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Autore: Nao Yoshikawa    18/06/2022    3 recensioni
Post puntata 21.
[Accenni relazione poliamorosa]
Kazutora non se ne sarebbe stato lì a ripetere le stesse cose. Perdonami, ho sbagliato.
Piuttosto lo guardò finalmente negli occhi, fisso, e in essi ci riconobbe il suo stesso dolore, lo stesso cruccio, gli stessi sentimenti. Kazutora aveva amato Baji altrettanto profondamente, ma si era aggrappato ai sentimenti sbagliati. Forse lo aveva amato in modo sbagliato (chi mai proverebbe ad uccidere la persona che si ama?), forse odio e amore si erano mescolati e i confini erano crollati. Forse c’era un caos assurdo nella sua testa. I sentimenti di Chifuyu erano limpidi, i suoi più torbidi. A parte ciò, erano la stessa cosa.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Chifuyu Matsuno, Kazutora Hanemiya
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chifuyu non sapeva fare altro che piangere. E soffrire e ripensare e rimuginare. Su ciò che era stato, ciò che era, ciò che mai sarebbe stato lui. E loro.
Il dolore era come una morsa soffocante, come veleno nella gola. Risaliva prepotente, acido, bruciando, facendogli venire la nausea.
Baji non c’era più ed era come se il mondo si fosse ridotto in pezzi. Ma Chifuyu non ce l’aveva con lui per aver posto fine alla sua vita, non ce l’aveva con lui per averlo lasciato e aver lasciato tutti loro. Baji era fatto così: pensava sempre agli altri prima che a sé stesso, soprattutto se quegli altri erano la Tokyo Manji Gang. In particolare loro membri fondatori.
Kazutora si sentiva invece come se fino a quel momento avesse vissuto con la testa sott’acqua, senza vedere o sentire in modo nitido ciò che avveniva attorno a lui. Come se la morte di Baji avesse rischiarato il cielo sopra la sua testa, la nebbia nella sua mente. E ora era talmente lucido che sentiva tutto e troppo. Non avrebbe voluto, ma era giusto così. Meritava di soffrire e anche di pagare. Aveva fatto troppo male attorno a sé e oramai interrogarsi su come sarebbe andata se, era inutile.
Chifuyu piangeva davanti la tomba di Baji e ripensava. A quel ragazzo così figo che aveva conosciuto qualche anno prima, che aveva diviso la sua yakisoba a metà con lui, che aveva esalato l’ultimo respiro lì tra le sue braccia. Chifuyu ricordava di averlo stretto così forte, come se con quel gesto avesse potuto riportarlo in vita. Eppure non era arrabbiato nemmeno con Kazutora. Il rancore non avrebbe riportato in vita Baji, né lo avrebbe aiutato a vivere meglio. Chifuyu non sapeva quale potesse essere l’utilità, ma aveva sentito il bisogno di parlare con Kazutora un’ultima volta prima di lasciarlo, per chissà quanti anni, nel tentativo di ricostruirsi una vita.
Kazutora chiedeva perdono con lo sguardo, ma una parte di lui gli diceva non lo meriti, e forse quella parte di sé aveva ragione. Per lui sarebbe stato molto più facile se gli altri lo avessero odiato. Ma non c’era nessuno che l’odiava, c’era Draken che l’aveva perdonato, c’era Mikey che ancora lo considerava un membro della Toman (e sempre lo avrebbe considerato tale).
Poi Chifuyu era venuto a trovarlo e tutto era stato ancora più difficile. Anche se c’era una lastra trasparente a dividerli, il ragazzo lo guardava dritto negli occhi, con un’intensità tale che Kazutora era costretto, di tanto in tanto, a guardare da un’altra parte.
«Quanto starai dentro?» domandò Chifuyu, il tono neutro, la voce un po’ roca di chi aveva pianto tanto e che tanto era rimasto in silenzio.
«Dieci anni almeno. Ma non mi piango addosso. È giusto che io paghi. Che io mi migliori. Ma per certe cose è comunque troppo tardi.»
Kazutora aveva perso in fretta quell’aria stralunata e un po’ folle. Era terribilmente lucido, Chifuyu non lo era abbastanza. No, lui voleva strapparsi il cuore dal petto perché faceva troppo male. Perché nessuno sapeva di quanto avesse amato Baji profondamente, di quanto lo amasse ancora (a parte Mickey. Mickey dava l’idea di sapere sempre tutto. Ma se davvero era così, non ne aveva mai fatto parola).
«Forse era così che doveva andare» rispose, non riuscendo a impedirsi di tremare.
Kazutora non se ne sarebbe stato lì a ripetere le stesse cose. Perdonami, ho sbagliato.
Piuttosto lo guardò finalmente negli occhi, fisso, e in essi ci riconobbe il suo stesso dolore, lo stesso cruccio, gli stessi sentimenti. Kazutora aveva amato Baji altrettanto profondamente, ma si era aggrappato ai sentimenti sbagliati. Forse lo aveva amato in modo sbagliato (chi mai proverebbe ad uccidere la persona che si ama?), forse odio e amore si erano mescolati e i confini erano crollati. Forse c’era un caos assurdo nella sua testa. I sentimenti di Chifuyu erano limpidi, i suoi più torbidi. A parte ciò, erano la stessa cosa.
«Mi sarebbe piaciuto salutarlo per l’ultima volta. Ma forse è meglio così. Non avrei saputo cosa dire» sussurrò Kazutora, stanco.
