impossibili da ignorare, per questo si era reso una preda appetibile con quell’atterraggio di emergenza, per questo prima ancora di incontrare Optimus Prime aveva detto a Bustin di provare a inserirsi nel sistema di pilotaggio della Nemesis e alterarne la rotta in modo impercettibile, quel tanto che, basandosi sul ritmo dei progressi nella costruzione dell’Omega Lock e nella stabilizzazione della formula dell’energon sintetico, sarebbe bastato a far sì che la Nemesis -e l’astronave di Tarn di conseguenza- si trovassero vicini al punto previsto. I Decepticon si sarebbero accorti di un’invasione del sistema più profonda o se avessero cercato di dirottare tutti in un vulcano attivo, ma non si erano accorti della variazione minima e progressiva della rotta subita in quei giorni ogni volta che Soundwave si era allontanato dai comandi, e l’aveva fatto spesso.
Anche le comunicazioni permesse e non permesse erano state studiate ad arte in modo da attirare Tarn nella propria astronave prima e da convincerlo che Megatron potesse comunicare liberamente con lui in seguito -e richiamarli nella Nemesis al bisogno- poi. Sembrava aver funzionato dato che Tarn era molto preso dai tentativi di ucciderlo.

Sentì rompersi l’ennesima cassa che riproduceva “Pe Cimpoi” a ciclo continuo, segno che era tempo di abbandonare nuovamente un riparo non più sicuro.

“Muovetevi, maledetti imbecilli!” pensò, rivolto a Optimus e compagnia.

Fece in tempo ad accorgersi solo all’ultimo che Helex era appena spuntato vicino a lui, abbastanza da riuscire a lanciargli in faccia un bel blocco di neve e sassi e a scappare nuovamente… salvo trovare bloccate tre vie su tre. L’unica libera era una che lo avrebbe portato in cima a uno degli alti ammassi rocciosi presenti sul posto, e avrebbe dovuto sperare di distanziare abbastanza i propri inseguitori per trovare un punto da cui scivolare giù e riprendere la fuga, imponendo al proprio fisico di non tradirlo adesso.

«Tutto qui, Specter?» sentì dire a Tarn «Mi sarei aspettato di meglio da qualcuno che si è spinto fino a entrare in casa mia».

Spectrus pensò che di certo il Decepticon non sapeva se lui poteva sentirlo oppure no -in quel caso sì, complice aver messo la musica proprio per disturbare eventuali utilizzi della sua voce - ma non c’era da stupirsi che, iniziando a convincersi di avere tutto sotto controllo, volesse infierire su quella che vedeva come una situazione disperata o quasi per il proprio nemico. Riguardo la situazione disperata non aveva tutti i torti ma sul resto si dimostrava beatamente cieco, come il resto dei Decepticon… e anche come i propri ex colleghi.

In quell’unico secondo tra le parole di Tarn e il lancio di una delle ultime due bombe riuscì a pensare ad almeno sedici risposte da dare all’inquisitore fanatico in questione, ma infine tutto quel che gli uscì dalle labbra nell’imboccare la salita che aveva visto in precedenza fu la sentita risata di un uomo che non aveva pressoché nulla da perdere.





***





I riflessi allenati di Megatron gli permisero di notare dietro di sé il movimento di Bumblebee, cybertroniano col quale per un periodo si era trovato suo malgrado -ma anche “suo” inteso come “di Bumblebee”- a condividere il processore. Vedendo Optimus Prime in difficoltà nonostante l’upgrade ed essendo riuscito a recuperare Star Saber, aveva deciso di saltare giù per raggiungere il proprio comandante e passargli quell’arma letale.

Megatron sollevò il braccio con il cannone.

Andassero all’Unicron le canzoni tradizionali della città di Tarn e il destino: aveva fatto sempre in modo di deciderlo da sé e costruirsi il proprio futuro, in quel caso non avrebbe fatto eccezione solo perché il sogno di una femme aveva posto sulle sue spalle una sensazione di ineluttabilità pesante come un macigno.

«Star Saber!...» esclamò e, prima che Optimus Prime potesse intervenire, sparò tre volte in direzione del ricognitore Autobot che in quel momento era scoperto e assolutamente inerme.

