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Autore: Alex_Dragon05    23/06/2022    1 recensioni
[The Owl House]
[The Owl House]
ATTENZIONE: spoiler seconda stagione episodio 16 di "The Owl House".
Hunter è solo un ragazzino cresciuto troppo in fretta che, in una sola notte, vede la sua intera vita cadere a pezzi dopo i devastanti eventi di "Hollow Mind".
Tratto dal testo:
"Un salto nel petto, poi ne saltò un altro, finché l’adrenalina non superò anche il dolore nelle gambe. Il vento sulla pelle iniziò a fargli male come dei graffi esposti al freddo mentre le lacrime cominciarono a ricrearsi agli angoli degli occhi. “Basta” e si asciugò in fretta la vista mentre il naso iniziò a colare, pronto per un pianto più violento del precedente. “Non voglio morire” e guardò indietro sperando di aver seminato i suoi inseguitori. "
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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WRECKED
È curioso come il corpo di una persona reagisca al dolore. Quando un osso si frattura basta tenerlo a riposo e il tempo farà la sua parte poiché, prima o poi, anche il più piccolo graffio si rimargina lasciando solo un ricordo su pelle.
Non possiamo dire lo stesso per i sentimenti. Possiamo ricoprire il dolore con tutti i cerotti che abbiamo, ma sappiamo che sotto quella protezione si presenta una ferita sempre più grande, giorno dopo giorno. Curare la tristezza, la delusione, la paura, la sofferenza non è un gesto da poco, ci vuole molto più tempo, anche più di quello che ci impiega un osso per ritornare come era prima. Le ferite corporee si possono ricucire, ma quelle sentimentali no. Restano e puoi solo maturare abbastanza da riuscire a superarle col tempo. Non è mai immediato questo passaggio e nemmeno lo strazio che esso comporta.
Spezzare un cuore è davvero doloroso, forse -se non- una delle sensazioni più dure e pesanti che una persona possa provare, soprattutto se non c’è nessuno a cui appoggiarsi. Si è soli, senza risposte e con tante domande, incapaci di comprendere. Possiamo trovare una possibile verità, ma mai quella giusta; una che non si può spiegare, che ci lascia traditi e soli. Il filo si spezza e la nostra fiducia si sgretola poiché, il donarsi a qualcuno, per poi non venir ricambiati, lascia l’amaro in bocca: ci fa realizzare di aver vissuto con una benda sugli occhi credendo che il mondo fosse quella persona per poi scoprire che tu, per essa, non eri mai stato qualcuno, ma solo un oggetto.
Forse è proprio lo stesso amore che non ci fa vedere le bugie dietro la facciata, l’essere felici per l’altro, ma non per sé stessi. Lì, proprio nella realizzazione, arriva il colpo, il pugnale alla schiena, la terribile realizzazione di non essere mai stato la vita di quella persona come quest’ultima lo era stata per te. È brutale, un gesto inumano che il nostro cuore non può reggere e, prima o poi, cederà sbriciolandosi in finissime lacrime che non potranno più essere ricomposte.
Dicono che il tempo ti guarirà, il dolore andrà via, ma tutti i giorni richiamano, sempre, l’immagine di quella persona. Perché, in fondo, quella persona ti aveva insegnato tutto ciò di cui avevi bisogno nella tua vita… Ma se tutte quelle parole, in fondo, erano una bugia, come si dovrebbe andare avanti?
Il vento era fra i suoi capelli mentre la luna illuminava quella figura frettolosa che si aggirava nella selva buia; forse era una nuova ombra del sottobosco o una creatura della foresta che scappava da una preda. Anche gli astri provano emozioni e ogni creatura del mondo è illuminata dalla loro attenzione. La Luna, in particolar modo, trovò triste quella povera miseria che scappava a gambe levate da qualcosa che la terrorizzava: era come vedere un piccolo scricciolo che era caduto dal nido e doveva affrontare la vita, da solo, per la prima volta. Purtroppo non poteva piangere per la piccola ombra o aiutarla in qualunque altro modo perché, pur trovandosi in un mondo magico, nessuna entità superiore può mettere mano nella vita mortale. Il loro potere era troppo grande -anche per loro- e, interferendo con il regno terreno, avrebbero portato solo caos e macerie. Tutti i figli delle stelle dovevano mantenere quella forma e lasciare i mortali vivere la loro vita, lasciarli sbagliare e inciampare da soli, anche se questo comportava farli uccidere a vicenda, distruggere realtà e far piangere i più deboli. Nessuna esclusione, nemmeno per quella triste ombra che, comparsa all’improvviso, il vento chiamava “Hunter”.
