05.BRACCATE
Eileen si sentì congelare sul
posto e le urla di orrore di Sigrid scomparvero non
appena gli occhi di gialli di Abigur si posarono su
di lei. Istintivamente si spinse verso sua madre, in cerca di protezione, ed il
dolore alla gamba tornò a farsi sentire più acuto e sconfortante di prima. In
quelle condizioni non sarebbe neppure riuscita a scappare, era solo questione
di tempo prima che quel mostro si avventasse su di lei e la bruciasse fino alle
ossa.
Un profondo gorgoglio, molto
simile alle fusa di un grosso felino, accompagnò l’arrivo della giovane
straniera dal viso sfregiato, che percorse a passi felpati la cima del
muricciolo fino a frapporsi fra loro ed il nemico.
-A quanto pare la sorte ha
finalmente deciso di favorirci. Se vuoi averle, dovrai superare la mia spada-
dichiarò facendo luccicare al sole la lama affilata.
Abigur
non parve nemmeno sentirla e, con un gesto noncurante, fece scivolare a terra
il corpo agonizzante del Sorvegliante. La sua attenzione era interamente
rivolta ad Eileen e sua madre, non si curò nemmeno di Sigrid,
che, sfuggita alla sorveglianza di Reiner, si stava precipitando verso la figura
accartocciata del padre.
Con un gesto fluido si piegò sulle
ginocchia e spiccò un balzo in grado di coprire la distanza che li separava in
una sola volta.
Le vivide fiamme smeraldo stavano
già danzando tra i suoi artigli quando un piccolo oggetto di vetro lo colpì in
pieno, provocando un’esplosione di fuoco e luce.
-Deana! Da questa parte!-
La voce roca di Radt le colse di sorpresa, così come la presa ben salda di Haward che le trascinò con urgenza verso un vicolo poco
distante. All’ombra delle case il fabbro osservava la scena con gli occhi
stralunati. Tra le mani aveva stringeva una piccola cassa in legno e a
giudicare dallo stato dei suoi abiti, doveva aver appena finito di aiutare gli
abitanti del villaggio a spegnare l’incendio.
-Come facevate a sapere che
eravamo qui e cosa diavolo era quella cosa?- esclamò Deana in tono
isterico, strizzando gli occhi nel tentativo di schiarirsi la vista. Il lampo
di luce era stato così intenso che anche Eileen non riusciva più a vedere
nulla, se non macchie indistinte.
-Prima andiamo via da qui- replicò
il fabbro in tono burbero iniziando a guidarle lontano dal luogo dello scontro
con l’aiuto di Haward, che stava letteralmente
trasportando Eileen di peso.
-Ho sentito il mio stupido
apprendista scherzare con alcuni ragazzetti del villaggio riguardo alla vostra
situazione e alla bella batosta che avrebbe dato ad Eileen- rivelò Radt gravemente una volta che ebbero messo una ragionevole
distanza tra loro ed i mostri ricoperti di squame.
-Ti ha veramente picchiata?-
ringhiò Haward in un tono incollerito che sorprese la
ragazza. Non lo aveva mai visto arrabbiato.
-No, si è limitato a lanciarmi
addosso tutto quello che aveva- rispose a denti stretti cercando di ignorare le
stilettate di dolore che le percorrevano la gamba. Se non ci fosse stato
l’apprendista a sostenerla sarebbe già finita a terra più di una volta.
Radt
sputò a terra con disgusto. -Quel codardo… credo che dovrà trovarsi un nuovo
lavoro, perché nella mia bottega non metterà mai più piede- assicurò guidandole
con sicurezza verso il margine del villaggio.
-Piuttosto, cos’era quel mostro?
Metteva i brividi solo a guardarlo- si intromise Haward
scoccandosi un’occhiata nervosa alle spalle. Eileen non riuscì a biasimarlo,
anche senza fiamme, la figura di imponente di Abigur
avrebbe messo in fuga il più coraggioso dei soldati.
-Non ne ho idea, ma ha attaccato
il villaggio ed è ossessionato da un oggetto che Aren
ha regalato al Sorvegliante Attis anni fa- rispose Deana con respiro affannoso.
