Giochi di Ruolo > Pathfinder GDR
Segui la storia  |       
Autore: Justice Gundam    09/06/2022    1 recensioni
Fin dagli inizi, la storia di Golarion è stata colma di tragedie, eventi drammatici e violenza. Questo mondo ha visto innumerevoli civiltà ascendere per poi crollare. Eserciti si sono scontrati in innumerevoli occasioni, e il sangue è stato sparso ovunque in tutto il globo. Ora, nell'Era dei Presagi Perduti, dopo la morte del dio Aroden, si snodano le vicende di coloro che scriveranno un nuovo capitolo nella tormentata storia di questo mondo...
Cinque anni dopo un tragico incendio e una serie di brutali omicidi, gli abitanti di Sandpoint attendono con ansia il Festival della Coda di Rondine per commemorare la consacrazione del nuovo tempio della città. Al culmine della cerimonia, il disastro colpisce! Nei giorni seguenti, un'ombra sinistra si posa su Sandpoint. Voci di eserciti di goblin e di altri mostri hanno messo in allarme la popolazione. Cinque giovani e promettenti avventurieri dovranno affrontare la crescente minaccia di un impero dimenticato, i cui crudeli e dispotici governanti potrebbero non essere morti come tutti pensano...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'L'Era dei Presagi Perduti'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

Risposte alle recensioni!

Falkas - Grazie della recensione! Sì, in effetti alla Paizo non si sono impegnati più di tanto per il nome di quella demone... che comunque avrà il suo ruolo più avanti nella saga. E come ho detto, dal momento che nella seconda edizione di Pathfinder i goblin diventano una razza giocabile, ho pensato fosse una buona idea mostrare qualche inizio del cambiamento che la loro razza sta attraversando, e come iniziano ad essere accettati dalle altre razze che fino ad ora sono state loro nemiche.

Eh, già... in effetti su Golarion esistono tutte le creature del mito che conosciamo sulla Terra. E igiganti non fanno eccezione - ce ne sono numerose sottospecie, dai primitivi giganti delle colline fino ai nobili giganti delle tempeste, ma quasi tutti erano servitori dei Signori delle Rune nel remoto passato. Comunque, li vedremo più avanti...

A presto!

 

---------- 

LIBRO 1 – L’ASCESA DEI SIGNORI DELLE RUNE 

Capitolo 27 - Omicidi atroci

 

Per Katrine Vinder, la vecchia segheria di Sandpoint era diventata un luogo ormai ben familiare. Per quanto la riguardava, non c'era posto migliore per incontrarsi di nascosto con il suo ragazzo, senza dover temere qualche scenata da parte del suo iperprotettivo papà. Con una piccola lanterna in mano, e uno scialle sulle spalle a proteggerla dal freddo della notte, la giovane donna aveva percorso per l'ennesima volta la strada dal negozio della sua famiglia alla segheria... e lì, come da programma, aveva incontrato Benny, che era arrivato al luogo dell'appuntamento già da diversi minuti.

I due giovani si abbracciarono e si baciarono a lungo, godendosi quei momenti di intimità. Era un loro rituale a cui ormai erano abituati da tempo. Si incontravano, si scambiavano coccole e chiacchieravano... e poi, ben sicuri di essere nascosti agli occhi di tutti gli abitanti di Sandpoint, condividevano la loro passione... e i loro corpi.

Quella notte, tuttavia, Katrine sentiva che c'era qualcosa di diverso. Il suo amato non sembrava più tanto tranquillo o sicuro di sè. Non c'era in lui la stessa spensieratezza e lo stesso ardore con il quale si comportava di solito quando era con lei... piuttosto, c'era una distanza che adesso Katrine sentiva allargarsi sempre di più. Benny sembrava così distratto... come se avesse la testa tra le nuvole... non riusciva più a trasmetterle la stessa sicurezza a cui lei era abituata...

Dopo qualche altro goffo tentativo di scambiarsi un bacio, Katrine sospirò e tenne per le spalle il suo amato, guardandolo seriamente negli occhi. Era giunto il momento di farsi dare un po' di spiegazioni.

"Katrine...?" chiese Benny, non sembrando esattamente sorpreso. Era come se avesse immaginato che da un momento all'altro la sua amata lo avrebbe messo di fronte a questo problema. "Tesoro, che cosa succede? Stanotte mi sembri così strana..."

"Sono io che dovrei dirti la stessa cosa, Benny." sospirò Katrine, mentre si aggiustava lo scialle. "Oggi... sei così strano. Che cosa succede? Si vede lontano un miglio che c'è qualcosa che ti tormenta!" 

Il giovane dai capelli castani arruffati si mise una mano sulla fronte, come se avesse mal di testa, e si avvicinò goffamente alla sua amata. Seduti sulla panchina di legno levigato accanto ad un congegno spaccalegna, i due amanti restarono in silenzio per diversi, interminabili minuti, ognuno alla ricerca delle parole giuste per rompere il ghiaccio.

Finalmente, Benny decise di parlare chiaro e rivelare a Katrine ciò che lo tormentava.

"Ecco... si tratta di tuo padre, Katrine." disse infine. Sentì il sospiro della sua amata, come se quella semplice frase fosse una spiegazione per tutto. Ma ritenne comunque opportuno dire tutto quello che era successo. "Lui... lui sa che noi ci vediamo qui, Katrine. L'altro giorno, mentre controllavamo gli attrezzi, lui è venuto qui e ha chiesto di parlarmi. Certo, io gli ho detto di sì... e cosa dovevo rispondere, dopotutto? E lui mi ha preso da parte... e mi ha detto senza tanti giri di parole... che se dovessi farti del male, o se dovessi oltrepassare certi limiti con te... lui mi spezzerà le braccia."