Hunter stava riconsiderando il suo concetto di vita. Aveva sempre scelto di testa sua oppure era solo una sua impressione? Aveva scelto di essere quello che era perché lo voleva o perché qualcuno prima di lui glielo aveva già impresso nel suo corpo? Oramai non sapeva nemmeno se il suo corpo fosse veramente di sua proprietà.
“Tra tutti i Grimwalkers, tu eri quello che gli assomigliava di più”
Non sapeva esattamente cosa era, ma di certo aveva capito che non era reale. Era solo un pupazzo ricucito e perfezionato ogni volta dopo il fallimento precedente? Buttato e riassemblato come nuovo? Costruito per servire e non indugiare, costruito per essere la copia di qualcun altro?
Era solo il riflesso di una persona sbiadita da tempo, un contenitore di membra e carne che avrebbe dovuto seguire i fili che lo manovravano, ma quei legamenti gli stringevano i polsi e gli tagliavano la pelle e lo aveva capito solo in quel momento. Chissà quante volte una risposta era saltata d’avanti ai suoi occhi, ma era stato così concentrato a seguire suo “zio” (no, non poteva più chiamarlo in quel modo) per renderlo fiero, camminando dietro di lui sulle sue orme. Ma Hunter non faceva parte di nessun piano futuro; doveva essere la mano di un falso idolo che, con quella facciata della famiglia, lo avrebbe portato in capo al mondo per i suoi obbiettivi.
“Io e te”, “Tu ed io”, “Noi”, non era mai esistita quell’unione! Non c’era nulla, non ci sarebbe mai stato e mai si sarebbe formato un legame così! Nessuna famiglia, nessuna felicità, nulla di nulla. Nessuno di loro aveva ricevuto una vita lieta accanto a quella dell’Imperatore; tutte le Guardie Dorate, prima o poi, finivano sempre nello stesso modo: eliminate per volontà altrui.
Il Titano ha grandi piani per te” e lui eseguiva qualsiasi missione per poter ricevere un’approvazione, un segno di gratitudine… Ma perché l’Imperatore avrebbe dovuto perdere tempo a ringraziare un oggetto, un essere innaturale creato da mano artificiale? Gli oggetti vanno usati per poi essere cambiati quando si deteriorano o quando non se ne ha più bisogno. Sarebbe stata una perdita di tempo, lui era una perdita di tempo. Non poteva considerarsi una persona, non dopo quello che aveva sentito. Aveva fallito per suo zio, era un altro fallimento e sarebbe stato rimpiazzato.
Tutti i suoi predecessori cancellati come se fossero uno scarabocchio. Tutte quelle guardie che avevano visto la morte in faccia, tutti quei grimwalkers che non hanno mai avuto la possibilità di essere qualcuno al di fuori del ruolo di guardia. Anche loro avevano scoperto la verità? Si erano ribellati? Avevano commesso un passo falso? Belos si era stancato di loro? Tutte quelle maschere, quelle vite stritolate da una mano avida, avevano ricevuto almeno una lacrima per la loro fine? E quando sono morte, hanno trovato un luogo migliore oppure c’è solo il buio per quelli come lui?
Gridò, un grido senza alcuna sfumatura. Quello strazio gli raschiò la gola finché la sua stessa testa non iniziò a pulsare. Gli occhi bruciavano e le mani ebbero uno strano desiderio di voler distruggere l’intero mondo. Era un’anima distrutta, un corpo tormentato che non aveva fatto che correre dopo essere riapparso nella casa del gufo. Un ragazzo che non aveva mia avuto qualcosa dalla vita e che, da essa, aveva riavuto solo un pugno in faccia più volte, senza mai lamentarsi, anche quando il dolore era insopportabile.