La bocca del fabbro si storse in
una smorfia amara. -Quindi ora dà la caccia a voi?- mormorò con apprensione.
-Così sembra- confermò la
guaritrice con il poco fiato che le restava. Era da quella mattina che non facevano
altro che trascinarle con la forza da una parte all’altra e le forze stavano
iniziando a venirle meno.
-Che gli Avi ci proteggano-
sospirò Radt raggiungendo finalmente il confine del
villaggio, dove li fece fermare.
-Non potete semplicemente
consegnargli quello che vuole?- domandò mentre sondava con lo sguardo lo spazio
aperto che li divideva dalla foresta. Erano solo un centinaio di iarde, ma
essere visti, anche solo dagli altri abitanti, sarebbe stato un rischio troppo
grande. Quella gente non vedeva l’ora di liberarsi di loro.
-Non abbiamo più nulla di quello
che possedeva mio marito. Anche se al villaggio sono tutti convinti che
custodiamo un forziere pieno d’oro sotto le fondamenta della nostra casa. Quando
Aren è morto mi sono liberata di tutti gli oggetti di
valore. Ci sono rimasti solo i suoi libri e poco altro- sbottò poggiandosi
pesantemente contro il muro della casa vicina.
-Questo complica le cose, non mi
sembravano tipi disposti a discutere. Credo che dovrete nascondervi per un po’-
rimuginò Radt riportando lo sguardo sulle due donne
in fuga.
-E dove?- domandò la guaritrice
quasi con disperazione. Eileen si trovò a condividere l’angoscia della madre,
nessuno a Nead le avrebbe mai accolte nella loro casa
e Deana non avrebbe mai messo a repentaglio la sicurezza del fabbro e del suo
apprendista per proteggerle da quei mostri. Sarebbe il primo posto dove
sarebbero venuti a cercarle, dopo la loro casa. Quel pensiero le fece venire un
nodo alla gola, poteva già immaginarsi le macerie fumanti che avrebbero trovato
al posto della bottega.
-Sulle montagne, da qualche parte
vicino alle cascate Sgòth c’è un vecchio rifugio dei
cacciatori. Nascondetevi lassù, quando le acque si saranno calmate verrò da voi,
o invierò Haward- suggerì Radt
cercando di mantenere un tono calmo e sicuro, per non far cadere la donna nel
panico. Tuttavia, Deana fece vagale lo sguardo lungo le montagne e scosse la
testa sconsolata.
-Non credo che ci lasceranno
tornare, il Sorvegliante Attis è morto e noi abbiamo perso la nostra ultima
protezione- sussurrò Eileen con un filo di voce mettendo a nudo le
preoccupazioni di sua madre.
-Ci siamo ancora io e Haward, non permetteremo che vi facciano del male-insistette
il fabbro staccando una delle grosse mani rovinate dalla cassetta in legno per
stringere con forza la spalla della donna e attirarla verso di sé in un
abbraccio impacciato e ruvido. Poi si abbassò sul suo orecchio per sussurrarle
delle parole sommesse.
Eileen cercò di carpire qualcosa,
ma Haward si schiarì nervosamente la voce attirando
l’attenzione su di sé.
-Ho promesso a Kaleb
di proteggerti e mi batterò per mantenere la parola data- rivelò con timidezza
guardandola negli occhi senza mostrare paura o timore.
Eileen schiuse le labbra per lo
stupore -Come?- balbettò incredula.
Il ragazzo si grattò la nuca
imbarazzato, -Sappiamo tutti che Sigrid non fa altro
che tormentarti e, prima di partire, mi ha chiesto di tenerti d’occhio- spiegò
con semplicità.
La rossa sentì le guance andare a
fuoco, -Me la sono sempre cavata da sola, non ce né bisogno che tu ti erga in
mia difesa per tali sciocchezze- rispose cercando di ignorare il vortice di sentimenti
contrastanti che si agitava nel suo petto.