Katrine scosse la testa con un sospiro rabbioso. Non sapeva se doveva essere più irritata con suo padre o con Benny per essersi fatto intimorire così. "Lo sai com'è fatto papà... per lui, io e Shayliss saremo sempre le sue bambine." commentò. "Ma anche tu, perchè non gli dici chiaro e netto che stiamo assieme, che ci amiamo, e che tu non hai intenzione di mancarmi di rispetto?"

"Più facile a dirsi che a farsi..." Benny cercò di giustificarsi. "Lo sai che tuo padre non sente ragioni quando si arrabbia... e non è tanto difficile farlo arrabbiare."

"In effetti, non hai tutti i torti..." ammise Katrine con evidente rammarico. "Però bisogna pur fare qualcosa, non possiamo continuare a vederci in segreto soltanto perchè abbiamo paura di cosa accadrebbe... ascolta, secondo me dobbiamo parlare tutti e due a papà, e cercare di convincerlo che siamo bene assieme, e che lui non ha bisogno di preoccuparsi. Credo che questo almeno lo rassicurerebbe. Sai che alla fine lui non nega mai niente a me, nè a Shayliss."

"Lo so, lo so... ma non posso fare a meno di essere preoccupato, in ogni caso." rispose Benny, strisciando per terra la suola del sandalo destro. Restò in silenzio per un po', a riflettere su quello che la sua fidanzata gli aveva detto, e le strinse affettuosamente la mano, intrecciando le dita con le sue... poi, dopo aver pensato a quello che avrebbe potuto dire, fece per aprire la bocca ed esprimere la sua opinione...

Uno scricchiolio risuonò nella stanza, e nel silenzio che regnava intorno a loro, sembrò quasi un inquietante rombo di tuono. I due giovani sobbalzarono di colpo e si guardarono attorno allarmati, sperando che si trattasse soltanto di un suono isolato...

"L'hai... l'hai sentito anche tu, Benny?" sussurrò Katrine.

Il suo fidanzato disse di sì con la testa. "Sì... sì, non c'è dubbio... ho sentito anch'io un rumore... qualcosa che scricchiolava... ma non dicevi che nessuno viene qui alla segheria di notte?"

"Infatti..." rispose Katrine, sempre più nervosa. Si sentì un altro rumore dello stesso tipo, questa volta più vicino... e questa volta, era accompagnato da un suono di passi... e da un respiro affannoso, un suono inquietante che suggeriva sofferenza e fatica. "No... non so chi possa essere... forse... forse è meglio se..."

Prima che Katrine e Benny potessero rendersi pienamente conto di cosa stesse accadendo, sentirono qualcosa muoversi nella stanza - una figura umana le cui fattezze erano avvolte nell'oscurità, che si muoveva con feroce determinazione verso di loro. Spaventato, Benny afferrò la prima cosa che gli capitò sottomano, il manico di un'ascia che da un bel po' aveva perso la lama, e la brandì con le mani tremanti, sperando che almeno questo facesse da deterrente. Ma la figura coperta dalle tenebre continuava ad avanzare, e i due giovani, con crescente orrore, sentirono un suono metallico provenire da essa...

"Benny..." esclamò Katrine

"Chi... chi sei?" balbettò Benny, in un disperato tentativo di mostrare coraggio. "Che... che cosa vuoi... da noi? Vattene, noi... non abbiamo... nulla da... da..."

Un istante dopo, la stanza ripiombò nel silenzio. E per qualche secondo, non si sentì più nulla. Al punto che i due giovani cominciarono a pensare che il misterioso assalitore si fosse convinto ad andarsene...

L'oscurità riprese vita all'improvviso, e l'individuo oscurato fu loro addosso in men che non si dica!

Benny non ebbe nemmeno il tempo di urlare, prima che una lama affilata cominciasse a squarciargli il petto.

L'orrore era appena iniziato...

 

oooooooooo

 

Quella mattina, Misia ebbe l'impressione che sarebbe stata davvero una bella giornata.

La femmina di  gnomo era riuscita a dormire meglio di quanto non avesse fatto per diverse notti, in questi ultimi giorni. L'atmosfera al Drago Arrugginito si era fatta più distesa, e anche Ameiko stava man mano recuperando la sua energia, anche se inevitabilmente qualcosa in lei era cambiato, dopo le brutte esperienze degli ultimi tempi.

E Misia non aveva avuto più neanche tanti problemi con i suoi poteri da oracolo. Certo, ogni tanto le facevano volare qualcosa via di mano, oppure le davano fastidio quando doveva scrivere qualcosa, ma in generale era un periodo in cui riusciva a controllare bene la sua magia. E le vittorie sue e dei suoi amici in quegli ultimi giorni avevano dato a tutti loro l'impressione che da quel momento in poi, molte cose sarebbero migliorate lì a Sandpoint. Era stato un momento difficile, ma con la morte di Malfeshnekor e la defezione di Nualia, il culto di Lamashtu non avrebbe più dato loro problemi.

Misia si stiracchiò, si passò le mani sul viso, e guardò l'altro letto nella sua stanza. Eli si era già alzata... una cosa che non sorprendeva davvero Misia. La sua amica era sempre stata un uccello mattutino - a volte, Misia aveva ironizzato che Eli aveva sempre così tanti pensieri ed idee che le frullavano per la testa, che considerava il sonno una perdita di tempo. Con un sorriso ironico, Misia scese giù dal letto e si infilò le pantofole, apprestandosi ad affrontare una nuova giornata.

Ancora immersa nei suoi pensieri e nel suo buon umore, la femmina di gnomo venne colta di sorpresa quando la porta della camera sua e di Eli si aprì di colpo... e la maga mezzelfa entrò senza tanti giri di parole, non di corsa ma con abbastanza fretta e decisione da far capire subito a Misia che c'era qualcosa che non andava.

