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Autore: Melisanna    10/06/2022    1 recensioni
Vi diranno che nessuno vide sotto il suo travestimento, tranne il suo vecchio cane fedele. Vi diranno che ingannò tutti, come aveva sempre fatto, fino al momento che scelse per rivelarsi e vincere, ancora una volta, per l’ultima volta.
Ma io ero là e ho visto tutto, ho riconosciuto il re sotto gli stracci, l’eroe dietro al vecchio, il marito oltre il mendicante.
Per ogni storia ci sono molte verità. Questa è la mia.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Penelope, Telemaco, Ulisse
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La regina

 
Vi diranno che nessuno vide sotto il suo travestimento, tranne il suo vecchio cane fedele. Vi diranno che ingannò tutti, come aveva sempre fatto, fino al momento che scelse per rivelarsi e vincere, ancora una volta, per l’ultima volta.
Ma io ero là e ho visto tutto, ho riconosciuto il re sotto gli stracci, l’eroe dietro al vecchio, il marito oltre il mendicante.

Per ogni storia ci sono molte verità. Questa è la mia.

Mi chiamo Penelope.

Fui principessa dell’Attica, figlia del re Icario e della naiade Peribea e di me si disse che fossi di bellezza incomparabile, seconda solo a mia cugina Elena e di infinite virtù. Vissi lieta e selvaggia correndo con i cavalli e nuotando a fianco delle focene, fino a quattordici anni, quando mio padre decise che era tempo che mi sposassi. Non ne avevo ancora il desiderio, né avevo mai incontrato un uomo che smuovesse i miei sentimenti, ma conoscevo i miei doveri di figlia e mi rimisi di buon grado al volere di mio padre.

Egli organizzò per me dei giochi grandiosi, per i quali accorsero, principi, re ed eroi da tutta l’Ellade, attirati dalla promessa di mio padre di concedermi in sposa al vincitore dell’ultima e più difficile corsa.

Furono giorni di festa, gloria e opulenza. Io ammirai i partecipanti e li osservai, chiedendomi chi avrebbe vinto la mia mano, ma senza riporre i miei desideri e le mie aspettative né nell’uno né nell’altro, per non avere ad essere delusa.

Ma quando venne il momento in cui essi si schierarono lungo la linea di partenza, scorsi fra gli altri, unico ad essere silenzioso e composto, un uomo nel fiore dell’età, né giovane né anziano, scuro di barba e capelli e dalla pelle bruna, con acuti occhi verdi. Quando manifestai la mia curiosità, mia madre mi disse che egli era il re di un’isola rocciosa, un isola di capre e pastori e assai poco altro, ma che era rinomato per il suo valore e la sua astuzia e portava il nome di Odisseo. E il mio cuore di fanciulla palpitò e chiesi ad Era, se mai fosse stata soddisfatta dalle mie offerte e dalla mia devozione, di darmi in moglie a quell’uomo.

Era mi ascoltò e divenni la sposa del re di Itaca. Così iniziarono per me giorni sereni e placidi, su quell’isola sonnolenta, giorni assai diversi da quelli della mia spensierata giovinezza, ma non per questo meno lieti. Mio marito era un uomo gentile e instancabile, sconosciuto all’ozio, curioso di tutto e perpetuamente attivo, come nato da un seme diverso da quello degli altri abitanti dell’isola, le cui ore trascorrevano calme e monotone. Quando tornava a casa, tornava sempre portando racconti caleidoscopici delle sue scoperte, che si trattasse di un capretto nato con cinque zampe o di una diversa composizione della lega del bronzo e io lo ascoltavo e poi passavo la notte con lui.

Era un buon marito, non mi faceva mancare niente.

Dopo due anni ebbi un figlio da lui, ma erano passati appena pochi mesi, quando Odisseo venne chiamato, assieme agli altri re dell’Ellade a correre in soccorso del suo alleato Menelao, a cui i Troiani avevano sottratto la sposa, la mia bella cugina Elena. Mio marito non fu entusiasta di partecipare e cercò in ogni modo di sottrarsi ai suoi doveri, anche con tattiche che molti giudicherebbero sleali, ma gli Dei vollero che nemmeno la sua astuzia bastasse e come ogni altro dovette partire.

Mi chiese di rimanergli fedele fino alla maggiore età di nostro figlio. A quel punto avrei potuto sposare chi desiderassi. Ma io sapevo bene che non l’avrei mai fatto: che sposa è quella che convola a seconde nozze, quando il marito è lontano in guerra? Un marito gentile e molto amato da lei e dal suo popolo.

