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Autore: Giandra    23/06/2022    0 recensioni
❧ Ciro/Enzo
➥ 3x03, soulmate!AU // orologio interiore che smette di ticchettare quando si incontra la propria anima gemella //
Era lui, doveva essere lui: quello sconosciuto aveva appena decretato il termine di quel conto alla rovescia che per ventidue anni gli aveva tenuto compagnia, gli era bastato entrare nella stessa stanza in cui si trovava lui per cambiare la vita di entrambi per sempre.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ciro Di Marzio, Enzo Villa
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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[ SEGUE GLI EVENTI DELLA 3x03 ]

 

Soulmates


«Your silent sadness, it shakes me/In my quiet sea, waves would sometimes rise/Louder than bombs, I break (Ah)/All the pain pour out (Ah)/From the moment I knew/The epression you had on wasn't that expression/Louder than bombs, I break.»

 

Enzo si era abituato a vivere con quel fastidioso ticchettio che rimbombava nella sua testa ogni secondo di ogni giorno, ormai era arrivato al punto in cui non lo disturbava neanche, non interrompeva più il filo dei suoi pensieri e aveva smesso di tormentarlo se decideva di riposare o dormire. Quando però esso sparì immantinente, abbandonandolo per sempre un istante dopo l'ultimo tac, la sensazione provata gli fu così estranea che lo scombussolò; chiuse un secondo gli occhi e poggiò le mani al bancone di marmo sul quale era seduto, freddo al tatto ma solido e fermo in un mondo che all'improvviso gli girava tutto attorno. Gli bastò mezzo minuto per riprendere contatto con la realtà, ma nel riaprire gli occhi la prima vista che si ritrovò dinanzi fu sconvolgente tanto quanto la sparizione del ticchettio: un uomo alto e magro, dalla carnagione dorata, tratti duri e austeri e occhi marroni lo stava osservando con così tanta intensità che per un attimo Enzo temette che volesse ridurlo in cenere. Era lui, doveva essere lui: quello sconosciuto aveva appena decretato il termine di quel conto alla rovescia che per ventidue anni gli aveva tenuto compagnia, gli era bastato entrare nella stessa stanza in cui si trovava lui per cambiare la vita di entrambi per sempre.

Erano gli unici due, però, a saperlo; si stavano guardando a vicenda senza dire una parola, Enzo probabilmente con confusione ed euforia assieme, l'altro con rabbia malcelata e fastidio. La cosa non lo stupiva: neanche lui si sarebbe aspettato che la sua anima gemella sarebbe stata un maschio — e non poteva dire che l'idea lo rallegrasse. Più di questo, però, a preoccuparlo in quel momento furono gli sguardi indagatori dei suoi amici, perplessi di fronte al suo silenzio e a quello del nuovo arrivato.

Enzo e Ciro — quello era il suo nome — si parlarono come se fossero due normali soci in affari e dovessero solo portare a termine uno scambio di lavoro, ma per tutto il tragitto nel furgoncino di Ronni, e poi in macchina da soli, Enzo non poté fare a meno di squadrarlo sottecchi, spesso vedendosi fissato a sua volta, e di pensare a quanto fosse stato ingiusto il fato nell'assegnargli come anima gemella un uomo che abitava a chissà quanti chilometri di distanza da lui. Una parte di sé avrebbe voluto che quei momenti non passassero mai, sebbene il suo lato razionale fosse consapevole che, conclusa la trattativa che avevano in corso, non si sarebbero mai più rivisti; Ciro era stato chiaro: lavorava lì ormai, in Bulgaria, aveva persino imparato la lingua, e non sembrava affatto intenzionato a tornare a Napoli; ed Enzo dal canto suo non avrebbe mai abbandonato la propria vita, i propri amici, la propria famiglia e la propria terra per quello che, a conti fatti, anima gemella o meno, restava uno sconosciuto.

 


Ciro non riusciva a credere che lo stesso tizio scelto da Mladen per fotterlo fosse sul serio la sua anima gemella. Ci aveva sempre creduto poco a quella storia, in parte perché la maggioranza delle persone che aveva conosciuto conviveva con quel ticchettio costante proprio come lui, per cui aveva ipotizzato che la favola romantica dell'orologio interiore non fosse altro che una leggenda metropolitana inventata da qualcuno che si divertiva a vedere la gente soffrire per amore, un tipo di dolore che a stento ricordava; in parte perché l'idea che ci fosse una persona predestinata per lui, e che quindi non avrebbe avuto neanche la libertà di scegliersela da solo, gli aveva dato sui nervi fin da quando era ragazzo.

Se anche solo un anno e mezzo prima qualcuno gli avesse detto che la sua anima gemella si sarebbe rivelata un maschio, per giunta di almeno dieci anni in meno a lui, lo avrebbe riempito di botte fino a farlo sanguinare. Ora non gli cambiava nulla: non aveva né il tempo e né la forza per importarsene di una cosa del genere.

 


La curva a U che prese all'improvviso per distanziare la loro macchina dal furgone con dentro i suoi amici lo stupì non poco, ma non si scompose e piuttosto si limitò a sorridere al pensiero che evidentemente voleva parlargli da solo. Enzo doveva ammettere che la sua figura lo avrebbe incuriosito e attratto a prescindere dalla questione dell'anima gemella: oltre a essere bello da mozzare il fiato, tutto di lui, dal modo in cui si muoveva, al tono con il quale scandiva le parole, dallo sguardo vuoto e insieme attento con cui sembrava soppesare tutto il mondo attorno al lui, alle occhiaie sotto agli occhi stanchi, non poteva non stuzzicarlo almeno un po'. Quando però Ciro spense la macchina, aprì lo sportello e uscì, e dopo che Enzo mimò i suoi gesti, non fece accenno al ticchettio sparito, di cui doveva però senz'altro essersi accorto, ma piuttosto gli chiese di mostrargli il denaro che gli doveva; Enzo lo fece, pur conscio del fatto che i soldi che aveva portato, come da accordo con Mladen, fossero falsi. Quello che però non si era minimamente aspettato fu la pistola che Ciro gli puntò alla testa non appena lo appurò.

