Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Khailea    24/06/2022    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Personaggi in questo capitolo: 
Jack
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
 
 
 
 
 
 
 
 
Erano passate otto ore da quando i ragazzi si erano rifugiati a scuola.
La polizia li aveva subito seguiti ispezionando il luogo da cima a fondo, non riscontrando troppi problemi visto a quell’ora era completamente vuoto, ma del gruppo non c’era traccia.
Dopo un paio d’ore di silenzio avevano perso le speranze e si erano convinti fossero riusciti a scappare, ma semplicemente non conoscevano quell’edificio come loro.
Gli infiniti corridoi e passaggi segreti, i nascondigli invisibili agli occhi di coloro che non sapevano della loro esistenza, tutte cose che mesi prima la professoressa Mustang aveva fatto loro memorizzare, e che per questo i ragazzi le erano eternamente grati.
Lacie, Seraph, Astral e Cirno si erano nascosti nel soffitto della classe di storia, Jack, Milton, Ailea, Khal e Grace dietro la parete di uno dei bagni, Alexander, Hope, Zell, Johanna e Sammy nel pavimento della mensa, Lighneers, Ayame, Nadeshiko e Yume nelle cattedre dell’aula di scienze, ed infine Ryujin, Rahu, Yume, Vladimir ed Annabelle, dietro la lavagna dell’aula per lo studio della conoscenza delle armi.
Si erano tenuti aggiornati sulle informazioni dei poliziotti tramite i telefonini, ma avevano comunque aspettato qualche ora prima di uscire allo scoperto, radunandosi nella palestra e prendendo delle cose dall’infermeria per soccorrere i feriti.
Vladimir aveva una costola rotta, Alexander ed Hope il fianco perforato, Ryujin invece la spalla, Milton aveva le gambe ricoperte da graffi, alcuni più profondi degli altri, Ailea doveva gestire il colpo del pugnale che l’aveva colpita alla coscia, ed infine Lighneers aveva la gamba che era stata schiacciata dal demone più massiccio del gruppo, ed ora era gonfia e violacea.
Se prima di quella sera l’umore era sotto i piedi ora era completamente sotterrato ad almeno dieci metri da terra.
La lotta era stata una totale disfatta, se i poliziotti non fossero arrivati in tempo probabilmente sarebbero tutti stati uccisi.
Tutti i loro allenamenti, le notti perse, erano state inutili.
-Ah!-
-Va tutto bene Hope, guarirai.-
Johanna era inginocchiata assieme a Grace accanto all’amica, facendo del proprio meglio per disinfettare la ferita senza farle troppo male.
Di Alexander se ne stava già occupando Khal, ma nonostante il biondo fosse completamente il silenzio il fratello non era così accorto come Johanna, anzi si stava già occupando dei punti di sutura.
Ailea non aveva voluto farsi aiutare a curare le ferite, isolandosi completamente in un angolo, e la cosa non gli aveva fatto piacere, così si sfogava come poteva sul fratello, che soffriva comunque di più per il dolore di Hope.
Non era riuscita a proteggerla, aveva lasciato che la ferissero ed ora non era nemmeno in grado di curarla.
Se avesse voluto lasciarlo certo non si sarebbe sorpreso.
-Alexander…-
Perso com’era nei suoi pensieri il ragazzo non si accorse di lei che lo chiamava, almeno fino a quando gli strinse la mano.
-Hope… mi dispiace tanto…-
-Va tutto bene, staremo bene.-
Perfino in una situazione così riusciva a sorridere per gli altri.
Era così bella e meravigliosa da farlo sentire poco più di un bambino.
-Certo che andrà tutto bene. Con il grande amore di mio fratello ti sistemerai in un istante.- scherzò Khal mettendo solo in imbarazzo i due, anche se il dolore riprese subito piede.
-L’amore e le medicine.- ironizzò Grace.
-Per me solo antidolorifici grazie.- commentò Vladimir poco distante, steso su un tappetino di gomma.
C’era stato poco da fare con la sua costola, e gli antidolorifici dovevano ancora fare effetto.
Cirno stava cercando di distrarlo facendo la giocoliera con delle palle che aveva trovato nel magazzino degli attrezzi, ad ogni suo barcollio però Vladimir si contraeva temendo gliele avrebbe fatto cadere addosso, peggiorando solo la situazione.
-Cirno, lascialo respirare.- disse esasperato Zell.