"Misia! Stavo giusto venendo a chiamarti." disse Eli senza preamboli. "Ascolta... vestiti, preparati e poi raggiungimi al piano di sotto! Dobbiamo andare a chiamare anche Yan e Jolan. Dopo aggiorneremo anche Nualia e Reji, ma adesso dobbiamo correre."

"C-cosa?" Misia sobbalzò e sbattè gli occhi, poi cercò di rimettersi a posto i capelli ancora arruffati. "Ugh... che... che succede, Eli? Ci sono problemi?"

La mezzelfa scosse la testa. "Problemi è dire poco. E' successa una cosa orribile." sussurrò. "Alla segheria di Sandpoint... hanno ammazzato due ragazzi! Lo sceriffo ha dato l'allarme generale... dobbiamo andare anche noi a dare una mano!"

Misia si sentì gelare. "Due... due omicidi...?" esclamò sconvolta la femmina di gnomo. Purtroppo, a quanto pareva, l'incubo in cui Sandpoint era piombata non sarebbe finito tanto presto...

 

oooooooooo

 

Nel giro di pochi minuti, il quartetto composto da Eli, Misia, Yan e Jolan si era preparato e aveva raggiunto la segheria di Sandpoint, dove un piccolo gruppo di soldati sotto la guida dello sceriffo Hemlock stava tenendo sotto controllo la scena del crimine - le operazioni stavano procedendo con ordine e cautela, ma si sentiva nell'aria un comprensibile nervosismo, come se anche quei soldati addestrati ed induriti fossero rimasti sconvolti da quello che avevano visto. Alcuni abitanti di Sandpoint restavano a distanza di sicurezza, osservando le procedure con un misto di preoccupazione e morbosa curiosità. Il quartetto di avventurieri venne accolto con evidente sollievo dalla gente di Sandpoint, ma non si fermò a lungo a ricevere saluti e ringraziamenti prima di raggiungere lo sceriffo... e il massiccio Shoanti provvide personalmente ad accoglierli e ragguagliarli su quello che era successo.

"Sceriffo Hemlock!" esordì Yan, cercando di mostrarsi presentabile. "Buongiorno... chiedo scusa, io e i mie compagni siamo venuti non appena abbiamo potuto."

"La nostra compagna Reji è accampata fuori città... assieme a Nualia." spiegò Misia. "Ci penseremo noi a spiegare loro cosa è successo."

Hemlock sospirò, in parte per il sollievo e in parte per la gravità della situazione. "Lieto che siate potuti venire così rapidamente, ragazzi." affermò. "Mi dispiace di dovervi coinvolgere di nuovo, ma questo è un problema che deve essere risolto quanto prima, per evitare che la situazione peggiori."

"Certo... certo, possiamo capire." disse Misia. "Ci... ci dica, sceriffo, come sono andate le cose, per quanto ne sapete?"

"Proprio stanotte, l'assassino ha ucciso due persone alla segheria. Le vittime sono Benny Harker, uno dei lavoratori della segheria... e la sua fidanzata Katrine Vinder, la figlia maggiore del proprietario della Bancarella di Sandpoint." spiegò lo sceriffo. Yan non potè nascondere un istante di sbalordimento, ricordando il suo breve incontro con la sorella minore della seconda vittima. "Entrambi i corpi sono stati trovati in una delle sale principali della segheria... e qui abbiamo già degli elementi tanto peculiari quanto disturbanti. Il corpo di Harker è stato deturpato in maniera orribile, mentre la signorina Vinder è stata uccisa con soli due colpi, uno al torace e uno alla gola. Il che mi porta a pensare che laddove Harker sia stato deliberatamente massacrato, la signorina Vinder si trovava semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato, e l'assassino l'ha uccisa rapidamente e senza dilungarsi per non lasciare testimoni."

Jolan deglutì. "Deturpato...? In... in che senso, deturpato?"

Lo sceriffo esitò per un attimo prima di dare la risposta. "Beh... se ve la sentite, posso accompagnarvi all'interno. Vi renderete conto di quello che intendo dire."

Non c'era molto da fare se non andare a rendersi conto di persona di cosa fosse successo... e con un cupo cenno della testa, Yan assentì.

 

oooooooooo

 

Come c'era da aspettarsi, la sala interna della segheria era quasi completamente insozzata di sangue, l'equipaggiamento e gli strumenti scaraventati qua e là nel corso dell'orribile delitto che si era consumato al suo interno. Segatura, impronte, chiazze di sangue... e soprattutto, un'orribile, rivoltante odore di carne marcia che permeava l'interno della sala, costringendo i quattro avventurieri a trattenere i conati di vomito... soprattutto alla vista del corpo senza vita di Harker, che era stato appeso al muro utilizzando gli uncini che normalmente venivano usati per tenere gli strumenti.

Il poveretto era stato atrocemente straziato, la pelle del volto strappata via e la mascella inferiore quasi separata dal resto del cranio. La camicia gli era stata tolta... ma era sul torace, dopo essere riusciti a superare l'orrore della vista del cadavere, che Yan e i suoi compagni videro l'elemento più importante.

Una stella a sette punte era stata incisa nei pettorali dell'uomo.

Per contrasto, il corpo senza vita di Katrine giaceva a terra vicino ad un congegno spaccalegna, e sembrava quasi dormire se non fosse stato per l'enorme macchia di sangue sul suo vestito e le due ferite mortali che le segnavano il petto e il collo. Chiunque fosse stato ad ucciderla, era stato un delitto rapido e relativamente indolore, eseguito con una precisione quasi chirurgica.

"Oh, che Erastil abbia pietà di noi..." mormorò Yan, agghiacciato davanti alla scena del delitto. "Chi... chi può essere stato a fare una cosa del genere?"

