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Autore: DDaniele    25/06/2022    0 recensioni
[The Owl House]
Gus e Mattholomule vanno nel mondo umano per un appuntamento, ma un gruppo di teppisti li aggredisce perché sono due ragazzi innamorati e per il colore della pelle di Gus. Lo shock spinge Gus a ripensare il suo rapporto con Mattholomule, ma alla fine tutto si risolve per il meglio. Warnings: Razzismo e omofobia, ma trattati in maniera leggera.
La storia partecipa alla Gustholomule Week 2022 Giorno 6 sviluppando il prompt “Angst.”
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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   Gus e Mattholomule ritrovarono facilmente l’ingresso del vicolo in cui avevano appuntamento con Eda e Luz alla fine della giornata per ritornare nel mondo magico. Essendo in lieve anticipo sull’ora concordata, Gus e Mattholomule decisero di non imboccare il vicolo deserto per non attirare l’attenzione di sguardi indiscreti incuriositi dal fatto che due adolescenti di dodici anni entrassero in un vicolo cieco e deserto. Piuttosto, i due maghetti si misero a sedere a terra con la schiena poggiata al muro di mattoni rossi il cui intonaco era rimasto scrostato dal tempo e dall’incuria. Per ingannare l’attesa, Mattholomule prese a giocherellare con la mano di Gus disegnando alcune forme passando le dita sulla pelle del suo coetaneo. Sentendosi euforico per la giornata che avevano trascorso nel regno umano, nel quale avevano organizzato un altro appuntamento romantico, Mattholomule prese a canticchiare allegro mentre giocava con la mano di Gus.
   “Ti sei divertito oggi?” chiese Gus.
   “Sì, visitare l’acquario è stato davvero interessante. Tutti quei pesci di forme strane, e solo una piccola parte pericolosi come quelli che infestano le acque delle Isole bollenti. E poi,” continuò Mattholomule ridendo, “è stata bellissima la tua faccia quando ti sei voltato di scatto verso la vasca e ti sei trovato di fronte lo squalo che ti si era avvicinato nel frattempo che eri girato. Avrei voluto scattarti una foto, hai cominciato a squittire come un topolino sorpreso da una strega con una lampada!”
   “Ehi, mi sono spaventato sul serio, non prendermi in giro,” rispose Gus imbronciato, ma non si offese perché sapeva che farsi burle di una persona era uno dei modi in cui Mattholomule a volte dimostrava il suo affetto.
   Intenerito, Gus avvicinò il viso a Mattholomule per scoccargli un bacio sulla guancia, quando una voce arrabbiata li interruppe.
   “Cosa cavolo state facendo in un posto così isolato?” Senza che Gus e Mattholomule se ne accorgessero, si era avvicinato a loro un giovane corpulento di circa 18 o 20 anni con una cresta di capelli tinti in rosso e uno skateboard che teneva con le braccia dietro il collo come se fosse una mazza da baseball. Alto e massiccio, lo sconosciuto troneggiava con la sua statura su Gus e Mattholomule gettando su di loro una lunga ombra nerastra.
   “Che razza di domanda,” replicò un altro ragazzo vestito allo stesso modo e con una corporatura simile al primo sbucando da dietro un palazzo dall’altro lato della strada. “Sono froci, non vedi? Si tengono per mano e ridacchiano mentre si sussurrano frasi melense. Che schifo, mi fanno venire i brividi.” “Di certo si volevano appartare in quel vicolo deserto per scopare, cosa altro vuoi che facciano due checche?” disse un terzo ragazzo che sbucò da dietro il secondo.
   Il primo sconosciuto imitò esagerando con fare teatrale il gesto di portarsi la mano alla bocca per evitare di vomitare. “Scopare, ‘sti due?” Così dicendo, si avvicinò a Mattholomule tremante come una foglia e gli passò una mano sotto un braccio e con un movimento brusco e repentino lo sollevò in piedi. Nella spinta, Mattholomule lasciò andare la mano di Gus. “Guarda questo, è secco da far schifo, non ce la fa mica a scopare. Ma magari ci pensa a ingroppaserlo quest’altro che è pure nero. Frocio e negro, che schifo.”
