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Autore: Lis4_88    15/06/2022    1 recensioni
"Chissà quanti profumi ha sentito in vita sua" pensava il ramato "Chissà quanti cibi ha provato, quanti vestiti ha indossato, quante persone ha conosciuto..."
Spostò il suo sguardo al soffitto buio e piatto.
"...E io sono solo una di quelle, della quale si dimenticherà appena prenderà il prossimo treno".
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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THE BOY FROM THE STATION

Mail Jeevas disse finalmente addio alla caoticità della metropoli in cui aveva passato il week-end, per rimettere piede alla stazione sperduta in mezzo alle campagne in cui abitava. Non fraintendetelo, amava casa sua, ma ogni tanto gli piaceva girare per luoghi più grandi e con più persone. E soprattutto, la maggior parte dei suoi amici viveva distante da lui, quindi era costretto a prendere treni e autobus per andarli a trovare. Ma ripeto, Mail era un viaggiatore, e ampliare i suoi orizzonti faceva parte dei suoi hobby.
Quando le sue converse un po' malconce tornarono a contatto con quelle mattonelle, queste erano bagnate fradice dalla scrosciante pioggia che stava inzuppando i prati circostanti.
Matt corse subito al riparo sotto la tettoia che sovrastava la banchina, insieme a quelle poche persone che erano scese dal treno insieme a lui. Fra queste, un ragazzo più o meno della sua età, con dei capelli biondi tagliati a caschetto che lo facevano sembrare una ragazza. La sua fisicità non aiutava a smentire questa tesi, perché era molto esile e con un vitino così stretto da far invidia alle Barbie. Indossava un lungo cappotto di pelle, che a Matt ricordava quello di Matrix, insieme a un gilet e degli anfibi.
Non si sa come mai, ma Jeevas non aveva staccato gli occhi da quel ragazzo per tutta la durata del viaggio. Forse aveva un certo...sex appeal? Attrazione fisica? Al ramato non interessava, poteva essere qualsiasi cosa, ma vederlo seduto due sedili davanti a lui, con gli occhi immersi in un libro, l'aveva semplicemente fatto tremare dalle farfalle nello stomaco.
Questo strano ragazzo dalla bellezza smisurata, era a pochi metri da Mail, intento a digitare qualcosa molto velocemente sul suo telefonino, mentre guardava a destra e a sinistra come quando si deve attraversare la strada.
Anche Matt prese lo smartphone, e telefonò a sua madre, che in teoria sarebbe dovuta essere lì per riportarlo a casa.
«Perdóname cariño, con tutta questa pioggia le strade sono un disastro! Arriverò il prima possibile!»
«Tranquila mamá, pensa piuttosto a non fare un incidente! Io ti aspetto qui»
Chiuse la chiamata e fissò il ragazzo vicino a lui, che stava avendo una conversazione al telefono molto più animata della sua. Strillava cose in un lingua a Matt sconosciuta, mentre di tanto in tanto batteva un piede per terra.
Jeevas entrò nella piccola stazione, e andò diretto al bar, l'unico posto in cui poteva passare il tempo lì dentro.
«Un macchiato per favore» chiese con cortesia all'ometto dietro il bancone, e dopodiché andò a sedersi a uno dei tavolini. Il bar era deserto, così come tutto l'edificio. Erano le dieci di sera e pioveva a dirotto, sicuramente Mail era l'unico sfigato ritrovatosi in quella situazione. No, non l'unico. C'era anche la testa bionda.
Parlando del diavolo, il ragazzo affascinante fece il suo ingresso nel bar a suon di «Merda, merda, merda!» e andò ad ordinare un caffè nero.
«Brutta giornata?»
A quelle parole si voltò e incontrò lo sguardo di un ragazzo probabilmente suo coetaneo, con i capelli corti e rossicci accompagnati da un sorriso. Indossava una maglietta a righe da carcerato con sopra un giubbotto in jeans imbottito di pelo, cargo neri e converse vermiglie.
Era il ragazzo due posti indietro. Perché quando la testa bionda non era concentrata nella lettura del suo libro, alzava lo sguardo per osservare quello strano ragazzo che ascoltava la musica con le cuffie bluetooth.
«Ne ho avute di migliori...» bofonchiò.
Il ramato indicò con una mano la sedia davanti a lui e gli sorrise.
