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Autore: sidphil    20/06/2022    0 recensioni
Mickey e Mandy hanno tutto quello che una persona potrebbe desiderare: tanti soldi, una bella villa, Mickey scaffali pieni di libri e una chitarra che ama alla follia, Mandy un migliore amico che le vuole bene, popolarità e orde di ragazzi ai suoi piedi. Tuttavia, entrambi portano il peso di numerosi segreti sulla loro vita e la loro famiglia. Ian, migliore amico di Mandy, è tenuto costantemente all'oscuro per essere protetto, anche se lui stesso deve convivere con amare sofferenze.
Una storia un po' diversa dal solito, dove vedremo una Mandy e un Mickey diversi ma in un certo senso sempre uguali a quelli che conosciamo e un Ian un po' perso che ha bisogno di trovare sè stesso e che ci riuscirà proprio grazie a loro, senza rendersi conto di quanto può offrire in cambio lungo la strada.
Questa storia è una TRADUZIONE, per cui ho ottenuto il permesso dall'autrice originale.
Genere: Angst, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non avrebbe dovuto dargli così fastidio, per niente. Eppure, Ian non riusciva ad ignorare quella sensazione insistente mentre guardava Mickey dalla vetrata della mensa. Era seduto fuori su un sottile strato di neve sotto all’albero ma non c’era la sua solita compagnia, gli amici che calcolava a malapena quando leggeva. Invece, c’era un altro ragazzo con lui. La cosa che lo turbava era vedere il suo libro chiuso e l'attenzione di Mickey completamente rivolta al ragazzo.
- Pronto? Terra chiama Ian – lo interruppe Mandy agitandogli la mano davanti agli occhi. – Sembri posseduto –
- Eh? Oh no, è che questo pranzo ha qualcosa che non va – fece spallucce punzecchiando il cibo pastoso nel piatto.
- E continui a mangiarlo comunque? Che furbizia – rise lei e Ian fece lo stesso.
Quando suonò la campanella si avviarono verso le rispettive lezioni ma Ian fu sorpreso di trovare Mickey in corridoio insieme all’altro ragazzo. Erano impegnati in una conversazione e Ian non poté evitare di provare quella punta di gelosia che cercava di ignorare. Dopotutto, non è che Mickey fosse totalmente disinteressato alle situazioni sociali o evitasse le persone come se potessero passargli qualche malattia e che Ian dovesse farsi in quattro anche solo per avere un sorriso da parte sua, no naturalmente non era così… Se non che in realtà le cose stavano proprio in quel modo e ora Mickey stava parlando e ridendo con quel ragazzo come se fossero amici da anni. I suoi occhi non lasciavano mai il volto dell’altro e ad un certo punto sorrise, uno di quei meravigliosi sorrisi che Ian aveva visto sulle sue labbra per caso solo quando era nel mezzo di una bella lettura o quando giocava con la sua gatta. Cazzo, perché doveva sorridere così adesso?
Ian avrebbe voluto cambiare direzione ma la sua lezione era nella classe a pochi metri da loro quindi cercò di Rendersi il più invisibile possibile in mezzo agli altri studenti mentre passava di fianco a loro. Ma non servì a molto visto che Mickey non lo notò nemmeno.
 
 
 
Era Dicembre, quindi vedere un lieve manto bianco sul suolo non era una sorpresa, ma la neve era arrivata totalmente all’improvviso. Ian era sul marciapiede davanti ad un negozi di vestiti a basso costo ad aspettare che Mandy finisse di restituire un acquisto. Sbattè il piede contro al bordo del marciapiede per ripulire le scarpe dalla neve e quando rialzò la testa Mandy stava tornando. Non era molto coperta, indossava un vestito aderente che lasciava le gambe quasi interamente nude e quando Ian la squadrò da capo a piedi si sentì come un padre. – Siamo sotto zero, Mandy –
- A Michael piace vedere un po’ di pelle – spiegò facendo una giravolta. – E poi già che c’ero dovevo pur comprare qualcosa –
- “Dovevi”? Shopping-dipendente – rispose con un sorrisetto Ian. – Di’ a questo tizio di guardarsi un porno se vuole vedere gente nuda, perché tra un po’ diventerai tu un ghiacciolo -. Lo frustrava vedere fino a che punto Mandy si spingesse per le sue “avventure”. Dentro di lui sapeva che mentiva a sé stessa e che in realtà voleva un ragazzo, non solo delle avventure occasionali. Capiva troppo bene quel sentimento.