«Allora dì a me qualcosa» disse all’improvviso Chfuyu, il viso all’improvviso contratto. «Dimmi perché è dovuta andare per forza così? Perché lui? Lui era una persona buona. Io lo ammiravo. Io…»
Gli si formò un nodo, lì nella gola. Che gli faceva mancare l’aria e allo stesso tempo gli faceva venire voglia di urlare.
«Io credo di averlo amato da quando lo conosco e non volevo che andasse così» questo lo disse piano, il palmo della mano premuto contro le labbra. Kazutora lo sentì, spalancò gli occhi e capì che nei suoi occhi aveva letto bene. Non se ne sorprendeva: Baji era facile d’amare, impossibile da togliere dal cuore.
«L’ho amato anche io, anche se ti sarà difficile credermi» ammise, senza problemi. Perché a che serviva oramai tenere nascosto, fingere, ignorare?
Era finita. Chifuyu si asciugò una lacrima. Avrebbe tanto voluto non credergli, eppure non riuscì a pensare che stesse mentendo: il dolore era vivo nel suo sguardo, com’era vivo nel proprio.
«Non me lo dire. Non dirmi che adesso salta fuori che lo amavamo entrambi. Hai un modo strano di dimostrare l’amore, te l’hanno mai detto?» chiese Chifuyu, quasi provando a sdrammatizzare. Le labbra di Kazutora si curvarono in un sorriso – nell’accenno di un sorriso.
«Sì. Rifarei tutto in modo diverso, se ne avessi la possibilità.»
Ma indietro non si poteva tornare. Per un attimo Chifuyu guardò oltre Kazutora e riuscì a immaginarsi in modo nitido una vita in cui Baji viveva, in cui tutti e tre chissà come finivano con l’andare d’accordo, magari con l’amarsi.
Un finale felice, utopico quasi. Infantile, anche. Durò una frazione di secondi.
«È un vero peccato, sai? Penso che noi tre insieme saremmo andati d’accordo. Ma io sarei sempre stato il suo preferito.»
Kazutora lo fissò, le sopracciglia inarcate per la sorpresa. Chissà se aveva ragione? Comunque non lo avrebbero mai scoperto. Adesso Baji non c’era più. Lui si sarebbe impegnato per diventare migliore, Chifuyu avrebbe continuato la sua vita e avrebbe sofferto. Avrebbero sofferto entrambi.
«Su questo non ci giurerei» disse Kazutora. I due si fissarono per qualche istante. Poi risero, non spinti dalla gioia, ma da una sensazione più dolce amara. In condizioni normali, in altri contesti, mai si sarebbero sognati di aprirsi in questo modo l’un l’altro. Ma ora che avevano perso entrambi la persona che amavano, sarebbe stato stupido fingere.
«Non ci crederebbe, nel vederci e sentirci così. Ma penso gli farebbe piacere. Anche se, con noi, una vita facile non l’avrebbe avuta» Chifuyu si perse per un altro attimo a fantasticare.
Questa volta Kazutora non rispose. Fantasticare su un futuro irrealizzabile era doloroso, ma anche dolce. Capì che davvero Chifuyu non aveva alcun rancore nei suoi confronti. Capì che un giorno lui stesso avrebbe imparato a perdonarsi, di tutto. E poi chissà. Non si poteva mai sapere cosa riservava il futuro.
I loro minuti di confidenza parvero infiniti, eppure durarono anche troppo poco. Chifuyu poggiò la mano sul vetro prima di andarsene, come a voler toccare l’immagine di Kazutora, che era però irraggiungibile.
«Stammi bene» gli disse, sentendo una tristezza nuova nascere in sé.
«Anche tu» rispose Kazutora.
Chifuyu indietreggiò. Poi prima di andarsene, si voltò e gli disse:
«Quando esci di qui, che si fra dieci anni, dodici o quel che è… vieni a trovarmi, magari possiamo dividere della yakisoba.»
Non stava finendo ancora di sorprenderlo. Kazutora fece un piccolo cenno con la testa.
«Certo, non mancherò.»
Allora si sentì un po’ leggero. Il peso sul cuore era soffocante, ma più sostenibile. Anche Chifuyu, che si era lasciato andare ad un sospiro, si sentì un po’ meno soffocare. Aveva come l’impressione che Baji fosse lì dietro di lui, attorno a lui e a loro, che li stesse guardando con un sorriso sorpreso e compiaciuto, stesse scuotendo la testa e pensando ma guarda quei due cosa fanno mentre non ci sono.
Un pensiero che lo fece ridere e al contempo intristire.
Le loro possibilità erano state come alcuni fiori sfortunati.
Recisi, forse.

Nota dell'autrice
Questa storia nasce dal mio bisogno di esprimere il dolore che ho provato nel guardare l'episodio incriminato. Infatti è stata scritta molto di getto, ne avevo un bisogno impellente. Baji è entrato immediatamente a far parte dei miei personaggi preferiti insieme a Mickey, e mi è nata una ship tale con Chifuyu e Kazutora che ho detto: okay, OT3, fine. Ammetto che Kazutora all'inizio l'ho odiato, poi però mi è passata ed è rimasta solo l'amarezza e non sto nemmeno qui a spiegare il perché. Mi sento un po' meglio, lo ammetto, ma ild estino è stato comnque crudele con questi personaggi. Spero una prossima volta di scrivere qualcosa di più felice, ma ho i miei seri dubbi. Tra l'altro spero che i personaggi siano abbastanza IC, è la prima volta che scrivo su questa sezione, non si sa mai.
La vostra depressa, ferita, angosciata e malinconica Nao.
   
 
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