-Invece sì, per troppo tempo ho
voluto ignorare la situazione. Come tutti, anch’io sapevo dell’astio e degli
scherzi di cattivo gusto che architettavano nei tuoi confronti, ma per paura
non ho mai mosso un dito- ammise il giovane con sguardo colpevole, -Tuttavia mi
sono stancato, quello che ha fatto Gery è
inaccettabile. Sei una brava persona Eileen e tutti devono saperlo- rimarcò con
fermezza lasciando la ragazza senza parole. Non si sarebbe mai aspettata una
simile presa di posizione da parte del timido apprendista.
Prima che potesse rispondere un’alta
fiammata smeraldo si levò tra le case alle loro spalle, riportando bruscamente
l’attenzione sul pericolo incombente.
Radt si
lascò sfuggire una colorita imprecazione. -Non c’è più tempo- sentenziò Deana
in tono quasi solenne, mentre le lingue di fuoco si riflettevano nei suoi
occhi.
-Haward
vi accompagnerà fino al fiume, poi proseguirete da sole fino alle cascate e al
rifugio. Una volta che i nemici se ne saranno andati, cercherò di tenere la
situazione sotto controllo per favorire il vostro ritorno- esclamò con urgenza il
fabbro prima di volgersi verso il proprio apprendista e consegnargli la cassetta
di legno. -Stai attento e fanne buon uso. Conosci i rischi- si raccomandò.
-Sì signore- replicò il ragazzo
avvolgendo lo scrigno con le sue mani enormi.
Qualsiasi cosa contenesse, non
doveva trattarsi di nulla di buono, considerò Eileen leccandosi le labbra
secche.
-Bene, andate ora- li spronò Radt indicando con un cenno del capo i boschi alle loro
spalle. Eileen non se lo fece ripetere e, con il cuore che pulsava
violentemente nelle orecchie, attraversò zoppicando lo spiazzo erboso, seguita da
sua madre ed Haward.
Mai come in quel momento accolse
con tanto sollievo la frescura delle fronde degli Alberi del Cielo, che ora si
mostravano come un’immensa distesa color ceruleo striata dal bianco delle
nuvole.
Continuarono a mantenere un passo
sostenuto fino a quando non videro sparire il villaggio alle loro spalle e solo
allora si arrischiarono a rallentare.
-Ti prego Haward,
non andare troppo veloce, non ho più le energie di un tempo- sbuffò Deana senza
fiato tenendosi il fianco dolorante. Eileen si ritrovò a dare ragione a sua
madre, stava faticando a tenere quell’andatura a causa della ferita, senza
contare che un passo dell’apprendista equivaleva ad almeno un paio dei loro.
-Sapete anche voi che non possiamo
correre rischi. Avete visto meglio di me di cosa sono capaci quei mostri-
rispose Haward che tuttavia rallentò fino a fermarsi
in prossimità di un albero dalle fronde piuttosto basse. Dopo un rapido
sguardo, posò con delicatezza la cassetta a terra ed afferrò uno dei rami più
vicini. Con dei forti strattoni riuscì a spezzarlo e grazie al pugnale che
portava legato alla cintura si liberò di foglie e germogli, rifinendone con
cura le estremità.
-Questo dovrebbe aiutarti- disse
porgendolo ad Eileen che afferrò il bastone con gratitudine. -Mi dispiace, non
possiamo rallentare- si scusò poi con la ragazza prima di chinarsi a recuperare
la cassetta rimasta a terra.
La rossa scosse il capo, -Meglio
doloranti che morte- mormorò con il ricordo dei profondi occhi gialli di Abigor ancora fresco nella mente.
Il fruscio delle foglie del
sottobosco fu così impercettibile che si accorsero di non essere più soli solo
quando fu troppo tardi.
-Scappate veloci come topi per
essere una fetida razza inferiore- sibilò una voce femminea sopraggiungendo
alle loro spalle. La donna serpente li aveva raggiunti e non sembrava avere
buone intenzioni.
Senza indugio Haward
fece scattare la chiusura dello scrigno, ma prima che potesse aprirlo, gli fu
strappato dalle mani da una violenta sferzata di coda da parte del nemico. La
cassa schizzò sopra le loro teste rivelando il suo terribile contenuto e i tre
fuggiaschi furono abbagliati da una nuova esplosione di fuoco e luce.
Istintivamente Eileen si gettò a terra, immersa ancora una volta in un mondo di
macchie e ombre confuse.