Odisseo partì per Troia e io rimasi sola e così iniziò la terza parte della mia vita. Mio figlio era neonato e mio suocero molto anziano, perciò fui veramente regina di Itaca. Non mi occupai più solo delle questioni della casa, ma di tutta l’isola. Sedai litigi e amministrai la giustizia, feci scavare canali e dissodare i campi, scelsi con chi commerciare e con chi stringere alleanze. Ripresi a nuotare con le focene e a correre con i cavalli, scoprendo parti di Itaca che mi erano sempre rimaste segrete e, mi piaceva pensare, erano segrete a chiunque altro. Sull’isola erano rimaste solo le donne, i bambini piccoli e gli uomini troppo anziani per poter partire, chi avrebbe potuto impedirmelo?

Passarono anni, lunghi anni e la guerra non finiva e io mi abituavo a quella vita. Mio figlio cresceva e la terra fioriva e io regnavo da sola. Poi iniziarono ad arrivare voci della caduta di Troia. All’inizio erano rare e confuse, ma divennero rapidamente diffuse e certe e poi cominciarono a tornare i soldati e non furono più solo voci.

Odisseo non tornò. Chiesi sue notizie a tutti i messi e ne inviai altri a chiedere sue notizie ai suoi compagni. Tutti concordarono nel dire che Odisseo era partito vivo da Troia e che sarebbe presto arrivato a Itaca, a meno che qualche sventura non lo avesse colto durante la traversata. Odisseo era vivo e presto sarebbe tornato a Itaca, a prendere il suo posto di re e io avrei potuto tornare a occuparmi solo della casa, come mi dissero tutte le persone che mi erano vicine. Avevo dovuto portare molto peso, per tutti quegli anni, ma era venuto finalmente il momento di posarlo.

Ma Odisseo era sempre disperso. Aspettai, insieme con tutta Itaca. Odisseo sembrava svanito dalla faccia della terra, con tutte le sue navi al seguito, come se Poseidone li avesse inghiottiti nelle viscere dei suoi mari.

Passò il tempo e Odisseo non tornava e i bambini di Itaca divennero uomini e iniziarono a chiedersi, perché governassi sola, senza un uomo al mio fianco. In molti mi chiesero di risposarmi, in molti mi chiesero di sposarli, anche se non ero più una fanciulla e non credevo che nessuno mi avrebbe voluta. Persino Laerte, il vecchio padre di mio marito, mi faceva pressione affinché scegliessi un nuovo sposo. Non si avevano notizie di nessuno degli uomini partiti con Odisseo ed era oramai chiaro che non fossero sopravvissuti alla traversata. Non potevo restare fedele a un morto, dovevo pensare a Itaca e trovare un uomo che potesse occuparsi del paese.

Ma quale uomo avrebbe potuto sostituirsi a un re come Odisseo? Un re astuto e saggio e molto amato dalla sua sposa e dal suo popolo. Nessuno avrebbe accettato un successore che non fosse suo figlio, ma Telemaco era ancora troppo giovane per governare.

Così rifiutai di convolare a nuove nozze e ottenni altri anni di pace. La mia volontà era rispettata e compresa, anche se più crescevano gli uomini che erano stati fanciulli e non avevano memoria di Odisseo, più aumentavano le pressioni che subivo. Le donne e gli anziani, che per tanti anni erano vissuti in armonia e abbondanza sotto il mio governo, cedevano il posto ai giovani, smaniosi di gloria e imprese guerresche, che vedevano solo umiltà e monotonia in quella vita. Molti erano brav’uomini, ma erano pur sempre uomini e giovani e credevano di sapere meglio di chiunque altro quale fosse la giusta strada da percorrere. Quando la loro insistenza perché mi risposassi, non venne più placata dal rispetto per me e dal ricordo di Odisseo, fui costretta a ingannarli.

Ritardai la scelta di un marito adducendo la necessità di tessere una tela in cui avvolgere il corpo di mio suocero quando fosse venuto il suo tempo e per rallentare il suo completamento, ogni notte disfacevo quanto avevo fatto ogni giorno. Così rimandavo il giorno in cui avrei dovuto tradire la memoria di Odisseo e imporre a Itaca un nuovo re.

Riposi però la mia fiducia nelle persone sbagliate, perché fu una delle mie stesse ancelle a tradirmi e a rivelare il mio inganno, benché dopo quattro lunghi anni. Presi dall’ira per essere stati ingannati, mi imposero allora di scegliere tosto un marito, ma di nuovo trovai un modo per sfuggire alle loro imposizioni. Odisseo possedeva un arco, intagliato nelle dure corna di un cervo, che egli solo era in grado di flettere. Promisi di sposare chi fosse riuscito a incoccare una freccia e offrii di organizzare un banchetto prima della fine dell’anno, a cui sarebbero stati invitati tutti coloro che avessero avuto intenzione di tentare, per potersi sfidare davanti a testimoni.