Perché a lui? Perché non poteva essere come le altre streghe? Perché nascere in quel mondo quando anche la sua stessa nascita era una messa in scena!? Chi poteva essere, chi era stato e perché gli è sempre sembrata la giusta vita da vivere. Nulla era normale con lui, nulla era giusto o in regola con lui! Le cose erano sempre andate sulla stessa linea d’onda, ma lui non aveva ma fatto nulla per evitare di cadere in acqua.
Aveva dato del suo meglio ogni santo giorno, aveva sempre preteso di essere “ok” con il normale e annuire anche nello sbaglio. Doveva rientrare nello schema di Belos, essere quel qualcuno che gli altri si aspettavano; lui era una pedina che, nonostante le sue capacità, doveva pur sempre essere sacrificata per far avanzare il re.
Svegliarsi, obbedire, addormentarsi, ripetere.
Svegliarsi, obbedire, sbagliare, addormentarsi, ripetere.
Svegliarsi, obbedire, sbagliare, deludere, addormentarsi, ripetere.
Svegliarsi, obbedire, sbagliare, deludere, venir rimpiazzato, addormentarsi.
Poi non ci sarebbe stata alcuna nuova giornata.
Lui, adesso, sapeva la verità dietro la maschera dell’Imperatore carismatico che, solo poche ore prima, rispettava con onore; aspettava il momento in cui qualcuno di una qualunque Congrega lo avrebbe riportato alla corte di Belos per essere giustiziato e sostituito. Forse l’Imperatore avrebbe riutilizzato il suo corpo per una nuova Guardia Dorata.
Al solo pensiero gli mancò l’aria nei polmoni; quella realizzazione gli fece vedere per la prima volta nella sua vita la crudeltà di quella persona. L’idea di essere tagliato a pezzi, smembrato e riassemblato per poi essere studiato e ricomposto come nuovo gli fece crescere una forte irrequietudine; avrebbero trovato la fonte dei suoi errori rimuovendoli all’istante per evitare altri come lui. Li vide quegli utensili affilati che si avvicinavano al suo corpo pronto per essere vivisezionato; quello sguardo freddo che aveva visto per sedici anni -quello sguardo che non gli aveva mai espresso un dolce accenno, ma solo freddi disappunti- ora lo stava guardando un’ultima volta per dare inizio ad un altro dei suoi giocattolini, più fedele e leale del precedente. Oh lo vedeva eccome, lo vedeva il momento dove la sua pelle sarebbe stata rimossa, i suoi muscoli esposti e le sue ossa deposte mentre quel che componeva la sua coscienza veniva smossa da quell’involucro disobbediente per poi venir riutilizzato in futuro per la nuova guardia.
Il braccio destro dell’Imperatore avrebbe preso una nuova forma e nessuno avrebbe notato la differenza.
Il respiro del giovane ragazzo fece preoccupare Flapjack. Pensava di aver perso il suo amico quella sera per poi aver scoperto che, in realtà, era vivo, ma ridotto come uno straccio. Lo aveva inseguito a lungo, invano, cercando di stare al suo passo, ma una strana motivazione portava il biondo ad allontanarsi il più possibile da qualsiasi cosa. Improvvisamente qualcosa arrivò come il fastidioso rumore di un violino scordato. Quella nota troppo sottile e acuta che accapponava la pelle, perfino il piccolo talismano la percepì facendogli gonfiare le piume.
Un altro grido, ma questa volta più violento di prima. Versi senza alcun significato che racchiudevano una preghiera di qualsiasi tipo, accompagnata da quelle parole mai dette e da quei pensieri silenziosi che hanno finalmente trovato voce tra il fruscio del vento.
Le sue stesse lacrime si mischiarono in quella straziante richiesta di aiuto mentre le mani trovarono posto fra la sua testa, pronte per strappare ogni singolo capello chiaro. La cassa toracica si espanse e fu in quel momento che il suo povero cuore -o qualsiasi altra cosa ci fosse per sostituirlo- si contrasse in un doloroso ripiegamento su sé stesso, vittima di quell’ululato che lo aveva sfinito un’altra volta.