"E' quello che... dobbiamo dare una mano a scoprire, immagino." rispose Eli, dopo essersi assicurata che i contenuti del suo stomaco non andassero ad aggiungersi al sangue che inondava il pavimento. "Quel... quel simbolo che hanno inciso... sul corpo dell'uomo..."

"Quello... è senza dubbio il Sihedron..." affermò Misia. Ormai poteva dire di conoscere quel simbolo fin troppo bene. "E... e che altro si sa dell'uomo che è stato ucciso?"

"Nulla di veramente compromettente, in realtà. Sappiamo che Harker lavorava qui, e che era fidanzato con Katrine, l'altra vittima. Ma a parte questo, nulla di strano. Tuttavia, credo di potervi indicare qualcuno che forse potrà dirvi di più." continuò Hemlock. "Si tratta di Ibor Thorn, amico e collega di Harker. E' stato lui a trovare per primo i corpi e dare l'allarme. Detto questo, vi consiglierei di essere prudenti quando lo interrogate. Come potete immaginare, il suo stato mentale non è esattamente il migliore."

"Sceriffo! Scusi se la disturbo, ma abbiamo trovato qualcosa che potrebbe essere importante." esclamò una delle guardie cittadine che stavano esaminando la scena del massacro, in piedi vicino al corpo di Katrine.

Hemlock e i quattro avventurieri raggiunsero immediatamente la guardia, che indicò quello che in effetti poteva essere un particolare molto importante. Accanto al corpo della giovane donna, vicino al suo braccio destro, si trovava un'ascia da legna, chiaramente caduta dalla mano di Katrine. "Guardate. La seconda vittima aveva raccolto quell'ascia, forse per usarla contro l'assassino... e credo sia anche riuscita a sferrargli un colpo, dal momento che mi sembra di vedere qualcosa sulla lama. Sangue rappreso, o cose del genere..."

"Ottimo lavoro, cadetto. In effetti questo potrebbe essere molto importante." disse Hemlock con un cenno della testa. "Ogni indizio, ogni elemento fuori posto, dovete segnarvelo e tenerlo in considerazione. Potrebbe essere indispensabile per assicurare questo efferato assassino alla giustizia."

Jolan attirò l'attenzione del gruppo su un altro elemento. "A proposito di indizi... credo di averne trovato un altro io!" disse la guida halfling, indicando delle orme sul pavimento, ben visibili in mezzo alle chiazze di sangue e alla segatura. Alcune delle impronte non soltanto appartenevano ad una persona a piedi nudi, ma mostravano anche delle sottili ma sensibili differenze rispetto a delle impronte di esseri umani. "Guardate qua... le due vittime indossavano le loro scarpe, giusto? E invece qui abbiamo delle impronte di qualcuno che era scalzo. Mi sembra molto strano, in una segheria, con tutti i trucioli di legno e i vari oggetti che possono ferire i piedi."

"Quindi, l'assassino sarebbe arrivato qui a piedi nudi? Non mi sembra una cosa molto saggia." rispose Eli, andando a sua volta a vedere le impronte incriminate. "Strano... molto strano... e poi, a parte questo... queste impronte hanno qualcosa di strano, anche se non saprei dire che cosa, in questo momento."

"E dove si dirigono, queste impronte? Si riesce a vedere?" chiese Yan.

L'halfling annuì rapidamente. "Sì... vanno nella direzione del fiume Turandarok. E anzi, mi sembra addirittura che vengano da lì." rispose. "Quindi, se le nostre supposizioni sono corrette, l'assassino è venuto da lì, e poi è tornato lì dopo aver commesso il delitto. Forse stiamo già riuscendo a farci un'idea di come siano andate le cose... ma credo che avremo bisogno di più informazioni."

"Certamente." rispose Yan, per poi rivolgersi ad Hemlock. "Sceriffo, noi siamo più che disposti a darvi una mano. Ci mobiliteremo subito per dare una mano alla guardia cittadina di Sandpoint."

Misia ed Eli furono rapide ad assentire. "Andremo subito ad avvertire le nostre compagne... e cominceremo le nostre indagini." rispose la femmina di gnomo.

Lo sceriffo sorrise velatamente. "Vi ringrazio sentitamente." concluse. "Ci troviamo di fronte a qualcosa di ben più pericoloso che dei semplici goblin, e avrò bisogno del vostro aiuto... ma temo che avrete bisogno di aiuto anche voi."

Eli sbattè gli occhi. "In... in che senso, scusi?"

Hemlock sospirò e si tirò fuori qualcosa dalla bisaccia: un piccolo rotolo di pergamena imbrattato di sangue. "Vedete... ho l'impressione che questo assassino conosca fin troppo bene una di voi. Dateci un'occhiata." disse, per poi consegnare ad uno spaesato Yan il foglio. Il ragazzo guardò la pergamena con espressione dubbiosa per un attimo... poi, lo srotolò per leggere cosa ci fosse scritto, e rimase agghiacciato quando vide il nome REJI scritto con il sangue sopra il foglio, a caratteri cubitali!

E sulla pergamena, appena sotto il nome di Reji, si leggeva un cupo, inquietante messaggio intimidatorio...

 

Tu imparerai ad amarmi, a desiderarmi come lei mi ha desiderato.

Consegnati al branco e tutto finirà.

--  Firmato, il tuo signore

 

Il giovane guerriero rilesse due o poi tre volte, con crescente orrore ed indignazione, il messaggio rivolto alla sua compagna d'avventura, e resistette a malapena al desiderio di farne una palla e gettarlo via. Anche quello poteva essere un indizio, dopotutto... e Reji aveva anche lei il diritto di vedere di cosa si trattasse.

"Capisco..." disse infine. "La ringrazio, sceriffo Hemlock... metterò la mia compagna a parte di questo sviluppo quanto prima."