Se Optimus disse qualcosa nel colpire il suo braccio col miraggio di deviare colpi che erano già stati sparati ed erano destinati ad andare a segno, l’ex gladiatore non lo registrò.

A Megatron parve quasi di star vivendo a rallentatore quella scena, nel vedere i suoi spari al laser infrangersi e infrangere il corpo di Bumblbee uno dopo l’altro, mentre la luce e la vita abbandonavano i sensori ottici dell’Autobot. La spada andò a cadere sulla struttura ad anello mentre Bumblebee affondava rapidamente nella massa azzurrina all’interno di essa sotto gli sguardi sconvolti e disperati dei suoi compagni di squadra…
E dopo ciò, grazie a un pugno micidiale che Optimus Prime -infuriato come mai per la perdita di uno dei suoi migliori soldati, nonché di un amico- scagliò contro la sua faccia, l’impressione del “rallenti” svanì miseramente.

Prime non disse una parola mentre trasformava quel primo pugno in una serie di colpi che l’ira rendeva potenti e veloci come fino a quel momento non erano mai riusciti a essere, riuscendo perfino a rendere impossibile tentare di reagire, e un ultimo gancio lo mandò a sbattere con violenza contro la struttura metallica, facendolo crollare miseramente a terra indolenzito e frastornato come e peggio di quanto a volte si fosse trovato a essere nell’arena di Kaon.

La fortuna però era dalla sua parte e, quando le sue ottiche notarono la presenza di Star Saber oscura, non esitò un istante a usarla contro Optimus Prime, il quale era pronto a finirlo con un colpo di cannone.

Il colpo fu tanto violento da far volare via di svariati metri la sua nemesi, che riuscì ad aggrapparsi con una mano al bordo dell’Omega Lock solo per puro miracolo.

“Non morirò” pensò Megatron, rialzandosi nonostante le ammaccature e la visibile fatica, nel raggiungere Optimus Prime con l’intento di assestargli il colpo finale “Non morirò io oggi”.

Sollevò la spada sopra di sé.

«Optimus… preparati a raggiungere il tuo amico nell’Allspark!»

Avrebbe posto fine alla sua guerra con Optimus Prime, avrebbe cyberformattato la Terra, avrebbe riportato in vita Cybertron.
Sarebbe tornato a Tarn, dove tutto era iniziato, e si sarebbe preso la Straniera della quale finalmente, dopo milioni di anni di silenzio che non erano bastati a cancellarla davvero dal suo processore, aveva conosciuto la designazione.



“No, Megatron. Non lo farai”.



Le parole sentite da quella donna risuonarono nella sua testa potenti, sicure, cupe, andando ad acuire l’ “ineluttabilità” che fino a quel momento non l’aveva mai lasciato…

«Megatron!»

«Cosa-»

E che si concretizzò nel momento in cui, voltandosi in direzione della voce familiare che l’aveva interpellato, si trovò ad abbassare lo sguardo su una Star Saber che seppure inattiva era stata perfettamente in grado di penetrare il suo petto, la sua camera Scintilla.

«Mi hai rubato la voce» sentì dire Bumblebee, miracolosamente redivivo e con il corpo intento a ultimare le riparazioni dalle ferite mortali che lui gli aveva inflitto «Ed è andata com’è andata... ma ora non farai più del male a nessuno!»

Le forze iniziarono ad abbandonarlo rapidamente, al punto che il suo tentativo di sollevare Star Saber oscura si rivelò del tutto vano. La spada cadde oltre il bordo dell’Omega Lock e lui non poté fare a meno di crollare in ginocchio.

Mentre il mondo si sfocava e si tingeva di nero, mentre il grido di Starscream lo raggiungeva e il suo corpo scivolava via dalla lama, il suo processore tornò a indugiare sul sogno di Spectra, sui propri sogni infranti e sul destino, infame creatura, dal quale neppure lui era riuscito a sfuggire.

Infine, il nulla.





***





Durante la lotta, se di lotta si poteva parlare dal momento che era stata solo lei ad attaccare, Nickel riuscì a notare Bustin fermarsi per un attimo.