   Gus si alzò in piedi con i nervi tesi, pronto a difendersi. In realtà, non capiva bene cosa stesse succedendo. Sapeva che i tre sconosciuti avevano brutte intenzioni dalla rabbia con cui parlavano e dal modo in cui il primo si era avventato con violenza su Mattholomule. Eppure, Gus non comprendeva cosa lui e Mattholomule avessero fatto perché tre ragazzi più grandi di loro si infuriassero. Prima avevano detto che loro due erano ‘froci.’ Cosa voleva dire? Gus non aveva mai sentito questa parola nelle Isole bollenti e nemmeno nei libri di Luz sul mondo umano che il maghetto aveva consultato per documentarsi su quel regno così estraneo e diverso. E poi il primo dei ragazzi a comparire lo aveva chiamato ‘nero’ e ‘negro.’ Cosa voleva dire che lui era nero? Quell’insulto non esisteva nelle Isole bollenti. L’unica cosa a cui Gus riuscì a pensare fu che si riferisse al colore della sua pelle, effettivamente più scura rispetto a quella di altre persone, ma era solo una differenza superficiale, nessuno lo aveva mai denigrato per quel tratto. Gus si sentì come stordito.
   Gus si riscosse dalle domande che gli si affollavano nella testa per concentrarsi sul problema più immediato: liberare Mattholomule dall’assalitore. Gus avrebbe potuto facilmente spaventare i tre ragazzi con una illusione come aveva fatto nel Cimitero dello Specchio, ma usare la magia su degli umani avrebbe potuto lasciare su di loro degli strascichi indelebili. Per questo motivo, Gus decise di non ricorrere alla magia con una bontà d’animo che i tre energumeni non meritavano. Rinunciando a un attacco diretto con la magia, Gus si lanciò contro il ragazzo che ora teneva Mattholomule per il collo della maglietta.
   Gus avrebbe voluto colpirlo sul viso dove l’avversario sarebbe stato più vulnerabile, ma l’assalitore era troppo alto per Gus. Così, il mago gli assestò alcuni calci sulle gambe per cercare di farlo piegare. Il ragazzo resisté ai colpi ridacchiando sprezzante rivolto agli altri due, che rimanevano a distanza ma pronti ad unirsi alla rissa se si fosse rivelato necessario. Approfittando della distrazione dell’altro, Gus cambiò rapidamente attacco tirandogli una gomitata esattamente sulla bocca dello stomaco. La violenza del colpo fu sufficiente perché il nemico mollasse per un attimo la presa sullo skateboard che teneva nella mano destra. Gus si impossessò dello skate e con esso colpì il ragazzo sul braccio con cui l’aggressore teneva Mattholomule. Lo sconosciuto mollò la presa e Mattholomule si liberò, correndo per mettersi accanto a Gus in posizione di combattimento
   Vedendo il compagno in difficoltà, gli altri due assalitori cominciarono a correre verso Gus e Mattholomule dall’altro lato della strada. Mattholomule eseguì un cerchio magico nascondendo la mano dietro la schiena. Al comando del maghetto, dal terreno apparì un dosso che deviò la corsa dei due ragazzi, che andarono a schiantarsi contro il loro alleato caracollando tutti e tre a terra.
   Gli aggressori fecero per rialzarsi quando una voce dietro di loro ordinò: “Basta così.”
   Gus e Mattholomule si voltarono scorgendo Eda e Luz. La strega si frappose tra i ragazzi e gli assalitori brandendo il bastone magico. Luz, invece, si avvicinò a Gus e Mattholomule: “State bene?” chiese preoccupata. “Sì, ci sappiamo difendere” rispose Mattholomule rincuorato, mentre Gus rimaneva serio e silenzioso. Intralciati dall’arrivo di altre persone, i tre sconosciuti fuggirono.
  “"Bah” disse Eda con un tono della voce disgustato. Si voltò verso Gus e Mattholomule e domandò: “State bene? Vi hanno ferito?” Mattholomule sembrava illeso, giusto i vestiti un po’ sgualciti, mentre Gus aveva dei lividi e delle lievi escoriazioni sulle mani causate dai colpi che aveva assestato al primo aggressore. Nonostante le ferite fossero leggere, Gus sembrava scosso e rimaneva in silenzio. “Ti curerò appena tornati alla Casa del Gufo” disse Eda e rivolse un cenno d’intesa a Luz. Questa scattò verso la fine del vicolo, prese la valigia magica che il gruppetto di maghi aveva nascosto quando erano arrivati nel mondo umano in mattinata e, presa la chiave dalla tasca, aprì il portale d’accesso al regno magico. I cinque attraversarono la soglia per tornare nel loro mondo.
   Una volta rientrati nel salotto della Casa del Gufo, Eda chiuse il portale magico dietro di loro e disse a Gus: “Siediti sul divano, curerò le tue ferite con la magia.” Docile, Gus obbedì mettendosi a sedere. Mattholomule si sedé accanto a lui: “Non ti preoccupare, guarirai subito” gli disse, ma Gus rivolse lo sguardo al suolo senza dare segno di averlo sentito parlare. Sentendo che qualcosa non andava in Gus, Mattholomule ammutulì.