Mancò un respiro, poi un altro e per poco non si strozzò con la stessa aria che entrava e usciva dal suo corpo in maniera frenetica; le corde vocali tintinnarono di nuovo, ma questa volta la voce gli morì all’istante. Le labbra iniziarono a tremare mentre un nuovo peso gli riempì il petto. Un dolore che non riuscì nemmeno a fermare quando il suo piccolo talismano rosso gli picchiettò delicatamente sulle mani per fermarlo da quell’atto di autolesionismo. Ma la pressione aumentava e il mal di testa non accennava a diminuire, proprio come quelle lacrime mai versate; le mani guantate si trascinarono dai capelli alle guance, in un atto involontario di cancellare ogni traccia salata sulla pelle pallida solo per fallire nel tentativo. Disperazione chiama disperazione, lacrima chiama lacrima, sangue chiama sangue e così la sua agonia avrebbe continuato in un ciclo infinito di strazio e tormento.
Solo la foresta aveva ascoltato lo sfogo inaudito di un giovane ragazzo che, in una sola notte, ha visto la sua vita cadere in frantumi. Aveva vissuto in un castello di carta senza mai accorgersene: bello agli occhi di un bambino, ma estremamente fragile d’avanti alla realtà di un adolescente cresciuto troppo in fretta.
L’attenzione di Hunter si posò sul piccolo cardinale rosso. Lo vide saltellare d’avanti ai suoi occhi mentre la sua vocina acuta ricordava una rassicurazione. Lo sguardo era ancora sfocato dalle lacrime, ma avrebbe riconosciuto la forma di quel piccoletto anche senza la vista.
La figura tremante del ragazzo si smosse in un piccolo sbuffo mentre, con attenzione, prese a sé il talismano portandolo al petto. Iniziò ad accarezzarlo lentamente cercando, in qualche modo, di alleviare quei brutti pensieri che gli avevano mangiato la testa; in tutta risposta il volatile sembrò apprezza tale gesto, pronto a lasciarsi coccolare e ad aiutare il suo compagno.
“Dimmelo Flapjack” sibilò con voce rotta dal pianto Hunter “Dimmelo se senti un cuore là dentro, se c’è un qualcosa che mi renda… Reale”. Purtroppo non capì cosa significasse il cinguettio del suo piccolo amico e non poté fare a meno di sospirare pesantemente. “Da oggi saremo solo tu ed io” gli occhi rossi del più grande caddero sullo sguardo dell’amico amuleto che sembrò comprendere la gravità della situazione “Tu ed io, contro tutti”. Un sorriso triste comparve sul suo viso mentre quella tensione nell’aria si alleggerì leggermente. Flapjack cinguettò in risposta avvisando l’ex guardia di aver ricevuto il messaggio.
“Hunter…!”
Qualcuno interruppe il momento fra i due amici, una voce che fece spalancare le palpebre di Hunter.
Sono qui!” pensò, mentre il respiro ricominciò ad accelerare “Sono già venuti a prendermi!”.
Involontariamente strinse la presa sul cardinale, facendolo squittire dalla sorpresa, mentre la testa ricominciò ad annebbiarsi.
Ovviamente ha già mandato qualcuno! Che sciocco, che sciocco! Belos avrà già informato l’intero castello, avrà già portato la notizia per ogni corridoio ad ogni guardia!” Si alzò di scatto, guardandosi intorno. Gli anni di addestramento che aveva sulle spalle improvvisamente divennero nulli perché i suoi sensi erano così allarmati che non riuscivano a percepire la direzione di quella voce “Sono qui, sono qui per me! Sono qui per riportarmi da Belos!”. Ricominciò a correre con Flapjack al suo seguito.
Non poteva essere vero! Erano passate poche ore dall’accaduto che doveva già rimboccarsi le maniche per sfuggire dalla Congrega dell’Imperatore. Lui era stato veloce a spargere la notizia! Lo era stato, eccome! Avrà approfittato della sua prolungata assenza per far scattare un qualche allarme di ricerca oppure avrà sparso la voce di un falso tradimento per far incriminare il giovane ragazzo; qualunque fosse la risposta, il nome di Hunter era ormai a portata di tutti.