«Mh. Ce l’hanno fatta davvero».

«Cosa-»

«Il punto di svolta» disse Bustin «Eccolo: Megatron è appena morto».

«NO-»

L’altro minicon alzò il volume del comm-link. «Ascolta».


Optimus Prime a tutte le unità. Mi sentite? Megatron è stato eliminato. L’Omega Lock è sotto il nostro controllo… a questo punto direi di metterlo in funzione. Autobot! Preparatevi per Cybertron!


Sulle prime Nickel, immobile e schiacciata da un milione di pensieri relativi alle conseguenze se quel che aveva sentito fosse stato vero, volle pensare che fosse un trucco. La beata illusione tuttavia durò meno di un secondo: non lo era. Lo sapeva, lo percepiva. Per qualche motivo era sicura che mai Bustin le avrebbe parlato di nuovo di quella sensazione che aveva avuto, se non fosse stato tutto vero.

«Nicky… Nickel. È complicato e mi rendo conto, ce l’hai con me, hai ragione» disse rapidamente il minicon «Ma ti ripeto quel che ti avevo già detto: abbandona la nave. Non devi rimanere per forza in mezzo al caos e anche io dopo sparirò dalla tua esistenza, se mi dirai di farlo, ma vieni via-»

«Neanche morta!» ringhiò Nickel, tornando ad attaccarlo con più furia di prima.

Lo schema si ripeteva in questo come in tutto il resto: Bustin faceva, disfaceva -o comunque contribuiva- e poi si preoccupava, come aveva sempre fatto da quando si erano incontrati nuovamente e anche prima. Prima della DJD, prima della distruzione di Prion, prima di confessarle di essersene andato e al contempo di mostrarle tutt’altro che indifferenza. Le aveva detto di non aver mai provato per nessun’altra quel che aveva provato per lei, le aveva fatto capire che non aveva intenzione di farle del male… e il peggio era che lei gli credeva ancora e che lo facesse perché consapevole, a un livello profondo, che quella non era la manipolazione di un narcisista. Nell’essere dannatamente complicato purtroppo era tutto vero, per lui come per lei, e se fosse stata meno imbestialita la frustrazione avrebbe anche potuto portarla al pianto.

Bustin si spostò all’ultimo con un movimento fluido per evitare il suo affondo, dando al braccio che impugnava il bisturi un colpetto leggero comunque sufficiente a far deviare la traiettoria e farle perdere l’equilibrio.

«Ti tengo» lo sentì dire poi, mentre le passava un braccio attorno alla vita, impedendole così di cadere, e la disarmava con la mano libera «Tranquilla. Ora però devo andare».

Bustin la lasciò andare di colpo e lei, come prima cosa, si chinò ad afferrare la pistola a laser che le era stata fatta cadere di mano in precedenza. Lui aveva fatto quel che doveva fare aiutando il suo compare a fare un disastro e avrebbe voluto andarsene impunito? Non se ne parlava proprio.

Più che mai dilaniata dai suoi sentimenti contrastanti, vicinissima alla disperazione ma sempre memore di far parte della Decepticon Justice Division, vedendo Bustin darle le spalle Nickel premette il grilletto e sparò.

«!...»

Le sue ottiche ora offuscate di lacrime che lei malediva una a una riuscirono comunque a vedere l’energon zampillare fuori dalla ferita, che sembrava essere più vicina alla spalla sinistra che alla Scintilla sebbene lei avesse puntato proprio lì, e il vacillare dell’altro minicon.

«Mi hai sparato...»

Gli aveva sparato e avrebbe dovuto farlo di nuovo, eppure non era capace di premere il grilletto, troppo impegnata a cercare di reprimere singhiozzi che riuscivano comunque a uscire.

«Eppure…»

Sobbalzò. Anche da ferito Bustin era riuscito ad avvicinarsi a lei con un movimento fulmineo, a prendere la pistola dalle sue mani e lanciarla via.
Le sorrise, con l’energon che fuoriusciva dalla sua bocca abbastanza copiosamente da gocciolare al di là del mento oltre che sotto la maschera.