«Non sarà andata poi così male»
Al biondo non piacque quella risposta, avrebbe voluto dirgli: «Che cazzo ne sai tu di quello che mi è successo?», ma accettò la sfida e prese posto davanti al rosso.
«Dovevo fare un cambio una volta sceso qui, ma l'altro treno é stato bloccato da una frana. Fino a domani non ce ne saranno altri»
Jeevas rifletté un attimo tamburellando le dita sulla tazzina di ceramica.
«Bhe hai visto? Alla fine non è andata così male»
Il giovane dal sex appeal lo squadró per bene, non capendo se lo stesse prendendo per i fondelli.
«E cosa ci sarebbe di bello?»
«Stai bevendo un caffè con me»
Matt sorrise a differenza della testa bionda, che stava pensando a cosa avrebbero potuto fargli se avesse ustionato la faccia di un giovane con del caffè bollente. Ma il suo dotato cervello, gli suggerì un'altra opzione: siamo in ballo? E allora si balla.
«No, sto bevendo un caffè con uno sconosciuto che a quanto pare è bloccato qui come me»
A Mail la risposta a tono sembrò solo gasare di più, e tese una mano verso il suo interlocutore.
«Mail Jeevas, ma chiamami Matt»
L'altro ragazzo la fissò per un attimo, ma si convinse a imitare il gesto.
«Mihael Keehl, ma chiamami Mello»
Le loro mani si strinsero con forza: adesso non erano più sconosciuti.
«Allora, Mello: che lingua era quella che parlavi al telefono?»
Il rosso stava facendo roteare su se stessa la tazzina di caffè ormai vuota, ma mantenendo un terribile contatto visivo con la sua nuova conoscenza.
«Tedesco, cariño»
Matt fece un'espressione stupita, perché una risposta del genere sicuramente non se l'aspettava. E sentire quel ragazzo parlare spagnolo, faceva solo ingigantire l'attrazione fisica nei suoi confronti.
«nacido y criado en Andalucia» ridacchiò «E tu?»
«Monaco, ma ho vissuto un po' in tutte le città»
«Sei un viaggiatore?»
Il biondo tacque e fissò il fondo della sua tazza vuota, come se in qualche modo vi fosse scritta la risposta.
«Diciamo di sì. Anche tu?»
«Ogni tanto faccio un giro per le città con i miei amici»
Jeevas alzò un braccio per attirare l'attenzione dell'omino che stava pulendo i bicchieri, e gli chiese altri due caffè.
«Vivi da queste parti?» chiese poi.
Anche stavolta Mihael ci pensò un attimo, facendo delle forme circolari sul tavolo con il dito.
«Ogni tanto sì, ogni tanto no»
Il rosso corrugò la fronte e posò lo sguardo sull'enorme zaino che il ragazzo aveva con sé, appoggiato a fianco la sua sedia.
«Allora sei un vagabondo» affermò con un sorriso «Ti invidio sai? Vorrei anch'io poter girare il mondo senza pensieri, sapendo che non mi lascio niente alle spalle»
«Quindi dai per non scontato che io non abbia una famiglia da lasciare alle spalle?»
Mello sembrava infastidito, e Mail avrebbe voluto tirare una testata al tavolo. Il non pensare prima di parlare, era sempre stato il suo più grande difetto.
«Perché, ce l'hai?»
Anche la mancanza di tatto.
Mello lo fissò mentre il cameriere portò altre due tazzine di liquido bollente e portò via quelle vecchie.
Non rispose, preferí bere la bevanda marrone, gesto che praticamente valeva come una conferma del contrario.
Matt intanto si stava maledicendo con tutti i demoni spagnoli, perché aveva gettato una bomba di imbarazzo al tavolo.
"Stava filando tutto liscio!"
«Ascolta rosso» parlò improvvisamente Mihael «C'è un motel qua vicino?»
Jeevas lo guardò un po' stralunato, decidendo se tagliare la testa al toro o no.
«Puoi dormire da me stanotte»
Mello cercò di assimilare se si trattasse di una battuta di cattivo gusto, o se quel ragazzo fosse semplicemente scemo.
«Cosa?»
«Abbiamo una camera in più a casa, non ha senso spendere soldi per una sola notte. Puoi dormire gratis e domani ti riportiamo qua»
Il biondo stava per declinare l'offerta, ma i pochi spicci che aveva con sé lo spinsero dalla parte opposta. E inoltre, si stava godendo la compagnia di quel giovane.