-Sta respirando abbondantemente!-
-Micca tanto…- obbiettò Vladimir pallido.
-Amico, non parlare. Peggiori solo le cose.- l’ammonì Zell.
-Come faccio a peggioAHI!... ok, sto zitto.-
-Bravo, così posso continuare con i miei giochi!- sorrise Cirno correndo a cercare altri strumenti.
Lo sguardo supplichevole di Vladimir fece subito intendere a Zell cosa stesse pensando. -Non posso chiuderla fuori.-
-Neanche per dieci minuti?-
-Nemmeno per cinque.-
Dovevano stare tutti nei dintorni, a proteggere i feriti, per quanto alcuni avrebbero preferito andarsene.
Rahu era riuscita a malapena a trattenere le lacrime dopo avere visto il fratello venire ferito, ed ora che lo avevano medicato la situazione non migliorava.
Cercava di mostrarsi forte, ma era pur sempre una bambina.
-Ra-ra, va tutto bene.- tentò di dire Ryujin accarezzandole la testa.
-No, non è vero… ti hanno quasi ucciso per colpa mia…- un singhiozzo ruppe la voce della ragazza.
-Non è stata colpa tua. Ci hanno presi alla sprovvista.-
-Ed io ti ho separato dagli altri.-
-Rahu, non darti colpe che non hai. Io di certo non te ne do.-
Più che la spalla il peggio era vedere sua sorella in quelle condizioni. L’ultima cosa che voleva era lasciarle qualche trauma o cicatrice, ma non sapeva come convincerla le stava dicendo la verità. -Andiamo, vieni qui.- disse infine allungando un braccio verso di lei, costringendola ad abbracciarlo. -Il tuo fratellone ti vuole tanto bene, e ti riporterà a casa al sicuro.-
-… ma non verrai con me, vero?-
Sarebbe stato così facile mentire in un momento simile e rimangiarsi la parola, ma Ryujin non era quel tipo di persona, soprattutto con la sua sorellina.
-Non ancora.-
Rahu non disse nulla, affondando il viso nel petto del ragazzo cercando di nascondere le lacrime.
Ormai non riusciva più a gestire tutta quelle emozioni e quella situazione orribile, voleva solo andarsene.
Lacie ed Astral capivano bene come si potevano sentire, dopotutto da anni ormai affrontavano situazioni delicate e pericolose, ed ogni singola volta avrebbero sacrificato ogni cosa per sapere l’altro al sicuro.
Quel pomeriggio Lacie si era dimostrata per l’ennesima volta una risorsa preziosa aiutando assieme a Seraph Ryujin, Astral invece era stato costretto a restare indietro, e la cosa gli bruciava.
-Astry nya, non essere triste.-
-Non sono triste. Sono frustrato.-
-Allora non essere frustrato nya.
Magari fosse stato così facile. Una parola e pouf! Tutti i problemi svaniti, ed invece erano ancora lì, sempre più opprimenti.
-… non riesco più a proteggerti.- ammise lui a denti stretti.
La maschera quasi impedì a tutti di sentirlo, tranne che a lei, che l’abbracciò.
-Allora, forse, lascia che sia io a proteggerti per un po’.-
Astral non rispose, abbracciandola e stringendola a sé. -È difficile.-
-Lo so nya, ma finché siamo insieme andrà tutto bene.-
Era sempre stata la loro regola numero uno, restare uniti a prescindere da ogni cosa.
Chiunque poteva vedere quanto fosse forte il loro legame, anche chi desiderava raggiungere qualcosa di simile.
Seraph era rimasta in disparte, lasciandoli parlare, vedendo il modo in cui Astral la consolava non poté evitare di sentirsi invidiosa.
Non era mai stato un problema condividerlo con la sorella, e non lo sarebbe mai stato, ma anche lei in un momento così drastico avrebbe voluto averlo vicino.
Non poteva contare su Ailea, che in momenti simili aveva spesso dei crolli nervosi ed aveva bisogno di restare sola, e visto non si sentiva abbastanza vicina a nessun’altro da abbassare le proprie corazze si ritrovava così, sola a gestire le paure e le incertezze.
L’unica altra persona con cui avrebbe potuto parlare era Daimonas, ma ancora non erano riusciti a trovarlo.
-Ehi, ti va se mi siedo?-
Yume le si era avvicinata in silenzio, tenendo Sammy tra le braccia che si era appena addormentata. Aveva notato la ragazza isolarsi rispetto al gruppo, e non voleva qualcuno rimanesse solo.
-Fai pure.-
-Grazie. Come ti senti?-
-Sono stata meglio.-
-Già, non è una situazione facile.- annuì l’altra osservando gli altri. -Come credi che stia Daimonas?-