Non riuscendo più a vedere i suoi
compagni, iniziò a strisciare lontano dal sibilo rabbioso, tuttavia, non fece
in tempo a fare pochi pollici che si ritrovò la caviglia sinistra avvolta in una
prigione di spire. Un violento strattone le fece sfuggire il bastone dalle mani
e, senza riuscire a trattenersi, si ritrovò ad urlare artigliando il terreno umido
coperto di foglie.
-È inutile che continuate a
fuggire, il tuo odore è così forte che mi fa prudere tutte le squame, femmina.
Non c’è nessun posto in queste terre dove potete nascondervi- aggiunse la donna
serpente stringendo maggiormente Eileen nella sua morsa.
La ragazza si ritrovò a ululare
per il dolore, mentre veniva trascinata a terra, ma la sua aguzzina non
sembrava molto preoccupata per le sue condizioni.
-Lasciala andare, mostro!- gridò Hawar da qualche parte oltre la cortina opaca che le velava
gli occhi.
Eileen sentì la creatura sbuffare
divertita da qualche parte dietro di lei. -Dovresti ringraziarmi, un passo
falso e ti saresti fatto saltare in aria con quel gingillo che ti portavi
appresso. Respiro fatato… non credevo di vederne in queste lande primitive-
disse in tono carezzevole rivolta al ragazzo.
L’apprendista sbuffò imbufalito ed
Eileen cominciò a distinguere la sua figura che si agitava furibonda sullo
sfondo del bosco. Per un attimo il respiro le restò incastrato in gola. Pur
essendo grande e forte, Haward non era un soldato e
non sarebbe durato un battito di ciglia contro quel mostro enorme.
-Stai indietro!- esclamò
terrorizzata, ma le sue preghiere rimasero inascoltate e il giovane si fece
sempre più vicino, incurante del pericolo.
-Ti ho detto di lasciarla andare!-
insistette l’apprendista a gran voce e, questa volta, con un urlo belluino, si
lanciò all’attacco brandendo il pugnale davanti a sé. Con ferocia si avventò
contro la bellissima giovane mirando al petto candido ed apparentemente innocuo.
Quasi annoiata, la creatura schivò l’affondo impacciato con un guizzo del busto
snello e, servendosi del sottile bastone nero che stringeva tra gli artigli
esangui, rispedì il ragazzo da dove era venuto. Ad Eileen si rizzarono i
capelli sulla nuca, con una simile forza sarebbe stata in grado di spezzarle
l’osso del collo a mani nude. Consapevole del pericolo iniziò a dimenarsi nella
presa salda del rettile, con l’unico risultato di ritrovarsi ancora più
intrappolata tra le spire, che si spinsero fino al bacino.
-Questa faccenda non ti riguarda.
Vattene, o farai la misera fine del vostro capo- lo avvisò la creatura minacciandolo
con il lungo bastone nero, ma il ragazzo non era intenzionato a desistere.
-Solo se prima lascerai andare
Eileen- ribatté con ferocia, anche se questa volta poterono sentire chiaramente
un brivido di terrore attraversargli la voce.
Con il volto stravolto dalla
tensione, Deana si accostò al giovane cercando di trattenerlo per un braccio.
-Per carità Haward, stai indietro, non sei un
soldato! Sono certa che potremo trovare un accordo che faccia felici entrambi e
ci restituisca mia figlia- implorò quasi tremando.
L’apprendista si liberò dalla
presa di sua madre con un violento strattone ed incurante della minaccia, si
scagliò di nuovo contro la creatura. Eileen quasi non si accorse che le sue
mani avevano iniziato a raspare affannosamente il terriccio del sottobosco fino
a quando non incontrarono i bordi sconnessi di una roccia. Le sue dita vi si chiusero
attorno e con un gesto rapido dettato dalla disperazione lo scagliò in
direzione del mostro. Il tiro fu inaspettatamente preciso e raggiunse la
creatura al fianco, sotto il torace. Il colpo fece piegare la bestia in due dal
dolore e per un attimo Eileen credette che Haward
avrebbe potuto farcela. Ma le sue sperante furono spazzate via in un battito di
ciglia, il puerile assalto fu respinto con la medesima facilità e senza più
clemenza il mostro assestò un colpo secco alla nuca del giovane.