«Mai nella vita, quale che sia la ragione, potrei avercela con te».

Poggiò la mano destra contro la sua spalla e, mentre la stringeva, la baciò sulle labbra con assoluta delicatezza.

Nickel avrebbe potuto ritrarsi in qualsiasi momento, avrebbe potuto respingerlo, prenderlo a pugni di nuovo, affondare un cacciavite nella ferita che trapassava da parte a parte il suo ex compagno; avrebbe potuto fare tutto questo e anche di più se solo avesse voluto, trovandosi invece a staccarsi brevemente solo per premere a sua volta, con maggior decisione, le proprie labbra contro quelle di Bustin. Lo sentì sussultare in modo infinitesimale per la sorpresa e percepì il suo sorriso prima di essere ricambiata con un altro bacio.


NANO- –


La voce di Spectrus Specter, perfettamente udibile nel comm-link ancora a volume massimo, riuscì a trasmettere una sensazione di dolore, grave pericolo e di urgenza persino a lei.

«Troverò sempre il modo di raggiungerti se avrai bisogno» disse Bustin, allontanandosi dopo aver raccolto il datapad del quale lei aveva rotto lo schermo «Arrivederci, Nicky».

«Bustin!»

Lo vide alzarsi in volo lasciando una traccia di energon non da poco dietro di sé e, pochi secondi dopo, una delle porte tagliafuoco parte del sistema di sicurezza dell’astronave chiudersi dietro di lui, impedendole di seguirlo. Il datapad era rotto ma evidentemente funzionava ancora.

L’allarme antincendio scattò appena prima che Nickel crollasse in ginocchio, riuscendo a ricordare solo in quel momento la presenza di una telecamera in quella zona, in teoria attiva come lo erano state le altre che aveva visto in giro, e avvertendo un’ondata di allarme del tutto giustificata…

«…»

Prima di accorgersi che invece era spenta.

Difficilmente era una coincidenza.

Alla consapevolezza dei momenti difficili che sarebbero seguiti si aggiunse quella che, piacendole o meno -e dopo quel bacio che lei aveva scelto di ricambiare era ancor più confusa di quanto fosse prima, il che era tutto dire- tra lei e Bustin la faccenda era tutt’altro che conclusa.





***





Era stato costretto a consumare l’ultima bomba proprio nel momento in cui aveva trovato un punto da cui avrebbe potuto scivolare giù, finendo a doversene privare per cercare di salvarsi la vita dopo che Tesarus lo aveva quasi preso. Era evidente che quel colosso ce l’avesse con lui in modo particolare considerando com’era andato il loro primo incontro, e adesso che aveva quasi raggiunto la cima c’erano due sole cose in cui poteva sperare: che le sue gambe reggessero al salto, magari anche grazie alla quantità di neve presente, e/o che Bustin desse il via l’ultima parte del loro piano.
Per la precisione quella che prevedeva il furto della navicella d’emergenza della Peaceful Tiranny, munita di un modulo per l’iperspazio perfettamente funzionante e una velocità maggiore del normale proprio in quanto “d’emergenza” e dunque costruita per allontanarsi in fretta. Aveva fatto quel che poteva ma arrivato a quel punto i suoi ex colleghi avrebbero dovuto arrangiarsi e lui, forse, dire addio all’idea che essi potessero davvero riuscire a…


Optimus Prime a tutte le unità. Mi sentite? Megatron è stato eliminato. L’Omega Lock è sotto il nostro controllo… a questo punto direi di metterlo in funzione. Autobot! Preparatevi per Cybertron!



“Ce l’hanno fatta!” pensò Spectrus, sorpreso quanto esultante.