Eli cercò di fare mente locale e di organizzare rapidamente la squadra. "E va bene... sentite, ragazzi, facciamo così: Yan, tu vai da Reji e Nualia, e informale di cosa sta succedendo. Misia... magari tu vai a parlare con questo Ibor Thorn, e vedi se riesci a raccogliere altri elementi. Jolan, tu ed io resteremo qui a cercare altri indizi e dare una mano allo sceriffo e alla guardia cittadina."

"Va bene. Provvederò subito." rispose Yan, prima di avviarsi verso la periferia di Sandpoint. "Sceriffo Hemlock, ragazzi, vi faccio i miei migliori auguri per l'indagine."

Anche Misia si disse d'accordo. "Okay... sceriffo Hemlock, posso provare io ad interrogare il signor Thorn, e vedere se magari riesco ad ottenere qualche particolare in più."

"In bocca al lupo, ragazzo." disse Hemlock rivolto a Yan, prima che il giovane lasciasse il luogo del delitto. "E per quanto riguarda lei, signorina Misia... certo, non ho nessun problema a lasciarti parlare con Thorn. Tuttavia, credo di doverti avvertire di una cosa..."

La femmina di gnomo inclinò la testa, incuriosita. "C'è... qualche problema, sceriffo?"

Hemlock sospirò, con il fare di una persona che aveva visto fin troppe cose per la giornata e non vedeva l'ora che l'incubo finisse. "Ecco... quando abbiamo identificato il corpo della signorina Vinder, mi sono occupato personalmente del gravoso compito di dare l'annuncio alla famiglia." spiegò. "Inutile dire... che il signor Vinder non ha preso bene la notizia."

"Mi sembra normale..." rispose Misia con un sospiro malinconico.

"Fino a questo punto, sì." continuò lo sceriffo. "Ma i problemi sono sorti quando il signor Vinder ha cercato di mettersi a caccia dell'assassino per farsi giustizia da solo. Abbiamo cercato di indurlo alla ragione, ma Vinder si è ribellato e ha malmenato due dei miei uomini prima di essere fermato. A quel punto, non ho avuto altra scelta che mettergli le manette e portarlo in una cella, almeno finchè non fosse indotto a più miti consigli. Ecco. Sappia che adesso il signor Vinder è ancora lì alle prigioni di Sandpoint, e che la sua rabbia potrebbe indurlo a reazioni imprevedibili. Non dico che dovrà guardarsi da un attacco fisico, ma potrebbe inveire o comunque essere verbalmente aggressivo."

"Non... non pensate che sia stato lui a commettere questo delitto, vero?" chiese Jolan.

Lo sceriffo volle subito placare le paure dell'halfling. "No, no... non credo proprio che sia stato lui. La sua rabbia è dovuta alla morte della figlia, non ad altro. E comunque, sapendo quanto sia protettivo nei confronti delle figlie, mi sentirei tranquillamente di escludere che sia stato lui a commettere questo delitto, anche se effettivamente non aveva una gran simpatia per Harker."

Eli disse di sì con la testa. "Del resto," pensò tra sè la mezzelfa. "dubito che il signor Vinder sapesse del Sihedron. Ma è proprio questo che mi preoccupa..."

 

oooooooooo

 

Appena fuori dalla periferia di Sandpoint, nel piccolo accampamento nel quale Reji e Nualia avevano passato la notte, Yan aveva raggiunto le sue compagne, e aveva raccontato loro quello che era successo - includendo anche il particolare del messaggio che qualcuno, presumibilmente l'assassino, aveva lasciato lì per Reji. In quel momento, la ragazzina Tian era impegnata a rileggere quell'inquietante avvertimento, e i suoi occhi esprimevano un misto di repulsione e confusione.

"Se è uno scherzo, è davvero di pessimo gusto." commentò la monaca scuotendo il capo. "E chi sarebbe poi questo 'signore'? Io non sono di nessuno. Se vuole qualcosa da me, perchè non viene a dirmelo in faccia? Ma lasciamo perdere... per adesso, abbiamo un assassino da catturare."

"Eli e gli altri sono ancora a Sandpoint a raccogliere indizi." spiegò Yan. "Non appena avremo qualcosa di solido su cui lavorare, ci incontreremo qui e cominceremo a dare un'occhiata."

"Reji... posso dare un'occhiata a quel messaggio?" chiese Nualia. Con un cenno affermativo, la ragazzina consegnò il foglio alla ex-sacerdotessa demoniaca, che lo ricevette con la mano rimasta normale e lo lesse con attenzione. Dopo aver osservato attentamente la calligrafia e lo stile del messaggio, Nualia scosse la testa e lo riconsegnò a Yan. "No... non è una calligrafia che conosco. Volevo vedere se magari era qualche altro membro del mio culto, qualcuno che era riuscito a scappare... ma no, niente da fare."

"Non importa, siamo già pronti all'idea che non sarà semplice giungere in fondo a questa storia." rispose Yan. "Tra l'altro, abbiamo visto il simbolo del Sihedron inciso sul torace di una delle vittime... e questo mi fa pensare che ci sia qualcosa di più di un semplice, si fa per dire, assassino dietro a questo delitto."

Nualia sospirò e guardò dall'altra parte. Se solo avesse conservato i suoi poteri da chierica, ora forse avrebbe potuto rendersi più utile a Yan... e in un angolino del suo animo, le dispiaceva anche non poter aiutare di più Reji. La giovane monaca le era stata vicino in quei giorni, quando Yan non aveva potuto. Ma soprattutto, si era presa la briga di parlare con lei, di cercare di capirla e di darle una mano. Il che era più di quanto molte persone avessero fatto. Nualia doveva ammettere che cominciava a provare affetto e gratitudine per la giovane Tian... e l'idea che qualcuno la stesse minacciando non le andava per niente a genio.

"Va bene. Sentite, ragazzi, io vado a parlare anche con Eli e Jolan." disse Reji con un cenno deciso. "Spero di poter dare una mano anch'io..."