Haward
oscillò pericolosamente avanti e indietro prima di cadere pesantemente sulle
ginocchia e stramazzare al suolo.
-Finalmente possiamo avere un po’
di pace- sbuffò la giovane per poi sollevare lo sguardo su Eileen che ora la
osservava con gli occhi dilatati dal terrore. -E tu, invece, dovrai stare
tranquilla per un po’- aggiunse spostando le sue spire verso la parte superiore
del corpo della giovane che si ritrovò intrappolata in una morsa d’acciaio. Le
squame ruvide le graffiarono le braccia e la pelle delicata del collo costringendola
ad annaspare alla ricerca d’aria.
-Non farle del male. Non ho idea
di cosa stiate cercando- disse immediatamente la guaritrice sulla difensiva. I
suoi occhi color caramello guizzavano da una parte all’altra alla ricerca di
una via di fuga da quella situazione, ma era chiaro che c’era poco che potesse
fare con le sue sole forze.
-Non mentirmi femmina. L’uomo ha
detto che siete stati voi a consegnargli la sfera- sibilò la creatura facendo scivolare
fuori dalle labbra piene la violacea lingua biforcuta.
La guaritrice inspirò
rumorosamente, -Questa è una bugia, è stato mio marito, ma lui è morto due anni
fa- rivelò osservando angosciata la figlia che penzolava inerme a diverse
spanne da terra.
-Quindi ora il suo contenuto è
nelle vostre mani. Si tratta di qualcosa di molto prezioso e pericoloso,
fareste meglio a darlo a noi- insistette la nemica senza farsi scoraggiare
dalla dinamica intricata della vicenda.
Deana deglutì a disagio, conscia
dello strato di sudore freddo che stava iniziando ad imperlarle la fronte. -Vi
prego, non abbiamo più nulla di ciò che apparteneva a mio marito. Mi dispiace-.
Il viso della creatura si
trasformò in una maschera di impazienza, -Se fossi in te, cercherei di essere
più collaborativa, o il tuo cucciolo farà una pessima fine- sibilò minacciosa
rafforzando la presa intorno al collo di Eileen che emise un gemito strozzato.
Deana cadde in ginocchio, pallida
come un cencio. -Lo giuro sugli Avi, non sappiamo nulla e non abbiamo nulla.
Lasciateci in pace!- implorò a mani giunte, mentre Eileen prese a scalciare nel
tentativo di liberarsi.
-Non mentirmi!- ringhiò la
creatura aumentando la pressione sul collo della giovane che sentì le ossa del
collo scricchiolare in modo sinistro. Ormai i suoi polmoni erano in fiamme per
la mancanza d’aria.
-Noi non abbiamo niente, ve lo
giuro. Mia figlia è la cosa più preziosa che ho, lasciala andare, te ne prego-
gridò la guaritrice in tono disperato senza staccare gli occhi da Eileen le cui
labbra stavano iniziando ad assumere una tinta violacea.
Il mostro sibilò inferocito, ma
prima che potesse sfogare la sua rabbia, fu colpito di striscio da un dardo affusolato
e che si conficcò nel tronco più vicino. Il dolore e la sorpresa le fecero
perdere la presa su Eileen che rovinò a terra come un sacco di stracci. Subito
sua madre si gettò su di lei, stringendola tra le braccia, mentre tra dolorosi
colpi di tosse cercava di recuperare fiato.
-Maledetti Okami-
ringhiò adirata la creatura appiattendo il suo corpo contro il terreno per
sfuggire alla linea di tiro. Del sangue violaceo le colava dalla ferita al braccio
destro, eppure, nonostante tutto, non aveva perso la presa sul proprio bastone.
-Ritirati Sacerdotessa, sei nel nostro
territorio- ingiunse una voce sicura dalla selva alle loro spalle.
La giovane mostruosa digrignò i
denti per la rabbia, mentre gli occhi verdi scrutavano tra le fronde nel
tentativo di individuare il nemico, -Mostrati, vigliacco!- intimò arretrando
con circospezione alla ricerca di un riparo.