Ci erano riusciti e, di conseguenza, anche lui "ci era riuscito". Era stato lui a concepire quell’idea, a suggerire loro di rimandare l’attacco il più possibile, a tenere la Decepticon Justice Division lontana per un tempo sufficiente per consentire ai suoi ex colleghi di uccidere Megatron e diventare bersaglio principale di Tarn per questo motivo.
Era quello il dettaglio riguardo cui Optimus e gli altri si erano rivelati ciechi, non avendo pensato a cos’avrebbe portato la terminazione di Megatron per colui che l’aveva compiuta: trovarsi in futuro costretti a scappare, nascondersi o affrontare una battaglia che avrebbe contribuito a sfoltire i ranghi ancor più di quanto avesse fatto tutto quel che era successo fino a quel momento, dando più tempo a lui e Bustin -al quale Spectrus già riconosceva ogni merito che dovesse essergli riconosciuto- di far perdere completamente le proprie tracce.

“Lo hanno ucciso! È morto sul serio…”

Vorn e vorn addietro i Decepticon avevano tradito gli Specter e, in conseguenza di questo, Spectrus aveva perso tutto.
I Decepticon gli avevano tolto l’importanza conferitagli dal cognome nobiliare, la sua casa, la quantità infinita di shanix che aveva sempre avuto a disposizione -e che Megatron, pur affermando di non aver dato ordine di coinvolgere anche loro nel massacro, era stato lesto a prendersi- la sua famiglia, tutti coloro che nel corso dell’infanzia aveva definito “amici” -questi ultimi sacrificabili a patto che la sua famiglia restasse fuori dalla mattanza… ma non era successo- e ora, finalmente, i Decepticon avevano perso altrettanto.
Megatron era il pilastro sul quale si fondava tutta la fazione. Adesso che era stato eliminato -non “in coma”, disperso, ferito e quant’altro: eliminato- i Decepticon, nella cui fazione aveva avuto già modo di notare della decadenza, si sarebbero rapidamente divisi, saltandosi vicendevolmente alla gola come i cani rabbiosi che erano in principio, avevano continuato ad essere e sarebbero sempre stati. Infima plebaglia che com’era prevedibile si era dimostrata tale e quale ai precedenti governanti che avevano avuto tanta voglia di distruggere. Le molteplici conferme di quella sua idea sarebbero state la giusta vendetta per tutto.

“Ed è proprio quel che meritano”.

Si era vendicato anche di Tarn, del suo essersi messo in mezzo nel suicidio assistito di Spectra, del suo averlo parzialmente smembrato, del suo avergli rovinato i piani decidendo malauguratamente di fare rotta verso la Terra. I suoi inseguitori non lo sapevano ancora ma il loro stare alle sue calcagna era più futile di quanto fosse stato in precedenza, perché avevano già perso.

Era finita. Spectrus aveva fatto quel che doveva fare, quel che aveva sempre avuto voglia di fare da quella giornata maledetta in poi e ora si sentiva invaso da qualcosa che non provava sul serio da molto tempo: un curioso, odioso -per altri- e inopportuno senso di… pace.

Sensazione che venne meno quando un colpo di cannone da parte di Tarn, sparato alla massima potenza, lo prese in pieno facendolo volare in avanti di diversi metri.

« NANO-» esclamò nel comm-link, appena prima che un’altra cannonata decisamente meno potente ma sempre tremenda lo raggiungesse.

«È nostro!»

Neppure Spectrus, se gliel’avessero chiesto, avrebbe saputo spiegare come avesse potuto riuscire a non restare a terra e trascinarsi in ginocchio vicino all’orlo del precipizio. Il suo sistema gli stava segnalando una moltitudine di danni e, abbassando lo sguardo, vide che effettivamente aveva un grosso buco dove il primo colpo di cannone l’aveva preso. Il freddo, al quale i cybertroniani erano sensibili, non lo aiutava e non serviva essere un medico per notare che quella ferita l’avrebbe ucciso in breve tempo… o peggio: avrebbe fatto sì che lui perdesse conoscenza e avrebbe potuto dare alla DJD modo di tamponarla, ritardare la sua morte e dargliene una infinitamente più lunga e dolorosa.

Tarn non era tipo da fare le cose alla svelta, soprattutto non in casi come il suo.

“E questo è proprio il motivo per cui, da protocollo, una spia ha sempre una capsula di veleno in bocca da poter rompere”.