Mandy lo prese per mano e camminarono lungo il marciapiede. Anche se era in ritardo non andò di fretta.
- Ti piace davvero questo ragazzo? Sembri felice – chiese Ian e lei scosse la testa.
- Sono felice di avere un migliore amico così dolce che si preoccupa tanto per me –
- E non dimenticarlo – ridacchiò Ian stringendole la mano. – Dove vi dovete vedere? –
- Al “Pizza Place”, è a due isolati da qui – sorrise lei indicando con un cenno della mano la strada.
- Ed è un ragazzo per bene? –
- Sì, è un ragazzo per bene –
- Okay – replicò Ian anche se avrebbe voluto dire di più. Voleva potare a casa Mandy, guardare film insieme e portarla lui stesso in un bel ristorante, anche con il portafoglio vuoto. Per tre anni l’aveva guardata passare da una relazione all’altra e inizialmente era sempre entusiasta ma poi erano sempre finite male. Sfortunatamente, I suoi consigli le erano entrati da un orecchio e usciti dall’altro. Chissà se quella testa dura l’avrebbe aiutata a sopportare la presenza di quei rifiuti umani che si portava a letto. Ian si bloccò all’improvviso senza lasciare la sua mano e Mandy sobbalzò, guardandolo confusa.
- Ian? –
- Non andare con questo ragazzo, Mandy – fu l’unica cosa che riuscì a dire. Alcuni fiocchi di neve si infilano tra i capelli di Mandy e si posarono sul suo naso. Lo guardò sbattendo le palpebre e Ian non poté evitare i pensare che fosse più carina di ogni altra ragazza del mondo.
- Che c’è, Ian? – chiese lei posando la mano sulla sua, intrecciata all’altra.
- Non andare e basta, okay? – ripeté Ian con la voce più debole Forse era perché voleva che si rendesse conto di essere migliore di quei ragazzi. Forse si sentiva solo perso dopo averla vista adulare uno sconosciuto. Forse aveva davvero bisogno di qualcuno che lo mettesse al primo posto questa volta.
Mandy esitò e fu sul punto di parlare ma poi gli rivolse un lungo sguardo e sorrise gentilmente; si voltarono dall’altra parte e camminarono nella direzione opposta al luogo dell’appuntamento.
 
 
 
Stanco morto per il ROTC, an uscì da scuola con uno sbadiglio, lasciano indietro Mandy che aveva un test di recupero. Quando si avvicinò alla fermata dell’autobus, sorrise a trentadue denti. C’era Lip, che fumava una sigaretta dall’altra parte della recinzione che circondava la scuola. Si girò e fece un sorrisetto, quel sorriso pigro, arrogante abbastanza da far incazzare qualcuno ma sghembo quel tanto che bastava a fargli capire che fosse felice di vedere Ian.
- Che cazzo ci fai qui? – esplose Ian correndogli incontro. Gli rubò la sigaretta e aspirò un tiro e Lip la riprese lasciandola dondolare tra le labbra mentre parlava.