Un salto nel petto, poi ne saltò un altro, finché l’adrenalina non superò anche il dolore nelle gambe. Il vento sulla pelle iniziò a fargli male come dei graffi esposti al freddo mentre le lacrime cominciarono a ricrearsi agli angoli degli occhi. “Basta” e si asciugò in fretta la vista mentre il naso iniziò a colare, pronto per un pianto più violento del precedente. “Non voglio morire” e guardò indietro sperando di aver seminato i suoi inseguitori.
Purtroppo l’attenzione si spostò dalla realtà che lo circondava portando il biondo a non guardare la strada di fronte. Un ramo lo prese in pieno volto facendolo cadere violentemente a terra. Il sangue si mischiò al moccio che già gocciolava dal naso mentre le lacrime si unirono a quel miscuglio doloroso che colava dalle narici di Hunter. Il dolore lo colse alla sprovvista come se, nei suoi sedici anni di vita, lo percepisse per la prima volta, acuto più di ogni altra volta. “Rialzati!” e un singhiozzo venne soffocato “Rialzati o sarà troppo tardi!”.
I passi si fecero più vicini e fu in quel momento chi, Hunter, vide comparire da dietro le foglie: tre figure incappucciate, gli stessi traditori che rincorreva quel pomeriggio.
“A-Allontanatevi!” gridò il più giovane “Dovete andarvene! Ve-Ve lo ordino!”, purtroppo la sua voce non suonava più autoritaria come credeva, era solo un suono debole e sibilante che aveva dimenticato come parlare audacemente.
Di certo nessuno di tre Capi Congrega si aspettava di vedere la Guardia Dorata -un loro superiore, la spalla di Belos- disperso nei boschi, in lacrime, col naso gocciolante di sangue mentre la terra gli sporcava gli abiti.
“Hunter” e lì, l’interessato, riconobbe la voce in quell’attimo di lucidità. Era Darius, il Capo della Congrega dell’Abominio.
Fu strano per Darius cercare di capire cosa stesse accadendo; dopo il fallimento della missione si erano ritrovati ad aiutare, di nascosto, la donna gufo a far uscire due adolescenti dalla testa dell’Imperatore per poi rincorrere uno di loro nella boscaglia di quella buia foresta. Doveva ammetterlo, non aveva mai visto quel ragazzino così… Distrutto. Era solito guardarlo come un marmocchio troppo viziato che solo perché era un superiore si aspettava di essere trattato come un adulto… Ma adesso era come vedere un bambino che si era sbucciato per la prima volta il ginocchio: in lacrime, con il sangue fresco sulla pelle, che chiamava a sé i genitori perché non riusciva a sopportare il dolore
Qualcosa gli disse di avvicinarsi per aiutare il giovane che, dopo tanto tempo, sembrava aver fatto crollare quella maschera d’oro di cui tanto si compiaceva, “Piccolo principe-“ iniziò, piano, con un passo avanti.
“Non chiamarmi mai più in quel modo! Stai-Stai lontano da me!” la risposta di Hunter fece fermare all’istante l’adulto. Vide quel talismano rosso -lo stesso di cui aveva promesso di non conferire mai parola con Belos- trasformarsi in una staffa magica all’istante. Forse aveva capito la paura che il suo piccolo stregone provava e subito si era accertato d ritornare a lui utile in caso di figura nemica. “Ma io non ho quelle intenzioni” pensò Darius.
“Darius” la voce di Raine lo fece girare all’stante “Fammi provare” di certo l’aurea più mite del Capo Congrega del Bardo avrebbe suscitato maggiore rassicurazione nella piccola figura dorata a pochi metri da loro. Eberwolf non sembrava il più adatto ad instaurare un rapporto rassicurante con il più giovane anche perché lui stesso sembrava inquieto mentre annusava il sangue che Hunter si era portato dietro dalla sua fuga. Darius, di tutta risposta, era quello che aveva un maggior legame con il nipote dell’Imperatore, ma di fronte ad un attacco di panico di quel tipo… Era inutile. Come poteva aiutare Hunter se il loro rapporto aveva iniziato a migliorare solo nell’ultimo periodo quando, dopo anni legato alla figura di Belos, la nuova Guardia Dorata aveva iniziato a crescere una propria coscienza? Era il più giovane fra tutti i suoi predecessori -e questo lo sapeva bene- ma era stato anche il più leale di tutti.