Tornò a pensare al precipizio alle proprie spalle. Avrebbe rotto la capsula durante la caduta, così contava di fare. Curioso come l’idea di morire non lo spaventasse per nulla e lo seccasse un po’, sì, ma non troppo.
Non riuscire a stare in piedi dinanzi a Tarn, ora a due passi da lui, gli seccava molto di più.

«Spectrus Specter. Incredibile ma vero: sei quasi riuscito a essere una spina nel fianco in più di un’occasione…»

Istintivamente alzò quasi gli occhi al cielo per quell’inizio di discorso di autocompiacimento, salvo ricordare quanto esso, nella sua ignoranza, fosse poco opportuno. La risata gorgogliante e dolorosa che uscì dalla sua gola fu solo la naturale conseguenza di quel pensiero.

«La follia deve aver infine preso completamente possesso del tuo processore» commentò Tarn.

Oltre a vederlo seccato Spectrus iniziò a notare che Tarn era anche guardingo. Lo vide fare un altro passo verso di lui, ma anche fare cenno ai propri uomini di restare dov’erano. Il cambio di atteggiamento era curioso ma, se anche Tarn aveva iniziato a intuire che qualcosa non andava, era irrilevante… anche perché a breve avrebbe saputo di preciso cos’era che “non andava”.

«N-no… Frollo» riuscì ad articolare Spectrus «È che n-non hai molto… di che e-essere… contento. Condoglianze» disse, sputandolo fuori senza balbettare «M-megatron è morto. E tu eri con me… e non ».

La maschera che Tarn portava sul volto non riuscì a nascondere minimamente a nascondere lo stato d’animo del Decepticon e, per Spectrus, quello sguardo sul volto del suo nemico era senza prezzo.

Si lasciò cadere all’indietro usando le proprie energie residue per attivare un’ultima volta la motosega quando Tarn tentò di afferrarlo. Ad accoglierlo per diversi metri fu solo il vuoto…

«C-cosa-»

E poi il portellone aperto di un’astronave.

Arrivato a quel punto stava perdendo conoscenza ma era abbastanza sicuro che non fosse neve: la neve non sarebbe stata altrettanto dura e non avrebbe vibrato sotto di lui, né si sarebbe sentito schiacciare contro il pavimento da quella che, se fosse stato più cosciente, avrebbe riconosciuto come una procedura di decollo fatta in fretta e furia.

«N…a...»

Non riusciva neppure a dire “nano”. Se anche lui e l’astronave erano arrivati davvero, l’avevano fatto tardi.

“È tardi? Lo è davvero?” si chiese, senza essere sicuro di aver cercato di borbottarlo anche ad alta voce o meno.

In quello stato di torpore ovattato e doloroso -lo era sempre meno a ogni secondo che passava, il che non era un buon segno- non poteva essere sicuro di quel che i suoi sensori ottici stavano vedendo. Gli sembrava di vedere una massa confusa e abnorme muoversi nell’oscurità e i familiari candidi ovali bianchi di pixel della maschera di Bustin avvicinarsi al suo volto.

“Dipende da quanta testardaggine hai ancora a disposizione, Spectrus Specter. Ne hai abbastanza… o no?”

In quella situazione persino la voce di Bustin suonava distorta ai suoi recettori uditivi, come se fosse stata mescolata a quella di una creatura i cui organi avevano ben poco di cybertroniano.

Quello fu il suo ultimo pensiero.









Il disastro è fatto e ora manca solo un capitolo in cui alcune persone dovranno iniziare a raccogliere i cocci.
Sono incredula per essere effettivamente riuscita ad aggiornare, non potete capire quanto.

Eeeee vi lascio questo vecchio disegno che come avete potuto notare era alquanto spoiler.

Ci sono citazioni varie da "L'armata delle tenebre", Madoka Magica, JoJo, Naruto del quale conosco solo la naruto run causa raid Area 51 di qualche anno fa, inutile elencarle, tanto le avete viste :'D degna di menzione invece è la canzone che dà il nome al capitolo.
A voi i commenti riguardo questo capitolo infinito (o anche no, sinceramente dubito che dopo sei mesi di non aggiornamento, SEI, ci sia ancora qualcuno interessato. Ma non si sa mai).

Alla prossima!
   
 
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