Silenzioso come un’ombra, il
giovane avvenente che aveva combattuto al fianco del comandante Finn, si fece
avanti sul terreno morbido della foresta senza mostrare paura. Per un attimo
sul viso della Sacerdotessa comparve un’espressione vittoriosa, forse credeva
di poter sopraffare con facilità anche il nuovo venuto, ma la sua sicurezza
evaporò quando alle spalle del giovane comparvero altre figure armate. Gli
stranieri avvolti nei mantelli erano giunti in loro soccorso ancora una volta.
-Gli alberi non hanno pietà per
chi disturba il loro sonno- le disse perentorio il ragazzo affiancando Eileen e
sua madre ancora riverse a terra. Come se le sue parole li avessero risvegliati,
i rami degli alberi sopra le loro teste presero a scricchiolare in modo
sinistro, tendendosi verso la creatura come tanti tentacoli affamati.
La sacerdotessa emise un sibilo
adirato e con movimenti rapidi si allontanò dal nuovo pericolo, osservando con
rabbia e frustrazione le prede che non poteva più raggiungere. Come a voler
sottolineare il concetto, gli Okami tesero le corde
dei loro archi, mirando dritti al suo petto.
La tensione era palpabile e
permeava l’aria intorno a loro come una nube vaporosa e pesante.
-Consegnati a noi di tua volontà e
non ti verrà fatto alcun male- ingiunse il giovane scrutando la creatura con
sguardo severo.
Conscia di non poter affrontare un
tale numero di nemici la Sacerdotessa abbassò il bastone e si eresse in tutta
la sua altezza. Eileen si sentì impallidire, doveva raggiungere quasi sette o
otto piedi. -Non ci fermerete mai, state solo tardando il vostro destino-
sibilò velenosa sputando ai loro piedi e prima che potessero anche solo muovere
un muscolo, staccò un amuleto dalle collane che portava al collo e lo scagliò
con forza a terra.
Una nube nera si sparse velocemente
nell’aria oscurando loro la vista. Senza esitare gli Okami
scoccarono le loro frecce e le circondarono tenendo le spade sguainate, ma
quando il fumo si dissolse, della Sacerdotessa non c’era più alcuna traccia.
-Haward-
sussurrò Eileen con un filo di voce all’orecchio della madre. Aveva la gola in
fiamme e il collo dolorante.
La donna le rivolse un sorriso che
non riusciva a nascondere il sollievo, -Sta bene, è solo svenuto- la rassicurò,
mentre le carezzava la nuca con delicatezza.
-Siete ferite?- si intromise il
giovane che guidava i guerrieri chinandosi su di loro e scrutandole con
attenzione. Aveva gli occhi più blu e limpidi che Eileen avesse mai visto.
Lo sguardo della guaritrice si
indurì, -Chi siete voi?- chiese sulla difensiva.
Senza farsi scomporre dal tono
bellicoso, riservò loro un sorriso ampio e luminoso. -Sono Myr,
figlio di Ragna, discendente della casata Rasmus e
vostro principe. Lieto di fare la vostra conoscenza- si presentò il giovane con
fierezza.
-Mi piacerebbe poter dire altrettanto,
Vostra Altezza- ribatté Deana senza abbandonare il tono gelido. Esterrefatta
per il suo comportamento, Eileen fece per chiedere a sua madre cosa la
turbasse, ma la sua attenzione fu interamente catalizzata da qualcosa di
incredibile.
-E loro?- domandò con gli occhi
sgranati osservando gli stranieri che li circondavano abbassare i cappucci uno
dopo l’altro.
-Amici che vengono da molto
lontano. Ho l’onore di presentarvi i guerrieri Okami-
rivelò il principe Myr.
Da sotto le tele anonime dei
cappucci emersero visi dai lineamenti affilati, accompagnati da chiome folte e
lucide dalle quali sbucavano enormi orecchie pelose che di umano avevano ben
poco. Eileen boccheggiò mentre la sua mente cercava di interpretare quello che
vedevano i suoi occhi increduli, sembrava che il mondo che aveva sempre
conosciuto si fosse capovolto tutto a un tratto.