Era una domanda un po’ improvvisa, avevano continuato a cercarlo senza sosta fino a quando non erano stati attaccati, poi erano stati costretti a fermarsi.
Certamente l’argomento non aiutava a sollevare gli animi
-Spero meglio di noi.-
-Sì, mi si spezzerebbe il cuore se gli accadesse qualcosa. Come per tutti infondo.- rispose Yume accarezzando la schiena di Sammy. -È importante proteggerci a vicenda.-
-Lo so.-
-Questo vale anche per te però.-
Seraph non aveva voglia di quei generi di discorsi, non era il momento e non era dell’umore giusto per affrontarli.
Per fortuna Yume sembrò capirlo.
-Non voglio farti la predica, sappi solo che se avrai bisogno ci saremo sempre.-
-Sì, lo so.-
In un modo o nell’altro nessuno veniva lasciato indietro, nemmeno chi probabilmente se lo meritava.
Dopo che Lighneers l’aveva aiutata contro uno di quei demoni l’infatuazione di Ayame era solo cresciuta, assieme alla sua convinzione di essere corrisposta, per questo stava facendo il possibile per prendersi cura di lui ora che era ferito.
La gamba del ragazzo era messa male, ma si era rifiutato di lasciare che qualcuno la controllasse. Alla peggio avrebbe impiegato qualche ora per curarsi, ma se avessero visto in che condizioni era e poi si fosse rialzato come se niente fosse avrebbe destato qualche sospetto.
Aveva solo accettato una manciata di antidolorifici, che finalmente cominciavano a fare effetto.
-Lighneers, ti ho portato un caffè…- sussurrò amorevolmente Ayame, inginocchiandosi accanto a lui.
-Mh? Oh. Grazie.-
Nella penombra e nella distrazione non riuscì a vedere il sorriso della ragazza, che sentiva il proprio cuore in brodo di giuggiole.
-Di nulla.-
Gli sarebbe volentieri rimasta accanto tutta la notte, ma era così raro che Lighneers fosse gentile con lei e non voleva rischiare di allontanarlo nuovamente, perciò decise di rispettare il suo desiderio di rimanere in disparte e si allontanò verso le sue amiche, con un largo sorriso stampato sulla faccia.
-È bello vedere qualcuno allegro.- disse Annabelle una volta si fu seduta.
-Lighneers ha accettato il caffè?- chiese Nadeshiko sorpresa.
-Mhmh. Mi ha ringraziata!-
-Beh, ci voleva solo una concussione perché trovasse un po’ di educazione.- commentò l’amica.
-Gli ho preparato il caffè con tanto amore. Un giorno gli preparerà la colazione ogni giorno.-
-E lui ti ringrazierà sempre.- le sorrise Annabelle, anche se come risposta non aveva grande senso, ma doveva sfruttare ogni occasione per farsi amica Ayame, e la ragazza sembrava comunque piuttosto felice.
-Sì, con una mattina di passione!-
-Ed eccola che parte.- sospirò Nadeshiko concentrandosi sulla barretta ai cereali che aveva preso alle macchinette.
In un modo o nell’altro tutti stavano cercando di passare il tempo, di calmare e riposare gli animi, ma tra tutti Jack era forse quello più provato a livello mentale.
Mentre nessuno prestava attenzione si era spostato verso gli attrezzi da arrampicata, sedendovi alla base rannicchiandosi a terra stringendosi alle ginocchia.
Sentiva l’intero corpo tremare in un misto di rabbia e tristezza, ed il suo viso era corrucciato in un’espressione afflitta.
Daimonas non poteva essersi unito a quegli esseri.
Lui era un ragazzo buono, dolce, meraviglioso, sensibile e rispettoso della vita. Non faceva del male a nessuno se non in casi estremi, quindi perché mai avrebbe dovuto farlo?
Semplice, non l’aveva fatto, e allora perché gli avevano detto così?
Si ripeteva che era solo una bugia, eppure una parte di lui sapeva che quei demoni non ne avevano bisogno.
Stavano tentando di ucciderli da quando Daimonas era scomparso, e ad ogni attacco si avvicinavano sempre di più al loro risultato.
Non avevano bisogno di mentire.
A quel pensiero Jack si morse le labbra con forza, come a temere avrebbe potuto dirlo ad alta voce.
Farlo avrebbe significato ammettere ci fosse la possibilità Daimonas si era unito a loro, e questo si collegava direttamente ad un altro pensiero, cioè che fosse colpa sua.
