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Autore: Melisanna    07/06/2022    0 recensioni
Harvey era un brav'uomo. O forse non era bravo, forse non era neanche un uomo. O forse sì? Ma ci interessa davvero? Le storie dei brav'uomini sono tutte uguali invece le cattive ragazze sono ognuna cattiva a modo suo. O forse questa era un'altra storia. Non mi ricordo. E le cattive ragazze vanno in paradiso? O dappertutto? O erano quelle brave? Ma la volete conoscere o no, la storia di Harvey? E allora leggete.
Genere: Azione, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Harley Quinn, Poison Ivy
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Questo racconto ha preso parte alla challenge May I write sulla pagina facebook Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom.
Nonostante sia nata come una one-shot e sia conclusa così com'è può darsi che decida di scrivere un seguito che avevo già in mente.
La storia è segnalata come cross-over, ma come avrete modo di leggere, lo è in un modo piuttosto particolare.



 
Chiudete quella porta
 
“Potete arrestarci, ma non ci fermerete! Potete arrestarci, ma non ci fermerete!” il corteo attraversava tumultuosamente il Blackfriers Bridge, scortato da due ali di Bobby. Le donne sembravano appartenere a qualsiasi categoria sociale, osservò criticamente Harvey, ed erano abbigliate in modo deliziosamente poco appropriato. Soprattutto la bellezza selvaggia in testa, che sventolava un cartello e sembrava del tutto inconsapevole della porzione di pelle candida che il suo abito, del pallido verde venefico dell’assenzio, scopriva. Harvey, maledicendo la sua piccola statura, si protese per seguirla con lo sguardo oltre le teste dei Bobby, mentre il corteo gli sfilava accanto. La gola di giovenca palpitava e i capelli, come tinti di porpora con la interiora di un mollusco, sventolavano dietro a lei, mentre scandiva le parole dello slogan.

“Potete arrestarci ma non ci fermerete! Potete arrestarci, ma non ci fermerete!” Harvey si affiancò al corteo. Guizzava qua e là per non perderla di vista oltre al cordone, saltellando sulla punta dei piedi per guardare oltre le spalle dei poliziotti e sgusciando sotto ai loro gomiti. Quelle spalle tornite, quelle mani affusolate e gli occhi dello stesso verde marcescente dell’abito erano una delizia per gli occhi. E con che intensità quella suffragetta ripeteva lo slogan, alzando un piccolo pugno febbrile nell’aria! Harvey si sentiva un gatto pazzo stregato da una mosca matta.

I Bobby iniziarono a stringersi intorno al corteo. Si alzarono alcune stridule urla di paura, mentre le donne più vicine venivano afferrate e trascinate fuori dal gruppo. Il corteo rallentò, indietreggiò, si gonfiò e riprese ad avanzare, alcune rimasero indietro, altre caddero spinte e strattonate. La fanciulla a capo del corteo afferrò con una mano il braccio di una compagna caduta, per tirarla in piedi e con l’altra il cartello sfuggito a un'altra. Lo sventolò in faccia agli agenti, gridando con ancora più energia “Potete arrestarci ma non ci fermerete! Potete arrestarci, ma non ci fermerete!”.

*Per la cronaca, il cartello recitava: “Deeds not words” nel caso ve lo domandaste e non riusciste a dormire senza sapere cosa ci fosse scritto, perché Harvey non riesce a dormire quando ha una domanda senza risposta e non vorrebbe impedire a qualcuno di dormire perché non ha dato questa informazione.

“Potete arrestarci ma non ci fermerete! Potete arrestarci, ma non ci fermerete!”. I poliziotti bloccarono il corteo, uno strappò il cartello alla ragazza, un altro l’agguantò per un braccio, lei si difese come ratto chiuso in un angolo, soffiando, strepitando e dimenandosi. Il Bobby la strattonò, lei cadde in avanti, la manica dell’abito che si lacerava.

Due Bobby l’afferrarono per le braccia, nonostante si difendesse come una mangusta inferocita e cercarono di trascinarla via. Harvey decise che era giunto il momento di intervenire. Allungò una mano verso l’elmetto del Bobby che si frapponeva fra lui e la colluttazione, fece forza per darsi una spinta e realizzò di essere troppo basso – ricordate quel problemino con l’altezza? – mentre il poliziotto si voltava con una faccia da pesce lesso verso di lui. Harvey si scusò con il suo miglior sorriso e prima che l’altro capisse cosa stava succedendo, salì sul predellino di una carrozza e da lì si trovò esattamente all’altezza giusta per eseguire l’acrobazia che aveva in programma. Appoggiò entrambi i palmi sull’elmetto del Bobby e piroettò, lasciandolo a terra e atterrando con entrambi i piedi sulla schiena di uno dei due che trattenevano la ragazza.

