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Autore: DanzaNelFuoco    12/06/2022    1 recensioni
L/Light
Cow-T #12
--- Le convenzioni sociali non sono mai state il forte di L.
L’etica nemmeno.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: L, Light/Raito | Coppie: L/Light
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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COW-T #12, w6, m3: “Forse dovresti venire con me.”

 

- Etica - 
 


Le convenzioni sociali non sono mai state esattamente il forte di L. 

Sarà che lui era già particolare di suo, sarà che l'essere cresciuto in un orfanotrofio pieno di bimbi intelligentissimi (quasi) quanto lui è il modo perfetto per ottenere un metodo investigativo strabiliante, ma non certamente per imparare come stare nel mondo quando le persone con cui interagisci posseggono, nel migliore dei casi, un quinto del tuo QI. 

Da lì ad aggrapparsi all'unico essere con un briciolo di intelligenza in tutto il Giappone il passo è breve, poco importa che le convenzioni sociali impongano che sia quanto meno sconveniente portarsi a letto il ragazzo che stai cercando di incriminare come il peggior serial killer della storia. 

Come precedentemente detto, le convenzioni sociali non sono esattamente il forte di L.

 

 

Light si sporge verso di lui oltre il tavolino del bar a cui sono seduti, talmente vicino che Ryuzaki riesce a percepire il profumo del suo bagnoschiuma alla fragola. 

Ryuzaki si aspettava di finire la loro partita di tennis con la risposta a molti degli interrogativi che si era posto - e sì, sebbene sia convinto che Light Yagami sia effettivamente Kira, non può davvero dire che il ragazzo davanti a lui abbia smesso di essere un mistero. Come il fatto che lo abbia invitato a prendere un caffè, quando Ryuzaki non se lo aspettava - ma L è in grado di far diventare una semplice partita di tennis un pezzo importantissimo della sua scacchiera mentale, certo non si poteva aspettare un seguito così frivolo e umano al loro pomeriggio. 

"Ryuzaki..." la voce di Light è bassa e suadente, e Ryuzaki sta ancora cercando di interpretarlo - è bravo, dannatamente bravo a non cadere in errore, con la risposta pronta a tutte le sue domande. Un degno avversario, come L non ne incontrava da tempo. "...che ne diresti di continuare la nostra chiacchierata in un posto un po' più... privato?" 

Ryuzaki, con tutta la sua inettitudine per i sottintesi sociali, solleva un sopracciglio, "Privato? Come il quartier generale?" 

"Così che tu possa insinuare ancora che io sia Kira? No, grazie" Light ridacchia, "Privato come una stanza di hotel, ma forse ho interpretato male," dice con nonchalance, indicando con un gesto lo spazio tra loro, e Ryuzaki ci mette un istante a realizzare l'avance.

"Ti sto accusando di essere Kira e tu vorresti venire in un motel con me?" 

Light sorride e beve un sorso del caffè ormai freddo. "L'intelligenza mi intriga," dice con il tono di chi è troppo spesso circondato da idioti, "e poi io so di non essere Kira, ma trovo piuttosto eccitante questa specie di gioco al gatto e al topo." 

Ryuzaki apre la bocca, non sa nemmeno lui se per acconsentire oppure ridergli in faccia perché tutto questo è ridicolo - ridicolo oppure soltanto un altro pezzo della scacchiera? Forse potrebbe... 

Vengono interrotti dallo squillo dei loro telefoni. Entrambi. 

Light impallidisce alla notizia che suo padre ha avuto un infarto. 

Kira, pensa L, e non può essere, perché Light è stato con lui per ore, e perché quello è suo padre e perché sembra davvero sorpreso della notizia. L risponde a Watari dall'altra parte del telefono, mentre Light si fa dare il nome dell'ospedale nel quale il padre è stato ricoverato. 

“Forse dovresti venire con me," L gli dice, il resto della conversazione solo apparentemente dimenticata, "sto andando là." 

Rimarranno entrambi con la curiosità di sapere se Ryuzaki avrebbe detto di sì. 

 

 

All’inizio L si dice che questo fa parte del piano, ma è una delle bugie più grandi che abbia mai detto. (La cosa peggiore è che l’ha detta a sé stesso.) 

 

 

Light lo osserva con espressione divertita. “Quindi adesso sono due.” 

Ryuzaki picchietta il cucchiaino contro il mento, “Due Kira. È solo una nostra ipotesi, ma…”

“Ma lo sappiamo entrambi che è così, no?” 

“Senza prove sono solo teorie.” 

“Ovviamente.” 

Light si stiracchia, inarca la schiena contro la schienale del divano e la sua camicia risale, seguendo il movimento, lasciandogli scoperta una striscia di pelle chiara dell’addome. 

Ryuzaki distoglie lo sguardo, non prima che Light si sia accorto di dove stavano vagando i suoi occhi, e ripensa all’ultima volta che sono rimasti da soli, in quel café, e alla proposta che Light gli ha fatto allora. Alla risposta che Ryuzaki non gli aveva dato. 

“Perché sei rimasto?” chiede, pur sapendo la risposta. Light potrebbe dire di non aver seguito il resto dei poliziotti perché voleva ulteriori delucidazioni sul caso, oppure per discutere una teoria senza orecchie indiscrete. Oppure potrebbe dire la verità. 

“Pensavo volessi accusarmi un po’. Siamo nel quartier generale, no?” Light svicola, con un sorriso che tenta di essere affascinante. Ci riesce benissimo, ma L non è esattamente un novellino.

“Siamo anche nella mia stanza d’albergo.” 

“Ah sì?” Light sorride, guardandosi in torno con aria fintamente sorpresa. “Non me ne ero accorto.” 

Ryuzaki non risponde. Si limita a sorseggiare la tazza di tè fin troppo zuccherata. 

“Senti, se non vuoi me ne vado. Non è un problema,” Light allarga le braccia in un gesto di resa, probabilmente l’unico che vedrà mai da quel ragazzo. Da Kira. 

L si volta a guardarlo, posando la tazzina sul tavolo. “Dovresti rimanere.” 

 

 

Le convenzioni sociali non sono mai state il forte di L. 

L’etica nemmeno. 

  
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