 

oooooooooo

 

Prigione di Sandpoint, nello stesso momento...

"Fatemi uscire di qui... FATEMI USCIRE, MALEDIZIONE!"

Misia era riuscita a sentire chiaramente le urla e le imprecazioni di Ven Vinder, prima ancora di varcare la soglia dell'edificio. La femmina di gnomo rabbrividì, sperando di essere emotivamente preparata a gestire un padre disperato... e spinse lentamente la porta, in modo da entrare nel blocco carceri dove, fino a pochi giorni fa, Tsuto e la sua complice Lyrie erano in custodia.

Quando la femmina di gnomo entrò, quello che si trovò di fronte fu effettivamente una vista a cui pochi avrebbero potuto restare indifferenti. Nella cella più vicina a lei, Ven continuava a picchiare con il pugno sulle sbarre, il volto contorto in una maschera di furia e disperazione. Il massiccio proprietario della Bancarella di Sandpoint si gettava contro le sbarre con tutto il suo peso, scuotendo la porta della cella ma senza mai riuscire a scardinarla. Ma i suoi fallimenti non lo scoraggiavano neanche un po' - anzi, Ven continuava a scagliarsi contro le sbarre, provocando un infernale frastuono metallico e facendo rabbrividire l'occupante della cella vicina - un giovanotto dal volto pulito e dai capelli neri che sedeva silenziosamente su una panchina di legno, in uno stato di evidente prostrazione.

"Hanf... hanf..." Ven si fermò per un attimo per riprendere fiato e si passò una manica sugli occhi per asciugarsi delle lacrime... e in quel momento si accorse della biondina alta appena un metro che era entrata nel blocco carceri. La riconobbe subito come una degli avventurieri che erano arrivati a Sandpoint non tanto tempo fa, e che ormai si erano fatti una buona fama tra i cittadini. "Hey! Hey, tu! Sì, dico a te, piccoletta! Fammi un favore... devo uscire da questo cesso di cella! Qualche bastardo ha ammazzato la mia piccola Katrine! Devo trovarlo e strangolarlo con le mie mani! Dammi le chiavi, fammi uscire!"

Misia rabbrividì per la veemenza con cui l'uomo aveva parlato. Non c'era bisogno di essere un genio per rendersi conto che quel poveretto era fuori di sè per la morte della figlia, e lei doveva cercare almeno di parlargli e calmare un po' il suo dolore. E poi, da un punto di vista semplicemente pragmatico, doveva cercare di placare Ven prima di interrogare Ibor, altrimenti non sarebbe arrivata da nessuna parte...

"Signor Vinder... signor Vinder, per favore, mi ascolti..." disse Misia, alzando le mani per cercare di calmarlo mentre si avvicinava gradualmente alla cella, in modo da sembrare quanto meno minacciosa possibile. Ven grugnì e squadrò rabbiosamente la biondina, ma sembrò almeno permetterle di continuare a parlare. "Io... mi dispiace, signor Vinder, io... non posso farla uscire. A parte il fatto che non ho l'autorità per farlo... non posso permetterle di inseguire quell'efferato assassino. Se... se lei lo facesse, rischierebbe di perdere la vita a sua volta. Non è già stato sparso abbastanza sangue innocente in questa giornata?"

Ven battè rabbiosamente il pugno sulle sbarre. "Quel figlio di cane ci ha tolto Katrine!" ringhiò, afferrando le sbarre con entrambe le mani e poi tirando furiosamente, quasi volesse strappare via la porta della cella. "Cosa vuoi che mi importi della mia vita? Lo devo trovare! Lo devo ammazzare con le mie mani! Stai a vedere se riesce a fermarmi!"

Misia si morse il labbro inferiore ma restò ferma dov'era, cercando di mostrarsi decisa. Prese un bel respiro e assunse la sua migliore espressione severa, in modo da far vedere che non si sarebbe fatta convincere tanto facilmente. "Signor Vinder. Io... posso almeno immaginare quello che lei sta passando. Mi creda... comprendo che è una cosa terribile. Nessun padre dovrebbe seppellire la figlia, e come ha detto lei... quel bastardo assassino deve essere punito per ciò che ha fatto." Prese fiato ancora una volta e assunse un tono più accomodante. "Ma... per favore, mi ascolti. Lei ha ancora sua moglie... e l'altra sua figlia, Shayliss. Se... se dovesse andare a caccia dell'assassino e dovesse perdere la vita anche lei... chi penserebbe a loro? E loro, come la prenderebbero, ora che hanno già perso Katrine?"

Questa argomentazione riuscì a fare breccia nella cieca rabbia dell'uomo, che allentò la sua presa sulle sbarre e fece un passo indietro, tremando visibilmente. "Io... io..." mormorò, non riuscendo a trovare le parole. "E... e cosa dovrei fare, allora...? Dovrei... dovrei lasciare che quel dannato la passi liscia?"

Misia scosse la testa e rivolse all'uomo un sorriso malinconico. "No... non succederà. Io e i miei amici... stiamo già cercando di capire cosa sia successo e dove sia fuggito l'assassino." rispose gentilmente. "Mi ascolti, per favore... io le prometto che non lasceremo nulla di intentato, e che faremo in modo che l'assassino risponda delle sue azioni. Con la sua stessa vita, se necessario. Ma... lei adesso deve pensare a sè stesso, e al resto della sua famiglia. Voi..." Misia si interruppe e deglutì, e nonostante i suoi tentativi di restare distaccata, le vennero comunque le lacrime agli occhi. "Voi dovete stare assieme e farvi forza a vicenda. E' la cosa migliore che lei possa fare, per adesso."