Andava tutto bene fino a quando aveva lasciato che la rabbia prendesse il sopravvento, e si era sfogato su di lui sputandogli addosso quelle parole cariche di veleno.
Muori da solo.
Muori da solo.
Muori da solo.
Muori da solo.
Muori da solo.
Muori da solo.
Muori da solo.
Muori da solo.
Muori da solo.
Muori da solo.
Muori da solo.
Muori da solo.
-Jack, va tutto bene.-
Era talmente immerso nei suoi pensieri da non avere sentito Milton, fino a quando questa non gli aveva toccato la spalla facendolo sussultare.
Un singhiozzo proruppe come risposta, ed il viso dell’amica si impietosì.
-Jack, a cosa stai pensando?-
Il ragazzo non rispose, mordendosi di nascosto con forza la mano.
Non poteva sentire niente, ma non voleva parlare, non voleva che quelle paure diventassero troppo reali.
-Jack, per favore, parlami.-
Perché doveva essere così gentile con lui?
Non lo meritava, se avesse saputo come aveva trattato il suo migliore amico forse l’avrebbe addirittura odiato.
Magari meritava di essere odiato.
-… io…- parlare gli sembrava quasi impossibile, era diviso tra il desiderio di non rivelare a nessuno ciò che era successo ed il bisogno di avere qualcuno con cui parlare, e la parte che aveva bisogno di questo sperava addirittura Milton gli avrebbe urlato contro, aizzando gli altri contro di lui per dargli la punizione che meritava. -… io… ho fatto qualcosa di terribile…-
-Cos’è successo?- chiese lei dolcemente, accarezzandogli la schiena.
Un altro singhiozzo gli spezzò la voce. -Quando… quando siamo tornati, dopo la storia di Sharazade… ero così arrabbiato, volevo la smettesse di sacrificarsi per tutti! Ed io… gli ho detto di morire da solo, e l’ho abbandonato.-
Non riuscì più a trattenersi, fu costretto a coprirsi la bocca con una mano per evitare gli altri sentissero i suoi singhiozzi.
Milton rimase in silenzio per tutto il tempo, guardandolo cercando di elaborare ciò che aveva detto.
In quel lasso di tempo Jack sentì la colpa frantumargli le ossa, e rassegnato aspettò la sua reazione.
-Eri arrabbiato, non pensavi veramente quelle cose.-
Nella voce di Milton stavolta c’era una profonda malinconia e dispiacere, ma la dolcezza rimaneva.
Sì, quello che gli aveva detto era terribile, ma non voleva condannarlo oltre. Stava già soffrendo abbastanza, Jack però non riuscì a credere potesse pensarlo veramente.
-No no, tu non capisci! È colpa mia! Se ne è andato per colpa mia! Ed ora rischiate tutti di morire!-
-Le persone litigano, ma possono rimediare. E non è stata colpa tua. Sicuramente hai ferito Daimonas, ma non sappiamo cos’è successo dopo. Potrebbero averlo portato via contro la sua volontà, oppure potrebbero averlo ingannato approfittando del momento.
-Ma ti senti? Come fai a non dire che è colpa mia…-
-Perché so che Daimonas non se ne sarebbe mai andato per questo. Avrebbe cercato di parlarti, e di sistemare le cose.- poteva anche essere il suo primo ragazzo, ma lei lo conosceva fin dall’infanzia e meglio di chiunque altro conosceva la bontà nel cuore dell’amico. -Inoltre, ha lasciato il suo cappello, quindi pensava di tornare.-
Stavolta Jack non rispose, non comprendendo come quell’oggetto fosse una prova a farle credere tutto ciò.
Indubbiamente era molto più speranzosa di lui.
-… uno dei demoni… mi ha detto che si è unito a loro.-
Dio se faceva male dirlo, quasi più dell’ammettere ciò che aveva fatto.
Non aveva nemmeno il coraggio di guardarla, gli sembrava di starle crudelmente strappando quel poco di speranza che le era rimasto, se l’avesse fatto però avrebbe visto che il volto di Milton non era cambiato.
-Daimonas non ci abbandonerà mai.-
Il discorso di Milton venne interrotto dal suono di qualcosa che veniva lanciato con forza contro il muro.
Ailea si era alzata all’improvviso, tirando uno degli attrezzi da allenamento sulla parete in un impeto di rabbia.
-Fai piano, ci sentirà qualcuno!- l’ammonì Nadeshiko, zittendosi come vide l’espressione della ragazza.
-Che vengano allora! Non me ne frega un cazzo!-
-Vuoi farci morire tutti?- sibilò Zell irritato.
-Noi non moriremo stanotte.- affermò Ailea sicura, cominciando a muoversi tra gli amici sparpagliati nella sala. -Ed anche se moriremo, moriremo lottando!-