«E va bene andaluso, allora il caffè lo pago io»
Matt sorrise e afferrò il suo zaino blu, aspettando il biondo all'uscita del bar.
I due non si parlarono nei prossimi cinque minuti, giusto il tempo di vedere arrivare la macchina della madre dello spagnolo.
«Mamá, este es Mihael» disse il rosso appena saliti in auto, e successivamente spiegò sempre nella sua lingua madre come mai uno sconosciuto si trovava nella loro vettura. La donna sorrise dallo specchietto e disse che non c'erano problemi, in realtà era contenta di avere ospiti.
La casa dell'andaluso conosciuto alla stazione non era troppo grande, ma neanche troppo piccola: era realizzata tutta in legno con uno stile new age, sembrava un po' una casa che affitteresti al mare.
La camera destinata a Mihael per quella notte era a mansarda, con un'enorme vetrata che dava una vista incredibile sulle campagne circostanti: il biondo se n'era innamorato.
"Bhe, decisamente meglio dei buchi in cui sono stato finora" pensò.
«Se apri quella porta troverai il bagno» spiegò il suo ospitante indicando l'apertura posta in un angolo della stanza «Se vuoi farti una doccia ci sono già gli asciugamani. Hai fame?»
«No, ti ringrazio»
Mello poggiò il suo zaino ai piedi del letto matrimoniale e iniziò ad estrarne dei vestiti più comodi, destinati alle ore di sonno. Mail annuí leggermente e chiuse la porta, andando anche lui a sciacquare via le ore di viaggio.
Quando ormai era già scoccata la mezzanotte, il rosso bussò leggermente alla porta della mansarda, aprendola piano.
«Mihael...ti ho portato delle coperte»
Il suo ospite si trovava seduto davanti la finestrata, reggendo una fotografia e perdendo due piccole gocce d'acqua dagli occhi. Appena l'altro ragazzo entrò nella stanza si asciugò in fretta le lacrime e voltò lo sguardo altrove.
Il rosso avanzò lentamente e lasciò le trapunte sul letto, dopodiché si sedette davanti la testa bionda, appoggiando la schiena al muro.
«É la tua famiglia?» chiese indicando la foto che riportava un gruppo di quattro persone, di cui due erano dei ragazzini forse di undici o dodici anni.
Mihael guardò la pioggia che ancora scendeva a secchiate dal cielo, mentre le sue labbra tremavano leggermente.
«Lo era»
Matt afferrò con delicatezza la fotografia, che il biondo gli cedette tranquillamente. Si fidava di quel ragazzo, e si chiedeva dannatamente il perché. Non aveva mai aperto quel cassetto con nessuno in vita sua, perché stava mostrando quell'oggetto così importante per lui a una persona che conosceva da meno di tre ore?
«Quanti anni avevi?» domandò Mail reggendo la foto con entrambe le mani, perché voleva davvero saperlo. Lui, uno dei ragazzi sempre definito dai professori un menefreghista, che si interessava alla vita di uno conosciuto alla stazione.
«Undici, mia sorella tredici» Mihael sospirò «È stata la gita più bella che abbiamo fatto tutti insieme»
Il rosso riconobbe sullo sfondo la porta di Brandeburgo, circondata da un milione di turisti. Ne aveva visto spesso la foto sui libri di geografia.
«Quindi il viaggiare ce l'hai nel sangue»
Quel commento fece strappare a Mihael uno dei suoi rarissimi sorrisi, che avvengono ogni eclissi lunare.
«Già, ai miei è sempre piaciuto farci visitare qualunque posto. Vicino o lontano che sia»
Anche Matt sorrise, e sebbene tentò di trattenersi non riuscì a risparmiarsi quella domanda.
«Cos'è successo?»
Il biondo fece un profondo respiro, facendo incrinare qualcosa nel suo sguardo. Si capiva che quell'argomento era un enorme mattone sul petto, e Mail si sentiva davvero un essere spregevole per fargliene parlare.
«Due anni fa vollero andare a visitare l'America, è sempre stata una delle mete da loro fissate. Io mi ammalai poco prima della partenza, ma sebbene volessero annullare tutto io li costrinsi a partire comunque. Non volevo che rimandassero di nuovo quel viaggio che desideravano così tanto»
Il ragazzo fece una pausa, guardando le nuvole che gettavano pioggia a catinelle.
«Poco dopo la partenza, l'aereo si schiantò»
Al ramato venne seriamente da piangere, trafitto da quella storia adatta alla trama di un film drammatico.