Quando verrò sostituito, la nuova recluta sarà più fedele di tutte le precedenti. Belos avrà la sua nuova guardia del corpo che sistemerà tutti coloro che si metteranno sulla sua strada. Io, Darius, ti chiedo di vegliare su di lui; affido a te questo compito, perché io non potrò più esserci. Ho scoperto cose sul conto di Belos che mi ha messo in cattiva luce. Per questo, ora, sarò… Sostituito, per evitare che io sia la sua rovina. Cresci Darius, cresci e non farti mai abbindolare dalle parole di questo Imperatore; tu sei l’unico di cui io mi possa fidare in questo momento, per questo ti chiedo di occuparti del mio successore. Instaura un rapporto con lui, crescilo e rendilo diverso da tutte le altre Guardie Dorate esistite perché, se sarà il più leale di tutta la corte, allora Belos diventerà invincibile” fu l’ultima richiesta del suo mentore, prima del loro addio, l’unica volta in cui aveva visto l’ex guardia così vulnerabile e preoccupata. La prima e ultima volta dove percepì la sua paura.
Il perché quel ricordo gli fosse ritornato solo in quel momento fece capire a Darius che, forse, aveva fallito. Quando Hunter comparve al castello un forte senso di rabbia salì nel suo petto. La consapevolezza che quel “bambino prodigio” avesse fatto sparire il suo mentore, il suo amico, da quelle mura, gli faceva solo crescere un forte senso omicida verso la nuova guardia; quando poi la rabbia sbollì e iniziò ad avvicinarsi a lui, capì che era ormai troppo tardi quando vide il suo volto per la prima volta: quel taglio all’orecchio e quella cicatrice marciavano sulla carnagione pallida mentre gli occhi di un piccolo soldato scrutavano tutto e tutti senza pietà.
Un colpo di magia fece tornare Darius alla realtà.
“Hunter-!”
“TACI! Volete solo riportarmi da Belos!” Raine aveva fallito e per poco non ci rimetteva la pelle con quel colpo improvviso che il sedicenne aveva lanciato.
Le mani dell’adolescente tremavano, proprio come il suo intero corpo, mentre il cardinale rosso risplendeva di magia, segno che era pronto ad attaccare di nuovo se qualcuno osava riavvicinarsi.
“Ti sbagli piccolo- Hunter.” si corresse subito Darius “Non siamo dalla parte di Belos, ma dalla tua. Credici” approfitto della situazione per provare a fare quello che non aveva mai fatto direttamente: dargli fiducia. La risposta di Hunter, però, non sembrò aiutarlo. Il volto del biondo si incupì pesantemente mentre boccheggiava alla ricerca d’aria. Poi un sibilo, una semplice frase “Tu lo sapevi…”
“Cosa?”
“Tu lo sapevi!” un altro colpo e questa volta fu Eberwolf a tirare a sé Darius per evitare che anche quest’ultimo venisse colpito.
“Il mio “predecessore” era il tuo mentore no!? Tu sapevi cosa sono io! Cosa siamo noi! Sapevi delle altre Guardie Dorate, sapevi che Belos mi stava usando, eppure non hai detto nulla!” gli occhi verdi del Capo Congrega fecero infuriare Hunter ancor di più “Non far finta di non sapere!” strinse le mani intorno al palistrom di cui era fatto Flapjack “Mi hai mentito! Come mio-… Belos!”
Era una rabbia che nemmeno Hunter sapeva da dove provenisse. Era come se un vento caldo gli avesse arso la gola perché, l’unica cosa che vedeva, era un forte fuoco che divorava ogni cosa lui incontrasse.
Perché Darius glielo aveva nascosto? Perché pensava che poteva fidarsi di lui se lui stesso gli aveva nascosto un così grande segreto? Cos’altro non sapeva, cos’altro doveva sapere? Chi era veramente Belos, chi era lui, chi era veramente Darius? Si era presentato come uno dei traditori a cui dava la caccia, colui che Hunter stesso avrebbe dovuto catturare e portare alla grazia dell’Imperatore. Ma perché, perché adesso si ritrovavano in quella situazione contraria dove, alle strette, era la Guardia D’oro con tre Capi Congrega che potevano abbatterlo in un solo minuto -considerando il suo stato attuale. Perché la vita, per una volta, non poteva lasciarlo in pace, solo per un minuto, facendogli rimuginare gli avvenimenti di quella stupida giornata?