Accettarono la mia proposta, ma, diffidando di me e temendo che li raggirassi di nuovo, si installarono a casa mia e lì rimasero, mangiando del mio pane  e bevendo del mio vino.

Durante la convivenza con quegli ospiti sgraditi, la fragilità della mia posizione come donna sola al governo mi se fece sempre più chiara. Anche se non mi fossi risposata, questi giovani uomini, cresciuti così violenti anche in quegli anni di pace, avrebbero mai accettato il mio governo? Mi chiesi se lo avessero accettato le donne e gli anziani, qualcuno doveva pur aver instillato in loro quelle idee, che pure avevano prosperato in quegli anni. E se fosse stata solo la memoria di Odisseo a impedire che venissi spodestata? E che ne sarebbe stato di Telemaco? Mio figlio era gentile e di buon cuore, mancava dell’astuzia, della forza e della ferocia di suo padre. Sarebbe stato un buon re, se glielo avessero permesso, ma glielo avrebbero permesso?

Il giorno prescelto per la sfida, arrivò a palazzo un mendicante.

Vi diranno che nessuno vide sotto il suo travestimento, tranne il suo vecchio cane fedele. Vi diranno che ingannò tutti, come aveva sempre fatto, fino al momento che scelse per rivelarsi e vincere, ancora una volta, per l’ultima volta.
Ma io ero là e ho visto tutto, ho riconosciuto il re sotto gli stracci, l’eroe dietro al vecchio, il marito oltre il mendicante.
Riconobbi l’uomo anche se non era più nel fiore degli anni, ed era più anziano che di mezza età, riconobbi la barba e i capelli scuri, anche se erano striati di bianco,la pelle bruna, benché segnata dalle rughe e gli occhi verdi, che erano rimasti acuti come tanti anni prima.

Lo riconobbi e non dissi niente, ma preparai con le mie mani il pasto da offrirgli e mentre gli versavo il vino, il mio cuore trillò per la gioia, perché Odisseo era infine tornato a casa e i problemi che mi affliggevano si sarebbero risolti.

E come mi aspettavo egli annegò nel sangue le ambizioni dei Proci e lavò le macchie sul suo onore e la sua memoria e non uno solo lasciò vivo la sua casa. E quando li ebbe uccisi tutti riconobbe Telemaco e lo abbracciò e gli diede la sua benedizione di padre.

E venne da me, perché lo onorassi come una moglie.

E io sorrisi e baciai le sue mani e lo accolsi nelle mie stanze e mescei di nuovo il vino per lui e lo guardai mentre beveva, nobile e fiero, il re che Itaca aveva atteso per vent’anni, che credeva di aver perso, ma le voci sul cui ritorno già si stavano diffondendo.

Quando ebbe finito di bere, presi il bicchiere dalle sue mani e lui afferrò le mie e fece per baciarmi con le labbra sporche di vino.

Ma io sfuggii alla sua presa.

– Vi devo parlare, mio signore. Il vostro ritorno a Itaca è un momento lieto per il regno. Siete stato a lungo atteso.
Odisseo si sedette sul letto, come sapevo avrebbe fatto.

– Ma non potete restare, lo sapete, non dopo aver ucciso i figli di tutte le famiglie più potenti.

Alzò lo sguardo di scatto. Era astuto, sapete? Era impossibile nascondergli qualcosa, lo sapevo.

– Ho già organizzato tutto, non temete. Il veleno vi sta già paralizzando e per quando avrò finito di parlare sarete nell’Ade. Ho delle ancelle, loro sì, veramente fidate e una piccola barca, che attende in lago sotterraneo sotto al palazzo. Ci metterà un attimo a raggiungere il mare. Nessuno troverà il vostro corpo. Dirò che non avete resistito al richiamo dell’avventura e della conoscenza. Ma il vostro ricordo tornerà a farsi vivo e nessuno mi chiederà ancora di risposarmi. Telemaco è abbastanza adulto da governare, avrà bisogno di aiuto, certo, ma in fondo io ho regnato per vent’anni. Dovrò solo continuare.

Ci sono molte verità per ogni storia. Questa è la mia.

Chi avrebbe scelto Penelope al posto di Odisseo? Una regina saggia e astuta e molto amata che aveva portato anni di pace e prosperità e non aveva fatto stolte promesse per amore di una bella donna.

Avevano scelto un re, ma era di una regina che avevano bisogno.
  
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