“Potete arrestarci ma non ci fermerete! Potete arrestarci, ma non ci fermerete!”. Colpì l’altro ai gioielli di famiglia – in caso di dubbi colpite sempre gli uomini al plesso solare, non c’è un punto migliore – e si inchinò sventolando la tuba – che non si dicesse che non era una persona educata. Lei strappò il cartello al poliziotto che glielo aveva sottratto solo per spaccarglielo in testa e colpirlo all’inguine – cosa vi dicevo? – con quello che restava del manico.

Harvey le tese una mano che lei prontamente afferrò e si dileguarono fra le nebbiose strade di Londra (qui potete immaginarvi un rocambolesco inseguimento per scale antincendio, vicoli e canali, magari persino attraverso il sottotetto di uno studente che sogna di fare l’artista e sta ritraendo una modella nuda che in verità è un’artista più brava di lui e si ritrae da sola, ma non può frequentare l’Academy e allora fa la modella per frequentarla comunque e forse potrebbero sfondare la finestra di un palazzo e correre su un tavolo lunghissimo e apparecchiato con argenteria e porcellane cinesi e quei bicchieri di cristallo che quando li colpisci con un martello si frantumano in mille pezzettini cangianti e potrebbe esserci una zuppiera con un potage di zucca e carote e una vassoio rotondo laccato con pesci e ninfee con del caviale e un altro con decori di salamandre verdi e blu con un maialino da latte che tiene una mela in bocca e poi uno con un agnellino piccolo e morbido, anzi no, l’agnellino no, niente agnellino, mi piacciono vivi, facciamo un cosciotto di cervo con la salsa di senape e uno enorme, d’argento, con una pavone arrosto con ancora tutte le piume, è solo che mi fa fatica scriverlo).

Infine da un tetto nelle periferie si calarono nella mansarda dove viveva Harvey. Era solo una stanza, ma arredata con tutto quello che Harvey poteva desiderare: un letto, un baule e soprattutto un tavolino con una macchina da scrivere.

Anche se a volte, d’inverno, avrebbe gradito avere un bagno in casa, invece di dovere arrivare fino alle latrine del palazzo.

Harvey e la ragazza si lasciarono cadere sul letto, poi mentre, l’affanno svaporava, iniziarono a ridere. Prima un risolino timido e appena accennato, poi una risata grassa e soddisfacente con gli occhi pieni di lacrime, infine iniziarono a sganasciarsi come Crocuta crocuta – che è il nome scientifico per la iena maculata, nota anche come iena ridens – dandosi di gomito freneticamente e tenendosi la pancia.

“Ommioddio, ommioddiooooo, hai… hai visto la sua faccia quando hai steso quei due?” ansimava la ragazza, colpendo freneticamente il materasso.

“Niente in confronto a quella che ha fattoooooh quando l’hai col…colpito con col… col cartellooooo” ululava Harvey.
“Con i piediiii in testaaaa” sghignazzava lei.

“Il cartello sui gingilliiiiii” le faceva eco Harvey.

Ci misero un bel po’ a calmarsi, ma dopo che ebbero descritto e riesaminato e ridescritto e riesaminato ogni singolo istante delle due ore precedenti per tredici volte – no forse furono quattordici, no furono decisamente tredici – sbellicandosi ogni volta di più, la ragazza si rassettò i vestiti e i capelli, diede un’occhiata addolorata alla manica strappata, corrucciò le labbra e strappò un bel pezzo di gonna dalla parte opposta.

– La simmetria è così sopravvalutata, non trovi?

Harvey applaudì freneticamente, riprendendo a ridere e sollevò le gambe. Da sotto il risvolto dei pantaloni facevano capolino un calzino blu e uno rosso. Harvey riappoggiò i piedi e sollevò un dito facendo segno di aspettare, mentre frugava in tasca con l’altra mano e tirò fuori un guanto rosso e uno blu.

Si scompisciarono per un altro buon quarto d’ora.