- Ho il mese di pausa invernale –
- Beato te – protestò Ian. – A me manca ancora una settimana –
- Liceo… - rispose beffardo Lip, il fumo che fuoriuscita attraverso le labbra. – Come se Chicago non fosse già un inferno anche senza quello –
Il viso di Ian crollò quando video Mickey in cortile. Era con lo stesso ragazzo di qualche giorno prima e dalla sua espressione si vedeva che erano impegnato in un’altra conversazione profonda. Scavalcarono la recinzione con un salto e, pur avendo la chitarra con sé, Mickey non si sbilanciò. Lip sembrò notare il cambiamento di umore di Ian e seguì il suo sguardo. – È il tuo ragazzo? –
- Neanche lontanamente – rispose Ian. Voleva sembrare una risposta casuale ma uscì in tono più nostalgico di quanto avrebbe voluto.
- Ma vorresti? – continuò Lip ma Ian non rispose perché Mickey è il suo amico si avvicinarono.
- Come va? – gli chiese Mickey lanciando uno sguardo momentaneo a Lip. Ad Ian non venne in mente nessuna risposta particolarmente arguta quindi annuì e basta. Mickey lo fissò, colto di sorpresa, e guardò di nuovo Lip.
- Mio fratello, Lip – lo presentò Ian. Lip gli rivolse un vago cenno con la mano, non un vero e proprio saluto, evidentemente non molto interessato a Mickey e al suo amico. Mickey fissò intensamente il fumo c’è gli usciva dalle labbra e poi guardò altrove, come se quella vista gli facesse fisicamente male.
- Devi proprio fumare adesso? –
- Se con “devi proprio” mi stai chiedendo di smetterla, no, fottiti –
Ian sorrise appena al commento di suo fratello e Mickey gli rivolse il dito medio. – Mickey si sta disintossicante – intervenne Ian con un sorrisetto diretto a Mickey, che si girò a guardarlo.
- Sì e di chi è la colpa? –
- Mi ringrazierai quando non starai morendo di cancro come il resto di noi – gli assicurò Ian prendendo la sigaretta di Lip e aspirando un’altra volta. Mickey non ne sembrò molto contento ma il ragazzo di fianco a lui lo precedette.
- Ehi Mickey, dovremmo andare –
Fu strano e in un certo senso confortante che Mickey non lo presentò prima che se ne andassero. Quando furono abbastanza lontani, Lip guardò Ian e riprese la sigaretta. – Te Ii scegli proprio bene, Ian –
- Senti chi parla –
 
 
 
 
Ian face traballare la matita contro alla pagina del libro finché non si arrese. Alzò lo sguardo verso Lip che dormiva  nel letto a castello e poi guardò il letto sotto, vuoto. Se non fosse stato per il fatto che ogni tanto lo vedeva al pomeriggio dopo la scuola, avrebbe pensato che Carl fosse scappato di casa.
Era bello avere Lip a casa. Avevano passato circa due ore a parlare e Ian ne aveva apprezzato ogni secondo. Con Lip sentiva che ogni sua parola veniva davvero ascoltata e riceveva una risposta, come se ogni cosa che diceva o non diceva contasse allo stesso modo. Per quanto Lip potesse essere stronzo, Ian trovava che tra loro ci fosse un reciproco rispetto e vicinanza che Ian non sentiva con nessun altro.
Uscì di casa, felice di prendere un po’ di aria fresca  dopo essere rimasto chiuso in camera con i suoi libri da quando Lip era andato a letto. Ciò di ci aveva bisogno era un hobby. Era stanco di tornare a casa e studiare oppure affidarsi ad altre persone per sentirsi meno solo. Il sesso aiutava fino a un certo punto ma aveva promesso di non ritornare mai a fare quelle cose, indipendentemente da quanto si sentisse giù di morale.
Poteva sempre chiamare Mandy ma era mezzanotte passata quindi ci ripensò. Vagò per le strade per un po’ finché non si svuotarono quasi del tutto, aumentando il suo senso di solitudine. I viali vuoti e coperti di neve bagnata rendevano l’atmosfera fredda e ostile quindi Ian tornò indietro. La settimana era finita e il giorno dopo poteva svegliarsi tardi.