 


“Nun m'a sij manc 'ncuntrat e già m vuo' accir'r? (1)” La domanda di Enzo, posta con quel sorriso paradossale a metà tra l'innocente e il malizioso, lo fece incazzare ancora di più. Gli rispose colpendolo in pieno viso con la 96A1 — e neanche cercò di trattenersi, piuttosto incanalò nel colpo tutta la rabbia che la conversazione con Mladen prima e la scoperta dell'anima gemella poi gli avevano fatto crescere in petto. Il naso di Enzo sanguinò, ma nei suoi occhi non scorse risentimento o ira. Gli parlò della sua famiglia, di suo nonno detto il 'Santo', di come i veri uomini non uccidono per soldi, e Ciro non poté fare a meno di pensare che il mondo utopico in cui viveva Enzo fosse ben lontano dalla realtà, ma il lampo di compassione che provò per lui non lo fece desistere dal rispondergli a tono.

“Si' 'e sparà, spar. (2)” Gli disse Enzo alla fine, con tono fermo, ma non rassegnato; a Ciro non sembrò un tentativo di fare il duro, di fingere che la morte non gli facesse paura; la sincerità disarmante che lesse nei suoi occhi gli fece abbassare la pistola.

 


Lo accompagnò al parcheggio da dove si erano separati dai suoi amici e gli disse di farsi venire a prendere; aggiunse anche che non lo avrebbe mai più voluto rivedere. Enzo cercò di nascondere la delusione e uscì dalla macchina senza aggiungere parola, ma quando chiuse lo sportello cominciò a pensare a quanto fosse tutto un enorme spreco, a quanto non gli sembrasse per niente giusto lasciare che le cose finissero in quel modo; Ciro era davvero una persona strana, fuori dal comune, sebbene in senso più positivo che negativo: come poteva mostrarsi così impassibile di fronte alla persona che aveva appena scoperto essere la sua anima gemella? Quanto doveva aver sofferto per rimanere imperturbabile dinanzi alla speranza dell'amore? Non pretendeva mica che si mettesse in ginocchio per chiedergli la mano, ma non si spiegava quella totale indifferenza e non intendeva permettergli di decretare la fine di un rapporto che — lo sapeva —, neanche esisteva, ma sarebbe potuto nascere.

Bussò sul finestrino dell'auto, Ciro lo abbassò di malavoglia e non si voltò neanche per guardarlo in faccia. Enzo prese dal portafogli il biglietto plastificato che sponsorizzava la pizzeria della sorella e glielo porse, dicendogli che se mai gli fosse tornata nostalgia di casa nessuno a Forcella faceva una pizza migliore della loro. Ciro finalmente gli rivolse lo sguardo, accettò il cartoncino e se lo mise in tasca; stava già per rialzare il finestrino, quando Enzo lo interruppe: “Aspe'.” Non sapeva che altro dirgli, ma di una cosa era certo: non voleva che se ne andasse, non così.

Ciro alzò l'indice dal pulsante e il finestrino rimase alzato a metà. “Cre'? (3)” gli domandò dopo qualche secondo di silenzio.

“Famm pe' 'llomen capè si' m'agg sunnat tutt cos, o si' overament è succies pur a te. (4)”

L'interpellato si morse il labbro, inspirò ed espirò con calma, si poggiò una sigaretta tra indice e medio e l'accese; fece un tiro, il fumo uscì dalle sue narici e si sparse nella vettura, fino a che l'odore a metà tra lo spiacevole e l'inebriante arrivò sotto al naso di Enzo, che lo inalò senza pensarci più di tanto; dopodiché, Ciro lo fissò dritto negli occhi e annuì due volte, lentamente, confermandogli che non si fosse trattato di un sogno. Accennò persino un sorriso, che Enzo ricambiò con entusiasmo, rivolgendogliene uno a trentadue denti, ma poi gli ordinò comunque: “Mo' vavattenn. (5)”

Il tono non era più quello gelido e irritato di qualche minuto prima, ma gli fece comunque male al cuore. Ciononostante, Enzo non rispose più nulla; si limitò a incollare lo sguardo sulla sua anima gemella mentre metteva in moto l'auto e spariva dalla sua vista, forse per sempre.



(1) Mi hai appena incontrato e già vuoi uccidermi?
(2) Se devi sparare, spara.
(3) Che c'è?
(4) Fammi almeno capire se mi son sognato tutto, o se è successo anche a te.
(5) Ora vattene.


La storia partecipa alla challenge "BTS - Love yourself, speak yourself" indetta da Mokochan sul forum Torre di Carta.
La storia partecipa alla challenge "To be writing challenge 2022" indetta da Bellaluna sul forum Ferisce la penna
L'idea di scrivere una soulmate!AU non mi era mai passata per la testa prima di oggi, ma visto che era il tema mensile per la seconda challenge che menziono, e dato che in fondo per Ciro ed Enzo scriverei qualsiasi cosa, ho deciso di tentare. La storia è pesantemente basata sugli eventi del terzo episodio della terza stagione, quindi potreste doverlo rispolverare per capirla bene. Non è niente di che, ma mi sono divertita abbastanza nello scriverla.



 

   
 
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