Infine la ragazza riprese fiato e, sollevatasi sui gomiti, studiò incuriosita la stanza. Si alzò in piedi e prese a fare su e giù per le assi dissestate, mettendo il naso ovunque, mentre una gamba, pallida come una pianta di fagioli fatta crescere al buio, occhieggiava dallo strappo nella gonna. Allungò una delle mani delicate e strappò il foglio dalle fauci della macchina da scrivere. Lo lesse intenta, un sopracciglio alzato e l’angolò della bocca che si sollevava in un sogghigno.

“Harvey Queens” commentò, leggendo la firma “Giornalista politico?”

“È sempre stato il mio sogno… Ti, uhm, ti piace?” chiese Harvey, mettendosi a sedere e cercando di ricordare se quell’ultimo articolo fosse quello dove suggeriva di far saltare il parlamento durante i festeggiamenti di Guy Fawkes o quello in cui proponeva di ricoprire di miele i genitali degli stupratori e legarli sopra a dei formicai.

“Lo trovo delizioso” ronfò la ragazza, gli occhi luccicanti e pericolosi “Io sono Miss Isley, Miss Pamela Isley e non vedo l’ora di leggere tutti i tuoi articoli, Harvey”. Appoggiò il palmo su petto di Harvey e lo spinse sul letto. Con l’altra mano iniziò a sbottonargli il panciotto.

Harvey le afferrò il polso “Non prenderla a male, non è che mi dispiaccia, cioè non mi dispiace proprio per niente, però ci sono delle circostanze che sarebbe meglio se venissero alla luce prima che tu avessi finito di levarmi la camicia, che mi stai sfilando sorprendentemente rapidamente e sarebbe veramente meglio che tu smettessi”.

Miss Isley inarcò di nuovo un sopracciglio, li inarcava in modo davvero delizioso.

“Harvey Queens è un… nome d’arte, un *nome de plume*, come si dice. Per l’anagrafe il mio nome è Harleen Quinzel” Harvey alzò un braccio con un gesto drammatico, fissando il cielo oltre la finestra.

“Sono nata e cresciuta a Nuova York, là ho conosciuto l’uomo che ha infiammato il mio cuore di passione e mi ha trascinato all’altare.”

Si portò le braccia al petto “Era un tale adorabile ciccino, assaltava le diligenze per me e dava fuoco agli insediamenti dei coloni. È stata una splendida luna di miele”

Corrucciò le sopracciglia, mentre il labbro inferiore le tremava, abbassando gli occhi pieni di lacrimoni al pavimento “Finché non ha cominciato a criticare tutto quello che facevo e dicevo, decideva come mi vestivo e acconciavo, che persone potevo frequentare, cosa dovevo fare e dire. Persino che calibro di pistola dovevo usare”

Sollevò lo sguardo verso Miss Isley “Voleva che usassi solo una Derringer, capisci che era inaccettabile” Miss Isley le strinse una spalla con comprensione.

“Perciò mentre venivano qui, per sfuggire a quei noiosi sceriffi degli Stati Uniti è caduto dal parapetto della nave. Era ubriaco, vedi. Si ubriacava spesso. Ubriacarsi non fa bene, si può cadere di sotto” un sorriso folle si allargò sul volto di Harvey, scoprendo decine di aguzzi denti bianchi.

Isley le gettò le braccia al collo stringendola con l’energia di un’edera velenosa che strangola un olmo “Oh Harleen, adesso che so tutto mi piaci ancora di più! Se solo potessimo sposarci noi due!”

“Ma Pamela, noi possiamo! Ho falsificato i documenti quando sono arrivata in Inghilterra, ora per tutti sono Harvey Queens. Sposiamoci e liberiamoci per sempre di questi uomini che spadroneggiano nelle nostre vite, opprimendoci con il lor…”

– Qualcuno vuole un caffè?

– Ma Di* Madnn chiudete quella fottuta porta! Ruggì René – Porco di quel esù, stiamo girando, non hai visto l’allarme? Sempre sul monologo, Di Lupo e per una volta stava venendo bene *risto di *io.

– René non sono sicura di aver capito bene il mio personaggio, sei sicuro che debba abbracciare Harleen in questo punto? Secondo me ci vorrebbe qualcosa di meno fisico, per sottintendere una sottile complicità femminile, ad esempi…

– Pensa a recitare, tu, che a fare la regia ci penso io! D’accapo, luci! Motore eeee… azione!
  
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