Ma poi vide Mickey con il ragazzo della scuola e altre persone. Sembrava che si stessero divertendo, ridendo come matti. Se prima Ian non si sentiva depresso per la solitudine, adesso lo era. Non volendo attirare l’attenzione, si voltò nella direzione opposta e cercò di farsi piccolo piccolo, proprio come si sentiva dentro di lui.
- Ian! –
Era la voce di Mickey. Quella voce che pronuncia va il suo nome, che gli faceva provare certe cose, cose che lo tranquillizzavano e gli facevano male allo stesso tempo. Tuttavia non si girò e aumentò il passo. Non voleva distrarlo dal suo divertimento. Immaginando che Mickey l’avrebbe lasciato perdere, svoltò l’angolo e prese un respiro profondo. Perché si comportava così? Solo perché Mickey aveva qualcuno con cui uscire il venerdì sera e lui no.
- Ian –
Si girò e Mickey rallentò, camminando a passo svelto verso di lui. Le risate dei suoi amici ora erano lontane.
- Non mi hai sentito? – chiese Mickey, non in tono accusatorio, bensì curioso.
- Ehm, sì – rispose Ian, incapace di mentire. – È che mi sembravi impegnato –
- Non stavamo facendo niente di che – fece spallucce Mickey. Il respiro gli morì in gola quando Mickey si avvicinò di più. Era quella sensazione di panico, quel panico che provava quando i suoi polmoni non riuscivano a stare dietro al resto del corpo e gli bruciavano gli occhi per il bisogno di piangere. Voltò le spalle a Mickey e riprese a camminare, cercando di calmare il respiro; faceva male ma non sarebbe crollato davanti a lui.
- Ian, aspetta, che cazzo ti prende? – lo chiamò Mickey correndogli dietro. – Ho fatto qualcosa che non va? –
- Sai di erba – rispose Ian ma non riuscì e controllare la rabbia e il dolore nella sua voce.
- E quindi? – sbuffò Mickey.
Ian avrebbe solo voluto andarsene senza che Mickey lo seguisse perché se avesse cominciato  spiegarsi non sarebbe riuscito a non oltrepassare il limite e a rompere l’equilibrio che avevano stabilito. – Erba, quindi hai fumato – rispose acido Ian; non gli importava se avrebbe capito o meno. Mickey lo seguì fino all’isolato seguente, le mani in tasca.
- Okay, sì, ho fumato erba –
- Bravo – commentò sarcastico Ian e questa volta Mickey lo afferrò bruscamente girandolo verso di lui, ritrovandosi quindi faccia a faccia.
- Perché cazzo ti comporti così? –
- Beh se tu puoi fumare erba allora che ne dici se io vado a succhiarlo a qualcuno? Non è sesso, quindi non dovrebbero esserci problemi –
Mickey si passò il pollice sulle labbra e sollevò le sopracciglia. Ian non incrociò il suo sguardo perché stava immaginando Mickey che divideva uno spinello con quel ragazzo, a  come inalavano uno il fumo dell’altro e a come Mickey fosse probabilmente strafatto e felice perché quel ragazzo non gli rompeva le palle se voleva fumare.
Perché se la prendeva così tanto? Il loro piccolo accordo no sesso-no fumo non avrebbe dovuto essere così importante. O almeno era quello che voleva credere, ma per lui era un promemoria che a Mickey importava di lui.
- Vuoi fumare anche tu? Ne hanno un po’ – chiese Mickey.
- Perché dovrei? Non mi interessa quello che fai con i tuoi amici –
Calò un silenzio carico di tensione e Mickey sospirò. – Allora cosa cazzo vuoi? –
-  Non voglio niente da te – sbottò Ian con le lacrime agli occhi. Se ne andò di nuovo, risparmiando a Mickey l’orrore di doversi occupare anche delle sue emozioni.