   Eda si avvicinò a Gus, gli prese le mani ed eseguì un cerchio magico che cominciò a rimarginare le ferite sulle mani di Gus. “Brucerà un po’, ma ci metterò pochissimo, vedrai” gli disse Eda facendogli l’occhiolino, ma di nuovo Gus non ebbe alcuna reazione. Avvertendo la tensione crescente, Luz si avvicinò a Gus e gli chiese: “Cosa c’è che non va, Gus?” “Cosa vuol dire ‘frocio’ e ‘negro,’ Luz?” rispose Gus asciutto.
   Luz deglutì. Dopo un attimo di disagio, l’umana cominciò a spiegare: “Vedi, Gus, nel mondo umano esistono molti pregiudizi tra le persone. Alcuni odiano gli altri per il colore della loro pelle. In particolare, discriminano gli individui con la pelle scura. È capitato anche a me, perché mia madre ha la pelle ambrata e mio padre aveva proprio la pelle scura, come la tua. ‘Negro’ è un insulto rivolto a chi ha la pelle nera. ‘Frocio’ invece è per quegli uomini che amano un altro uomo.” Quando Luz finì di parlare si sentì stremata.
   Gus socchiuse gli occhi lentamente e singhiozzò. Poi si volse verso Mattholomule e disse con voce grave: “È meglio se ci lasciamo. È colpa mia se ci hanno aggredito oggi e me ne sento in colpa.” Mattholomule sussultò sul divano: “Cosa stai dicendo? La colpa è loro, loro ci hanno assalito, non è colpa tua! Io sto bene con te!” Luz, sconvolta, si inserì dicendo: “È come dice Matt! Non è colpa tua. Quello che è successo oggi è dovuto solo ai pregiudizi degli umani, tu non c’entri niente, non devi sentirtene colpevole e non devi lasciare una persona a cui vuoi bene per assecondare le paranoie di certi stronzi!” Mentre parlava, Luz cominciò ad alzare gradualmente la voce fino a urlare per la frustrazione.
   Mattholomule le diede manforte: “Ha ragione Luz. Anche qui nelle Isole bollenti ci sono tanti pregiudizi, ne soffriamo ma non ci lasciano scoraggiare. L’Imperatore dice che la magia selvaggia è pericolosa, ma la signora Eda si lascia intimidire? No! È la strega più potente delle Isole ed eccola qui a curarti le ferite usando una magia guaritrice mentre prima ha usato un oggetto potentissimo per viaggiare tra il regno umano e il mondo magico.” Eda, che non aveva avuto spesso occasione di conoscere Mattholomule, gli disse mentre era ancora impegnata a guarire le ferite di Gus: “Ben detto, ragazzino.”
   “E Willow?” proseguì Mattholomule. “I bulli della scuola la insultavano dicendo che non aveva talento nell’usare le magie. Ma da quando ha cominciato a studiare le piante è diventata una strega potentissima!” disse Mattholomule agitandosi sul divano, preso dalla foga. “E pensa a Luz!” continuò indicando la ragazza davanti a loro. “È un’umana e non sa usare la magia, eppure ha riscoperto come usare i glifi e ora è una strega molto più potente di tanti altri!” Così dicendo, Mattholomule cinse un braccio intorno al collo di Gus che lo guardava ora con occhi scintillanti di speranza.
   “Quindi non dobbiamo lasciarci abbattere. Al diavolo gli umani e i loro pregiudizi cretini, rimanessero pure nel loro regno! Noi stiamo bene qui e io vorrei rimanere insieme a te, se a te va bene” con queste ultime parole, il tono di voce di Mattholomule si addolcì. “Certo che mi va bene. Scusami se ho detto una sciocchezza prima.” Rincuorato, Mattholomule cinse Gus tra le braccia. “Ehi, sto ancora guarendo le sue mani qui!” disse Eda ridendo. Mattholomule scoccò un bacio sulla guancia di Gus, che l’altro maghetto ricambiò.
   “Risolto il problema, chi vuole fare merenda?” chiese Luz. Tutti assentirono entusiasti e la ragazza andò in cucina a preparare uno spuntino. Nel salotto, Mattholomule strinse Gus in un abbraccio come se non volesse mai più lasciarlo andare. Dopo pochi minuti, Eda finì di guarire le ferite del maghetto.
 
   
 
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