“Perché non me l’hai detto…” la voce si affievolì mentre il labbro inferiore iniziò a tremare. Un altro pianto si stava ripresentando alla porta di quegli occhi scarlatti che, per tanto tempo, avevano visto solo stanchezza e lavoro. Abbassò lo sguardo e per un attimo cadde anche la guardia.
“È vero, ti ho mentito, e mi dispiace” Hunter tardò a realizzare quanto la voce di Darius fosse così vicina alle sue orecchie. L’adulto, difatti, aveva approfittato di quell’improvvisa offensività del giovane per avvicinarsi a lui. Certo, ora era molto più vulnerabile rispetto ai metri che prima li separavano, ma sembrava non importargliene veramente. Doveva calmare il piccoletto.
“Non sono stato… Giusto nei tuoi confronti, lo devo ammettere, ma questo non significa che ti detesto” il leggero ringhiare di Eberwolf alle sue spalle lo fece sospirare “Ok, si… Forse all’inizio non mi stavi così tanto simpatico, ma ehy” il più grande si abbassò allo stesso livello del giovane, con una gamba a terra e una piegata, mentre il suo sguardo si incontrava, finalmente, con quello della Guardia Dorata “sei stato audace a voltare le spalle a tuo zio”.
Non è mio zio” pensò tristemente Hunter “è solo un’altra bugia”, ma decise di non dirlo forse perché, in fondo, Darius non sapeva realmente tutta la storia.
“Sai” riprese il Capo Congrega “non sapevo molto del mio mentore, non conoscevo nemmeno il suo vero volto in realtà” un triste sorriso solcò le sue labbra quando gli tornò in mente l’immagine del suo amico “ma avevo capito bene che l’Imperatore non gli stava molto simpatico. Era un forte stregone, ma infondo anche lui lo temeva, nonostante fosse il suo primo combattente. Non ero stato così… Coraggioso ad affrontare quello che stava passando, forse non ero stato nemmeno uno studente tanto loquace con cui confidare tali paure, ma adesso, che siamo qui, lasciati aiutare” i ricordi iniziarono a fiorire e, fra questi, anche quando il suo maestro -il suo insegnate, il suo compagno di avventure e sventure, la ragione per cui desiderava essere forte e adulto- fu giustiziato di fronte a Belos. Quel giorno desiderò così tanto poterlo riabbracciare un’ultima volta, ma ormai era troppo tardi. Non ci sarebbe stato nessuna risata, scherzo o lezione futura, la sua Guardia Dorata non esisteva più.
Istintivamente abbracciò Hunter come se, dopo tanto tempo, volesse stringere a sé il fantasma di un morto, nel disperato tentativo di rimediare a quelle scelte mai compiute, volendo aiutare una persona a lui cara per evitare di perderla di nuovo come il suo io passato aveva fatto anni addietro. “Lascia che io ti aiuti” la mano guantata del più grande affondò nei capelli biondi di Hunter. Raccolse a sé il sedicenne mentre, con tatto insicuro, poggio il capo del più giovane contro il suo petto, lasciandolo cullare dai suoi respiri regolari.
Hunter sembrò non respingerlo affatto anzi, sembrò accogliere l’offerta dell’uomo. Lasciò andare Flapjack che, nel frattempo, era ritornato ad essere l’amico amuleto che tanto conosceva, mentre il viso si seppellì tra il tessuto scuro della maglia dell’adulto. Le lacrime ritornarono, ma questa volta c’era qualcuno che gli avrebbe consolato i singhiozzi con quella mano calma che gli accarezzava la schiena tremante.