Convinto dal discorso di Misia, ma ancora in preda alla rabbia e al dolore, Ven si allontanò dalle sbarre e si afflosciò sulla panchina di legno della sua cella, sentendosi improvvisamente vecchio e stanco. Si prese la testa tra le mani, e restò seduto lì, in preda ad un rabbioso rimorso... ma se non altro, la cieca disperazione della quale era stato vittima fino ad un attimo prima si era calmata, e adesso aveva accettato che non c'era più altro che lui potesse fare, in quel momento, se non restare vicino al resto della sua famiglia.

"Andrà tutto bene, signor Vinder..." concluse Misia asciugandosi gli occhi. "Faremo... faremo in modo che tutto si risolva... per il meglio."

Con un sospiro, la femmina di gnomo si staccò dalla cella di Ven, e rivolse la sua attenzione ad Ibor. Tutta la confusione che c'era stata aveva riscossso almeno un po' il giovane dal suo stato di catalessi, e adesso Ibor la stava guardando con un misto di timore e curiosità. L'uomo era vestito in maniera abbastanza semplice, con quello che doveva essere un completo da lavoro - una camicia bianca polverosa, un paio di robusti pantaloni neri e pesanti scarpe dello stesso colore - e sembrava attendere che Misia gli parlasse.

"Voi... voi siete il signor Ibor Thorn, immagino." proseguì Misia, cercando di darsi un po' di contegno. "Perdoni il modo in cui mi sono presentata... io e i miei compagni stiamo al momento svolgendo delle indagini su... su quell'atroce delitto che si è consumato stanotte nella segheria. E... credo proprio che avremo bisogno del vostro aiuto..."

Ibor rabbrividì e si strinse nelle spalle, come se avesse avuto freddo... e Misia fece un passo indietro, temendo di aver fatto una mossa falsa. Poi, cominciò a parlare con voce tremante. "Io... io... ho detto quello che sapevo..." si lamentò, cercando addirittura di evitare lo sguardo di Misia. "Sono... sono andato alla segheria, come tutti i giorni... volevo preparare gli attrezzi e tutto il resto... e ho visto quei due cadaveri... e uno di questi era... era... ugh..."

Il giovane voltò la testa dall'altra parte ed emise un verso di orrore, ricordando la vista del suo amico trucidato. Misia cercò di calmarlo e si avvicinò alle sbarre della sua cella, le mani alzate per dirgli di mantenere la calma. "Signor... signor Thorn, mi dispiace se le ho fatto ricordare... ma purtroppo ho bisogno del suo aiuto. Ne abbiamo bisogno tutti, se vogliamo evitare che qualcun altro venga ucciso come il signor Harker." affermò. "Perciò... ehm... avrei bisogno di farle delle domande. Se lei ricorda qualche elemento particolare, qualcosa che potrebbe aiutarci a svolgere le nostre indagini... mi creda, potrebbe davvero fare la differenza."

Ibor si calmò almeno un po', ma di fronte a quella domanda sembrò esitare, almeno per qualche istante. "Io..." cominciò a dire, per poi sospirare e scuotere la testa, in preda allo sconforto. "Ma cosa... cosa posso dirvi? Io... ho già detto allo sceriffo tutto quello che sapevo... il povero Benny... era fidanzato con Katrine, e si incontravano spesso, di notte, là nella segheria. Ma... Ma anche se il signor Vinder è un tipo irascibile... no, no, non sarebbe mai capace di fare quello che hanno fatto a Benny! Ma chi è stato, mi chiedo? Chi è stato?"

Comprendendo che il giovane era ancora sconvolto per quello che aveva visto sulla scena del delitto, la biondina cercò di essere accomodante. Per qualche secondo, lasciò che Ibor continuasse a parlare e a sfogare la sua confusione e il suo dolore. Poi, si avvicinò lentamente alla cella e lo guardò negli occhi, con calma ma con decisione. "Signor Ibor, io... non sarei venuta qui a parlarle di qualcosa che ancora la sconvolge, se non avessi pensato che fosse davvero necessario." proseguì. "Purtroppo... ci troviamo di fronte ad un assassino che temiamo colpirà di nuovo, e non abbiamo idea di chi possano essere le sue prossime vittime, e con che criterio sceglierà. E' per questo che abbiamo bisogno di ogni particolare che lei può ricordare, anche quello apparentemente più insignificante. Perciò, se dovesse ricordare qualcosa, se pensasse di conoscere qualcosa di rilevante... per favore, non lo tenga per sè. Le vite di altre persone potrebbero dipendere da questo."

Ibor restò ancora per qualche secondo in silenzio, e Misia vide il signor Vinder alzarsi e raggiungere le barre della sua cella. Aveva l'impressione che il massiccio negoziante volesse spronare Ibor a farsi uscire il fiato... ma prima che Vinder aprisse bocca, Ibor sospirò e si sfregò la fronte, come se volesse finalmente farsi uscire un segreto.

"Ecco... in realtà... c'è qualcosa che... dovrei dire... Una cosa che non ho detto... allo sceriffo..." sussurrò.

Un lampo di speranza si accese negli occhi di Misia. Forse quello era l'elemento che avrebbe dato una svolta alle indagini. "Sì... mi dica pure, signor Thorn, se se la sente..." lo spronò gentilmente.

"Avanti, parla! Fatti uscire il fiato!" esclamò Ven. Misia fece cenno al negoziante di calmarsi, in modo che il suo scatto d'ira non intimorisse Ibor e non lo dissuadesse dal rispondere.

Harker esitò ancora per un attimo... poi, prese definitivamente coraggio e rispose. "Ecco... la realtà è che... ho saputo che Benny già da un po' di tempo... falsificava i libri contabili. Io... posso giurare che non ho mai preso parte a questa truffa, ma... Benny... beh, lui è sempre stato piuttosto avido... e potrebbe aver messo via un bel po' di soldi... facendo la cresta sulle vendite e sugli affari degli ultimi anni."