- Ehi – lo chiamò un’altra volta il moro in tono più gentile e si mise davanti a lui per bloccargli il passaggio. – Non lo farò più, okay? Non andare a succhiarlo a qualche sconosciuto –
- Ti ho già detto che sei libero di fare quello che vuoi – replicò duro Ian abbassando la testa. – Non ho intenzione di impedirtelo io. Torna dai tuo amici, probabilmente si stanno chiedendo dove sei finito –
Ian si ritrovò improvvisamente a fissare Mickey negli occhi, poiché la mano del moro era sulla sua guancia che gli sollevata dolcemente il viso. – Non mi importa di loro… - disse cauto, come se stesse cercando di non dire troppo di più o troppo meno del necessario, e poi tolse la mano come se non dovesse neanche essere lì prima di tutto.
Quando Mickey disse quelle parole, Ian cercò un significato nascosto e forse si stava solo illudendo, ma aveva percepito qualcosa di più.
Non mi importa di loro, non come di te.
 
 
- Allora, chi è quel ragazzo? –. Ian era sdraiato sulla gelida panchina del parco e osservava Mickey che disegnava delle figure nella neve con un bastoncino. Non alzò nemmeno la testa.
- Di chi parli? –
- Il ragazzo con cui ti vedi – ripeté Ian come se fosse ovvio. Si girò a guardare il cielo, timoroso di vedere gli occhi di Mickey brillare di felicità alla menzione del ragazzo.
- Intendi mio cugino? –
Ian si voltò così rapidamente da farsi male al collo. – Tuo cugino? –
- Sì, questa settimana sta facendo assistenza a scuola quindi ogni tanto usciamo insieme –
- Assistenza? – continuò Ian; più Mickey spiegava più si sentiva ridicolo.
- Sì, è assistente didattico, studia al cazzo di college e sta facendo tirocinio. Non so perché diavolo abbia scelto la nostra scuola, ha detto che voleva lavorare con i ragazzi meno fortunati che hanno bisogno di una spinta o qualcosa del genere -. Spostò un po’ di neve con il bastone mischiandola con il fango sottostante e sporcandone il bianco candore. – Parliamo di musica e di mio zio, sai, suo padre – concluse Mickey punzecchiando il suolo.
Ian scoppiò a ridere; quella sensazione di vuoto svanì mentre il suono della sua risata riempiva la notte. Mickey, che era accovacciato, si rialzò e lasciò cadere il bastone nella neve. – Siamo sicuri che sono io quello strafatto? –
- Scusa – esclamò Ian coprendosi gli occhi con il braccio. – È solo che è bello saperlo -. Quando tolse il braccio, Mickey si era spostato vicino alla panchina e si era piegato per guardarlo.
- E perché? –
Anche se Mickey non era grazioso come Mandy, sotto alle stelle e alla neve toglieva il fiato mentre e guardava Ian attraverso le ciglia scure., le labbra appena socchiuse e rosse per il freddo. In quel momento, Ian avrebbe potuto dirglielo. Avrebbe potuto dirgli tutto ciò che provava, cavolo, avrebbe dovuto semplicemente baciarlo e farla invita visto che Mickey gli stava dando inconsapevolmente la possibilità di farlo. Ma non ebbe il coraggio, aveva troppa paura delle conseguenze.
- Sei davvero affezionato a tuo zio, eh? – chiese invece, indirizzando la conversazione altrove per non fare qualcosa di cui si sarebbe pentito.
- Se questo lo definisci “essere affezionato”, allora sono affezionato a un sacco di cose –
- Non direi proprio, è davvero complicato farti piacere qualcosa –
Mickey si bloccò e si fissarono finché un sorriso non si allargò sulle labbra di Ian. Mickey sorrise a sua volta, quel sorriso felice, dolce, che Ian adorava. Quando era rivolto a lui era ancora più bello e Ian pensò che forse Mickey non era l’unico ad avere una dipendenza.
   
 
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