“Sei stato bravo Darius” la voce di Raine chiamò l’interessato verso la sua sinistra mentre, con le braccia, teneva a sé Hunter “Non sapevo che potessi essere così dolce”
“Oh, ma taci Whispers” un leggero rossore comparve sulle punte delle orecchie brune di Dreamonne “Non sarò così tanto gentile con te se solo una parola viene proferita da quella tua stupida bocca” il Capo Congrega dai capelli pastello trattenne una risata, anche se era possibile notarla dalle spalle che si alzavano e abbassavano dolcemente, mentre con una mano si portava l’indice alla bocca facendo un occhiolino al suo interlocutore. Anche Eberwolf sembrava divertito da quell’episodio.
“Oh per l’amore del Titano, Eber! Ti sento!” si rivolse all’umanoide bestiale. Di tutta risposta quest’ultimo sembrò ignorare il commento; si avvicino ad Hunter mettendo la criniera ramata sotto la mano del ragazzo attirando a sé l’attenzione di quest’ultimo.
Hunter… Non solo” un basso ringhio uscì dal Capo Congrega dei Custodi della Bestia. Era raro sentire dei suoni che non ricordassero ringhi o versi bestiali, ma in quel momento il ribelle dall’aspetto selvaggio aveva capito di quanto supporto necessitava Hunter in quel momento.
“Grazie Eber” la voce più calma di Hunter fece rilassare Darius che si sentì più lieto in quel momento. Anche il piccolo volatile rosso sembrò felice della notizia, pronto per ritornare sulla spalla del suo amico strusciando le sue piume vivaci sulla guancia del più giovane.
Era bello vedere Hunter più sereno, anche se c’era ancora qualcosa che Raine, come tutti gli altri presenti, desideravano sapere.
“Hunter, lo so che forse sei ancora scosso, ma vorremmo farti qualche domanda” il biondo si fermò, guardando la figura in piedi alla sua destra, mentre capì cosa Raine intendesse. Anche se nessuno aveva proferito parola sull’accaduto, sapeva cosa volevano in quel momento da lui.
“Non ti devi sforzare ora, piccolo goblin” fu Darius ora a parlare “Adesso hai solo bisogno di riposo, troveremo tempo alle domande più tardi” i due adulti si scambiarono uno sguardo d’intesa mentre il giovane si guardò i guanti sporchi di terra.
“Si, certo…” avrebbe dovuto ripercorrere, di nuovo, quel luogo spaventoso, ma avrebbe tralasciato quei dettagli che lo riguardavano da vicino. “Loro non sanno” pensò di nuovo “Non sanno cosa hanno di fronte”.
“Ma adesso… Io dove andrò? Devo trovare un luogo dove sistemarmi, non posso più stare da Belos”
“Oh, non temere!” fu Raine ad attirare a sé l’attenzione del grimwalker “Conosco un luogo adatto dove puoi restare fino a quando desideri!”
“Uh!” esclamo improvvisamente Darius portandosi una mano alle tempie, pronto per alleviare un improvviso mal di testa “Se vuoi dormire nel mio letto, prima ti devi togliere quei vestiti. Di certo non tocchi le mie lenzuola conciato in quel modo. Eberwolf ha già lasciato abbastanza pelo di suo, non ho bisogno che anche un piccolo goblin come te lasci le sue tracce” nonostante la tipica affermazione da Darius, quest’ultimo non sembrava innervosito come si potrebbe immaginare. Anzi, sorrideva e anche i suoi occhi trasmettevano tale messaggio.
Una piccola luce si accese nel volto di Hunter “Non mi state mentendo, vero?”
“Oh Hunter” e la mano di Darius si appoggiò sulla spalla dell’ex guardia “Non devi più dubitare di nulla perché, adesso, ci prenderemo noi cura di te, promesso” e con tale affermazione Darius non ebbe nessun ripensamento perché, ora, si sarebbe preso cura di chi, in passato, aveva fatto lo stesso per lui.
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
Salve! È un piacere conoscervi.
Potete chiamarmi Alex e sono nuova sulla piattaforma. Mi piacciono cose nerd e serie su cui mi piace basare fanfiction e scenari immaginari, spero vi possano piacere!
Ho voluto inizia con The Owl House perché beh… È fresca di fine stagione, perché non approfittare?
Spero che questo scenario post “Hollow Mind” sia stato di vostro gradimento! Se avete qualche richiesta, scrivete pure!
Beh, alla prossima storia allora, e ciau ciau
   
 
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