"Facendo la cresta?" chiese Misia. "Vuol dire che dichiarava meno denaro di quanto in realtà fosse stato fatto, in modo da intascarsi la differenza?"

"Precisamente..." rispose Ibor. "Ecco... voi sapete che gli Scarnetti sono i proprietari della segheria, vero? Sono... sono gente che non scherza. Dicono che alcuni dei loro uomini abbiano appiccato il fuoco alle sedi di diversi concorrenti. Forse.... dico forse... hanno scoperto che Ibor li truffava, e si sono vendicati così?"

"Gli Scarnetti, eh?" grugnì Ven. "Io non mi sono mai fidato di quella gente... nè tantomeno del loro capo, quel Titus Scarnetti che ha le mani in tante attività losche. Avrebbe senso quello che dici, ma... non lo so, c'è qualcosa che non mi torna."

Misia annuì lentamente. In effetti, quello che Ibor diceva aveva anche senso... ma questo non spiegava il modo barbaro in cui Benny Harker era stato massacrato, e soprattutto non spiegava il simbolo del Sihedron inciso sul suo petto. La biondina aveva la netta sensazione che ci fosse ancora qualcosa che le sfuggiva. "Okay... va bene, vedremo se queste informazioni possono aiutarci. Se... se dovesse ricordare qualcos'altro, signor Thorn, la prego di comunicarcelo. Stiamo tutti facendo quello che possiamo per cercare di fare luce su questa triste faccenda... e assicuro ad entrambi voi che riusciremo a prendere il killer!"

Entrambi gli occupanti delle celle riuscirono a fare un piccolo sorriso - se non altro, sapere che qualcuno si stava occupando del caso e non li aveva lasciati da parte era una piccola consolazione.

Mentre si ritirava, tuttavia, Misia continuava a pensare a quello che Ibor le aveva detto. "Hmm... quindi, quel tizio... Harker... truffava i suoi superiori. E il signor Thorn mi dice che era piuttosto avido... Che strana coincidenza che mi è venuta in mente... proprio qui vicino si trova Collecardo... un'ex-roccaforte dell'ultimo Signore delle Rune dell'Avarizia." pensò. "Magari non significa niente... è solo una coincidenza un po' strana... ma è meglio tenere a mente questa cosa. Chissà... potrebbe essere significativa..."

            

oooooooooo        

 

"Ragazzi, sono qui. Sono arrivata appena... ho potuto..." disse Reji, restando per un attimo ammutolita nel vedere la scena del delitto, e le guardie cittadine di Sandpoint che lavoravano sui vari indizi. Nell'aria aleggiava ancora quel terrificante odore di carcasse in putrefazione che il resto del gruppo aveva sentito all'arrivo, e Reji si dovette coprire il naso e la bocca con una mano per non dare di stomaco. "Uuugh! Eli, Jolan... avete... avete trovato qualcosa di particolare... oltre a questa puzza nauseante?"

"Abbiamo... degli indizi piuttosto interessanti... ovviamente, per quanto interessante possa essere un massacro così atroce." rispose Jolan, mentre indicava a Reji le impronte di piedi sul pavimento. "Tra quelle impronte di una persona che non portava scarpe, il simbolo del Sihedron e delle macchie sospette sull'ascia con cui la signorina Vinder ha cercato di difendersi... stiamo facendo delle ipotesi alquanto incredibili!"

Lo sceriffo Hemlock volle intervenire per spiegare meglio come stessero le cose. "Abbiamo trovato un'ascia da lavoro assieme al corpo della seconda vittima, Katrine Vindel." affermò. "I miei ragazzi hano trovato dei resti sulla sua lama, e abbiamo ipotizzato che la signorina Vindel l'avesse usata in un disperato tentativo di difendersi dall'assassino. Appena qualche minuto fa, i miei uomini mi hanno confermato che sulla lama sono rimaste delle tracce in uno stato di decomposizione... abbastanza progredito. Non si trattava di sangue o di altri liquidi corporei, no. E quando ho saputo questo, ho fatto chiamare Padre Zantus, dovrebbe essere qui a momenti."

"In stato di... decomposizione?" chiese Reji con evidente stupore, mentre dava un'occhiata alle impronte insanguinate rimaste sul terreno. Anche lei ebbe l'impressione che avessero qualcosa di diverso da un piede umano... erano stranamente allungate, e le dita non erano ben visibili.

Eli annuì rapidamente. "Sì... ci sono diversi elementi che ci fanno pensare che l'assassino, in realtà... non sia umano." affermò. "E non parlo solo della brutalità del delitto, anche se questa è innegabile. Parlo del fatto che potrebbe non essere un umano, un nano, un elfo, o qualche altra razza simile."

"Volete dire che..." la ragazzina si fermò prima di completare la frase e si sfregò il mento. "Beh... in effetti non è una cosa che possiamo escludere. Quindi, voi stareste dicendo che il responsabile di questo delitto potrebbe..." Deglutì, preparandosi a dire la parte successiva della frase. "Potrebbe essere un non-morto?"

"Perchè no? Avrebbe senso... spiegherebbe i resti in decomposizione sulla lama dell'ascia, il fatto che l'assassino non indossasse scarpe... dal momento che i non-morti non sentono autentico dolore fisico, non ne avrebbe avuto bisogno... e soprattutto questa puzza di marciume che si è lasciato dietro!" spiegò Jolan, non nascondendo la sua preoccupazione. Una preoccupazione che Reji conddivideva appieno. Una volta che si comincia a parlare di non-morti, in particolare di non-morti dotati di intelligenza... le possibilità diventano tanto innumerevoli quanto orribili!

Una cosa era certa: Sandpoint era ancora ben lontana dal trovare un po' di pace.

    

 

oooooooooo

               

CONTINUA... 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Pathfinder GDR / Vai alla pagina dell'autore: Justice Gundam