-Non siamo tutti così entusiasti di morire…- obbiettò Vladimir alzando la mano.
Seraph rimase immobile, osservando negli occhi dell’amica un fuoco pieno d’ardore.
-E allora combatteremo!-
-Senti, bello il discorso di incoraggiamento, ma non mi sembra che sia andata bene l’ultima volta.- commentò Lighneers indicando un po’ tutti. -Perché all’improvviso sembri credere che andrà meglio?-
-Perché è questo ciò che abbiamo sempre fatto, è questo ciò che siamo! Persone diverse, ma unite, che hanno affrontato nemici spietati che avrebbero potuto annientarci con un dito, ma non ci sono riusciti. Da soli forse potremmo perdere, ma non finché rimaniamo uniti credendo in noi, nel fatto possiamo battere chiunque se lo vogliamo!-
-Vai ragazza!- gridò Cirno facendo rimbombare il proprio urlo per la palestra.
-Abbiamo toccato il fondo, siamo feriti e spaventati, ma è proprio questo che vogliono.- continuò Ailea con gli occhi di tutti addosso. -Vogliono che ci indeboliamo, vederci strisciare come vermi senza spina dorsale, ma non ci riusciranno! Se devo morire, morirò sapendo di avere lottato fino alla fine!-
-Non ci fermeremo!- la tenacia delle sue parole aveva contagiato anche Annabelle, che alzandosi stupì Lighneers della forza d’animo aveva nel cuore.
Ailea guardandola sorrise con una punta d’orgoglio.
-I've been down in the dirt, lost for so long, and pushed around, beaten down.
Got nothing left to lose, all hope is gone.
Got buried deep underground.-
-Vuoi veramente metterti a cantare ora?- borbottò Grace quasi divertita.
-Oh, can You see me?
Oh, can You hear me?
Can you hear me screaming for You?-
-Ci sentiranno.- sbuffò Zell esasperato, sentendo Vladimir accanto che batteva dolorante le mani a tempo di musica.
-I'm afraid I'm gonna die down here. I can't save, I can't save myself.
Get me out, get me out of Hell!
I'm suffocating waiting for you!
Cause the angels don't fly down here!
I need You because no one else!
Can get me out, get me out of Hell?-
Nel cuore di tutti a quelle parole il primo pensiero andò a Daimonas.
Dovevano sopravvivere per rivederlo, volevano sopravvivere e riabbracciarlo.
-I can't trust anyone, all that I got is another scarred, broken heart.
I've been stabbed in the back, the bleeding won't stop.
Just another cut in the dark.-
Johanna, Hope, Yume, Sammy e Nadeshiko furono le prime ad unirsi ad Ailea, in un disperato coro che ricercava l’amico perso.
-Oh, can You see me?
Oh, can You hear me?
Can you hear me screaming for you?
I'm afraid I'm gonna die down here.
I can't save, I can't save myself.
Get me out, get me out of Hell.-
Altre voci si unirono alla canzone, perfino chi era ferito cominciò a cantare senza remore, senza più la paura di essere sentito, senza più il terrore di essere trovato.
Se quei demoni li avessero sentiti, che arrivassero allora.
Incredula Rahu guardò suo fratello unirsi alla canzone assieme a tutti gli altri.
Vide per la prima volta il coraggio nei loro cuori, la tenacia che li univa, e per un momento credette veramente sarebbe andato tutto bene.
-I'm suffocating waiting for you!
Cause the angels don't fly down here
I need You because no one else
Can get me out, get me out of Hell?
Can you hear me screaming for You?
I'm afraid I'm gonna die down here
I can't save, I can't save myself
Get me out, get me out
Get me out of Hell
I'm suffocating waiting for You
Cause the angels don't fly down here
I need You because no one else
Can get me out, get me out of Hell?
Can You hear me?
Can You see me?
I can feel You now!
Get me out, get me out of Hell!
Can you hear me screaming for you?
I'm afraid I'm gonna die down here.
I need You because no one else.
Can get me out, get me out of Hell?-
L’eco delle loro voci rimbombò nell’edificio per svariati minuti, rimanendo nei loro cuori anche quando tornò il silenzio.
Era stato un canto liberatorio, più di quanto avessero pensato, ma uno scricchiolio riportò tutti in allerta, Lighneers per primo, che nonostante la gamba fece per alzarsi.
-Non siamo più soli…-
 