«È per questo che adesso non sono mai stabile in un posto, voglio girare tutto il mondo. Voglio farlo per loro»
Guardò la foto nelle mani del rosso e sorrise tristemente.
«Porto sempre con me quella fotografia, così anche loro possono vedere i luoghi che visito»
Una mano dello spagnolo scivolò su quella del tedesco, che lo guardò negli occhi verde smeraldo. Matt gli accarezzò il dorso e gli restituì la fotografia, cercando di non scoppiare a piangere.
«Allora giurami che visiterai tutte le città esistenti, fino all'ultima»
Lo stomaco di Mihael fece una strana piroetta, sconvolto da quella risposta che nessuno in vita sua gli aveva mai dato, ma che il biondo tanto desiderava. Non se ne faceva nulla dei "mi dispiace", "sono in un posto migliore ora", "ti guardano dall'alto". No, aveva bisogno di qualcuno che gli desse un trampolino su cui saltare. Uno scoglio da cui tuffarsi. E quel ragazzo così strano che ascoltava la musica in bluetooth, gli aveva appena dato un'incentivo da compiere.
Mihael sorrise, un sorriso sincero, dopo tanti anni.
«Lo farò Matt, promesso»
Il rosso forzò la stretta sulla sua mano.
«A una condizione»
Mail aguzzò la vista e l'udito, mentre sembrava proprio non volersi staccare da quelle dita.
«Dormi con me stanotte»

Il corpo di Mihael era caldo, morbido e sottile. Il braccio di Matt riusciva a contornarlo per bene, carezzandogli lo stomaco. Tanto il biondo stava dormendo emanando piccoli sospiri, di sicuro non si era accorto di essere avvolto dalle braccia possenti del rosso (così credeva Mail).
Annusò quei capelli al profumo di cannella, così lisci e lucenti.
"Chissà quanti profumi ha sentito in vita sua" pensava il ramato "Chissà quanti cibi ha provato, quanti vestiti ha indossato, quante persone ha conosciuto..."
Spostò il suo sguardo al soffitto buio e piatto.
"...E io sono solo una di quelle, della quale si dimenticherà appena prenderà il prossimo treno". 
Matt invidiava profondamente quel ragazzo: non essere legato a nulla e poter viaggiare dovunque il cuore ti conduca. Ovviamente lui amava sua mamma e la sua casa, ma spesso non voleva esserci così tanto affezionato. Avrebbe voluto spiccare il volo, scoprire nuovi mondi, sapori e profumi.
"Visita quelle città" fu il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi a fianco quel ragazzo, che non si sa come riteneva così speciale "Visitale anche per me, Mihael. E quando avrai finito, vieni a prendermi".

La stazione stavolta era illuminata da un forte sole che splendeva alto nel cielo, facendo brillare le goccioline di pioggia rimaste sui fili d'erba.
Mihael era di nuovo in piedi sulla banchina, con a fianco quel nuovo ragazzo che in qualche modo aveva fatto scattare qualcosa nella sua anima.
«Dove sei diretto adesso?» chiese Mail fissando quel volto di profilo che aveva lasciato un segno indelebile nel suo cuore.
«Winchester» rispose il ragazzo «Ho sentito che fanno dei bellissimi mercatini di Natale»
Matt sorrise, ma si spense subito quando video il treno avvicinarsi al binario.
Mihael si voltò e lo guardò negli occhi, anche lui con la bocca piegata leggermente all'insù.
Il rosso si avvicinò di qualche passò e sfiorò la mano del giovane.
«Ti rivedrò?»
Mello lo abbracciò con lo sguardo, perché farlo fisicamente non rientrava nelle sue corde. Però avrebbe davvero voluto stringersi a quel ragazzo, come avevano fatto quella notte.
«Sì, ma non qui»
Mise una mano sulla guancia del ramato, mentre il treno si era fermato al binario davanti a loro.
«Un giorno ci incontreremo in una città molto distante, e berremo un altro caffè assieme»
Jeevas sorrise malinconico prima che l'altro ragazzo sciolse quel loro contatto e salí sul treno, sparendo dietro le porte scorrevoli.
Dopo pochi minuti, il mezzo ripartì stridendo sulle rotaie, e abbandonando quella stazione sperduta nelle campagne. Matt fissò il veicolo allontanarsi.
«Accetto la sfida, Mihaell Keehl» disse «La prossima volta il caffè lo offro io».

 

   
 
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