 
 
 
(canzone Out of Hell Skillet https://www.youtube.com/watch?v=Ai8EG1zpMEs)
 
 
 
 
 
 
 
 
Daimonas-Wyen:
 
Lo sguardo negli occhi del fratello addolorava ancora Wyen, che camminava nel castello a passo lento e silenzioso, come un’ombra nella sua stessa dimora.
Era più forte di lei, trascorrendo le giornate passando inosservata perfino agli occhi del suo stesso padre non aveva altra compagnia se non la propria, tranne in alcuni occasioni quella di Armonia, l’entità al suo interno che aveva accennato a Daimonas, ma lei rimaneva per lo più in silenzio a meno che la ragazza non avesse bisogno di lei.
Anche così però le andava bene, non pretendeva di costringerla a parlare e le era grata ogni volta che lo faceva.
Un po’ come per quel padre che guardava da lontano, in silenzio per evitare di disturbarlo.
Le cose erano cambiate solo con l’arrivo di Daimonas, al contrario degli altri fratelli lui era molto gentile con lei, parlavano assieme e si dimostrava sempre interessato alle sue condizioni.
Si conoscevano da poche settimane ma provava già un sincero affetto per lui, e proprio per questo quando aveva visto il dolore nei suoi occhi aveva provato un forte dispiacere.
Avrebbe tanto voluto poter togliere ogni tristezza dal suo cuore, ma sapeva che solo il tempo poteva aiutarlo.
Se il padre gli aveva detto che i suoi amici non avevano voluto raggiungerlo allora non c’erano dubbi. Sperava solo che in futuro cambiassero idea ed accettassero.
Daimonas le aveva parlato molto di loro, ed i suoi racconti lo irradiavano di una calda luce ogni volta.
Era chiaro tenesse profondamente a loro, e questo aveva suscitato la curiosità della sorella.
Chissà come potevano essere questi umani, capaci di fare soffrire ed allo stesso tempo di scaldare l’animo con solo i ricordi.
Forse un giorno lontano lo avrebbe scoperto.
Stava ormai per raggiungere la cima della scalinata che stava attraversando, quando udì la voce del padre e si fermò all’istante.
-Ascoltami bene, quegli umani devono essere uccisi entro stasera. Non ammetto altre perdite di tempo. Il ragazzo non dovrà mai più rivederli e convincersi l’hanno abbandonato.-
Wyen riuscì solo a sbattere i grandi occhi verdi un paio di volte, rimanendo immobile sul posto.
Un dubbio era nato dentro di lei, ma cercava di reprimerlo con tutta la sua forza.
Il padre non avrebbe mai mentito, era il caposaldo del loro mondo, degno di ogni onore e rispetto, ogni suo agire era sempre nel giusto. Mai sarebbe potuto essere altrimenti, ma allora perché il dubbio non voleva andare?
Troppi elementi nelle parole origliate non quadravano con ciò che lei sapeva, con ciò che suo fratello sapeva.
Forse aveva capito male, avrebbe dovuto provare vergogna solo per aver formulato quello sciocco pensiero, eppure anche ripetendoselo non riusciva a crederci.
Suo padre poteva veramente avere mentito?
-“Va da tuo fratello. Sai già qual è la cosa giusta da fare…”-
La voce di Armonia, gentile e sicura come sempre, fermò l’ondata di pensieri che rischiavano di travolgerla.
Per qualche minuto Wyen rimase ancora immobile, controllando il proprio respiro, attendendo i passi del padre e del demone con cui parlava fossero abbastanza lontani da essere certa non la sentissero, poi riprese a camminare.
Quasi non guardò nemmeno la strada davanti a sé, continuava a pensare che era ancora in tempo per fermarsi e dimenticare tutto, poi però arrivò davanti alla camera di Daimonas, ed aprendo la porta lo vide seduto sul letto, con le mani a coprirgli il viso.
Il ragazzo alzò un poco il capo, senza più i lunghi capelli a nasconderlo, e Wyen vide nel suo sguardo tutto il dolore che provava.
-Daimonas… ho bisogno di parlarti.-
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Khailea